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Autore: lady hawke    05/04/2008    3 recensioni
Dicembre 1985. La famiglia Weasley si appresta a festeggiare un sontuoso Natale in famiglia in compagnia di tutto il parentado, ovviamente. Zia Muriel è di nuovo in agguato, con il suo seguito di antipatia e maleducazione: riuscirà finalmente la ciurmaglia Weasley a darle una lezione indimenticabile? Tremate, la vecchiaccia è tornata!
Ultimo capitolo online!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Weasley Family'
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Note: Ebbene, io avevo promesso una one shot per la gioia (?) di tutti i fan della mitica Zia Muriel. Qualcuno mi è parso davvero dispiaciuto alla fine della storia. Quindi, come non accontentare codeste gentili richieste? Ecco, diciamo che la shot si è un pochino allungata... e, ehm, ha raggiunto tre capitoli. La storia non ha legami con le altre, e può essere letta senza crearvi confusione. La dedicataria principale, però, è Rowena, che il 4/4 ha compiuto gli anni, avvicinandosi all'età della suddetta vegliarda.
ATTENZIONE: L'origine dei nonni Weasley, genitori di Arthur, è frutto del lexicon, non spaventatevi se leggerete un cognome ehm... strano XD. La mamma di Molly è MIO ESPLICITO COPYRIGHT. Leggete e commentate^^, la mia trilogia finisce qui.



Chiamiamole pure "Carole di Natale"

Il trucco, per passare un buon Natale in famiglia, è non avere parenti a casa. Cosa non facile, quando i suddetti “estranei”, pronti a giurare di avere un legame di sangue con te, si presentano alla porta. Questo, più o meno, era quello che dovevano subire ogni anno Arthur e Molly Weasley assieme ai loro adorati bambini, ormai cresciuti. A dire il vero, era un aggettivo che si poteva utilizzare solo per William, quindici anni compiuti a novembre, e Charlie un pimpante tredicenne da appena una settimana; tutti gli altri andavano dai nove anni di Perce ai soli quattro di Ginevra: non molti, insomma.
Gli aspetti positivi delle festività, per i coniugi Weasley, erano la possibilità di vedere quei due bambini ormai grandi scendere dall’Espresso di Hogwarts con l’espressione gioiosa, giusto prima di venire soffocati da un ammasso lentigginoso, ovvero sia Ginny, che si buttava su di loro urlando. La piccola pareva avere una predilezione per il primogenito Bill; i gemelli, invece, andavano ad aizzare Charlie con la scusa di aver sentito la sua mancanza, cercando poi in tutti i modi di farlo arrabbiare. Ron, cercando di differenziarsi il più possibile dal sostenuto Percy, preferiva lasciarsi coccolare dal primo che gli capitava a tiro.
Così, dopo il tenero ricongiungimento alla stazione, la famiglia finalmente al completo tornava allegramente a casa. La Tana, così, si riempiva di un piacevole chiacchiericcio pieno di aneddoti e racconti di scuola.
- Ragazzi, per carità, fate silenzio un secondo, mi ronzano le orecchie! – sospirò dolorosamente Arthur, rimpiangendo la caotica quiete del suo ufficio.
- Ma papà… ci stanno raccontando di Hogsmeade! – si lagnò Ron.
- Ci avete portato qualcosa, almeno? Tipo dei Pallini Acidi. – chiese George. Fred rise nascondendosi dietro al gemello.
- No, niente robaccia del genere dopo che voi due avete fatto un bello scherzetto al povero Ronnie. – Tuonò Molly, passando con un cesto di vestiti appena lavati, contenente la divisa dei figli. Percy, dalla sedia su cui era seduto, annuì prontamente, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
- Ehi, che colpa ne ho io se è scemo?
- Bill, cos’altro c’era al villaggio? – chiese Ginny, ignorando Fred. La risposta del ragazzino catalizzò l’attenzione di tutta la famiglia, eccettuato Percy che continuò, seppur tendendo l’orecchio, a fare i suoi compiti. Fu il dopo cena più tranquillo da molti mesi, considerò il signor Weasley due ore più tardi, portando a letto i bambini che si erano addormentati sul divano. Ron, appallottolato accanto a Fred, somigliava terribilmente al gatto tigrato che dormiva di fronte al camino. Il bello doveva ancora venire.

