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Autore: KH4    10/10/2013    4 recensioni
Estratto dal prologo:
"Io lo so…Tu non sei il tipo di persona che si lascia uccidere così facilmente. Non è nel tuo stile. Ti è sempre piaciuto essere teatrale in tutto ciò che fai, essere la svolta di una situazione prossima al fallimento. Ami essere egocentrico, vanitoso, arrogante, sai di esserlo, e non ti arrenderesti mai d’innanzi a una morte che non ti renderebbe il giusto onore. La sceglieresti solo dopo aver guardato a lungo una bella donna e averle sussurrato frasi che avrebbero fatto di te un ricordo prezioso e insostituibile. Soltanto allora, ne saresti soddisfatto." 
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Marian Cross, Nuovo personaggio | Coppie: Allen/Lenalee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Santi Oscuri.'
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- Innocence, secondo sprigionamento: hatsudo!* –

La Santa Chiesa non aveva mai visto di buon occhio i cambiamenti. Una visione che non rispecchiava i canoni evangelici o effigi dove si rendeva lode a un uomo sacrificatosi per l’intera umanità difficilmente trovava nella grazia divina che tutto perdonava una possibilità di diffusione e sin dai primi segnali di guerra contro il Conte del Millennio, quel potere che si era fatto carico di diffondere la semplice parola di Dio, l’aveva trasformata in una ragione più che sufficiente per osare. Riporre l’ascia di guerra contro qualunque altro suo avversario al fine di utilizzare ogni espediente valido per ottenere la vittoria e riconoscere la propria impotenza d’innanzi a un’evidenza sempre più schiacciante ne aveva permesso l’ulteriore sopravvivenza, seppur le sue idee ancora si dimostrassero restie ad accettare altre Fedi.
Scienza e Alchimia indicavano lo stesso mondo sotto nomi diversi, avevano sempre primeggiato con la Santa Chiesa per la legittimazione di una visione della realtà che implicava misticismi e artifici, conoscenze bollate come oscure e dunque paragonabili a blasfemie demoniache. Dio scomodato dal suo trono di luce e di suprema incorruttibilità su qualsiasi forma del creato.
Eppure era stato quell’insieme di tecnologie avanzatissime, quei saperi cifrati in lingue perdute e simboli antichi che solo pochissimi esperti riuscivano a spulciare fino alla radice, ad aver concesso a mani umane il dono di plasmare l’Innocence grezza.

Amèlie Chevalier non si era mai definita una specialista nel campo dell’Alchimia, una maga o una strega, ma andava molto orgogliosa dell’essere una rarità in mezzo alla comune massa; escluso il Generale dai capelli rossi, era l’unica Esorcista in grado di praticare simili arti, seppur tutta la sua conoscenza si ricollegasse a due specifici incantesimi e a qualche affascinante studio teorico. Si fondevano col suo armamentario potenziandolo in vie che fin da bambina si era limitata soltanto a immaginare, risuonavano del potere dell’Innocence mischiato alla sua indole amante di perversità sgorganti dallo stesso mondo aggrappato al vile e lucido specchio della falsa speranza.
Allen Walker lo percepì vibrare distintamente, forte, crescere gradualmente, trovando istintivo osservare la falce di Amèlie roteare da una parte all’altra e coglierne le palpitazioni cadenzate. In via del tutto eccezionale, stava per assistere a uno spettacolo senza precedenti, la dimostrazione di quel surplus riservato per le grandi occasioni, e l’esserne così vicino da toccarlo quasi induceva il suo coraggio a indietreggiare. Si lasciò scappare un sussulto quando la francese fece scorrere sul palmo della mano destra la punta della lama, per poi macchiarne la superficie fredda col sangue fuoriuscito dal taglio.


