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Autore: Fantfree    12/10/2013    3 recensioni
Dopo una gita in un parco tematico, sette ragazzi si conoscono per caso all'entrata delle montagne russe chiamate Atlantipse, particolarmente conosciute per il loro tunnel del terrore (tunnel buio dove non si vede nulla). Saliranno tutti più o meno felici e quando tutto sembra andare alla perfezione... Il carrello si blocca proprio lì dentro...
Discutendo sul da farsi decidono di liberarsi ed andare a chiamare aiuto ma... si ritroveranno in una città completamente disabitata e distrutta...
Da lì comincia il loro viaggio... La loro avventura farà scoprire loro il grande segreto che si cela dietro quel mondo apparentemente diverso ed il motivo di essere arrivati fino a lì...
Un'umanità schiavizzata in un mondo dove ormai la tecnologia sembra essere stata del tutto sostituita dalla magia, la quale è posseduta solo da coloro che si fanno chiamare abitanti di Atlantide. Intanto, qualcuno da lontano sta preparando la sua vendetta e sta attendendo il momento giusto per colpire...
Che cosa c'entrano allora Cora, Blake, Clark, Mya e Dean con tutto questo?
Questa è la prima storia che scrivo, spero che vi piaccia!
Genere: Dark, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Afterworld'
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Ciao! Eccomi di nuovo qui! In questo capitolo si inizierà a fare luce su alcune cose... Ed inizieremo ad intuire perchè questo romanzo ha incluso fra i generi anche quello fantascientifico. Non ho scelto i generi a caso ma per un motivo ben preciso. Come abbiamo ripetuto più volte questo mondo in cui i ragazzi si trovano è strettamente collegato con il nostro. Capirete presto perchè. Ma adesso basta parlare, passiamo alla storia! ;) 

Cora seguì il principe senza alcuna esitazione. Tutto quello che raccontava adesso era diventato di estrema importanza. Quel principe misterioso aveva riacceso la speranza di trovare un collegamento con la sua realtà e capire perchè erano finiti lì.

Dietro di loro Blake taceva. Era ancora traumatizzato da quell'orribile sogno. Aveva promesso a Clark di trovare la verità, glielo aveva giurato solennemente. Notò inoltre come quella ragazza che lui iniziava ad amare come nessun altra era sempre più attirata da quel principe così misterioso. Che cosa le aveva detto e soprattutto le aveva raccontato qualcosa pertinente alla verità?

Di sicuro adesso Cora non poteva andare a dire a Blake tutto quello che aveva appreso dal principe, sapeva come lui odiasse gli umani e capì che in quel modo l'avrebbe potuta accusare di tentato complotto nei confronti dell'intero impero. Lei questo non lo voleva. Se era giunta fin lì c'era sicuramente un motivo, ma non sapeva assolutamente quale fosse.

<< Eccoci. >> Disse il principe indicando un grosso portone.

<< Ma principe, qui siamo sotto il livello del mare! Ci avete fatto scendere troppo! La città è là sopra! >> Rispose Cora che era stata attenta ai loro spostamenti.

<< Infatti. >> Si limitò a dire il principe. La ragazza non capì che cosa volesse significare una frase del genere ma stette in silenzio ad ascoltare.

Il principe aprì il gradissimo portone e... Davanti ai loro occhi si aprì un immenso tunnel blu immerso nel mare... Davanti a loro passavano tantissime creature marine, fra cui delfini, squali e mante ed una città sommersa si apriva davanti ai loro occhi.

L'attenzione di Cora fu attirata però da qualcos altro, creature che aveva già visto ben due volte nel viaggio per arrivare a Thera: le sirene ed i tritoni.

<< Guarda là! >> Urlò Mya indicando una sirena a Dean.

<< Una sirena? >> Si domandò incredulo. Era una creatura davvero così bella! Anche Blake ne rimase folgorato dalla loro bellezza. Ma nel suo cuore lui amava un'altra: Cora.

<< Sembrano come incantati davanti alla vista di cittadini comuni nella loro forma acquatica. >> Disse il principe a Cora.

<< Beh, sì. Un tunnel del genere incanta anche me, principe. >> Rispose Cora. Un momento! Il principe aveva chiamato quelle creature “cittadini nella loro forma acquatica”? Che cosa voleva mai significare?

