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Autore: behappythinkhappy    12/10/2013    0 recensioni
Stava combattendo contro se stessa. Ora l’aveva capito. Era una battaglia, che avrebbe avuto come premio le sue stesse emozioni. Il suo tesoro più prezioso.
Era una battaglia che poteva vincere. Ma come?
Cercando di non pensare alla paura, al dolore ? Era impossibile, l’avrebbe persa in partenza.
Era sempre pronta a riportarla con se nel baratro, nel buio. Oscurandola dalla luce. Lei aveva solo bisogno di luce.
“ Luce. Luce. Luce. Dove sei? Sto diventando cieca. “
Era strano. Il sole splendeva. C’era la luce, ma non era quella che intendeva lei.
E nel suo ennesimo grido sordo, si sentiva ‘ salvatemi.’
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter three
 
Smile.
 
La sera stessa in casa Horan, non si respirava più dato il clima di tensione. La madre stava ragionando su come affrontare la cosa, discutendo vivacemente con il marito, fissi su idee contrastanti, su quale fosse il piano perfetto per non lasciare la casa quasi vuota e non destare sospetti. Jack e i cinque ragazzi, erano in piedi, chi appoggiato sul divano, chi alla poltrona, impegnati nel buttare giù un progetto. Erano agenti della S.I.S. sempre in gamba e pronti per ogni situazione, ma avevano ricevuto la chiamata urgente del capo, la mattina stessa, senza dirgli niente, se non l’indirizzo di casa dove abitavano e ora eccoli qui, a discutere sulle dinamiche della missione.
Niall, a differenza della sorella, si era ben integrato nella situazione, rendendosi per quanto potesse, utile. Non erano male le quattro spie, pensò lui. Avevano svolto qualche chiacchera ed era come se avessero messo da parte il loro atteggiamento duro e freddo, tanto che Chloe dovette riprenderli più volte per la loro disattenzione. Tutto quel distacco che c’era all’inizio si era dissolto.O almeno in parte.
Nonostante si fossero rivelati simpatici e innocui, Mia era nell’angolino del salone, con le gambe strette al petto, mentre assorbiva ancora la notizia. Sentiva ovattato, mentre il suo piccolo cervello continuava a trasmetterle le immagini della madre che partiva per viaggi lavoro e tornava addirittura dopo mesi interi. Si sentiva una vigliacca, le aveva inveito contro mentalmente tante di quelle volte, che ora continuavano a ribollirle dentro. Per quanto i ragazzi, si fossero avvicinati a lei, per fare due chiacchere e sapere come stesse, lei non aveva risposto a nessuna delle domande poste, bensì mantenendo il silenzio e facendosi piccola nella sua poltrona.
Quando gli adulti, decisero di spostarsi nell’ufficio di Mike, i quattro ragazzi si sedettero compostamente, continuando a parlare con Niall.
 -Quanti anni hai Mia ? - chiese un ragazzo dagli occhi azzurri ghiaccio, che naturalmente facevano un baffo a quelli della ragazza, e i capelli castani, tenuti su grazie al gel. La rossa, appena alzò gli occhi dalla poltrona e li incrociò con quelli del ragazzo, notò quasi un sobbalzo. Non voleva rispondere alla domanda. Non voleva conoscerli. Non voleva creare nessun tipo di rapporto, se non professionale. Era una situazione molto più grande di lei, che conoscendosi non sarebbe stata in grado di gestire sopraffatta dai sentimenti. Ma quali sentimenti?
Al contrario di Niall, che sembrava essersi del tutto messo a suo agio con quei quattro ragazzi. Era come se li conoscesse da tanto, erano come amici mai conosciuti prima. Mia, continuò il suo gioco del silenzio, tornando a studiare il salone intorno a lei. Louis non capiva il perché di quell’atteggiamento. Nessuno di loro lo capiva. Loro erano spie sì, ma anche ragazzi. Dovevano aiutarli, dovevano aiutarla e proprio in quel momento i ragazzi si stavano comportando da tale. Cercando di conoscere di più la giovane, ma era come se lei si fosse isolata, creata i suoi muri, lasciando tutti fuori. Li aveva colpiti, era diversa dalle altre.