- Svegliati e grida, mia cara e amata amica. - La voce di Amèlie si rivolse alla falce come se questa la stesse ascoltando, dolce, sensuale e maliziosa – Rivestiti del sangue mischiato con la luce dell'eterno immolato e apri la via che condannerà il male al castigo del Serafino Perduto. -

Il silenzio che circondava le rovine s'impregnò di tensione elettrica fuoriuscente dal terreno dismesso.
Il bulbo oculare di Allen scattò repentino, puntando con insistenza verso sinistra e assottigliandone la già stretta pupilla nel captare l’accentuato movimento del Giullare, ancora nascosto e mimetizzato. Non attendeva altro che il momento migliore per attaccarli entrambi, magari di sorpresa come piaceva a certi suoi simili che si dilettavano a sperimentare le meraviglie di una volontà apparentemente libera, ma anche a distanza, l’albino scorse con dispiacere l’anima scheletrica imprigionata nel fiammeggiante involucro violaceo fluttuare in aria e piangere per il male patito.
Solo il bagliore anomalo scaturito da Lucifer lo distrasse. Tornato a guardarla, contò cinque secondi esatti prima di accorgersi che la tipica luce smeraldina del cristallo divino stava mutando colore, assorbendo all’interno del lucido metallo da cui fuoriusciva la macchia e le gocce scarlatte che l’avevano bagnata. Di colpo, alla singola lama se ne aggiunse un’altra, una copia identica in tutto e per tutto all’originale, che costrinse l’ipnotizzato quindicenne a seguirne la comparsa con fiato trattenuto fino a formazione completa. La Rose Cross, brillante e luminosa, comparve al centro di entrambe con eleganti rifiniture circolari a fare da cornice.


- Incredibile, si è trasformata. – Impossibile ignorare l’intensa aura rossa che avvolgeva le lame gemelle.

Era lo stesso calore. La stessa sensazione di smisurata liberazione e di difficile contenimento che lo pervadeva quando evocava col solo pensiero la croce incastonata a viva forza sul dorso della mano sinistra, eppure altrettanto diversa nel suo scorrergli lungo il corpo. Il potere percepito pochi istanti prima pareva aver acquisito nuova forma, una completezza che aveva istigato e ridestato quella parte d’essere della falce di Amèlie fino a quel momento rimasta volutamente assopita. Suscitava brividi sinistri il solo riempirsene gli occhi.

- Che sia stato il maestro a insegnarle tutto ciò? A pensarci bene, lui si destreggia parecchio con la magia; forse le ha trasmesso le basi. – L’aver scoperto che anche la francese era stata una sua allieva offriva basi solide a quell’ipotesi, tuttavia Allen non se la sentì di affermare che una simile destrezza nelle arti occulte fosse unicamente merito dell’uomo. Guardare Amèlie, rifarsi a quel poco che aveva appreso sul suo carattere…

Sicuramente c’era un suo tocco personale.

Improvvisamente, la sua testa fu catturata e fatta girare da una forza invisibile. L’occhio sinistro gli dolse per lo scatto repentino percepito, roteando impazzito per qualche istante prima di illuminarsi e immobilizzarsi nuovamente sulla figura nera cominciata a muoversi verso di loro.


- Amèlie-san, si sta preparando ad attaccare -, la avvertì l’albino, socchiudendo le palpebre e lasciando che il vetrino circolare dell’occhio maledetto ne ampliasse la
grandezza.


- Bene. Quando ci attacca, scansati e lascia fare a me -, gli ordinò.
- Come volete. –

La sua voce ostentava fermezza, ma anche una nota di eccitazione per quanto stava per accadere. Non stava giocando, ne prendendo la cosa alla leggera: tutti gli Akuma - sia di infimo livello o così forti da mettere alla prova ogni sua risorsa -, rimanevano pur sempre delle spietate e mortali macchine assassine, ma Amèlie adorava esibirsi, combattere con un pizzico di vanità e il corpo messo in subbuglio dall'adrenalina che scorreva libera da ogni freno inibitore e ardeva dentro di lei incontrollabile. Certi lussi se li era potuti concedere solo dopo molti anni di fatiche e continue prove che tutt’ora si imponeva, purché la mente prevalesse su qualunque pressione esterna o interna che ne minasse il giudizio, ma l’essere riuscita a creare un proprio stile personale l’aveva ripagata dei molti sacrifici fatti.  