<< Sapete qual è il bello di questo tunnel? >>

<< No. >> Rispose la ragazza sentendosi di dire almeno stavolta la verità.

<< Vi sono due motivi: il primo è quello di essere costruito interamente in vetro e l'arte del vetro l'abbiamo imparata proprio da loro. >> Disse indicando Mya, Dean e Blake.

<< Dagli umani. >> Rispose la ragazza.

<< Esatto. Ed il secondo è... >> Si interruppe. << No, non ve lo dico: fate voi. >>

La ragazza si guardò intorno: vedeva case sommerse ovunque. Era quello il bello di quello stupendo passaggio sottomarino?

<< Non lo so, principe. Ma sevo dire che tutte queste case sommerse sono uno spettacolo. >>

<< Ma è proprio questo il bello! Questa è la visione sulla vecchia Thera, quella sommersa. Quella che vedete sopra è la parte nuova rifatta e migliorata. >>

<< L'hanno fatta davvero bene. >> Disse la ragazza con uno sguardo sorpreso ovunque guardasse.

<< Lo so. >> Rispose il principe. Da sotto quella maschera i suoi occhi si fecero più sereni. Quella ragazza era diversa dalle altre: aveva qualcosa in più. Si scosse il capo e disse: << Bene, proseguiamo. >>

Tutti lo seguivano felici, l'unico ad essere un po' più turbato degli altri era Blake. C'era qualcosa che non gli andava giù. Quel sogno ora gli pesava sì di meno ma non gli andava giù di vedere Cora così serena vicino a quel principe. No, era sicuramente un'illusione dovuta alla fatica, era solo lui che si stava immaginando tutte queste cose, pensò. Così si rasserenò.

Superato il tunnel, giunsero ad un altro portone imponente come il primo ma più luminoso. Ogni particolare in quella città era molto interessante, era bellissima sia nel complesso, sia nei minimi dettagli. Appena superata quella soglia giunsero ad una immensa scalinata che risaliva maestosa illuminata da tantissime statue con in mano delle fiaccole e si concludeva con un altro portone. I ragazzi si guardarono attorno come abbagliati da quella bellissima visione: Blake era il primo che non amava l'arte di per sé ma adesso stava iniziando ad apprezzarla: Quel tipo di arte!

Tutti insieme salirono quella imponente gradinata ed arrivarono al grosso portone in penombra.

<< Oddio. >> Disse Mya a bassa voce ma molto eccitata. Era davvero impaziente di poter vedere quella città di cui Cora parlava tanto e che aveva potuto intravedere.

<< Le guardie reali ci stanno aspettando qui fuori. >> Disse il principe.

“Guardie reali?” Si domandò Cora. Guardò ancora una volta Blake tristemente anche se il suo intento era quello di non farsi notare, ma lui se ne accorse. Sapeva che c'era qualcosa che non andava. “Ma così non saranno liberi di fare nulla! Di nuovo!”

Immersa in quei pensieri così negativi, vide che il principe, con il suo elegante guanto bianco, stava aprendo quel maestoso portone con un gesto estremamente elegante: forse era per sue educazione o forse per sua natura comportarsi in quel modo, chi lo sa!

Sotto la maschera il ragazzo sorrise. Sapeva che Thera era una bellissima città rinata sopra le spogie di quella vecchia e migliorata tantissimo. Quella era la sua città!

Davanti ai ragazzi si aprì un bellissimo panorama bronzeo-dorato, con edifici molto alti che davano il via ad un immenso viale che finiva con un imponente tempio colonnato.

<< Ooh! >> Dissero tutti davanti ad uno spettacolo simile. Eppure quello era solo l'inizio.

Non si può descrivere fino in fondo un paesaggio di tale maestosità perchè mi è impossibile e quindi mi limiterò a darvi solamente delle spiegazioni che saranno sì dettagliate ma non saranno niente in confronto a quello che loro provarono davvero in quel momento.

Davanti ad esso i ragazzi notarono una immensa cancellata con moltissime persone davanti.

<< Il principe! Il principe! >> Urlarono ad un certo punto.

