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Autore: Fox writer    11/10/2013    0 recensioni
Un’altra fiammata investì il gruppo, ma quella volta lo scudo riuscì a rimanere intatto.
Un’altra pausa, un movimento rapido di Leila, un urlo assordante e poi il silenzio.
[...]Il corpo esanime del mostro si afflosciò al fianco delle ragazze, che furono prese da un conato di vomito.
La ninfa si avvicinò a quella pelle ustionata ed estrasse il pugnale che aveva lanciato contro l’animale, colpendo, con una precisione impressionante, un punto poco sotto la gola.
TRATTO DAL SETTIMO CAPITOLO
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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V CAPITOLO

La seconda prova

 

Il secondo stregone era di poche parole, disse solo che la seconda prova si sarebbe svolta in un lungo cunicolo pieno d’acqua, dopodiché fece il solito gesto con la mano e fece apparire l’entrata della galleria.

Le tre si affacciarono e videro che fin da subito il cunicolo era pieno d’acqua. Sofì, naturalmente, sapeva che esistevano delle magie per respirare a lungo in spazi sprovvisti di ossigeno, ma erano tutte di livello superiore a quello che loro avevano raggiunto; nonostante il quarto livello fosse del tutto rispettabile, era ancora troppo basso per magie serie e potenti come quella.

  • Ma certo! Le radici dell’albero Acquar! Come ho fatto a non pensarci subito?-

Mentre l’elfa rifletteva scrutando l’acqua, nella sua testa, aveva cominciato a prender forma una piccola idea che, piano piano, era cresciuta, colpendola poi come un fulmine a ciel sereno

Susan e Leila, che sobbalzarono all’urlo di Sofì, chiesero spiegazioni e la ragazza gliele fornì:

  • L’albero Acquar è un albero che fornisce l’acqua agli alberi del bosco, perciò ce ne deve essere uno in ogni bosco o foresta, senza di lui gli alberi normali seccherebbero per mancanza di acqua. Inoltre le radici servono a preparare pozioni per respirare sott’acqua, l’effetto è meno duraturo di quello degli incantesimi, ma dovrebbe bastarci.-

Susan e Leila chiesero ancora:

  • Ma sei sicura che l’albero Acquar ci sia anche in questo bosco? Insomma, questo è solo un sogno.-

  • No ragazze, sono sicura che l’albero ci sia anche qui, venite.- e senza aggiungere altro, fece cenno alle compagne di seguirla.

Sofì si incamminò tra gli alberi con passo deciso, seguita dalle due amiche che si domandavano come facesse l’Elfa dei boschi a sapere dove si trovasse l’albero che le avrebbe aiutate a superare la prova.

Dopo aver camminato per pochi minuti si ritrovarono dinanzi ad un albero stupendo.

L’albero Acquar era un arbusto dal tronco e dai rami sottili, alto poco meno di Sofì, che nel gruppo era la più bassa. Inoltre, per rendere la scena ancor più magica, intorno all’albero si stagliavano otto alberi di maggiori dimensioni e dal corpo intricato che sottolineava quello snello e slanciato di Acquar.

Le ragazze capirono che la disposizione non era casuale, infatti, se si immaginavano delle righe che avessero collegato gli otto alberi tra loro si sarebbe notato che creavano una stella ad otto punte con, esattamente al centro, l’albero Acquar. Tutto ciò, oltre a rappresentare il simbolo della magia, era una stilizzazione dell’universo in cui era immerso il Regno della Luce: al centro, nella sua perfezione, stava il regno con i suoi otto reami rappresentati dagli otto rami maggiori dell’albero Acquar (dal tronco si diramavano altri otto ramoscelli di minori dimensioni, ma le ragazze non ci fecero molta attenzione). Gli otto alberi, ovvero gli otto vertici della stella rappresentavano gli otto pianeti che ruotavano attorno al Regno della Luce, tre cui Saar, o stella di luce, che illuminava il regno grazie alla sua luminosità.

Le foglie dell’alberello erano la parte più straordinaria, assomigliavano ad un involucro trasparente pieno d’acqua che emanava riflessi azzurri e cristallini.

A stargli vicino si percepiva quanta magia ci fosse in quel tronco sottile.

  • Vi chiederete come facevo a sapere dove fosse, è molto semplice: quando ero piccola e non andavo ancora all’accademia di magia, andavo spesso nel bosco vicino a casa con mio padre, un giorno mi separai da lui di nascosto e mi inoltrai tra gli alberi. Mi ritrovai in un luogo esattamente come questo; otto alberi in cerchio e uno, straordinario, al centro.

