Ebbene, una settimana piena mi ha tenuta
ben lontana dal pc, e adesso l’ho acceso solo per sistemare e pubblicare
l’epilogo.
Spero che questa storia vi sia piaciuta,
o che vi abbia lasciato qualcosa :)
Io mi son divertita molto a scriverla e,
beh… Ringrazio tutti quelli che l’han seguita/preferita/ricordata e chi mi ha
lasciato un parere :) La prossima Repayment sta tutta nella mia testa; volevo
prima finire anche qualche altra storia (ne ho troppe in corso) per poi
iniziarla, e avendo tirocinio e esami forse ci metterò un po’… Ma non demordo,
e ricordatevi che le idee ci sono :)
Buona lettura!
Epilogo
La
scelta era difficile.
Dopo
aver scoperto la verità, dopo che Rodolphus fu processato e condannato, dopo i
sentimenti nati e condivisi, dopo tutto… Questo.
Entrambi
i genitori erano preparati a subire una grossa delusione, a cercare di ingoiare
il rospo, ripromettendosi di non avercela l’uno con l’altro. Dopotutto, Eva era
maggiorenne, e aveva due famiglie.
Doveva
solo decidere con chi stare.
Con
i White, con cui aveva condiviso la vita fino a quel momento? Con i genitori
che l’avevano scelta, accudendola
come se fosse loro figlia?
O
con i Potter, che la stavano cercando da tutta una vita? Con la famiglia che
l’aveva persa, a cui era stata
ingiustamente sottratta?
Eva
sorprese tutti.
“Vivrò
con Severus.”
Anche
lo stesso professore la guardò scioccato, non aspettandosi quelle parole.
“Sempre
se a lui va bene.” aggiunse poi, rivolgendo un timido sorriso all’uomo.
Quattro
teste si girarono nella sua direzione, confuse e con uno sguardo sospettoso.
“Ehm…
Insomma… Per me non ci sono problemi…”
“Professor
Piton.” lo interruppe Harry “Lei lo sa, vero,
che lei non è…?”
“Lo
so, Potter.” rispose lui, freddo “E
lo sanno tutti.”
Eva
riportò l’attenzione su di sé, tossendo.
“Non
è stata colpa sua. È colpa mia.”
“Ma…
Cosa?” chiese Abbie, perplessa.
Eva
sospirò.
“Mamma,
forse è meglio se ti siedi…”
***
“Che cosa?!”
Tre
di loro li stavano guardando sconvolti, tranne Harry. Lui aveva già compreso, e
si era in qualche modo rassegnato. Valutava, ma in silenzio, mentre la
confusione attorno a loro cresceva.
Onestamente,
Severus avrebbe voluto essere da qualsiasi altra parte, piuttosto che lì. Lo
stavano guardando come se volessero strozzarlo e, beh, lui non poteva dar loro
torto.
“È
stata colpa mia.” insistesse Eva, serrando i pugni e alzando il mento, cercando
di farsi valere “Lui non voleva, ma alla fine l’ho convinto.”
“Ma
sei uscita di testa?! Potrebbe essere tuo nonno!”
“Oh,
questo è un reato, so che è un reato da qualche parte, avete troppi anni di
differenza, e se c’è un modo legale per sbatterlo in prigione a vita io lo
troverò e lo userò…”
“Ehm.”
interruppe tutti Harry, prima che Ginny avesse anche solo la possibilità di
aprire bocca “Tecnicamente, la vita media di un mago è di centocinquant’anni.
Il professor Piton è, uhm, a circa metà del suo tempo, ecco.”
“Ma
tu da che parte stai?!” urlò Ginny, prendendosela con il marito, mentre anche
Abbie a Alan si giravano irati verso di lui.
