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Autore: Reik93    10/10/2013    3 recensioni
Un'idea un pò usurata, ma spero possa piacere.
21 lettere, 21 flashfic o drabble, 21 momenti ZoRobin.
[...]
#11: Materasso [“Kenshi-san, stai ancora parlando del materasso?”]
#12: Neve [Un semplice istante destinato a non ripetersi, come la neve che, quando si scioglie, non lascia tracce]
#13: Osservazione [“Testa quadra! Come osi portare altre donne sulla nave?”]
#14: Passato [Su quella base, l’inesistenza di un ‘prima’, avevano costruito un equilibrio perfetto]
#15: Quadrifoglio [“Io non credo nella fortuna…”, la sua voce diviene flebile quanto un sussurro, “…e le altre cose me le sto andando a riprendere”]
#16: Rabbia [O forse è solo la presenza della compagna e della sua espressione compiaciuta a renderlo tanto suscettibile]
#17: Sentimenti [Ti piomba addosso come una palla di cannone, lasciandoti tramortito da quella novità quasi inattesa]
#18: Tentazione [Robin sospira e punta uno sguardo arrendevole sul soffitto, chiedendosi dove sia finita la sua determinazione, considerata la facilità con cui i suoi 'no' si trasformano in 'si']
#19: Uhm [Uhm. È il rabbioso borbottio che Robin sente avvicinarsi, dietro alla porta]
#20: Valentino [Se a Sanji toccava cucinare, a lei spettava tutto il resto]
#21: Zero [“È inutile che continui a guardarla. Crescerà”]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Roronoa Zoro, Zoro\Robin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Passato
 