VI SIETE DISTRATTI, ESORCISTI!!!!! – Esattamente come Allen aveva predetto, il Livello Due andò alla carica con un attacco a sorpresa, puntando le sue mani artigliate alle loro gole.

Svelto, l’albino si gettò di lato, mentre la corvina compì un salto mortale all’indietro, scansando la Bambola dall’alto e atterrando alle sue spalle. 
Il Giullare fece giusto in tempo a girarsi e a vedere riflessa nei suoi occhietti microscopici la luce scarlatta di Lucifer, prima di riuscire a scappare lontano ed evitare che le due lame riuscissero a ferirlo seriamente.


Yuk, yuk, yuk!!! Che credevi di fare, stronza Esorcista? Di prendermi?!? Quella tua brutta falce è troppo grossa perché tu riesca a tenere testa alla mia velocità! Yuk, yuk!!! – La derise nuovamente quello, al sicuro e mimetizzato con l’ambiente.
- Accidenti, ci è sfuggito. – Il ragazzino dai capelli bianchi esaminò i dintorni velocemente, riuscendo a cogliere la presenza dell’Akuma a poca distanza da dove lui e Amèlie si trovavano.
Non preoccuparti, Allen-kun: è tutto sotto controllo -, lo rassicurò calma la più grande – Quel buffone ha i secondi contati. -

L’inglesino lanciò un’occhiata perplessa alla donna, cogliendo all’istante l’espressione sul suo viso di porcellana.

Sorrideva. Amèlie stava sorridendo.
Una leggera, ma visibilissima nota di trionfo le dipingeva le labbra piene nel mentre gli occhi traboccavano di soddisfazione personale scoppiata come tante scintille bianche. Al momento dell’assalto, Allen avrebbe potuto quanto meno respingere l’attacco, ma aveva deciso di fidarsi dell’amica e lasciar fare a lei unicamente perché aveva intuito nel suo modo di fare una determinazione rasentante la più dura delle solidità, una sicurezza e una fiducia nelle proprie capacità che avrebbe rassicurato anche la persona più scettica del mondo. Per un istante…Gli era sembrato di vedere l’ombra del maestro congiungersi con quella della donna, tanto il sangue freddo di lei si avvicinava a quello glaciale del generale. Ogni movimento o espressione ne rievocava l’immagine con un’automaticità tale che l’albino non sapeva se spaventarsi o che altro, sicché non era la prima volta che gli capitava di compiere simili paragoni fra Amèlie e il maestro.

L’unica certezza in suo possesso, era che lui e la compagna stavano su due piani completamente diversi. Addestrati dalla stessa persona, ma forgiati da storie ed esperienze diverse. Ciò che collegava Amèlie Chevalier a Marian Cross era radicalmente differente dal rapporto costruito con lui, Allen Walker, durante i quattro anni di addestramento. Ne intuiva una profondità che scavava così a fondo nella vita della donna e del maestro stesso da risultare a dir poco intoccabile da mani estranee. Come si erano conosciuti? Cosa sapeva Amèlie del maestro che lui invece non conosceva? C’erano così tante domande da riempirci interi volumi, ma lui non era al corrente di nulla, se non che il suo pseudo-tutore aveva un debito così apocalittico con la Rosa Nera da averlo quasi portato al cospetto del Creatore.

Il solo pensiero lo fece rinsavire e tornare a concentrarsi sullo scontro.
Il loro contrattacco non era andato a vuoto come sosteneva il Livello Due, ne era sicuro, altrimenti la corvina non avrebbe avuto una ragione vagamente plausibile per sorridere a quella maniera. E seppur ad Allen ancora non fosse chiaro che cosa avesse fatto di preciso e per quale motivo la brillante luce della sua falce fosse diventata scarlatta, confidare nella forza di Amèlie e lavorare come una squadra era un dovere a cui mai si sarebbe sottratto.

