Bailamos
******
Ho sempre
pensato che
le ferite che fanno più male, non sono quelle arrecate dalle
armi, da uno
schiaffo o da un pugno, ma quelle causate dalle parole, dai gesti, e da
quelle
cose dolorose, che gli occhi, molte volte, hanno la sfortuna di vedere.
Anche i miei
occhi hanno avuto questa grande
sfortuna, nell’esatto istante in cui hanno incontrato lo
sguardo spaventato e
sorpreso di Adriano, il peggior essere maschile presente in questo
pianeta.
Un’emerita testa di rapa andata a male. Un essere di cui ci
si dovrebbe solo
vergognare, insomma…si capisce che lo odio, vero?
Che
poi…odiare…non mi è mai piaciuto
questo
verbo…così forte, duro, aspro, intriso di
cattiveria, quindi direi che più che
odio provo pietà per questo ragazzo, troppo immaturo e
smidollato da cedere subito
alle avances della tipica gallinella barra tacchi dodici senza sale in
zucca.
Ma poi
perché farmi una cosa del genere? Perché? Non
lo capisco proprio. E anzi modestamente, credo di non essere
minimamente
paragonabile a una così sottospecie di ragazza, visto che mi
reputo e molti mi
considerano una ragazza con la testa sul collo.
Certo potrei,
spesso, apparire come una ragazza
noiosa, grigia, pesante…troppo concentrata a passare tempo
sui grandi tomi
della legge, piuttosto che nelle discoteche. Troppo poco alla moda, per
indossare unicamente grandi maglioni in inverno e troppe camicie in
estate.
Potrei, essere considerata anche troppo acida, per il modo in cui
tratto gente
dell’altro sesso. Sì…perché
uno dei miei più grandi difetti è fare di
tutt’erba
un fascio, e non pensare minimamente che ci possano essere ragazzi seri
e
intelligenti. O almeno, la penso così e sono diventata acida
dopo l’esperienza
con Adriano.
Non a caso, sono
spesso stata soprannominata “Miss
Acidità” dalla mia migliore amica, Rachele. Una
ragazza, totalmente diversa da
me, una tipa che si potrebbe definire benissimo il mio opposto. Ma,
d’altronde,
come ho sentito spesso dire :”Gli opposti si
attraggono”, quindi…un motivo per
cui siamo amiche ci sarebbe anche.
Perché
siamo opposte? Beh…perché Rachele, è
l’emblema della vitalità, una ragazza tutto pepe,
vestita sempre alla moda, con
capelli ogni settimana tinti di un colore diverso, amante della vita e
insegnante di balli latino-americani.
Ma, penso di
avere anch’io qualche pregio. Infatti
mi considero una persona giusta con chi se lo merita, paziente e dolce
quando
vuole e anch’io amo la vita.
-Esmeralda…domani
hai un esame?-mi chiese la tutto
pepe, distraendomi dai miei pensieri.
-No, Rac! Ma
devo studiare sei capitoli dei problemi
giuridici della responsabilità intergenerazionale. La
settimana prossima ho un
esame!
-Che cosa? Sai
che per me è arabo quando parli dei
tuoi libri!
-Esagerata…-risposi
ridendo, mentre lucidavo il
bancone della gelateria, dove lavoravo.
Una gelateria
con la G maiuscola, aggiungerei. Tutta
in stile anni cinquanta, con le pareti metà verniciate
d’azzurro e metà coperte
da mattonelle bianche e nere. Con vari poster appesi di attori e
musicisti anni
cinquanta e sessanta e con un magnifico jukebox vicino alla porta
d’entrata.
-No, non sono
esagerata! Lo sei tu! A proposito che
ne dici, se stasera vieni a vedere una mia lezione di ballo, e poi dopo
andiamo
a mangiare da Amedeo?-mi chiese con la sua vocina dolce.