  • Mi fermai a guardarlo per molto tempo, fino a che mi parve di sentire una voce, non era quella di mio padre, assomigliava ad un fruscio, come il rumore che il vento produce, quando soffia tra i rami degli alberi e accarezza le foglie. Capii che era stato l’albero a parlare e mi aveva detto di avvicinarmi a lui. Dopo che mi fui avvicinata vidi che da un foro nella corteccia stava uscendo un liquido denso e azzurro, la voce frusciante mi disse di prendere la goccia di resina, perché il liquido era resina dell’albero Acquar, e di non separarmi mai da essa; mi sarebbe stata utile per trovare in ogni bosco uno dei suoi fratelli e che se un giorno gli alberi Acquar fossero stati in pericolo, la goccia di resina mi avrebbe suggerito come aiutarli.-

Dopo che Sofì ebbe detto questo infilò una mano nella tasca della sua tracolla ed estrasse una goccia di resina straordinaria, era dello stesso colore delle foglie dell’albero ed emanava gli stessi bagliori, aveva la forma di una lacrima, anche se era grande il triplo di una lacrima normale. Dentro di essa sembravano esserci delle bollicine argentate che volteggiavano leggere.

La lacrima vibrava leggermente, poiché era vicina ad uno dei fratelli del suo creatore.

Susan e Leila erano stupite e meravigliate dalla storia dell’amica, la quale non aveva mai raccontato loro, niente di questa fantastica storia. Avrebbero voluto farle delle domande, ma sapevano che non c’era tempo e così, dopo che Sofì ebbe riposto accuratamente la Lacrima Acquar, si misero a cercare le radici.

Ne estrassero una decina, la quantità minima per creare un infuso che le avrebbe fatte sopravvivere sott’acqua per circa tre ore.

Ci pensò Sofì a preparare la pozione e le altre si stupirono di come si muovesse facilmente ai piedi dell’albero, al quale, loro, mostravano rispetto e sentivano sopra di loro il timore reverenziale ch’egli incuteva. Sofì fece comparire una piccola terrina di terracotta, staccò un paio di foglie acquose e le strizzò sopra la ciotola che si riempì di un liquido fluorescente, come quello che poco prima stava all’interno delle foglie. Infine accese un Fuoco Azzurro, una magia molto semplice che crea un fuoco che non brucia ma ideale per scaldare pozioni magiche, inoltre, una particolarità di quel fuoco è che lo puoi tenere sul palmo della mano senza scottarti. Sofì aspettò che il liquido iniziasse a bollire e ci sbriciolò dentro le radici, l’acqua iniziò a colorarsi di un blu intensissimo.

Le tre ragazze ne bevvero un sorso a testa e tornarono nella radura dove le aspettava la prova.

Susan si tuffò per prima e appurò che la pozione funzionava, poteva respirare benissimo come se si fosse trovata sulla terra ferma.

Mentre nuotavano avevano la percezione di scendere sempre più in profondità e questo le preoccupava leggermente.

Una volta entrate in acqua avevano pensato che il peggio ormai era passato e che sarebbe bastato nuotare un po' per trovare la gemma...come si sbagliavano.

Stavano nuotando velocemente per non sprecare neanche un secondo che la pozione regalava loro, quando sentirono un ruggito. Girarono immediatamente la testa e quello che videro non piacque loro per nulla: dietro di loro c’erano tre tritoni, cioè uomini con la parte inferiore del corpo costituita da una coda che pare quella di un pesce.

Tutti e tre gli inseguitori erano armati di tridenti e guadagnavano velocemente terreno.

Leila provò a creare una barriera che impedisse ai tritoni di passare, ma scoprì con orrore che sott’acqua gli incantesimi non funzionavano, provarono a nuotare più velocemente ma presto si ritrovarono accerchiate. I tritoni agitavano i tridenti contro di loro e quando Leila provò a strapparlo di mano a quello che aveva di fronte, fu colpita alla testa e svenne.

La ninfa riaprì gli occhi poco dopo e si ritrovò accasciata sul fondale di pietra vicino a tre bastoni. Subito le venne un’idea. Prese i tre legni e ne lanciò uno a Susan e uno a Sofì, si stupì del fatto che i bastoni si erano mossi come se non ci fosse l’acqua a bloccarli e che non galleggiassero, ma tutto poteva succedere in un posto del genere.