Mia aveva gli occhi spenti e quando Louis l’aveva fissata negli occhi era rimasto quasi sbalordito, nel vedere.. nulla. Si aspettava qualcosa, di vedere anche uno sguardo di odio, ma niente. Era uno sguardo come per dire “ lasciatemi stare“. Lo stesso che aveva notato Harry, poco prima e che ora la fissava insistemente quasi a volerla leggere dentro. Era una cosa che lo mandava in bestia, non riuscire a capirla. Era come se fosse un enorme punto interrogativo.
-Ha 17 anni. – rispose il fratello sconsolato guardandola. Era stretta in una piccola parte della poltrona, mentre stringeva le gambe al petto, circondando le ginocchia con le braccia. Aveva il viso rivolto verso il basso, con alcune ciocche di capelli davanti al volto coprendolo. Aveva perso tutta la vivacità, tutta la sua solarità, tutta la sua energia. Era massacrante vedere la sorella così chiusa in se stessa. Aveva paura a fidarsi e non c’era niente che lui non avesse già fatto, con cui poteva aiutarla. Loro avevano un rapporto meraviglioso, erano l’invidia di tutti. Lui era sempre il suo punto di riferimento, la sua luce. La proteggeva, la sosteneva, la stimolava. Ma ora lei non aveva più nessuno, perdendo e allontanando tutti. E lui era preoccupato nel vederla così.
Era sempre in camera sua, tranne qualche volta che andava a passeggiare per conto suo, ma sempre in compagnia di quel maledettissimo ipod, e quando scendeva a mangiare, dimagrendo parecchio rispetto al suo peso forma, ma quando provavi a parlarne lei diceva di stare bene. Ma non era così. Tutto iniziò l’anno prima, quando Mia provò a stare con un ragazzo per qualche settimana, finchè non conobbe un gruppo di ragazze. Le resero la vita impossibile, la massacrarono, emotivamente si intende, era quasi definibile violenza psicologica. Era a pezzi, la facevano sentire una nullità, la schernivano e ora ne ripaga le conseguenze. Le amiche non avendo il coraggio di difenderla, la lasciarono lì in mezzo alla strada.
Passò, passarono, momenti impensabili, inimmaginabili. Niente di quello che stava passando ora Mia. Avevano provato di tutto, di mandarla dallo psicologo, di farle prendere gli antidepressivi, ma c’era sempre qualcosa che mancava. Lei. Lei oramai non c’era più, era morta emotivamente.
 -A che scuola vai? – chiese Liam, ancora una volta silenzio.
-Va in una scuola privata qui vicina. – rispose, ancora una volta, il fratello. E senza dire niente Mia si alzò diretta ad andare in camera sua e starci finchè con la forza non l’avrebbero trascinata fuori.
-Dove vai? – chiese Niall, prima che la sorella uscisse del tutto.
- In camera mia. -rispose. Per la prima volta tutti sentirono chiaramente la sua voce. Era dolce e decisa al tempo stesso, come di chi stesse cercando di sembrare forte.
 -Mia, ti prego… - la supplicò, ma la ragazza non lo ascoltò, si diresse a passo molto lento, ma elegante verso le scale. Lui sapeva perfettamente dove fosse andata. Non nella sua camera da letto, ma nella su stanza personale. Quella stanza totalmente bianca, con un pianoforte nero in mezzo alla stanza, dove lei si sfogava ogni giorno. Decise il bianco, così da poter sfogare i suoi pensieri sulle pareti. Era una camera vuota, ma stracolma al tempo stesso. Piena di lacrime nascoste, piena di urli soppressi, piena di tanti quei pensieri che essere in quella stanza avrebbe sconvolto tutti.