-Mhm…non
so! Come ti ho appena detto, devo studiare,
quindi…
-Uffa, che lagna
che sei, mamma mia! La mia bisnonna
Giovanna è molto più attiva di te! Per
cui…oggi ti riposi e domani pensi a
studiare! Okay? Hai solo ventitré anni, cavoli!-disse
esasperatamente la mia
amica.
Aveva ragione!
Non osavo darle torto, ma ero fatta
così e non riuscivo ad essere diversa! O meglio ,niente mi
spingeva ad esserlo.
-Va bene, ma
domani guai a te se non mi fai aprire i
libri!-le dissi puntandole il dito contro.
-Sììì…-esclamò
euforicamente facendo saltellare i
suoi riccioli, questa settimana di una tonalità rossiccia.
-Beh…questa
settimana te li sei tinti di rosso?-le
chiesi toccandole un ricciolo.- vogliamo fare le gemelline?-continuai
ridendo.
-Cosa?
No…solo che volevo vedermi con i capelli
rossi, e poi…anche i tuoi sono tinti!
-Capisco,
capisco! Fosti proprio tu a consigliarmi
di tingermeli di rosso, ricordi?-le chiesi.
-Sì
che mi ricordo! Come scordare il giorno dopo il
diploma, quando andammo insieme da Nina, la parrucchiera per farceli
tingere. Io
me li feci celesti!
Risi al ricordo
a alla faccia semi sconvolta di mio
padre quando mi vide! Ero un’altra ragazza
all’epoca.
-E ricordi
quando Adriano voleva che cambiassi
colore?-chiesi, tristemente al pensiero.
-Ancora con
questo Adriano? Ma vedi di dimenticarlo!
Devi cambiare Esme…essere un’altra persona e
goderti ogni istante della tua
vita, perché si vive una volta sola ed è brutto
vivere ancorati al passato! A
tal proposito perché oggi, non solo vedi una mia lezione ma
balli anche tu con
noi?…Sii una mia allieva! Nel gruppo si
aggiungerà anche un altro giovane, che
ha fatto l’iscrizione la settimana scorsa.
Tzè…un
giovane? No, grazie!
-Motivo in meno
per non venirci! Sai che odio quando
vuoi accasarmi.
-Esmeralda,
Esmeralda! Basta, per favore! Sei
giovane e bella…goditi un po’ la vita, per favore!
Ho letto la sua iscrizione e
pare che sia italiano con radici spagnole…già mi
immagino qualche gran dio.- disse
con ogni sognanti.- E poi il mio non è un volerti accasare è
solo volerti far
conoscere nuova gente, nuovi ragazzi e farti capire che ci sono anche
dei bravi
ragazzi e che non sono tutti degli stolti!
-Okay…hai
ragione! Ma da quando leggi le iscrizioni
dei nuovi allievi?-chiesi curiosamente.
-Da sempre,
carina! E ora metti un po’di musica, sta
arrivando un cliente.
A quelle parole,
mi avvicinai al jukebox e diedi
spazio ad Elvis Presley con la sua :”Jailhouse
Rock”.
Dopo aver
servito due confezioni di gelato alla
fragola, una torta gelato e due coni al pistacchio, io
e Rac rimanemmo a riordinare il locale e a
rifornire le casse dei gelati finiti, quando dalla cucina nel retro
della
gelateria, si avvicinò il signor Alfredo Raffaldo, padre di
Rachele, nonché mio
datore di lavoro e uno dei pochi esseri di genere maschile a starmi
simpatico.
-Ragazze, temo
di dovervi dare una brutta notizia.-
disse toccandosi i mustacchi brizzolati.
-Cosa
papà? Non tenerci sulle spine!
-Mhm…allora
è successo che Renato, il nostro
factotum si è licenziato, per motivi famigliari di cui non
ha voluto proferire
parola. Il problema è , che come ben sapete la sua presenza
era molto
indispensabile per questo locale. Portava gelati e dolci a domicilio,
scaricava
i prodotti che arrivavano sapendo catalogare ogni gusto e spezia, ed
era in
grado di fare molte altre cose. Ergo, con lui se
n’è andato un pezzo della
gelateria.