***


- Mamma non posso venire con te? – chiese la bambina la mattina dopo, osservando la madre mentre si pettinava i capelli.
- Ginny, no tesoro. Ti annoieresti a morte. Io e tuo padre stamattina non faremo altro che lunghe e noiose commissioni, senza contare la spesa per tutti gli ospiti. Ti divertirai con i tuoi fratelli. – rispose dolcemente la donna, liberando il lembo della sua veste dalla presa della piccola.
- Restiamo tutti soli? – indagò nuovamente.
- Temo di sì. Bill ormai è in grado di tenervi a bada, poi c’è Charlie, i nonni e gli zii non so quando arriveranno. Al massimo con Muriel…
- Staremo benissimo per conto nostro. – proruppe Charlie, prendendo in braccio la sorella. – Andate tranquilli, non c’è pericolo.
- E non lasciate fuori la zia se arriva in anticipo, è molto anziana.
- Non potremmo mai farlo, papà. – spiegò Ron, sorridendo. – Tornate presto però. – aggiunse con una certa ansia nella voce.
- Tranquillo, piccolo. Ci vediamo presto. – salutò Arthur, prima di sparire con una fiammata verde, diretto a Diagon Alley.
- Ti sposti, per favore, Quattrocchi? Sei seduto sulla mia bambola! – sibilò Ginny rivolta a Percy, levando dal sedere del fratello la bambola di pezza che anni fa era stata regalata al piccolo Ron.
- Cominciamo bene. – borbottò l’interessato, andando a sfogare le sue frustrazioni sul gatto.
- Ehm… ragazzi? – disse Bill rompendo il silenzio che si era creato in cucina. Era strano trovarsi in una posizione di comando, lo faceva sentire quasi in imbarazzo. Soprattutto perché sapeva di non essere molto credibile. – C’è una cosa che devo dirvi. Non potevo prima in presenza della mamma, l’avrei soltanto fatta arrabbiare e…
- Se nei guai a scuola? – chiese Percy.
- Se lo lasci parlare magari… - sbottò Ron. Detestava la gente che interrompeva i discorsi altrui.
- Diciamo che ho fatto tappa in un certo negozio… - Bill notò con soddisfazione l’attesa dipinta sul volto dei suoi fratelli. Ok, il potere aveva i suoi lati affascinanti, bisognava ammetterlo. – Mi riferisco a Zonko.
- Io sto per amarti. – annunciò Fred con gli occhi lucidi. – Tu hai…
- Comprato delle Caccabombe, esatto.
- E tu non me lo hai detto? Frequentiamo la stessa scuola, i nostri dormitori distano quanto uno sputo di gnomo e tu non me lo dici? Sei un Troll, Bill! – Urlò Charlie, offeso ed arrabbiato. – Aspetta un altro anno e poi ne riparliamo. Quando finalmente anche io andrò a Hogsmeade ne vedrete delle belle. Sai quanto potevamo divertirci con quelli? Cosa ce ne facciamo qui?
- Oh be’… basta un po’ di fantasia. Diavolo, sono anni che sogno di mettere le mie mani su quella roba. – disse George, estatico.
- George, sembri matto. – disse Ginny.
- O fanatico, anche. – rimboccò Percy.
- Cos’è una Caccabomba? – chiese nuovamente la bambina.
- Uh, uno degli scherzi più spettacolosi del mondo. – disse Ron.
– Non si può non provarla. – insistette Fred.
- Ragazzi, con quello che le ho pagate non possiamo sprecarle per inutili creature in giardino: se le usiamo, usiamole bene. – disse Bill. Dopotutto, aveva dovuto rinunciare ai Filidimenta Interdentali per quelle. Bisognava farle fruttare.
- Possiamo trovare una vittima. – disse Ginny, pensosa. – Non lei, però. È già stata buttata nel water. – aggiunse tirando la bambola in testa a Fred che era appena scoppiato a ridere.
- Ahi!
- Noioso. – sibilò Ron. Ginny era fortunata, l’ultima volta i gemelli avevano messo la sua testa, in quel maledetto water. Si erano giustificati dicendo di voler sperimentare lo Shampoo super rapido.
- La vittima volendo è più che ovvia. – ponderò Charlie, assumendo un’aria sinistra. – Muriel.
- La vacca! – esultarono Ron e Ginny.
- Non sarà banale? – chiese Fred.
- Io dico che è assolutamente perfetto. – rispose George. – Che ne dici, Bill?
Il ragazzo ci pensò su: come progetto era veramente rischioso, dopotutto come manovali aveva soltanto dei marmocchi lentigginosi, eccettuato Charlie, il buon vecchio sadico Charlie.
- Be’, potremmo provare…

