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Autore: Ceci Princessofbooks    11/10/2013    2 recensioni
Bella, dopo aver ottenuto da Edward una notte insieme, rimane incinta; tra le incertezze del suo amato e la sua determinazione a regalargli la felicità che merita, decide di tenere il bambino. Ma è proprio allora che una donna misteriosa rapisce la giovane, conducendola incontro ad un insolito destino: è stata scelta infatti come sposa di Melas, una potente creatura riemersa dai secoli e dai misi. In una corsa dalle tinte fosche, Edward e Bella combatteranno ancora una volta per il loro amore, contro una minaccia che affonda nelle radici del tempo.
Aggiornamenti settimanali, specie se incentivati da recensioni.
Genere: Dark, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Piccola nota: ho scritto questa storia senza tenere conto degli eventi e gli sviluppi di Breaking Dawn: godetevela con questo pensiero.

 

Capitolo 2

Mio amore

 

Puntellai i gomiti contro il tavolo, abbandonando la testa tra le mani e reprimendo il desiderio di sospirare. Se avessi continuato in questo modo, la mia somiglianza con una teiera sarebbe diventata imbarazzante. La nausea mi perseguitava da un mese, la mia testa era rimasta china sul water un numero impressionante di volte, mi sentivo esausta la maggior parte delle mattine: non ero esattamente nelle condizioni ottimali per sostenere un dibattito sul futuro della mia vita.

Ma non avrei ceduto. Non questa volta.

-Edward, è inutile. Non sono disposta a cambiare idea.-

Edward era seduto di fronte a me, i tratti affilati dalla rabbia. -Bella, quello che dico è che una pazzia. No, non una pazzia. Un abominio.-

A dispetto dei miei propositi, sospirai. -Ti prego, non essere così melodrammatico.-

-Sai quello che intendo- ribatté lui, gli occhi di velluto scuro che balenavano d'oro e di preoccupazione.

-No, non lo so.- ribattei, esasperata -Insomma, Edward, noi ci amiamo, possiamo permetterci di mantenere una famiglia, e possiamo avere un figlio: non c'è niente di abominevole in questo.-

-No, invece, è un orrore, un vero orrore. Qualcuno come...come me non dovrebbe avere dei bambini.-

-Intendi qualcuno di dolce, intelligente, generoso e leale?-.

-Sai quello che intendo.-

Tesi le mani sul tavolo e, prima che potesse ritrarsi, strinsi le sue mani magre e fredde. -E tu sai quello che intendo io. Ti amo più della mia stessa vita. Per qualche motivo che non riesco a spiegarmi, anche tu mi ami. Abbiamo due famiglie anticonvenzionali e affettuose. Abbiamo tutto quello di cui ha bisogno un figlio.-

-Tranne l'umanità.- mormorò, e le sue parole furono come una stilettata nel petto.

-Tu uccidi le persone?- chiesi, furiosa contro di lui, contro di me, contro il mondo e le sue convenzioni -tu rapisci i bambini? Tu ferisci gli altri per divertimento?- la mia presa divenne ansiosa, disperata -Dannazione, Edward, sei più umano di molte persone che conosco.-

-Ma il mio sangue è gelido. La mia pelle è dura come il marmo.-

-Non significa questo essere umano!- gridai, mordendomi le labbra fino a quando sentii il sapore del sangue -Essere umano significa non fare del male agli altri, tentare di cercare la propria felicità e non impedire alle altre persone di fare lo stesso. E tu fai tutte queste cose.-

Edward saltò in piedi, tanto velocemente da confondersi in una nebbia di movimento. -No, Bella. Per quanto ci provi, e, oh dio, quanto ci provo, non sarò mai altro che un mostro.-

Mi volse le spalle, allontanandosi e incurvando le spalle. In quel momento sembrò di nuovo indifeso, sperduto in una terra remota, e ricordai la sera in cui mi era parso un angelo; un angelo dalle ali di piume bianche, e spezzate.