Cosa, cosa, Esorcista?! Tu dici che ho i secondi contati?! Non farmi ridere! Ti ho già detto che la tua ridicola falce è troppo grossa per acchiapparmi!!! – La voce dell’Akuma riecheggiò in tutte le direzioni, amplificata dall’altitudine montagnosa.
A quell’insulto, la Chevalier rispose con un sorriso malizioso ancor più marcato - Può anche darsi che la mia falce dia l’impressione di essere un’arma ingombrante… -, cominciò suadente, sollevando il braccio destro e distendendolo in avanti – Ma se a maneggiarla sono io… – Capovolse la mano all’insù, per poi schioccare le dita – Allora la cosa dovrebbe preoccuparti non poco. –
- Uh? Cos…? –

CREAK!

Dal suo angolino ben coperto e protetto, il Giullare udì qualcosa creparsi e aprirsi con rumore secco, seguito da una sensazione mai provata sino a quel momento. Qualcosa si era rotto. Qualcosa di suo, di quel suo corpo evoluto che sapeva occultare alla vista umana. Decisamente ridicolo per essere vero. Quella femmina lo aveva appena sfiorato, la sua schifosa e immonda Innocence non lo aveva colpito per niente. Allora perché il suo scheletro meccanico rimbombava timoroso contro la carne molle? Si guardò da capo a collo, soffermandosi sulle spigolosità di alcuni suoi punti anatomici giusto per una manciata di secondi scarsi, prima di portarsi una delle due mani al viso e vedersela sbriciolare sotto gli occhietti assassini; al perdere le dita, ridotte in cocci, l’allertante suono precedente scivolò in un dolore indescrivibile che cominciò a dilaniarlo dall’interno, espandendosi in tutti i suoi arti con lento e incisivo pulsare.


GHYAAAAA!!!!!!!!! – L’urlo che lanciò fu seguito da un botto proveniente dalle macerie più lontane.

Seppur fosse soltanto una figura nera e non ben definita, Allen riconobbe in quell’essere che rotolava e si dimenava in preda al panico il Livello Due, impazzito e interamente coperto da un'appariscente ramificazione sanguigna che non faceva altro che allargarsi e ricoprirlo sempre di più.

- CHE DIAVOLO E’?!?!? CHE DIAVOLO E’ QUESTA ROBA?!?!?! – Lo si sentì ringhiare – QUANDO…?!?
- Ti ho sfiorato, ricordi? All’avambraccio sinistro –, gli rinfrescò la memoria Amèlie, alzando la voce per farsi sentire – Per l’attivazione di molte arti magiche occorre il contatto fisico con una superficie solida e il mio Sigillo di Caccia non fa eccezioni, ma a me è sufficiente che si tocchi anche soltanto l’aura che Lucifer emana per fare la maga. E uno schiocco di dita –, aggiunse, facendo l’occhiolino all’albino.

Ammutolito com’era, fu tentato di pensare che il suo essere stato attento e in allerta, con la mano sinistra pronta all’evocazione, fossero stati tratti in inganno da una qualche illusione. Allen difficilmente si faceva cogliere di sorpresa o reagiva in ritardo a eventuali colpi bassi, ma tutto ciò che gli riuscì di fare in quel preciso attimo – o meglio, che la sua testa riuscì a fare –, fu il girarsi da Amèlie verso le grida strazianti e cariche di insulti pesanti che il Giullare le stava lanciando contro.
Tornando indietro con la propria mente, rivisse l’attimo in cui il Livello Due li aveva attaccati: la sua mano artigliata tesa verso di loro, lo scatto fulmineo e infine l’affilata falce della francese, permeata da quell’aura color sangue vivo, roteare contro l’Akuma e sfiorarne la parte del corpo citata. I dettagli emersero a galla con spontaneità, favoriti dalla lenta ricostruzione memonica dell’albino e da un ricordo in particolare che gli balzò in testa automaticamente…

- Fammi indovinare, Amèlie-chan: queste informazioni le hai ottenute col Sigillo di Verità. –

Era stato Lavi a dirlo e lui non aveva mai capito a che cosa si fosse effettivamente riferito, ma sicuramente si trattava di qualcosa di pericolosamente vicino a quanto aveva appena assistito.