Tre pari. Almeno quello, pensò Severus, valutando la situazione. Non aveva
detto niente e aveva cercato di rimanere impassibile. Non capiva perché Eva avesse dovuto sbandierare
tutto, perché adesso…
Harry
si passò una mano fra i capelli, nervoso. Non andava giù neppure a lui tutta
quella situazione, però…
“…
Ginny. Lo sai meglio di me. Se Piton la ama, allora non c’è niente da fare, e
sinceramente mi sento anche un po’ sollevato nel sapere che… Ci sarà lui a
proteggerla.”
“Cosa?
Amore? Siamo seri, questa è una cotta di Eva e un… Non so che di un vecchio.”
“Noi
ci siamo fidati di lui! È stato a cena a casa nostra, e oh cavolo, Eva…”
“Basta!”
urlò di nuovo lei, zittendo tutti “Ho detto basta. Non mi serve il vostro
permesso. Ho diciotto anni. A voi sta solo decidere se mi volete ancora nella
vostra vita o meno.”
Ginny,
che era rimasta zitta, fissando Harry negli occhi, si girò preoccupata verso la
figlia.
Era
così, dunque? Aveva appena ritrovato sua figlia per perderla di nuovo, dato che
non accettava il compagno che si era scelta?
Il
compagno che si era scelta… L’ironia di vedere Severus Piton accanto a Lily era
evidente. Eppure, Harry… Non aveva forse ragione?
Se
Piton la amava, allora Eva sarebbe stata sempre al sicuro e protetta. Se
l’amava, l’avrebbe riempita di amore come non aveva mai potuto fare in vita, ma
come avrebbe sempre desiderato fare…
Fece
un passo verso l’uomo, riportando l’attenzione di tutti su di lui.
Severus,
con anni e anni di Occlumanzia alle spalle, non tradì il minimo nervosismo e
mantenne un’espressione neutra, ma dentro di sé poteva sentire il cuore
martellargli in gola.
Ginny
alzò la testa e pose un’unica domanda.
“La
ami?”
Tutti
si zittirono, e persino Eva smise di fronteggiare i suoi genitori adottivi per
girare la testa verso di lui.
Alla
fine, era così semplice. Sapeva già la risposta, era arrivato solo il momento
di condividerla.
Non
poteva più scappare di fronte a ciò che provava.
Non
poteva più avere paura di se stesso.
Non
dopo aver trovato qualcosa per cui valesse la pena, e che non fosse solo un
ricordo sbiadito.
“Sì.”
Eva
si aprì in un enorme sorriso e gli si buttò fra le braccia, e lui la strinse,
sorridendo, così, davanti a tutti e incurante del resto.
Si
sentiva… Vivo. Di nuovo libero di vivere le sue emozioni, senza maschera, senza
timore.
Alla
fine, fu quel sorriso a convincere Ginny, più della risposta.
“Allora,
ti affido mia figlia. So che ogni altra raccomandazione è inutile.”
Ci
furono altre proteste da parte di Abbie a Alan, a cui Harry e Ginny si
occuparono di rispondere.
Severus
e Eva sembravano troppo persi in quell’abbraccio, per prestare attenzione a
qualsiasi altra cosa.
***
Severus
aveva comprato un’altra casa.
Il
Ministero, una volta che Harry Potter disse a tutti di aver ritrovato Severus
Piton, gli rimborsò in un’unica rata la rendita vitalizia che gli sarebbe
spettata dopo la guerra.
Il
professore, perciò, scelse con Eva una piccola villetta, abbastanza grande per
due o tre persone, a metà strada fra il paese di Eva e Godric’s Hallow, dove
vivevano i Potter. Harry aveva collegato subito il camino della casa sia a casa
White che alla propria, ed Eva aveva imparato ad utilizzare la Metropolvere
come prima cosa.
Anche
Minerva non ci aveva messo molto ad abituarsi alla nuova casa e alle nuove
comodità: Eva aveva comprato un sacco di giochi solo per lei; giochi che
sarebbero andati bene ad un gatto piccolo, ma con cui Minerva aveva
simpatizzato presto, reclamandoli con le unghie e con i denti – letteralmente –
come suoi.