La faccia di
Rachele, così come la mia, era un
qualcosa tra lo spaventato e il sorpreso!
Renato
licenziato? L’unica cosa bella di questa
frase era la rima baciata!
Ma
com’era possibile? Da cinque anni che lavoravo
nella gelateria, l’avevo sempre visto come un uomo tranquillo
e lavoratore.
Chissà cosa gli era successo? Bah…
-E quindi?
Adesso che si fa? Sai che da noi vengono
tanti clienti…come faremo?-chiese, in preda
all’ansia Rachele.
-Tranquille…una
possibile soluzione ci sarebbe.
Infatti lo stesso Renato mi ha detto che conosce una coppia di persone
affidabili che ha un figlio disoccupato, con molta esperienza
lavorativa. A
quanto mi han detto, ha lavorato in vari bar e in alcune pizzerie.
Quindi…potremmo provare a metterlo in prova!-concluse
Alfredo.
-Un ragazzo?
Ancora non avete capito che non si può
fare affidamento su i giovani di oggi?-dissi.
-Esmeralda, non
iniziare a fare pregiudizi stupidi! Se
il ragazzo è bravo è bravo! Così come
ci sono ragazzi stupidi ci sono anche
ragazze stupide, come quella che abbindolò Adriano per
cui…-mi disse Alfredo.
Già…quella
stupida!
-Okay…sei
tu il capo, dunque scegli tu!-risposi.
-Ci sto
anch’io!-rispose Rac.
-Perfetto!
Allora mi faccio avere il numero del
giovane e appena è possibile, magari proprio questa
settimana , lo mettiamo in
prova.
Così
detto Alfredo se ne andò, lasciando in me una
strana sensazione all’altezza dello stomaco. Come avrei fatto
a lavorare con un
essere maschile diverso da mio padre, Renato o Alfredo?
***
Dopo aver finito
le mie ore lavorative e aver dato
il cambio a Giulia e Margherita, due altre mie colleghe di lavoro,
tornai a
casa, dove ad aspettarmi c’erano le fatidiche pulizie
domestiche. Ah…che
stress!!
***
-Pronto,
Rachele? Senti ma per questa lezione come
dovrei vestirmi?-chiesi alla mia amica, al telefono, mentre caricavo la
lavatrice nella mia piccola casa e mentre la mia amabile Carota,
passeggiava
per la casa, con in bocca le mie pantofole.
-Allora hai
deciso di essere una mia alunna?
Veramente? Aaaaaaa…-concluse gridando euforicamente la mia
amica.
-Ehi,
ehi…calma! Diciamo che ho pensato a ciò che mi
hai detto e …quindi, voglio conoscere nuova gente!
Però, ballerò solo per oggi!
Sai che sono una frana.
-D’accordo,
come vuoi tu! Comunque non sei una
frana, sei solo troppo…rigida. Dovresti imparare a
scioglierti di più nei balli
così come nella vita. E quale miglior strumento se non
alcune lezioni di balli
latino-americani?
-Non
so…provo con oggi! Sai che tra il lavoro,
l’università e l’affitto da pagare, non
so se avrò il tempo!-dissi spostandomi
in bagno, per una bella doccia.
-Vedremo, tu
prova con oggi! Comunque vestiti con
abiti comodi e scarpe comode. Oggi ci divertiremo!
-Perfetto!
Allora vieni a prendermi tu verso le
19.00?
-Sì
Esmeralda! Ciao!
E
così detto chiusi la chiamata con la mia amica e
mi fiondai nella doccia, non prima però di aver detto al mio
pastore scozzese
dal pelo rossiccio, di mollarmi le pantofole. Mi sa che dovevo mettere
anche
quelle in lavatrice!
