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Autore: Oops_hji    10/10/2013    1 recensioni
Provate a pensare per un attimo a cosa sarebbe successo se Simon Cowell non avesse richiamato sul palco quei cinque ragazzi. Come sarebbe finita la storia? Se l'unica cosa che avessero in comune quei ragazzi fosse l'essere fuori dai giochi? Se gli show per loro non sarebbero mai arrivati? Se non fossero mai entrati nella casa dei giudici? E infine se fossero usciti in lacrime da quell'edificio a causa dell'eliminazione, come sarebbe andata a finire? Avrebbero provato ad andare avanti come solisti? O sarebbero tornati alle loro vecchie vite chiudendo il capitolo 'canto'? I One Direction sarebbero mai esistiti anche senza essere stati messi insieme da Simon?
Vi piacerebbe saperlo? Bene, se la risposta è si, se siete almeno un po' curiosi, la storia è qui che vi aspetta, insieme a me...
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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(6) 
Chapter 5 - Lies
 
 
Bound at every limb by my shackles of fear
Sealed with lies through so many tears
Lost from within, pursuing the end
I fight for the chance to be lied to again.
 
Lies-Evanescence
 
 
11.40 a.m.
 
Il mattino dopo mi svegliai nella stessa posizione in cui mi ero addormentata, con la differenza che il letto a una piazza e mezzo era un po’ grande per me soltanto.
Ancora con gli occhi chiusi tastai il letto accanto a me e lo trovai ancora caldo, quindi non doveva essersi alzato da molto.
Mi stesi in modo da guardare il soffitto color cielo e riavvolsi un po’ il nastro riguardante la serata precedente, un brivido mi percorse da capo a piedi mentre ripensavo a quello che stava per succedere, poi mi venne in mente quale era stato l’unico modo in cui ero riuscita a prendere sonno e sospirai, con un debole sorriso. Chiunque ci avesse visto ci avrebbe sicuramente scambiato per una felice coppia di fidanzatini, mi scappava da ridere al solo pensiero.
Quando eravamo piccoli, eravamo soliti dormire insieme. Crescendo iniziavamo a dormire insieme solo dopo gli incubi e da quando è iniziato tutto il casino spesso la sera ci rifugiavamo uno tra le braccia dell’altro. Piano piano la cosa è diventata molto meno frequente, ma a quanto pare non avevamo perso il vizio.
Decisa ad alzarmi mi scostai le coperte di dosso e un brivido mi percorse di nuovo, un forte e prolungato brivido di freddo che mi accompagnò fino a che non mi infilai sotto il getto di acqua calda della doccia stando attenata a non bagnarmi i capelli. Mi fasciai il corpo con un’asciugamano e mi diressi in camera incociando Zayn che usciva da camera sua, probabilmente avendo avuto l’intenzione di venirmi a chiamare dato che si erano fatte le 12.15 p.m.
Mi gurdò con fare curioso e al tempo stesso  preoccupato, e forse ne sapevo anche il motivo.
“dieci minuti e scendo!”
Non gli diedi il tempo di dirmi qualcosa ne di replicare alla mia affermazione che, con la mia miglire espressione tranquilla, apro la porta di camera mia e subito dopo me la richiudo alle spalle.
Mi infilai un maglione, un paio di jeans e le mie amate pantofole pelose a forma di panda.
Feci per raccogliermi i capelli in una crocchia disordinata quando notai un particolare di fondamentale importanza.
 
I succhiotti.
 