 
Non era stato un patto formale, il loro.
Si erano semplicemente guardati negli occhi, un giorno, decidendo che se c’era qualcosa d'importante -di davvero importante- da sapere sull'altro, il tempo lo avrebbe rivelato, senza fretta.
Il passato gravava ancora sulle loro coscienze, ma erano due persone diverse da allora, per questo rivangare i dolorosi episodi che li avevano condotti su quella nave sembrava un passo del tutto trascurabile. La loro vita era iniziata stringendo tra le dita una scaletta di corda.
E l'illusione di non avere una storia alle spalle aveva funzionato, anche dopo Enies Lobby, anche quando la curiosità di Robin aveva richiesto, prepotente, delle risposte, appagate puntualmente dalla sua fonte d'informazioni più fidata: Usopp.
Zoro, avendo provato sulla propria pelle l'innata abilità della compagna nel manipolare ed eludere le reticenze di un uomo e sapendo della scarsa propensione del cecchino a tenere la bocca chiusa, non gliene aveva fatto certo una colpa. Anzi, gli era grato per averlo sollevato dal peso di dover rievocare l’onta di una sconfitta che il suo petto, dove la cicatrice, ad ogni respiro, si allargava come monito alla sua scellerata e giovanile presunzione, gli ricordava quotidianamente.
Su quella base, l’inesistenza di un prima, avevano costruito un equilibrio perfetto.
Poi, però, erano arrivate le rivelazioni ambigue, ovvero quelle frasi che Robin si lasciava scappare, di tanto in tanto.
Quei “Anni fa, a bordo di un mercantile…” quando Chopper la guardava con ammirazione, interrogandola sull’origine delle sue svariate conoscenze, oppure “Sono stata in un posto simile con la vecchia ciurma di cui facevo parte…” e nessuno osava approfondire la sua scarna e frettolosa spiegazione, neanche lui.
Ed ecco, tra le tante, spuntare un’affermazione capace di far vacillare del tutto la sua pazienza -dote, peraltro scarsa, che, fino a quel momento, ignorava di possedere:“Con un mio capitano…”.
Fuori contesto, quelle parole aprirono a Zoro sconfinate possibilità d’interpretazione, che si ridussero notevolmente nell’udire la risata civettuola di Nami porre fine al fitto scambio di battute -‘cose da femmine’ come era solito bollarle con i suoi compagni- tra lei e Robin.
Rimase interdetto ad osservarle, cercando di comprendere i motivi dell’improvviso buon umore che aveva contagiato entrambe, ma finì solo con lo sbattere addosso ad una serie di sorrisi complici, ricchi di un significato a lui precluso. Ed un fastidioso sfarfallio cominciò a pesargli sullo stomaco, rendendolo incomprensibilmente nervoso ed avventato.
Fu con impulsività, infatti, che, quando la navigatrice sparì dietro la porta della propria camera, glielo chiese. “Chi era?”.
Robin non rispose, se non dopo un paio di secondi che le servirono per assicurarsi di essere lei l’effettivo destinatario della domanda. “Nessuno d’importante…”.
Certo, Zoro non poteva dire di non essersi aspettato un simile troncamento della propria iniziativa, quindi non demorse, spinto da una sconosciuta sete di conoscenza, la curiosità. “Però te lo ricordi…”.
Il commento si perse in un alito d’aria, frantumandosi contro le pagine del giornale che Robin stava sfogliando e che le copriva il volto, rendendo impossibile per lo spadaccino capire se il suo atteggiamento la stesse infastidendo o meno. Continuò ad ungere il filo della katana, lanciando fugaci occhiate in sua direzione, finché non incontrò i suoi occhi.
Al solito erano impassibili e privi di una qualche particolare inclinazione emotiva, anche se il sopracciglio marcatamente inarcato gli fece intendere che Robin trovasse alquanto strana quella sua improvvisa loquacità.
“Difficile dimenticare per chi ha un passato come il mio…ma credevo non t’importasse”.
Touché. Zoro si morse la lingua, infierendo poi sull’interno della bocca per cercare una spiegazione plausibile, che, tuttavia, non trovò.
“Infatti!” replicò con tono offeso, sostenendo il suo sguardo giudice: bugiardo, bugiardo, bugiardo, sembrava dirgli. Finse di non darvi peso e, alzate un paio di volte le spalle, tornò a concentrarsi sul proprio lavoro, borbottando quelle che, nel suo personalissimo linguaggio, dovevano essere delle scuse. “Era…così!”.
Invece non era per niente così; se ne accorse anche Robin. “Cosa vuoi sapere esattamente?”.
La spiò sottecchi, avvertendo, nella sua spontanea predisposizione a parlare, l’ombra di uno di quei trucchetti con cui riusciva sempre a metterlo in difficoltà, anche se la situazione iniziale era a lui favorevole, ma, a parte il sorrisetto obliquo che copriva con il palmo della mano su cui posava il mento, non notò nessun segno di ‘pericolo’.
“Niente…” insistette, temendo di apparirle infantile, esprimendo a parole ciò che realmente gli rodeva il fegato: insomma Robin era una donna adulta! E, come tale, non doveva giustificare a nessuno le proprie esperienze.
“Sicuro?” lo rincarò, quasi delusa. “Un nome o magari…un numero…”.
Zoro sentì il sangue ribollirgli, l’aria diventare d’un tratto rarefatta, l’addome contorcersi preda di un fastidioso formicolio e, senza poterla combattere, palesò la vera natura dei suoi pensieri, assumendo un colorito che comprendeva varie sfumature di rosso. Incapace di ribattere, rimase a fissarla boccheggiante per alcuni secondi, mentre lei soffocava una risata per nulla risentita.
“Sul mio passato, voglio che una cosa tu la sappia…”. La sua voce tornò seria e pacata. “…mi ha insegnato ad aspettare…”.
Vincendo la vergogna, aggrottò la fronte, ben poco convinto. “A-ad aspettare?”.
Lei annuì, enigmatica, alzandosi e piegando la sdraio, prima di avvicinarsi alla porta della camera, senza tuttavia entrare.
Con una mano già protesa ad abbassare la maniglia, si voltò verso di lui, rispondendo a quell’ulteriore domanda che. un po’ per imbarazzo, un po’ orgoglio, si era tenuto per sé.
…uno come te”.










Angolo Autrice
Hola!!! ^^ Finalmente direte voi...(beh, almeno lo spero...-.-'')...eh, che volete farci! Non riuscivo a trovare nessuna parola che mi convincesse e ne ho pensate eh! Petali, piedi, parola, passi, puntura....certo "Passato" era poi la più facile da abbinare ai due (specie a Robin) ma a me le cose facili non piacciono...devo arrivarci dopo un lungo e tortuoso cammino...solo così sono soddisfatta O__o
Nient'altro da segnalare...quindi appuntamento alla prossima con la Q di Quasimodo (scherzo, però....se riesco a scrivere qualcosa di coerente che centra con Quasimodo, voglio un premio!!!!XD)

GRAZIE A TUTTI COLORO CHE MI SEGUONO!

besos


Reik93
  
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