***
-Si parte,
allora? Vedrai che ci divertiremo…sono
un’insegnate fichissima io, non come il professore di
biologia al liceo, hai
presente?
-Sì…-dissi
ridendo-ricordo eccome…ricordo
soprattutto quando doveva spiegare chimica ma finiva col farci non
capire
niente.- continuai mettendomi la mano sulla bocca, come ero solita fare
quando
ridevo, mentre Rachele partiva nella sua panda rossa.
-Già!
Comunque…fidati…nella lezione di oggi,
imparerai molte cose e passerai due ore ganzissime! Siamo un gruppo
affiatato.
C’è Michelle, una ragazza francese davvero
deliziosa! Nicolas che oltre a
ballare suona la chitarra divinamente…Emanuele che
però vuol farsi chiamare
Bobby, e per il quale io ho una cotta…poi…
-Cosaaa?-le
chiesi interrompendo il suo discorso.
-Che
c’è?-mi chiese, mantenendo lo sguardo fisso
sulla strada.
-Come che
c’è? Hai una cotta per un tuo allievo?
-No…cioè
sì! Ma non preoccuparti, è più grande
di
me! Ha ventisei anni ed
è…bellissimo!-continuò con aria
sognante.
-Mhm…e
quando pensavi di dirmelo? E poi…com’è?
-Te
l’ho appena detto! Ed è un gran fico! Biondo con
due occhi blu. E con blu…non intendo i classici azzurri,
bensì blu come il mare
di notte o come il cielo senza stelle e senza luna.
-Ohh…che
estro poetico, mamma mia! Sei cotta come
una mela al forno!-le dissi ridendo.
-Eh
già…ti dirò me ne sono accorta non
molto tempo
fa, ma…non ho voluto dirti niente prima perché
non ero certa di quello che
provavo!
-Capisco! Non
vedo l’ora di conoscerlo!
Mi sorrise, e
dopo aver girato per alcune strade, si
fermò davanti alla scuola di ballo dove lavorava.
Una struttura
molto bella e attrezzata dalle
migliori e più moderne attrezzature, ma dallo stile interno
classico ed
elegante.
Dopo aver
salutato alcuni ragazzi, e due insegnanti
di danza classica, andò in una piccola stanza, dove si
cambiò, indossando dei
leggings e un vestitino colorato, e un paio di scarpe nere col
tacchetto.
-Beh…che
fai lì impalata? Togliti anche tu il
giubbotto!-mi disse, mentre si cambiava.
-Sì!
Così
detto sbottonai il mio piumino, rimanendo con
un semplice paio di pantaloni della tuta neri e con l’unica
maglia che avevo
trovato in casa. Una maglia orrenda, aggiungerei! Con tanto di Spongebob
stampato sopra. Regalo di mio nonno Achille per il mio ventiduesimo
compleanno.
Mi considerano
ancora una bambina in famiglia!
Dopo aver legato
i miei capelli in una crocchia
disordinata, mi avviai con Rac in una piccola sala da ballo, riempita
già da
alcune persone.
-Buonasera
ragazzi cari!-esclamò la mia amica
entrando.
-Oh ciao
Rachele!-le risposero in coro dei ragazzi,
mentre io assistevo timidamente alla scena, ancora sulla soglia della
stanza.
-Lei
è Esmeralda, mia migliore amica e mia collega
di lavoro alla pasticceria di mio padre. E’ la sua prima
lezione, e speriamo
non l’ultima.- disse ridendo e guardandomi.- la faremo
divertire?-continuò
chiedendo ai giovani.
-Sìì-gridarono
in coro, avvicinandosi per stringermi
la mano.
Sembravano dei
bravi ragazzi.
-Bene…allora!
Ad occhio e croce ci siete tutti, ma
non so se sapete che da oggi si aggiungerà un nuovo ragazzo
al nostro gruppo.
