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Autore: fiore di campo    10/10/2013    0 recensioni
-Ti prego, Caelynn, non fare niente che possa metterti in pericolo. Ora che ti abbiamo ritrovato, non permetteremo che tu te ne vada di nuovo. Troppo a lungo siamo rimasti separati. Ci prometti che non tenterai in nessun modo di fare qualcosa di azzardato? Caelynn, ce lo prometti?-
Guardandolo negli occhi, gli dico decisa: -Fidatevi di me, andrà tutto bene.-
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Percorro i corridoi oltrepassando sezione dopo sezione, mentre una delle guardie mi segue per controllarmi e le telecamere registrano il mio passaggio. Appena arrivo nella così bianca e impersonale stanza in cui vivo nel Centro, mi butto sul letto e fisso il soffitto sopra di me.
Nella camera che mi hanno dato quelli del Centro c’è solo un piccolo armadio con delle divise bianche tutte perfettamente identiche e asettiche, e il letto. Nient’altro. Di finestre non se ne parla proprio, e per il ricambio dell’aria c’è un piccolo apparecchio per cui devo chiedere il permesso prima di accenderlo. Il bagno è un bugigattolo con una doccia così stretta che bisogna rimanere immobili sotto il getto. E tutte le altre camere del Centro sono uguali a questa.
Siamo solo numeri, in fondo, tutti uguali, e non possiamo avere nessun oggetto personale, a parte lo spazzolino da denti o il sapone. Né foto, né quadri, né niente di niente.
Ci hanno dato il permesso di leggere solo un libro: quello del regolamento del Centro, un mattone di duemila pagine in cui viene spiegato nel dettaglio cosa possiamo e non possiamo fare. Lo trovano divertente, prenderci in giro in questo modo. Ma non lo è affatto. Il libro è ancora lì, intonso da sette anni e, ogni volta che viene la cameriera per pulire la camera, spolvera il libro ricoperto di polvere rivolgendomi uno sguardo di disprezzo e di vergogna. Ma a me viene solo da ridere.
Comunque, dopo un po’ ci si fa l’abitudine e non si fa neanche più caso a tutta questa monotonia che solo un pazzo potrebbe progettare.
Sdraiata sul letto, continuo a ripensare alla faccia di quel soldato, e di nuovo mi viene da ridere. Ma scuoto  la testa per abbandonare quei pensieri, perché non è il momento.
Allora la mia mente si sofferma su come sarà quando usciremo da qui. Non vediamo la luce del sole da sette anni, e i nostri occhi potrebbero non essere più abituati a quel tipo di luce. Potremmo rimanere ciechi per il resto della nostra vita.
E poi c’è il problema che non abbiamo nessuna idea di dove siamo.  Durante il viaggio per il Centro, siamo rimasti bendati tutto il tempo e non avevamo nessun modo per capire in che direzione stavamo andando. Potremmo perderci e morire di fame o di sete, o di freddo, perché non sappiamo neanche in che stagione siamo. Nel Centro, il tempo sembra allungarsi a dismisura, ed è impossibile distinguere un giorno dall’altro.
Poi cerco di smetterla di pensare a tutti questi problemi, perché ora non ho modo di risolverli, quindi che senso ha preoccuparsi? Così, ripasso il piano cercando di trovare qualche pecca o punto debole. Ma mi basterà recitare bene e nessuno se ne accorgerà. Poi il resto verrà da solo, e già pregusto la sensazione di libertà e di leggerezza che mi accoglierà appena metterò piede fuori da questo incubo.
Ad un tratto, la porta si apre con uno scatto ed entra l’assistente che, con voce inespressiva, recita la solita frase di circostanza: -Soggetto 12458 in piedi.-
-Eccomi- rispondo io, alzandomi dal letto.
Il compito principale di noi Soggetti è sviluppare le nostre capacità fisiche e mentali il più possibile, fino a livelli inimmaginabili. Possiamo respirare sott’acqua, far levitare gli oggetti e altre cose ancora, ma il Centro di Ricerca e Sviluppo non si accontenta mai, e ci costringe ad applicarci fino al limite. Questo è ciò che fanno nel Centro. Siamo le loro cavie.
Ovviamente il Centro non vuole che i soggetti vadano al Laboratorio di Sperimentazione da soli, perciò incaricano le assistenti di accompagnarci. Di solito, loro aiutano gli sperimentatori  e gli scienziati e svolgono vari ruoli paramedici. In cambio, ricevono vitto e alloggio qui nel Centro. Chissà che vita, la loro: rinchiuse qui dentro esattamente come noi soggetti e senza neanche una piccola prospettiva di vita. Non riesco a capire come la gente possa dedicare tutta la loro vita ad un progetto del gente. O forse le costringono, esattamente come noi.