Scivolai in piedi e gli arrivai alla schiena, ben sapendo che avrebbe potuto sfuggire al mio tocco in qualsiasi momento; ma lui non lo fece, e mi permise di intrecciare le braccia alle sue, fino a sentire la nostra pelle sfiorarsi, fino a quando percepii il suo respiro sulla mia guancia. In quel momento fui colmata dalla sensazione di pienezza e di orgoglio che sa infondermi solo lui, l'impressione di aver trovato il ricamo cui appartengo, di essere intessuta nel punto nato per me nell'arazzo del mondo. Intrecciata a un filo d'oro. -Tu non sei un mostro, Edward; sei un individuo, un individuo che può amare e conoscere e ridere come chiunque altro. Non lasciare che poche ombre nascondano tutta la luce che c'è in te.-

Per un attimo, fu tutto silenzio; poi le sue dita si strinsero alle mie, e non potei trattenere un sospiro di sollievo; finché avessimo avuto quello, nulla avrebbe potuto sconfiggerci. Mai.

-E poi...poi tu non hai ancora finito la scuola.- sussurrò, tentando di mascherare l'incertezza con un tono risoluto.

Sorrisi contro il suo collo. -Quando la gravidanza comincerà a essere evidente, mi sarò già diplomata.-

-E Charlie? E tua madre?-.

-Mia madre si è trovata in una situazione come la mia, e non aveva un ragazzo meraviglioso su cui contare. E Charlie darà un po' di matto, alzerà la voce e invocherà tutti i santi del paradiso, ma alla fine capirà, lo sai anche tu.-

Si voltò verso di me, sollevandomi il mento: i suoi occhi erano polle d'acqua bruna, fitte dei riflessi dorati del sole. -Ho paura di quello che potrebbe accaderti, Bella. Hai sentito Carlisle: non c'è mai stato un caso come il nostro, non sa cosa...cosa il bambino...cosa il bambino potrebbe fare al tuo corpo.- la sua voce divenne un mormorio -Potrebbe ucciderti.-

Lo strinsi a me, le mie labbra che si muovevano sulle sue. -É ciò che voglio, Edward. Stare con te e avere questo bambino. Sono le cose che voglio di più al mondo. Vorrei davvero darti una famiglia, una vita vera. E ora ne ho la possibilità; non me la lascerò sfuggire, per niente al mondo.-

Rimanemmo così, gli sguardi che si sprofondavano l'uno nell'altro, e nel suo vidi molto: vidi tutto il suo amore, e tutta la sua paura; vidi tutta la sua rabbia, e tutta la sua riconoscenza. E, fioco, vulnerabile, vidi affiorare il desiderio di credermi; un altro piccolo paio di ali, che mi battevano tra le mani, così facili da schiacciare, così difficili da proteggere. Promisi a me stessa che le avrei custodite per tutta la mia vita.

Edward respirò profondamente, posando la sua fronte fresca sulla mia. -Devo essere pazzo. Ma so che ti farebbe male, infinitamente male, se ti chiedessi di rinunciare. E forse, forse, è una cosa troppo rara e preziosa e insostituibile per rinunciarvi.-

Sorrisi, infondendovi ogni frammento della mia speranza, della mia decisione. -Grazie- sussurrai -Prometto che sarà bellissimo.-

Mi strinse il volto tra le mani, riavviandomi i capelli. -Sarà bellissimo.-

E sulle sue labbra, parve quasi una promessa.

 

Gli occhi di Alice, quando mi aprì la porta, furono più eloquenti di qualsiasi domanda. -Allora?-.

Respirai profondamente. -Allora...- iniziai con tono solenne, ma sentii un sorriso schiudermi le labbra senza che potessi impedirmelo -...ha detto sì.-

Lo strillo della mia amica mi perforò le orecchie con sovrannaturale potenza. -è magnifico, Bella!- esclamò, gettandomi le braccia al collo -sarò zia!-

Mi misi a ridere, districandomi dall'abbraccio mozzafiato: sapevo di poter sempre contare su Alice. Non avevo mai conosciuto qualcuno tanto in grado di vedere gli scintilli degli altri, di mostrare quante meravigliose sfumature potesse rivelare ogni gesto, ogni suono, ogni scaglia di mondo. Non avevo mai conosciuto qualcuno così innamorato della vita, di tutte le sue gioie e delle sue ferite.

Risposi al suo sorriso, consapevole di quanto il mio risultasse scialbo e mortale rispetto all'immacolato candore del suo. -Sembra proprio di sì. Spero proprio che tra qualche mese tu possa diventare zia Alice.-.

Ovviamente, notò il mio tono cauto. -Edward ti ha contagiato con la sua tetraggine?-.