- Ma non possiamo! – esclamò Percy indignato. – E’ nostra zia! - E’ la nostra zia vacca. – precisò Ron. – Proprio vacca vacchissima.
- Vacchissima non esiste.
- Percy dice parolacce. Percy dice parolacce. Percy cocco della zia vacca. – cominciò a canticchiare Ginny, fingendo di giocare per i fatti suoi. Tentare di infilare al povero gatto una cuffietta di cotone si stava rivelando un’impresa complessa.
- Dai Bill, qui non c’è Gazza. – lo tentò Charlie.
- Chi è Gazza?
- Un mostro, Ron.
- Ah. – il bambino decise di non indagare oltre. Le storie di mostri andavano bene solo se era presente papà.
- Qua però ci sono mamma e papà. – fece notare Bill.
- E nonna Cedrella, nonno Septimus, nonna Olivia e zio Bilius. Dai, che vuoi che ti facciano? – insistette Charlie.
- Ok, per Natale sono salvo, ma potrei non arrivare a Capodanno. Ti ricordo che se la prendono solo con me.
- Lo so, è questo il bello. – commentò Charlie. – Dai, non avrai mica paura, no?
- Scemenze, è che non penso sia una buona idea. – Bill fu fulminato da cinque paia di occhi. – Va bene, è un’ottima idea, ma rischiosa. Molto, molto rischiosa.
- Pendiamo dalle tue labbra. – sussurrarono i gemelli con fare febbrile. A Ron scappava da ridere, guardandoli: sembravano cani in calore.
Bill sospirò: - E va bene. Ma dovremo usarne solo una, le altre le teniamo solo per le emergenze e per Hogwarts. Chiaro?
- Conta su di me. – approvò Charlie.
- Ma è una carognata usarne solo una, noi siamo in sette.
- Errato, Ron, siete in sei.
- Decidetevi. – soffiò Ginny dal tappeto.
- Io non voglio partecipare al vostro scherzo stupido e puerile. Voglio passare un buon Natale e non in punizione come voi altri. Io non faccio arrabbiare la mamma. – disse Percy, calcando l’ultima frase e lanciando occhiatacce agli altri, indistintamente.
- In realtà le facciamo un favore. – suggerì George, con l’aria di chi sta spiegando a un cretino qualcosa di estremamente semplice e ovvio.
- Ma lei la invita ogni anno…
- E’ costretta, non può fare altrimenti. – spiegò Bill, tentando di far ragionare il dissidente.
- La odi anche tu, non fingere.
- Charlie io non lo faccio. È un mio diritto dire di no, l’ho letto da qualche parte!
- Certo che hai una scelta. – convenne Fred. – O lo fai, o ti giuro che non solo ti metto la testa nel water, ma mi faccio pure prestare una Caccabomba da Bill, così la proviamo su di te, visto che vuoi tanto bene alla zia. Ti piace?
- Potresti anche fare amicizia con lo spirito della soffitta, secondo me si sente tanto solo. – disse George, enfatizzando la parola “tanto”. Bill trattenne una risata, non era moralmente accettabile incoraggiare i gemellini a compiere atti di bullismo, ma sicuramente sarebbe stato un bello spettacolo.
Percy attese, ma tutti continuavano a fissarlo con aria cattiva; la più inquietante era Ginny: la sua esile figura si stagliava davanti allo scoppiettante fuoco ardente. Sperò che gli si appannassero gli occhiali, almeno non avrebbe più dovuto sostenere il loro sguardo, ma per quell’anno la famiglia Weasley non avrebbe beneficiato dei miracoli di Natale.
- E’ bella la vita quando si hanno delle scelte. – commentò bruscamente.
- Perfetto, piccolo Perce. – disse Charlie imitando il tono di voce della vegliarda. – Ora ti comporti come un degno membro di questa famiglia. Pensiamo ad un piano!
- Ragazzi? Mamma è papà sono tornati! Tutto bene? Non vorrei ricevere una lettera del Ministero che dice che i miei figli giocano con la magia! – cinguettò Arthur entrando in casa, stracolmo di borse. La moglie era dietro di lui, goffamente impegnata a non schiacciare un pacchetto che pareva essere molto delicato.
Gli adulti, decisamente, hanno un pessimo tempismo, pensarono i magnifici sette.
  
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