-Sì…è
un mio amico.- rispose un giovane dalla
capigliatura bionda e dagli occhi tendenti al blu.
Che fosse il
famoso Emanuele, detto Bobby?
-Ah…bene!-rispose
diventando rossa in viso Rachele.
Sì,
era Bobby!
-Arriverà
a minuti…mi ha mandato un sms.- continuò
il biondino, guardando Rac.
-Perfetto…allora
aspettiamo ancora cinque minuti!-rispose
ridendo e guardandomi.- che ne dite di presentarvi ad Esmeralda,
intanto?-continuò
.
-Sì…io
sono Michelle, e vengo da Parigi!-mi disse
avvicinandosi una ragazza dalla carnagione molto bianca e dai lisci
capelli
biondi.
-Io Alberto, ma
puoi chiamarmi Al.-continuò un
ragazzo molto alto.
-Io invece,
sono…
-Scusate il
ritardo!-disse una voce maschile
interrompendo una ragazza che si stava presentando.
-Oh…sei
arrivato! Non fa nulla…dobbiamo ancora
iniziare! Ti stavamo aspettando!-disse Rachele voltandosi verso la
porta d’entrata.
Il giovane che
aveva parlato, era rimasto fuori la
porta, ma appena la mia amica gli parlò entrò.
-Scusate ancora!
Grazie di avermi aspettato. Sono
Gabriele Levanti!- disse con uno accento particolare.
Sembrava tanto
l’accento di Antonio Banderas nella
pubblicità della “Mulino Bianco”.
Me
l’aveva detto Rachele che il nuovo arrivato aveva
radici spagnole.
Cosa?? Oh
no…no…no! Rachele, me la pagherai!-pensai
furibonda.
-Certo!-rispose.
Sentivo lo
aguardo del ragazzo posato su di me, ma non mi
andava di guardarlo.
Dopo qualche
attimo i ragazzi si sistemarono in file
e lo spagnolo si avvicinò a me.
-Ciao! Sono
Gabriele, piacere di conoscerti!-mi
disse, tendendomi una mano.
A quel punto mi
girai, trovando due occhi neri
guardarmi sorridendo.
Era un ragazzo
molto alto e aveva un fisico
atletico. La sua carnagione era abbronzata e una cascata di riccioli
neri gli
incorniciava il volto.
Completamente
l’opposto del mio ex.
-Salve! Sono
Esmeralda De Angelis!-gli risposi
puntando lo sguardo sulle nostre mani che si stringevano.
-Wow…bel
nome…e bella maglia!-continuò ridendo.
Voleva prendermi
in giro? Sì, voleva farlo! Lo capii dal tono
ironico con cui aveva pronunciato l'ultima frase, guardando con un
sopracciglio alzato la mia T-shirt.
Ritrassi subito
la mia mano e lo fulminai con lo
sguardo.
Gabriele Levanti, fai
molta attenzione.
***
Ciao
ragazzi!
Innanzitutto grazie di essere arrivati fin qui!^^
Sono
Novalis,
per chi non avesse letto qualcos’altro di mio, piacere di
conoscervi!
Esmeralda
e
Gabriele sono personaggi che camminavano nella mia testa già
da un po’.
Finalmente ho trovato il modo di scrivere le loro vicende su carta.
Spero
tanto che questo inizio vi sia piaciuto! Si vede soprattutto un tratto
della vita delle due amiche e
della protagonista si sa che è una persona molto acida e per
alcuni versi
antipatica. Aspetti affiorati in lei dopo una brutta ferita
sentimentale di cui
si saprà meglio in seguito.
Sarei
davvero onorata se mi lasciaste una recensione anche piccina piccina,
che mi
aiuterebbe a capire se la storia è abbastanza carina da meritare
di avere un seguito o se è meglio che mi dia
all’ippica! Ahaha!XD
Alla
prossima,
Novalis
:D