-No- risposi, e non potei evitare che un tremito incrinasse la mia voce. -No, in realtà lo capisco. Anch'io sono piuttosto spaventata. Molto spaventata. Tremendamente spaventata.-

-Oh, andrà bene, Bella- mi prese per mano, conducendomi nel soggiorno vuoto. -Vedrai.-

Risposi alla sua stretta, sedendomi sui soffici cuscini del divano. La pallida luce del pomeriggio d'aprile pioveva come una carezza gentile sugli arabeschi del tappeto, avvolgendo la mia amica in un morbido, etereo bagliore che acuiva ancor più la somiglianza con un elfo di primavera. I l suo sguardo splendeva come ambra. -Lo sento. L'ho visto.-

Questo pensiero rabbrividì nella mia mente, come un sussulto, come un fremito di anticipazione. Conoscevo le sue visioni, i suoi scorci luminosi e confusi come acquerelli su ciò che sarebbe venuto. Sapevo che il futuro che intravedeva era solo uno dei molti possibili, e che qualunque minima variazione nei pensieri e nei gesti avrebbe potuto cambiarlo. Ma ciò non offuscava il tepore che mi galleggiò nello stomaco al pensiero che, in qualche modo, per qualche incanto, io ed Edward saremmo potuti essere davvero felici.

Insieme, decisi, come una famiglia.

Arrivò in quel momento. Una fitta bruciante, fin nel profondo del ventre, come un pugnale incandescente. Boccheggiai, piegandomi su me stessa, e tentando disperatamente di imparare di nuovo a respirare.

Una mano fresca si posò sulla mia fronte, e io potei solo chiudere gli occhi con riconoscenza. -Tutto a posto, Bella?- chiese con un mormorio gentile. -Sei diventata più bianca di me.-

-Sì...- deglutii, raddrizzandomi goffamente e abbandonandomi contro lo schienale -sì. Solo una fitta. Mi è già capitato, e Carlisle dice che è normale: il mio corpo non è esattamente adatto al bambino, e devono prendersi le misure a vicenda.- tentai un sorriso, pur sapendo che doveva essere una prova molto penosa. -Ti prego, non guardarmi con quell'espressione alla Edward o mi metto ad urlare.-

A volte, sebbene non fossero fratelli, si somigliavano davvero molto: un timbro della voce, l'ombra in un gesto.

Alice, con mio sollievo, rise, alzandosi in piedi; quando si voltò di nuovo verso di me, però, il suo sorriso si era fatto pericolosamente malizioso. -Ah, ma io non ero preoccupata per questo- aggiunse, avvicinandosi alla porta sospettosamente accostata. -Ma perché se fossi stata male, non avresti potuto goderti questa...-.

-...Festa di Congratulazioni!- esclamò in coro il resto della sua famiglia, sbucando da dietro il battente, i volti raggianti, le mani ricolme di piccole confezioni di carta velina rosa.

Oh mio Dio. Questo era oltre ogni immaginazione. E non esattamente in senso buono.

Credo che la mia espressione fosse sospesa tra l'aborto di un sorriso e l'assoluto orrore.

-Ma...- balbettai -...ma che...?-.

-Calma, non fingere di non essere inorridita; sappiamo quanto detesti le feste a sorpresa, ma in quest'occasione non potevamo proprio impedircelo.- intervenne Esme, avvicinandosi per prendermi la mano.

Il mio sorriso divenne un poco più naturale. -Ma perché i vampiri sono così ossessionati dalle feste?-.

-è qualcosa legato alla nostra tenebrosa natura- dichiarò Carlisle, tentando uno sguardo degno del Conte Dracula di un film di serie B. Inutilmente.

-Certo. È una vera perversione.- sussurrò Edward, scivolando verso di me tra le ali dei suoi compagni, schiuse come petali di un fiore. -A parte le sciocchezze, volevamo davvero farti sentire che ti saremo accanto, Bella. Fino alla fine, e per sempre, se ce lo permetterai.- si sedette accanto a me, stringendomi appena le spalle. -Se me lo permetterai.-

Guardai i suoi occhi, e vi scorsi tutto il suo timore, scorsi secoli di attesa, di tormento, di notti insonni e fredde di solitudine; tutto la sua fame di vita e di amore e di sogni. E sperai di riuscire a darglieli, perché nessuno lo meritava più di lui.

-Certo che te lo permetterò.- mormorai, prima di baciarlo nelle grida e le risate della sua famiglia.

 

   
 
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