- E’ tutto tuo, tesoro -, gli disse Amèlie, superandolo – A giudicare dalla lunga assenza di scosse, direi che Bunny Boy e Crowley hanno fatto fuori anche l’altro. Non ci resta che recuperare i piccini e l’Innocence. Si sono rifugiati nella chiesetta, vero? –
- Ah…Penso di sì, ma aspetti un attimo! – La fermò. 
La donna reclinò la testa verso di lui, con ancora alto il suo ammaliante e seducente sorriso – Vuoi sapere come ho fatto, vero? –

Lo scemare in un’espressione palesemente ebete fu una reazione così spontanea da suscitare terrore. O quella donna aveva il potere di anticipare ogni sua mossa oppure il suo viso era un così bel libro aperto da non avere segreti per nessuno.


- E’ molto semplice, Allen-kun: come ti dissi in precedenza, Marian Cross non è il solo Esorcista capace di utilizzare le arti magiche. Quand’ero più piccola, mi insegnò due particolari sigilli per destreggiarmi meglio in battaglia, che in seguito perfezionai, scoprendo di poterne incrementare l’effetto tramite il potere della mia Innocence e viceversa -, raccontò, per poi indicare il Livello Due, oramai esanime – Quell’Akuma ha sperimentato gli effetti del mio Sigillo di Caccia: con un tributo di sangue della mano destra mischiato al potere del cristallo divino, posso marchiare il mio avversario e infettarlo fino a che non è più in grado di muoversi. Un po’ come fa Crowley -, lo aiutò meglio a capire, riferendosi al potere del compagno – Mi segui? –
- Più o meno… - Il passarsi una mano dietro la nuca, mise in bella mostra la sua perplessità.
- Il sangue è il tramite, il vettore con cui evoco il sigillo -, delucidò meglio lei – Lega il mio corpo all’Innocence, ma non a livello sensoriale come per i tipi parassita: mi permette semplicemente di usufruire di una maggiore potenza d’attacco, a patto che io abbia sufficienti requisiti fisici per sopportarne il peso. –
- Volete dire che non potete usarli più volte in combattimento? – Domandò Allen.
- Certo che posso, ma bisogna tenere conto della classe di appartenenza -, gli rispose Amèlie – Ogni sigillo utilizzato implica una connessione col corpo umano che non deve essere presa sottogamba. In breve: se il potere del sigillo è basso, lo sforzo è minimo. Se è alto è il contrario, ma in ambedue i casi questo dipende unicamente da quanto è allenato il fisico e per simili Bambole è sufficiente il mio attuale stato. Ti è tutto chiaro, adesso? –

Allen annuì, più per prassi che per reale comprensione, permettendo così alla compagna di dirigersi verso la chiesetta dal tetto scoperchiato senza che le venissero rivolte altre domande. Parte della sua curiosità era stata saziata, anche se nel smaltirne una, un’altra si era accavallata alla restante e ora stava facendo a gara per impensierirlo quanto bastava da costringerlo a porsi un ordine mentale. Per capire aveva capito, nel suo piccolo era un ragazzo intelligente e giudizioso – anche se sempre più propenso a salvaguardare la vita altrui piuttosto che eseguire un ordine immediato senza pensare alle possibili ripercussioni -, ma avere la possibilità di saggiare il potere che Amèlie deteneva e compararlo al suo, non fece altro che mettere in mostra l’abissale differenza che intercorreva fra entrambi. Gelosia? No di certo: Allen Walker era troppo gentile per cadere in una trappola tanto infantile.

Semplicemente Amèlie Chevalier era diversa da lui, ma quanto doveva ancora bene scoprirlo.