Per
il resto, per la magia, Severus era
un ottimo insegnante. Dopo il trasferimento si era messo d’impegno per far
diplomare Eva. Erano partiti dalle basi, dopo aver fatto un giro a Diagon Alley
per comprare la bacchetta e tutto l’occorrente, e Eva era un’allieva
entusiasta, anche se non imparava molto in fretta.
Pazienza,
avrebbero avuto tempo.
Avevano
tutto il tempo del mondo.
***
Lily
tornò a trovarla in sogno circa due anni dopo la prima volta.
“Nonna!”
esclamò Eva, riconoscendola. Si trovavano in un prato e il vento scompigliava
loro i capelli, dispettoso.
“Lily
Luna, mia cara.”
Eva,
oramai, si era abituata al suo doppio nome. I suoi genitori adottivi, i suoi
amici e Severus la chiamavano Eva, mentre i Potter e la sua altra famiglia – ci
aveva messo mesi a memorizzare facce
e nomi, da quanti erano – la chiamavano Lily.
“Come
mai qui? Dopo tutto questo tempo?”
Lily
rise, poi si alzò e le venne incontro, abbracciandola.
“Saranno
due gemelli bellissimi.” le disse.
“Co…
Gemelli? Ma che dici?”
“Beh,
i figli tuoi e di Severus.”
“Ma
io non sono incinta!”
“Oh,
non ancora!”
“Ma
Severus è sempre così scrupoloso…”
“Accadrà,
vedrai. Prima di quanto credi.”
Quando
si svegliò, Eva si tastò la pancia, ma sembrava come sempre piatta e vuota.
Siccome
erano solo le quattro di mattina – l’orologio sul comodino non sbagliava – si
rigirò nel letto, trovando Severus; si accoccolò all’uomo e riprese a dormire.
***
Noemi
aveva appena finito di frequentare il college e si era laureata da poco. Le ci erano
voluti solo tre anni, dopo la maturità.
Aveva
fatto una festa in grande, invitando ovviamente Eva e Severus – quest’ultimo
suo malgrado –. Con il tempo aveva imparato a conoscere l’uomo, ma non gli
ispirava ancora fiducia.
Eva
era migliorata moltissimo negli studi e, a volte, si divertiva a combattere per
finta con i suoi fratelli o con i suoi cugini. Suo padre, Harry, le diceva che
avrebbe avuto un futuro come Auror, una volta preso i M. A. G. O.
La
festa era in un locale, che Noemi aveva affittato per tutta la notte.
Mangiarono,
bevvero e ballarono per parecchio tempo. Persino Severus, dopo qualche bicchierino
di troppo – che Eva gli spinse con forza in bocca, ovviamente – si lasciò
andare e scese in pista.
Nella
sua testa vorticavano le immagini della ragazza. Erano passati anni e lei era
ancora al suo fianco, innamorata come e forse anche più del primo giorno.
Si
sentiva fortunato.
Ho fatto bene a lasciarmi i miei timori
alle spalle.
Nonostante
l’età, forse complice l’alcool, dopo la festa lui ed Eva si diedero alla pazza
gioia. Era stato strano resisterle persino mentre erano in discoteca, ma da
qualche parte nella sua mente sapeva che fare certe cose in pubblico era sbagliato.
Il
giorno dopo si svegliarono, nudi, in mezzo al letto sfatto.
Severus
sentiva male dappertutto e non era passato istante, da quando aveva aperto gli
occhi, che non si fosse lamentato.
“Ricordami
di non andare mai più in un posto simile.” stava dicendo, per l’ennesima volta,
mentre Eva tornava dal bagno dopo aver fatto la doccia. Lui avrebbe voluto
seguirla, ma non riusciva neppure ad alzarsi.
Lei
rise e gli si sedette accanto, accarezzandogli i capelli.
