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Autore: lady hawke    12/10/2013    4 recensioni
C'è sempre un minimo comun denominatore che porta due persone a incrociarsi, nel tortuoso cammino della vita. A volte è un luogo, una persona comune o uno stato mentale. Nel caso di Loki e Darcy è la pazzia. Cambia il modo di manifestarsi, ma non la sua sostanza. E' per questa strana somiglianza che, forse, resistono senza doversi uccidere per forza.
Picola serie di flash su Darcy e Loki.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darcy Lewis, Loki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Loki/Darcy. Pacchetto Hemingway Prompt: «Dovranno uccidere il tuo nome prima di uccidere te», Il Gladiatore  Parole: 418


Vento nelle orecchie

Loki è stato convinto a lungo di essere un dio, per poi scoprire di essere un gigante di ghiaccio. Non dovrebbe essere uno shock, per uno che non si è mai sentito né carne né pesce, ma non è così. Loki, il dio dell’Inganno ha fatto del suo nome il suo scudo, e ci ha nascosto dietro la sua natura. Del resto, anche combinare disastri è nella sua natura, e quando si è un dio le proporzioni sono ingigantite, in tutto.
Ad esempio, essere svegliati per colpa di una stupida umana che ti soffia nelle orecchie, dimostra come la razza di Midgard conosca torture veramente rudimentali, ma non per questo meno efficaci. Loki si tira su di scatto, dando una testata alla ragazza, che era molto, troppo vicino al dio.
“Ahia!”
“Che ti sia di lezione. Non svegliarmi mai più.”
“Volevo compagnia.” Darcy è seduta a gambe incrociate, dentro ad una enorme maglietta che raffigura i Vendicatori. Indubbiamente una scelta voluta e di pessimo gusto. Loki volta la testa verso la sveglia. Sono le quattro di mattina, e c’è buio pesto. Mentre pensa a come insultarla, è Darcy che riapre il discorso. “Non credere che non mi sia dispiaciuto svegliarti, dormivi come un bambino, tanto che non parevi manco tu. Non avevi la faccia incazzosa come al tuo solito, sai?”
Loki questo non lo sapeva, e non ti teneva particolarmente a scoprirlo. E’ permaloso, e non ama essere colto in fallo. “Dubito che un dio dorma come un bambino.”
“Si vede che quando dormi ti dimentichi il tuo nome.”
La reazione di Loki è sorprendente: si lancia su Darcy come un felino, sovrastandola e stringendole il collo. “Mai, questo mai. Senza il mio nome sarei morto.”
“Per me potresti anche chiamarti Giustino, e ti tratterei allo stesso modo. Che differenza fa?” Darcy è tesa, ma non crede che Loki aumenterebbe per davvero la stretta. Non c’è abbastanza rabbia, nei suoi occhi, anche se il sonno è scomparso.
“Tutta la differenza del mondo.” Loki ringhia, e a Darcy non resta che attendere qualche secondo, togliere la mano del dio dalla sua trachea, alzarsi un po’ e sporgersi per baciarlo.
“Volevo compagnia, ho detto.” Dice subito dopo. E mentre Loki si impegna a far sparire quella maglietta davvero grondante cattivo gusto Darcy pensa che davvero, Loki potrebbe chiamarsi in qualunque modo, e farebbe lo stesso. Ma è proprio il suo nome, quello che sussurra nel buio, e ne è felice, perché così il piccolo dio degli Inganni può sentirsi vivo.



 
  
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