-Perché è così silenziosa? - chiese Harry, appena la ragazza uscì dalla stanza. Era curioso di conoscerla, era riservata, forse fin troppo per una ragazza della sua età. Il fratello d’altro canto guardava la porta, come se la sorella tornasse da un momento all’altro, sperando che tutto quello fosse un grandissimo scherzo. Si riprese, grattandosi la nuca sconfortato.
-Prima non era così. – iniziò Niall – Avete presenti quelle bellezze naturali? Ovunque lei fosse aveva con se quella positività, quell’energia che la caratterizzava da tutte le altre, anche se era tra centro persone tu la sentivi a distanza di chilometri. Lei è la ragazza più bella che io abbia mai visto e non lo dico perché sono suo fratello, ma è così. Lei è bella dentro e fuori, è pura e semplice. Aveva sempre una parola per gli altri, era sempre disponibile, era raggiante, era solare… ma ora non è più lei. Non è più la vecchia Mia, è come se fosse un corpo morto emotivamente. Non parla più, non ride più, non mangia quasi più. Piange solo. Piange ogni santissimo giorno. Sembra quasi che lei volesse morire. Sta combattendo contro se stessa, ma non riesce a uscirne. Ho provato di tutto a farla parlare, a fare qualunque cosa ma non riesce. Non riesce ad aprire quella cazzo di bocca e parlare di se. Ha paura a fidarsi, ha paura della gente che la circonda, ha paura del mondo. Prima quando era su quella poltrona rannicchiata era perché cercava di proteggersi da voi, nonostante lei avesse capito che siete normali ragazzi, ma ha paura che la leggeste dentro. Per questo non parla nemmeno più, non riesce a provare emozioni ed è spaventata. Lei in primis non riesce a capire cosa succede. – concluse il fratello, sfogandosi. Non gli importava se erano ragazzi conosciuti la mattina stessa, ma erano giovani quanto lui, ma mentalmente adulti. L’avrebbero capito, senza giudicarlo. Si sentiva libero, non lo aveva mai detto a nessuno e ora parlarne con quattro persone lo… fortificava quasi. Pensando che magari l’avrebbero potuto aiutare.
I ragazzi, d’altro canto, erano rimasti quasi spaventati da quella situazione. Avevano visto gente morire tra le loro braccia, tragedie finite male, oppure risolte, ma niente era toccante e profonda quanto quella. Tutto ciò andava oltre alla missione. Chloe, Harry capì, che gli aveva chiamati perché si fidava di loro e voleva che in qualche modo aiutassimo i figli, proteggendoli da tutto il mondo. Il ragazzo dai capelli ricci era confuso, stordito, incredulo dai pensieri che si formulavano nella sua testa. Era una ragazza di diciassette anni, persa in se stessa. Si era persa e non riusciva a tornare nel suo corpo. Sentiva una strana sensazione al petto, quasi fastidiosa. Non capiva cosa gli stesse succedendo quel giorno.
Ogni volta che si parlava, pensava o guardava quella ragazza, qualche strana e spaventosa sensazione affiorava in lui. Voleva sapere. Voleva sapere cosa sentiva lei, cosa pensava. Era curioso, ma voleva porre dei limiti al tempo stesso. Non poteva farsi trascinare con lei. Ma era più forte di lui. Più la guardava, più avrebbe voluto dirle ‘ parlami’ , ma non poteva. Il silenzio calò in quella stanza, c’era un filo di tensione che venne subito spazzata via da un gesto inaspettato. Zayn, il più pratico del gruppo, si era alzato, avvicinato a lui e abbracciato. Niall era rimasto spiazzato da quel gesto. Era.. strano. E non seppe neppure lui perché lo stesse ricambiando. Aveva solo bisogno di una spalla amica su cui piangere. E forse ne aveva trovata proprio una.