Deve essere qui, da qualche parte… -, borbottò Allen.
- Qui non c’è niente, invero.  Hai trovato qualcosa, Lavi? – Domandò Crowley – Lavi? -
- Zzzzzzz….. – Un lieve, ma ben udibile russare raggiunse le orecchie dell’inglesino e del rumeno, non appena si voltarono in direzione del loro compagno.
- Lavi? –
- Non rompere, Ji-chan…..Altri dieci minuti…. -, lo si sentì brontolare nel sonno, con la testa appiccicata al palmo della mano e il gomito pericolosamente in bilico sulla parte interna del ginocchio. Un rivolo di bava gli colava a lato della bocca.
- Lavi! – Lo chiamò più forte Allen.
- Whaa!!! Basta pugni!!! – Il rosso si rizzò in piedi e finì con lo sbattere la testa contro un massiccio ramo.
- Si è addormentato ancora -, pensarono all’unisono Allen e Crowley, vedendo il suddetto gemere e coprirsi con entrambe le mani il vistoso bernoccolo che cominciava già a intravvedersi.

Lavi sbuffò dolorante, sedendosi pesantemente a gambe incrociate per sistemarsi la bandana colorata che gli teneva su i capelli fulvi. Lo sgobbare non era il suo forte e setacciare centimetro per centimetro un mastodontico albero per recuperare un’Innocence nella maniera più pacifica possibile era uno straordinario che si sarebbe risparmiato volentieri, se si considerava che, ad un certo punto della giornata, il suo cervello chiudeva i battenti e abbandonava il resto del corpo in uno stato catatonico fino a riposo compiuto. Non c’era una sola fibra muscolare che non stesse chiedendo un po’ di tregua da quel tram tram notturno e nonostante la vittoria ottenuta, Lavi era stato costretto a fare appello alle sue ultime forze e a impegnarsi perché non andasse a sbattere la faccia contro ogni ramo appuntito dell’albero.

Il combattimento con il Livello Due corazzato era stato molto più impegnativo del previsto: l’avere un ego intestardiva gli Akuma più degli esseri umani, ma a quel bestione era bastato lo straripante armamentario a sua disposizione per far correre lui e Crowley come dei forsennati. Non un secondo, non un attimo di respiro, ogni istante lasciato al caso li avrebbe portati a morte certa; una Bambola del Conte del Millennio non era un giocattolo che si potesse rompere con un semplice tocco e quel bestione lo aveva dimostrato, tenendoli sufficientemente a distanza e istigando la sete del rumeno fino al limite dell’esasperazione. Soltanto il suo occhio smeraldino aveva fornito a entrambi la base per un contrattacco con i fiocchi: Lavi osservava, raccoglieva, analizzava e metabolizzava quanto gli stava attorno come per riconfermare ancora una volta la tesi che tutto, a quel mondo, in una maniera che soltanto un potenziale Bookman e un Bookman effettivo potevano stabilire, aveva un preciso significato e senso. Salvo rarissime eccezioni.

La logica di Allen si fondava su un credo contro cui la ragione stessa colava a picco quasi istantaneamente e il suo fare tutto il possibile per chi lo circondava implicava dei “Perché?” le cui risposte non sembravano mai essere del tutto esaurienti.
Tra uno sbadiglio e l’altro, il diciottenne sperò con tutto se stesso di incappare in un qualche miracolo che ponesse fine a quella ricerca sì meticolosa, ma fino a quel momento negativa su tutti i fronti.


- Allen! Lavi! Venite! Qui c’è qualcosa! – La voce speranzosa di Crowley chiamò entrambi i ragazzi.

Il rumeno era inginocchiato davanti a una spessa e rigonfia incurvatura della corteccia scura, pericolosamente assomigliante a una cicatrice appena rimarginata. Era diversa dai bitorzoli che il tronco presentava, un'apertura chiusasi con il crescere smisurato di molteplici strati di legno ruvido che, tuttavia, non erano riusciti a cancellare completamente il segno originale. Salvo Amèlie, rimasta in superficie con Taro e Lua, Lavi e Crowley erano i soli scesi con Allen e a conoscenza della sua ipotesi dedotta dalla storia stessa dell’Albero della Fortuna.