Le tre ragazze ingaggiarono un combattimento con i tritoni usando i legni come spade. Avevano sempre amato l’arte della spada; spesso, da piccole, si erano trovate al parco per giocare con bastoni simili a quelli che stavano usando. Bastava prenderne uno in mano ed eccole trasformate in cavalieri erranti, pronte a vivere magnifiche avventure. Ma ora era decisamente diverso, i tritoni, grazie ai loro tridenti erano più avvantaggiati, senza contare le punte acuminate e la velocità con la quale li maneggiavano.

Non c’erano stati grossi danni durante la battaglia, a parte per i graffi che un tritone aveva procurato a Susan.

Le ragazze erano decisamente impacciate nei movimenti per via dei vestiti e i legni non erano le armi migliori per un combattimento corpo a corpo.

Leila si basava più che altro su degli affondi, cercando di mettere in difficoltà l’uomo-pesce, al contrario di Sofì che giocava tutto sulla difesa. Susan cercava di tenere il giusto equilibrio tra le due tecniche, ma nemmeno lei ebbe molto successo.

Ad un tratto un potente fragore fece smuovere le acque che si agitarono e sbatterono i combattenti contro le pareti del cunicolo. I tritoni, spaventati, sparirono nuotando rapidi tra le acque, lasciando le ragazze, nuovamente sole, dinanzi ad un nuovo problema.

Una pesante barriera era calata sul cunicolo sbarrando la strada. Era una spessa parete di roccia che ostruiva completamente la strada.

Subito si misero a tastare la fredda roccia, cercando una fessura o una protuberanza che avrebbe potuto aprire un passaggio, ma non c’era niente di niente: era una parete perfettamente liscia e levigata, avevano perso.

Mancava poco allo scadere dell’effetto delle radici e non erano riuscite a trovare la seconda gemma e ormai non sarebbero neanche riuscite a tornare in dietro in tempo. Aveva ragione la mamma di Susan, non sarebbero mai dovute partire per quella prova.

Sconsolate si lasciarono cadere sul fondale e Sofì si sedette su una pietra.

Appena si fu appoggiata ci fu un rumore come se fosse scattato un meccanismo e dalla parete di roccia si staccò un grosso blocco di pietra che rivelò un passaggio.

Vi passarono attraverso velocemente e sbucarono in una specie di stanza sotterranea che, rispetto al resto del cunicolo, presentava solo un sottile strato d’acqua sul pavimento e le ragazze poterono ricominciare a respirare l’aria ricca di ossigeno. Al centro della stanza c’era un’isola, e sullo spiazzo di terra c’era un tavolino con sopra la gemma.

Senza pensarci due volte, salirono sull’isolotto e ripresero fiato.

Dopo che si furono riprese si alzarono e si diressero verso la gemma.

Speravano con tutto il cuore che quella gemma potesse essere presa senza bisogno di usare la magia.

Per una volta la fortuna girò dalla loro parte; toccata la gemma, bastò stringerla per afferrarla.

La gemma l’avevano raggiunta, ma non avevano più fiato per rifare il percorso all’indietro.

Si misero ad ispezionare la stanza alla ricerca di un altro passaggio. Fu Leila a trovare una crepa nella parete nella quale sbucavano delle radici.

  • Se ci sono delle radici vuol dire che qua sopra c’è un albero, e un albero può crescere solo in superficie, queste radici arrivano dal bosco dove si trovano gli stregoni!- enunciò con felicità la ninfa.

Fortunatamente le pietre che formavano la sala erano friabili, e così riuscirono a scavare un buco abbastanza largo per passare. Dovettero scavare per molto tempo, ma riuscirono ad arrivare in superficie.

Infilarono anche la seconda gemma nella bisaccia di Susan e si diressero verso il terzo stregone riflettendo sull’immensa fortuna che avevano avuto.

 

******



Eccomi qua, dopo secoli sono tornata cari lettori. Comincio ringraziando tutti coloro che leggono e recensiscono tutti i miei capitoli, grazie mille!



E ora vi chiedo: come vi sembra la storia? Vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate, il parere dei mie lettori è forse una delle parti più importanti per la stesura di una storia e mi piace ricevere anche recensioni negative perchè, solo riconoscendo i propri errori si può migliorare.



E ora...arrivederci al prossimo capitolo!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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