Il Centro è così grande che ogni Soggetto ha un Laboratorio e uno scienziato interamente dedicati a lui, in modo che ciascuno abbia una propria area di lavoro e un proprio referente.
Il mio si chiama Amros, e ha cortissimi capelli neri e una voce bassa e roca. Avrà circa trent’anni, ma non gliel’ho mai chiesto. Non abbiamo mai parlato di nient’altro che non riguardasse gli esperimenti, ma penso che sia una persona noiosa e ripetitiva.
Quando entro nel Laboratorio, scopro che è stato allestito come un percorso ad ostacoli: ci sono delle barriere a cui arrampicarsi, dei tubi in cui passare dentro e altre cose. Amros mi spiega che vuole analizzare le mie attività fisiche e muscolari mentre con la mente tengo sospesa una piccola palla d’acciaio.
Mi attacca addosso vari sensori di rilevazione, e come al solito non posso fare a meno di sentirmi al pari di una bambola di pezza. Il suo sguardo è vacuo e impersonale come se avesse degli occhi di vetro e mi osserva come se fossi un pezzo di metallo o di plastica.
Mi spiega brevemente cosa mi aspetta e poi mi fa partire. Lui mi osserverà da dietro alla parete di vetro che divide in due il Laboratorio.
Per prima cosa, mi concentro sulla palla nella mia mano e dopo poco inizia a tremare e si solleva. Non è un grande sforzo tenerla sospesa, ma il problema è che non devo mai perdere la concentrazione.
La prima parte del percorso è una semplice corsa ad ostacoli, poi c’è una parete rocciosa a cui mi devo arrampicare con l’uso di una corda. Questa parte è difficile, perché devo portare tutto il peso del mio corpo su un braccio solo, e allo stesso tempo devo avere la forza necessaria per alzarmi. Dopo vari tentativi, capisco che devo trovare un’altra strategia. E se tenessi la palla sospesa, ma non sulla mano? In questo modo, potrei avere entrambe le braccia libere.
Abbasso il braccio e la palla levita accanto a me; mi volto verso Amros, che mi fa un cenno compiaciuto con la testa. Mi arrampico abbastanza in fretta e quando arrivo in cima mi lascio scivolare giù su un materasso.
Poi passo attraverso alcuni tubi stretti e opprimenti, ed è complicato riuscire a non far toccare alla palla una delle pareti, perché lo spazio è troppo piccolo. Ma il tubo è trasparente, e non posso barare. Lo attraverso molto lentamente, e quando finalmente esco mi sembra che i miei polmoni si espandano di nuovo dopo una lunga e stancante apnea.
Davanti a me non c’è più niente, così faccio cadere la palla sulla mano, ma sento la voce di Amros negli altoparlanti de Laboratorio: -No, Soggetto 12458, il test non è ancora finito. Sollevi di nuovo la palla.-
Lo faccio, quando improvvisamente dalla parete bianca parte una sfera colorata che punta dritta verso di me. E’ velocissima, e mi abbasso appena in tempo per schivarla. La sfera mi supera e sbatte contro il muro dietro di me, lasciando una grossa macchia azzurra di vernice. Lancio un’occhiata sconcertata a Amros, che arriccia le labbra e mi fissa senza aprire bocca. Dalla parete escono altre sfere tutte piene di vernice, e devo eseguire una strana danza scombinata per riuscire a non farmi prendere. Le sfere si schiantano tutte al muro con un sonoro schiocco e, quando finalmente la raffica finisce, mi volto verso Amros visibilmente infuriata. Ed è in quel momento che parte l’ultima sfera, più grande di tutte, che mi colpisce in piena schiena prima che possa anche solo accorgermene. L’impatto è violentissimo e mi fa volare a terra con una smorfia di dolore, la palla d’acciaio che rotola accanto a me. La vernice della sfera mi è esplosa addosso in mille colori, e ci sono alcune macchie anche sul pavimento.
Improvvisamente, capisco che è arrivato il mio momento.


NdA:
eccomi qui! :) spero che questa storia vi piaccia, e per questo mi piacerebbe molto se mi faceste sapere cosa ne pensate! Sono aperta verso ogni tipo di commento e critica, e se avete qualche suggerimento, sarei lieta di accettarlo!
A presto! ;)
fiore di campo
 
  
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