- Forse ci siamo -, mormorò il quindicenne, sfiorando con le dita guantate l’irregolarità della linea solcante la corposa parte di corteccia – L’incavo originale dell’albero era un semplice squarcio, ma l’effetto dell’Innocence ne ha guarito ogni ferita, rigenerandone le parti danneggiate. Queste cicatrici sono tutto ciò che ne resta. –
- E tu sei convinto che il frammento che cerchiamo sia dentro uno degli oggetti che la gente soleva mettere dentro al tronco per esaudire il proprio desiderio -, proseguì Lavi, annuendo – Bè, questo spiegherebbe anche l’insensato calore che sprigiona; non ci resta che aprire e controllare di persona! – Esclamò vivacemente.
- Lasciate fare a me, invero. – Appoggiando entrambe le mani sui lati del buco chiuso, Crowley fece pressione sulla corteccia dell’albero spaccandolo, creando un’apertura sufficientemente larga da farci passare un essere umano. Il rumore del legno spezzatosi e accartocciatosi su se stesso riecheggiò per qualche secondo nell’aria, per poi esaurirsi in un eco sordo di corta durata.
- Più di così non mi è possibile, invero: percepisco l’effetto dell’Innocence nascosta qui dentro ostacolarmi. -
- Uhm…L'interno è cavo, ma è buio pesto… -, constatò Lavi, avvicinando il viso e tentando inutilmente di scrutare l’oscurità interna dell’enorme tronco – Allen, vai tu. –
- Cosa? E perché non tu? – Domandò il suddetto.
- Perché io e Crowley siamo troppo grandi per passarci. Invece tu, che sei piccolo e basso, ci entri benissimo. E poi tu non hai problemi a vedere con il buio -, specificò il diciottenne saccente e e con tanto di dito indice ben alzato.
- Non campare scuse: tu hai paura -, lo tanò l’albino, frecciandolo in pieno.

Punto sul vivo, al rosso occorse tutta la sua nonchalance per non dare a vedere che il calarsi in un buco stretto, umido, buio, forse pieno di vermi e altri esseri striscianti e bavosi – con il rischio non escludibile che l’albero si rigenerasse nuovamente -, era una prospettiva da cui preferiva tenersi ben lontano. Sarebbe stato tutto più facile se Crowley avesse creato un’apertura più larga, ma a quanto pareva, l’energia sprigionata dall’Innocence contenuta nel cuore dell’albero rivestiva ogni suo singolo componente – tronco, radici, foglie e fasci legnosi compresi -, rendendolo spesso e resistente quasi quanto una lastra d’acciaio. Potevano distruggerlo, la forza bellica non scarseggiava, ma l’improvvisa comparsa di tutta una serie di buone ragioni volte a ridurre al minimo i danni a quell’albero – in primis, i visini intristiti di Taro e Lua -, avevano spinto i tre Esorcisti a scegliere una strada che accontentasse entrambe le parti e non li facesse passare per i cattivi di turno.

- E va bene! Per evitare di tirarla per le lunghe, non ci resta che una sola cosa da fare! – Affermò risoluto il guercio. 




Que les enfants*…. -, sbuffò Amèlie, scuotendo debolmente la testa, in segno di negazione, nel sentire riecheggiare nell’aria un climax sempre più incisivo di “Sasso, carta, forbici”. 




Note di fine capitolo.
1*: Attivazione.
2*: Che bambini…
Allora, io non conosco il francese, sono negata, ma mi sono detta “perché non provare a caratterizzare Amèlie con la sua stessa lingua?”. Non sarà una cosa continua, diciamo che quando sarà particolarmente arrabbiata o dell’umore giusto, si esibirà nella sua lingua natia. Saranno più che altro sbuffi, ma a volte sono le piccolezze a fare la differenza! Personalmente alcune cose di questo capitolo avrei voluto renderle migliori, ma nel farlo correvo il rischio di dilungarmi veramente troppo e rileggendole, alla fine, sono tornata al punto di partenza. Fra queste c’era la spiegazione del Sigillo di Verità: forse ne metterò una breve descrizione più avanti, chissà, giusto per non lasciare un vuoto!
 
  
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