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Autore: Chexemille    10/10/2013    1 recensioni
La vita della giovane Bridgit cambia improvvisamente quando il giorno del suo 16° compleanno comincia a fare strani sogni.
Ogni sera è sempre lo stesso, tanto che inizia a convincersi che più che un sogni siano vere e proprie visioni.
Una voce continua a ripeterle di stare in guardia mentre due occhi rossi la osservano minacciosi nell'oscurità.
Incomincia per lei la ricerca della sua vera identità scoprendo così di appartenere ad un mondo diverso a quello in cui è stata allevata.
Sarà costretta a scappare continuamente per mettersi in salvo e durante la sua fuga incontrerà nuovi e validi alleati.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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UN BRUTTO SOGNO

POV BRIDGIT
 
Erano ore che viaggiavamo, tra poco avrebbe fatto di nuovo notte e nessuno di noi tre aveva ancora toccato cibo,
la cosa strana era che non avvertivo i morsi della fame.                                                                                                   
Prima di quella che i miei compagni di viaggio chiamavano transizione,  io mi nutrivo con regolarità,
come ogni altro essere umano, a parte il sangue che mia madre nascondeva nel cioccolato caldo ovviamente.    
Ancora non capivo come avessero fatto a scoprire cosa fossi veramente e forse un giorno li avrei rivisti
e avrei avuto l’opportunità di domandarglielo, ma in ogni caso gli ero grata, senza di loro non sarei sopravvissuta.                                                                                            
Finalmente Peter fermò la macchina e disse che così potevamo scendere a sgranchirci le gambe.                                                           
Non mi sentivo indolenzita e come scoprii più tardi neppure loro due lo erano.
Ma avevano bisogno di andare a caccia e quale posto migliore di una stazione di servizio?                                                

-Rimani vicino all’auto, saremo di ritorna tra poco- mi assicurò Val avviandosi in direzione dei bagni.    
Sapevo di dovergli dare retta, ma la curiosità vinse sul buon senso spingendomi a seguirli.                                                                   
Arrivati ai bagni, tirarono dritto verso il boschetto poco distante.                  
Intanto i viaggiatori entravano e uscivano in continuazione, cosa stavano aspettando quei due?
Mi chiesi guardando il punto in cui li avevo visti sparire.                                                                                         
In un primo momento non riuscì a vedere nulla, ma poi ad un esame più attento scorsi due sagome nascoste tra i cespugli. 
Erano molto distanti da me ma sapevo che se mi concentravo sarei riuscita a sentire cosa si dicevano. 
Non essendo molto pratica mi arrivarono solo piccoli frammenti della conversazione,  però una cosa la capì esattamente.
I due parlavano di me di qualcosa che non potevo ancora sapere.                                     
Peter voleva dirmi tutto, mentre mio fratello insisteva che era troppo presto.
Alla fine Peter si arrese accettando la decisione di Val.  Cosa mi stavano nascondendo?
Perché mio fratello non voleva che lo sapesse?  Continuavo a chiedermi sempre più preoccupata.                                                                      Li vidi tornare sui loro passi, una volta giunti in prossimità delle toilette attirarono l’attenzione di due turiste,
e dopo qualche scambio di battute  le portarono in un posto più appartato.                  
Dieci minuti più tardi ed eccoli ricomparire abbracciati,  il tempo di un saluto affettuoso e ognuno proseguì per la sua strada.              
Corsi subito all’auto facendo finta di niente, con l’intenzione di scoprire per conto mio ciò che Val si ostinava  a nascondermi.                    

-Andiamo!- suggerì Peter dando un ultimo sguardo alle sue spalle.
Aveva un modo di fare così circospetto che mi metteva ansia.                                                                                                                 

-Va bene- risposi montando in auto.                                                                    
Val partì e Peter abbassò lo schienale per riposare meglio.                        

-Faresti meglio a dormire anche tu, ci vorrà ancora molto- mi informò prima di chiudere gli occhi.
                                                                                                   
-Ho dormito a sufficienza, non sono mica un ghiro come te- risposi incavolata .
Non sopportavo che mi tenessero nascoste delle cose.                                                                                                
Peter aprì gli occhi e si voltò verso di me
Va bene, fa come vuoi-  disse dopo un accurato esame.                                                                                                

-Lo farò puoi giurarci- assicurai fingendo di guardare il paesaggio che scorreva veloce fuori dai finestrini.
                                                    
-Ehi, non è certo con me che te la devi prendere-
mi ricordò prima di addormentarsi. 
Oh cavolo, Peter sapeva tutto, ne ero più che certa. Lo avevo capito dal modo in cui mi aveva guardata.
Sapeva che li avevo spiati.  Avrei dovuto stare più attenta con lui in futuro, mi ammonii mentalmente dandomi della stupida.
Non so dire con precisione quanto durò il viaggio perché ad un certo punto vinta dalla noia mi addormentai anch’io.                        
Mi svegliai tra le mie urla, con la fronte madida di sudore e il cuore che mi batteva in petto come un tamburo.  
Val mi scuoteva  per svegliarmi.                                                                                             