***
Il
terzo giorno di fila che si svegliò in preda alla nausea e al vomito, Eva si
ricordò del sogno che aveva fatto ormai più di un anno prima.
“Oh
porc…!” esclamò, asciugandosi il viso.
“Che
succede? Stai ancora male?” le chiese Severus, affacciandosi alla porta,
preoccupato.
“Mh.”
disse Eva, in tono neutro, piegando la testa “Severus, ti senti pronto per la
paternità?”
Lui
strabuzzò gli occhi e si strozzò con la sua stessa saliva. Quando si fu ripreso
rialzò lo sguardo – aveva le lacrime agli occhi per la tosse – e le disse:
“Stai scherzando, vero?”
Eva
lo superò, andando in camera a buttandosi a pancia in su sul letto. Si toccò il
ventre, sovrappensiero.
“A
quanto pare no.”
“Ma
noi non abbiamo mai…”
“Dopo
la festa di Noemi.”
Severus
si zittì, sedendosi accanto a lei, circospetto.
“Eravamo
ubriachi, Severus. Probabilmente non te ne sei ricordato.”
“Però”
disse lui, in difficoltà “Non è detto che un po’ di vomito possa stare a
significare per forza…”
“L’ho
sognato.”
Severus
rimase zitto, incredulo, mentre Eva eseguiva una mezza piroetta e si metteva
seduta accanto a lui.
“Me
l’ha detto Lily.” disse, prendendogli le mani.
“…
Lily?”
“Oh,
sì. Era già successo, in passato. Mi aveva avvertito che sarei stata felice con
te, che avrei conosciuto Harry, che il mio vero nome era Lily Luna.”
“Ma
questo quando…?”
“Il
giorno prima di scoprire tutto.” rispose lei “È vero, l’ho sognato più di un
anno fa questo, ma so che è vero. Lo
sento. Ogni tanto mi capita di prevedere le cose, di fare sogni che si
avverano… Tipo quando mi sono scottata con l’acqua della pasta, o quando ho
incontrato per la prima volta il ragazzo di Noemi… Credevo che fosse, ecco,
normale. Ma solo due volte ho sognato Lily, e la prima volta mi ha detto cose
esatte, quindi…”
“In
poche parole, sei una Veggente.” concluse Severus, che si stava appigliando a
tutto pur di non pensare a quello. A
un bambino in arrivo.
Eva
alzò gli occhi al cielo, pensando.
“…
Può essere, non ci avevo mai pensato… Ma le profezie non funzionano in un altro
modo?”
“Ci
sono diversi modi per essere Veggenti, Eva. C’è chi profetizza facendo gli
occhi vacui e la voce strana, chi legge il futuro nelle stelle e chi lo scopre
tramite i sogni.”
Eva
sorrise, riportando la sua attenzione su Severus.
“E
allora, pronto per fare il padre?”
Povero me…!
“Insomma…
Magari prima potresti fare un test… Merlino, i tuoi mi uccideranno, e intendo
tutti e quattro…”
Eva
rise, alzandosi con l’intenzione di vestirsi.
“Ah,
Severus…” disse infine, mentre stava per uscire dalla porta. Severus era
rimasto seduto sul letto, ancora incredulo.
Da
una parte vedeva un bel bambino tutto suo, che gli somigliava e che somigliava
ad Eva, e gli faceva una tenerezza incredibile.
Dall’altra
era spaventato a morte.
“Che
c’è?” le chiese, alzando lo sguardo.
Eva
aveva l’espressione luminosa e birichina che lui associava ai bambini che
facevano una marachella.
Oh, Merlino…
“Sono
gemelli!”
Lo sapevo! Sono finito!
Eva
uscì, ridendo, e Severus si sdraiò sul letto.
Forse
non era poi un male.
Una famiglia mia.
No,
non era un male.
Si
riaddormentò, con il sorriso sulle labbra.