Mia al piano di sopra, chiusa nella sua stanza bianca, stava disegnando. Disegnava un paio di occhi, verdi smeraldo. Un paio di occhi, pungenti e penetranti. Riuscivano a leggerle l’anima, certo lei non sapeva che c’era un muro dietro i suoi occhi, che solo lei poteva abbassare. La mettevano in soggezione e a disagio. Ma era veramente disagio quel fastidio che le attanagliava lo stomaco ogni volta che lo guardava o che lo sentiva parlare? Lei non lo sapeva, ma era l’ennesima cosa che la spaventava. Era qualcosa di talmente forte da non poterlo etichettare. Aveva troppi pensieri per la testa, voleva liberarsene. Voleva svuotarsi la testa e allora decise di suonare, suonare il suo pianoforte. E finalmente si sentì libera, mentre le sue dita vagavano sui tasti bianchi consumati dal tempo e la sua anima viaggiava con quelle note lente ma decise. Era una canzone che la rappresentava, era una canzone per altri banale e superficiale, oppure deprimenti, ma per lei rappresentava molto. Rappresentava parole mai dette, tenute sempre represse dentro di se.
-Sei brava. – disse una voce alle sue spalle. Sobbalzò, girandosi di scatto verso la voce. Era Harry, appoggiato allo stipite della porta, mentre la guardava attentamente. Lo fissò per un momento indeterminabile. Non sapeva perché lo stesse guardando, tantomeno lo sapeva lui che stava facendo esattamente la stessa cosa. Era uno sguardo intimo e riservato. Era uno sguardo quello di Mia, che urlava con gli occhi, gli urlava contro. Gli urlava di lasciarla stare, gli urlava di andarsene, gli urlava di portarle via quel fastidio allo stomaco. Harry lo capì. Capì che era uno sguardo di aiuto, nonostante lei lo stesse allontanando. Cosa doveva fare? Andarsene ? Non voleva andarsene, non voleva lasciarla sola. Forse fu per questo che entrò nella stanza chiudendosi la porta dietro le spalle. Camminò lentamente esaminando le mura intorno a sé. Erano scritte, nero su bianche. Erano frasi profonde, ti toccavano dentro e lì Mia si sentì privata della sua privacy.
Nessuno era mai entrato, nessuno aveva letto i suoi pensieri. Nessuno e non sapeva perché lo stesse facendo lui.
-Perché Mia? - domandò appena in sussurro, mentre sfiorava una scritta. Lei lo udì perfettamente. Perché? Perché cosa? Perché scriveva quei pensieri? Perché era così? Si alzò, facendosi piccola nelle sue spalle e si diresse alla finestra. Fissando il panorama su Londra. Sentì un movimento d’aria dietro di se e appena si voltò rincontrò quello sguardo. A poco meno di un metro di lei. Quella sensazione dominava il corpo di tutte e due i ragazzi, quasi a volerli avvicinare. Ma stavolta entrambi ebbero la certezza che sia l’uno sia l’altro avevano sentito qualcosa. Sul viso del ragazzo si dipinse un piccolo sorriso. Appena pronunciato. Mia lo vide e sentì quell’irrefrenabile voglia di sorridere anche lei. E sulle labbra rosee di lei, un angolo della bocca si tirò, finalmente, su.


Hoooooola,
sono una persona orribile, lo so. Non aggiorno da tantissimo, ma non ho potuto per giuste cause giuro. E' un periodo un po' delicato. Anywaaaaay, eccolo qui, sempre con la stessa tristezza e melodrammaticità. So che può essere scocciante e noioso, ma c'è un motivo a tutto ciò. Che spero capirete con l'avanzare della storia. Se imparate a conoscere Mia, conoscerete anche a me. Perchè lei non è solo un personaggio inventato, ma è una specie di mia incarnazione virtuale, come la trama, è parzialemente inventata. Okay, basta. Mi dileguo. Alla prossima gente, grazie per dedicare qualche minuto a questa storia e se proprio volee una recensionse non mi dispiace.
See you soon, Behappythinkhappy

Be positive.
  
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