-È tutto ok, nessuno ti farà del male- mi disse rassicurante.                          
Io però non riuscivo e levarmi dalla mente il sogno che avevo fatto.
Sembrava così reale che non potei impedirmi di sentirmi male.                            
Vedevo quel volto furioso incombere su di me e sapevo che mi avrebbe uccisa.
Lui mi odiava,  potevo leggerlo nel suo sguardo di fuoco, ma non capivo il perché.                                                                             
Cominciai a correre a perdifiato, sentivo i suoi passi dietro di me farsi sempre più vicini. 
Imboccai il corridoi buio, ma per qualche strano motivo riuscivo a vedere dove andavo,  a quel punto non avvertii più nessun rumore.
Sperai che l’uomo si fosse finalmente arreso, mi voltai  per esserne certa, lui era ancora lì fermo, che mi guardava con odio.
Ripresi a correre sempre più spaventata, provai ad abbassare la maniglia di una porta ma era chiusa e così pure tutte le altre che afferrai.
C’era un ascensore ma sapevo che non avrei avuto il tempo di entrarci così spinsi la porta sul lato opposto e mi lanciai verso le scale. 
Saltando sui gradini arrivai giù in un batter d’occhio con quell’uomo sempre alle costole.
Avrei voluto gridare ma dalla mia gola non usciva alcun suono e poi non c’era anima viva che potesse aiutarmi.
Ero tutta sola  a parte il mio terrificante inseguitore che non accennava a mollare la presa.
Spinsi la porta in volata e lasciai l’edificio, diedi appena un’occhiata alla strada prima di
ripartire a rotta di collo con quel pazzo che continuava a starmi dietro.
Non avevo idea di dove stessi andando, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era come seminarlo.
Mi mancava il fiato e sentivo una fitta fortissima al fianco,  non ce la facevo più, ma non potevo fermarmi e 
allora continuai a correre arrancando lungo il piccolo sentiero che passava dietro una serie di fabbricati. 
Mi voltai  per controllare dove fosse e così non notai il ramo che ostacolava il passaggio, inciampai e cadendo urtai la testa su un sasso.
Sentii un dolore allucinante, mi portai la mano alla testa come se quel gesto potesse placare il dolore e sentii
qualcosa di caldo e appiccicaticcio colarmi tra le dita. Spostai la mano per controllare cosa fosse e mi accorsi che era sangue.
Il taglio doveva essere piuttosto profondo perché in pochi secondi mi inzuppò un lato della maglietta.
Premetti di nuovo la  mano sulla ferita per arrestare la perdita, non volevo morire dissanguata pensai mentre
cominciavo a vedere sfocato. In realtà non volevo morire in nessun modo, ma sapevo che presto sarebbe successo.
L’uomo mi aveva raggiunta e ora incombeva su di me come un angelo della morte.
Sollevai lo sguardo e lo fissai attraverso un filtro opaco. Stavo per svenire, me lo sentivo.                                                        
Quando riaprii gli occhi ero convinta di essere morta e finita chissà dove  e invece ero ancora su quel sentiero.                                           
Il mio inseguitore era sparito, al suo posto c’era una ragazza con corti capelli biondi e una divisa tipica delle scuole private.
Aveva un’espressione preoccupata e continuava a indicarmi qualcosa in lontananza, non capii subito di cosa si
trattasse finchè non vidi le fiamme alzarsi alte nel cielo e l’uomo che mi dava la caccia che si allontanava dal luogo dell’incendio.                                            
-Corri, mettiti in salvo, stanno venendo per te- urlò mostrandomi una mezza dozzina di uomini che procedevano verso di noi.                                                                                          
-Perché? Cosa ho fatto per farli arrabbiare tanto?-  le chiesi fuori di me dallo spavento.                                                                                         
-Esisti!-  fu la sua laconica risposta.                                                                                                                               
Ci avevano quasi raggiunti, cercai di tirarmi su ma le gambe non mi reggevano, mi sentivo completamente svuotata da ogni energia.

-Sbrigati!- mi spronò porgendomi la mano.                                                       

-Non ce la faccio-  risposi con un filo di voce.                                                                         

-Si invece, ora scappa- ripetè tirandomi su di peso.                                        
La guardai grata, la sua sicurezza cominciava ad infondermi  fiducia, ma le mie gambe continuavano a non collaborare.                    
La giovane lanciò uno sguardo alle sue spalle e senza dire altro iniziò a correre trascinandomi dietro di se. 
Percorremmo quasi un chilometro muovendoci a zig-zag  tra gli alberi del bosco, poi lei si bloccò di colpo.                                                        

-Adesso dovremo saltare- mi disse indicando il dirupo sotto di noi.                                                                                                               Eravamo in trappola, saremmo morte sia che saltassimo, sia che decidessimo di restare lì.
Non ebbi neppure il tempo di decidere, che lei mi spinse giù seguendomi a ruota.                                                                                             Urlai e poi due braccia forti mi scossero riportandomi alla realtà.  
-É stato spaventoso, credevo di morire- dissi cominciando a raccontargli quel sogno spaventoso.
__________________________________________________________________________________________________                                       ANGOLO DELLE AUTRICI
Scusate tantissimo per il ritardo ma la scuola non ci permette di scrivere.
Cercheremo di aggiornare più velocemente :)

Ma il capitolo com'è?
Vi è piaciuto?
Secondo voi chi è la ragazza? O cos'è?
Cosa deciderà di fare la protagonista?
RECENSITE, vorremo sapere il vostro parere.
Un bacio 
EL e DONNA                                                                                                                                                                                                                                                     
 
 
  
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