Avevo due segni lividi sulla parte destra del collo e uno a sinistra. Mi tolsi il maglione rimanendo così in reggiseno e controllai, ne avevo uno sulla spalla che il vestito mi aveva lasciato scoperta la sera prima e uno 5 centimetri sotto il seno sinistro, ma quelli non erano un problema.
Ora dovevo pensare a come coprire quelli sul collo, fino a che stavo in casa una sciarpa era esclusa perchè avrebbe dato troppo nell’occhio quindi andai in bagno ed armeggiai per un po’ con il fondotinta dello stesso colore della mia pelle fino ad ottenere un risultato abbastanza accettabile.
Scesi giù seguendo l’odore nauseante di bruciato, quindi, o la casa stava andando a fuoco, o mio fratello aveva preparato a colazione.
Varcai –nemmeno fosse il confine di una trincea- la soglia della cucina e l’occhio mi cascò subito sui fornelli.
Sospirai pesantemente e presi la padella dalle mani di mio fratello e buttai nella pattumiera tutto quello che c’era dentro, poi presi l’impasto fatto qualche giorno fa e preparai velocemente  sei pancake piuttosto grandi, li divisi in due piatti e ci versai un po’ di sciroppo d’acero su ognuno. Il tutto senza essermi girata verso mio fratello che mi osservava con lo sguardo. Nessuno dei due aveva aerto bocca, e pure mosche e zanzare avevano deciso di non farsi sentire. Mi appoggiai con i palmi delle mani sul marmo del piano cottura e sospirai, di nuovo.
“avanti che c’è Zà?” girai piano la testa verso di lui e incatenai il mare con l’ambra dei nostri occhi.
“perchè sei venuta da me stanotte?”
Domanda più che lecita, in effetti era strano che mi comportassi così quando mio padre non era in casa. Ma, ripeto, lui non doveva sapere ninte.
“perchè? E’ così strano?”
“in effetti si, è strano. Mi devo preoccupare?”
Sbuffai sonoramente e mi girai completamente verso di ui con le braccia inrociate e l’espressione annoiata. “no, tutto bene!”
“ma –un sorriso cattivo gli si dipinse in volto improvvisamente e la cosa non mi piaceva, no, non era proprio una buona cosa- ammettilo!”
“ammettere cosa?”
“dai, su, ammettilo!”
“ma cosa?”
“ti sono mancato, vero?”
L’affermazione mi fece sospirare di sollievo, mi girai, presi in mano i due piatti e li posai uno al mio posto e uno al suo sotto il suo sguardo attento che non mi lasciava un attimo.
Andai ad aprire il frigo per prendere il succo di mele e, con una mano ancora dentro, mi girai verso Zayn sbuffando, non potendone più dei suoi occhi su di me.
“ok, va bene, va bene. Bandiera bianca.”
“allora?”
“si, mi sei mancato, ok?”
“no, ti voglio più convinta”
Alle sue parole mi rigirai di scatto verso di lui e lo trucidai con lo sguardo, facendogli intendere che bastava e avanzava.
Lui diventò serio, smettendola di scherzare.
“ok va bene.  Scherzavo, non è necessario che ti arrabbi così”
Abbassai lo sguardo sui pancake che avevo davanti e ne mangiai due forchettate, poco convinta dalla piega che stava prendendo quella coversazione.
“Lo so scusa, è che...mh no niente, lascia perdere”
Improvvisamente non avevo più molta fame ed il mio primo pensiero in quel momento non era di certo il brunch.
“mi spieghi che succede?”
“non succede niente Zayn, non lo so, forse mi sono solo svegliata male”
Mi guardò abbastanza –per non dire ‘molto’- diffidente. Io che mi svegliavo male dopo aver passato la notte a dormire con lui non era molto passabile ma lasciò perdere seguendo il mio precedente suggerimento.
 
 
I giorni stavano passando come dei normali giorni di inzio ottobre, sempre più freddi quì a Bradford. Troppo normalmente rispetto a quello che era successo qualche giorno pirma. L’unica differenza da prima di sabato sera era che in quasi una settimana non avevo osato incrociare il verde degli occhi di Jason.
Quel giovedì pomeriggio eravamo seduti a un tavolino del  The Queen, ormai diventato il nostro punto fisso di ritrovo da anni, tutto lo staff lo conoscevamo, gli ci avevamo lasciato più soldi noi che tutta la città messa assiame ormai, dato che era anche un pub e nelle sere in cui non abbiamo voglia di andare al Davis siamo lì.
Eravamo tutti. E per tutti intendo tutti.
“l’avete vista la partita di ieri?”
“cazzo si, united-city 2009. Penso sia stata la partita più bella della sto...”
“Mi spieghi come cazzo fai Char? e tu Jason? Non ti senti un verme? EH? Spiegatemi come fate a comportarvi così perchè io non ci arrivo!”
Chris aveva azato troppo la voce, tutti si erano voltati verso di noi e l’ammonizione da parte di Jenny, la proprietaria, non tardò ad arrivare.
Io passavo lo sguardo tra Jason, Christian e Zayn, temendo la reazione di quest’ultimo dopo che tutta la verità sarebe saltata fuori, perchè sì, era sicuro, a quel punto sarebbe saltata fuori.
Jason aveva orami puntato lo sguardo sulle sue scarpe e non accenava a voler cambiare soggetto.
Christian fissava me in cerca di spiegazioni notando l’espressione confusa di zayn.
“Io...non...oh andiamo Chris, ero ubriaco e non è successo niente”
“Ubriaco? Pensi di giustificarti così?”
“qualcuno mi spiega di cosa state parlando? Visto che ha quanto ho capito sono l’unico a non saperlo e riguarda mia sorella?”
Si girò verso di me, in cerca di spiegazioni ma non aprii bocca, ne tantomeno ricambia il suo sguardo. Da quando era iniziata la conversazione mi ero limitata a fissare la sigaretta di Simon, sul posacenere nel centro del tavolo, che si stava spegnendo a causa della disattenzione del suo proprietario che stava seguendo la conversazione.
“Ragazzi andiamo fuori che è meglio, c’è troppa gente e Jenny ci sbatterebbe fuori comunque” Mark era il più calmo, o almeno lo sembrava. È sempre stato il più bravo agestire questo tipo di situazioni.
“Prima mi spiegate cos’è sta storia e poi andiamo fuori.”
“andiamo Zayn non fare il bambino, usciamo da quà e parliamo decentemente”
Senza salutare come nonstro solito ci alzammo velocemente e una volta fuori, dirigendoci verso il parco centrale di Bradford, il primo a parlare fu Jason.
“la storia è un po’ complicata”
“il realtà non lo è per nulla –christian prese la parola, guardando l’amico colpevole con sguardo omicida. Andò verso di lui, che era in testa a gruppo, e lo fece girare verso gli altri afferrandolo violentemente per un braccio- se diciamo che questo deficiente ha quasi violentato tua sorella”
Io osservavo la scena dal fondo del gruppo, senza dare segno di vita. Fu un attimo, vidi gli occhi di mio fratello spalancarsi, il suo sguardo sconcertato passare su di me velocemente, come per accertarsi che fossi sempre viva, poi si scaraventò contro Jason dando l’impressione di volerlo uccidere, e forse fu davvero così.
Lo aveva letteralmente appiccicato al muro che era dirmpetto a noi, le mani strette in una morsa sulle sue spalle, che davano l’impressione di potersi frantumare da un momento all’altro contro il muro data la presa ferrea di Zayn.
Le nocche bianche. La vena del collo dilatata al massimo per permettere il passaggio del sangue eccessivamente veloce in quel momento.
Si sussurravano parole tra di loro che erano gli unici a poter udire, poi evidentemente Jason disse qualcosa di profondamente sbagliato che accese la miccia insieme alla sua espressione menfreghista.
Mio fratello  Zayn staccò una mano dalla rispettiva spalla dell’altro e la portò, chiusa a pugno
, sulla guancia di lui. Con una velocità impressionante.
Tutto questo una volta sola, non avevano iniziato a picchiarsi e a fare scena per strada, uno perchè sapeva di meritarselo, l’altro perchè non si abbassava a quei livelli.
Zayn se ne andò, senza dire niente, lasciando solo una spallata addosso a me, che stava per ‘io e te facciamo i conti dopo’, e la calca di gente che si era formata intorno a noi a bocca aperta.
 
 
POV ZAYN
 
Come diavolo era potuto succedere?
 
Era circa mezz’ora che avvevo lasciato il gruppo ed ea circa mezz’ora che continuamo a chiedermelo, ma io dico, per una sera che non ci sono quella stupida si fa mettere i piedi in tesa così? Non è normale!
Come non è normale il tuo ragionamento.
Ben arrivato alter ego.
Non cambiare argomento. Non puoi darle la colpa, non l’ha di certo fatto di sua spontanea volontà!
Ti prego basta, è l’unico pensiero che mi salva dal dire che...
Avanti dillo. Ammettilo.
Il rumore delle chiavi nella toppa mi fece ‘risvegliare’ dai miei pensieri.
Dio adesso mi metto pure a parlare da solo.
Mi alzai dal letto e scesi di fretta le scale, probabilmente è stata colpa mia ma il fatto che non abbia detto niente non la salva affatto.
“perchè non mi hai detto nulla??!”
 
 
POV CHAR
 
Sossultai nel sentire la sua voce, il suo tono alto, mi aveva sorpreso, non mi appettavo fosse in casa. Il bicchiere d’acqua quasi mi cadde di mano. Non sarebbe stata una conversazione rose e fiori.
“per evitare il teatrino che hai messo in atto in mezzo alla strada e da Jenny!”
“e ti sembra un motivo valido??”
“sì, lo sai quanto me che odio quelle situazioni!”
“a tal punto da farti violentare e tenerti tutto dentro? Anzi no. Ero l’unico a non saperlo a quanto pare.”
“no, è diversa la cosa, gli unici a saperlo erano i ragazzi perchè c’erano, erano con me al Davis quella sera! Tu non c’eri, non potevi saperlo!”
“si, bene mettiamola così. Stavo male e dovevo venire lo stesso per fare da balia a te!”
“ma mi senti quando parlo? TI senti?”
“che abbia capito o no quello che hai detto i fatti sono questi, è da quando è morta mamma che va avanti così, ti ho cresciuto io! Ti ho aiutato in tutto, anche nelle cose più banali che potevi benissimo fare da sola!”
“e me ne fai una colpa? Io non ti ho mai chiesto nulla.”
“se la metti così io me ne vado, cavatela da sola adesso”
Furono cinque secondi, andò al piano di sopra, prese il giubbotto, torno giù e quasi fece scardinare la porta.



 
Zaaalve
TATATATA colpo di scena
So che ci ho messo un po' ma diciamo che l'anno scolastico
poteva iniziare meglio e quella di matematica
rompe le palle essendo ad uno scientifico, mi dispiace se vi scoccia
la mia lentezza da bradipo, se me lo chiedete posso provare a velocizzare i tempi.
Anyway...
Il nostro amato fratellone se ne va, e adesso?
Voi cosa vi aspettate da questa strana piega che stanno prendendo i capitoli?
So che siamo già al 5° capitolo e il resto del gruppo non c'è
ma vi assicuro che tra un po' arrivano anche loro.
Come sempre mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate e colgo l'occasione per ringraziare
chi ha recensito fino ad ora, chi ha messo la storia nelle preferite, seguite o ricordate.

Su twittere sono @xzaynsshrill , qualsiasi cosa potete chiedermela anche lì, se mi seguite ricambio
volentiere se me lo chiedete.
Ho parlato anche troppo, quindi mi levo dalle palle.
CIIIIIAAAAAAU,

Giulia.



 
  
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