<< Ah, che fortuna che abbiamo avuto a venire proprio adesso! >> Diceva qualcun altro.

<< Vedete Cora, qui dentro siamo ancora nel palazzo reale. Questa è la cancellata principale dove si ammassano tutti questi turisti ad ammirarlo in tutta la sua bellezza. Per loro il bello è aver visto questo posto. Io sono solo un'aggiunta. >> Disse il principe. << Io sono un di più per loro, un fatto da raccontare a casa, un fatto che non si dimenticherà mai nella vita. Loro darebbero l'anima per essere qui a parlare con me. >> Disse lui vantandosi un po'. Dette quelle parole se ne accorse ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

<< Ah... >> Disse Cora spiazzata. Una risposta lei a questa affermazione non ce l'aveva.

<< Ma no! Non vi preoccupate, Cora! >> Rispose lui vedendosela rattristare. Le porse una mano in segno di invito a non farci caso. << Ah, se si potessero immortalare le immagini! >> Disse lui cambiando argomento.

<< Già, ma mi risulta che gli uomini lo facciano. >> Si azzardò a dire Cora.

<< Sì, è vero. >> Rispose il principe. << Loro con le immagini ci facevano tutto quello che più desideravano. Ogni posto che vedevano era immortalato o anche quelli che solamente immaginavano prendevano forma in questa realtà per poco tempo per poi sparire. >>

<< Come? >> Domandò Cora. Era sicura che si trattasse delle immagini dei film eppure qualcosa non la convinceva fino in fondo.

<< Un po' come con la nostra magia. Tu desideri un oggetto e ti compare, per farlo sparire scompare e basta. Ma il bello era che loro riuscivano addirittura a plasmare esseri viventi dal nulla per poi farli sparire. >>

Cora ebbe un sussulto: esseri viventi dal nulla? In quel momento le venne di nuovo il dubbio di mettere in discussione quel pianeta, se era veramente la Terra che lei conosceva oppure uno spazio parallelo ad essa.

<< Noi invece con la nostra magia modifichiamo gli esseri viventi rendendoli più forti. Mi risulta che questo gli uomini non lo possano fare in così poco tempo. A loro servono quelle cose che si chiamano laboratori. >>

Cora sorrise. In realtà qualcosa inerente all'argomento lo sapeva. Si chiamava ingegneria genetica ed era una cosa che le piaceva moltissimo. Sapeva che alcuni animali erano stati o clonati o modificati parzialmente, ma non da raggiungere dei livelli così impressionanti come il principe li descriveva.

Giunsero scortati dalle guardie ad un porticciolo che confluiva al canale che separava il primo dal secondo cerchio, stando a quanto diceva il principe.

Ma ad un certo punto Mya si mise ad urlare presa dalla paura: << Oddio! Cos'è quello? >> Urlò indicando degli strani animali grandi e con qualcosa simile ad un becco. Avevano tutta l'aria di essere dei grandi rettili preistorici molto spaventosi.

<< Perchè urla? >> Domandò il principe a Cora.

<< Perchè ha visto quello. >> Rispose la ragazza cercando di mantenere la calma alla vista di quei grossi animali così spaventosi.

<< Ha paura di uno pterodattilo? >> Domandò il principe.

Pterodattilo? In che senso pterodattilo? Erano dunque quelli gli animali che nella preistoria volavano fieri nei cieli della Terra?

<< Ma è il destriero più affidabile che ci sia! >> Rispose il principe.

“Destriero?” Si domandò Cora. Quindi quegli animali ormai estinti da anni erano i valorosi destrieri degli abitanti di Atlantide? Avevano sempre combattuto a fianco di quei grossi lucertoloni volanti?

<< Vedete, loro sono umani, non possono capire il legame che si crea fra una vera persona ed un animale. >>

“Non è vero!” Pensò Cora irritata da quelle parole.

<< Gli uomini non usano destrieri per combattere. Al loro fianco vi stanno degli oggetti animati, non saprei neanche io come descriverli. So solo che si muovono e che sparano delle strane scie di luce rossa. Tutto qui. >> Poi aggiunse: << Nei loro racconti si dice che questi animali erano estinti da anni eppure quando tornammo a conquistarci la nostra antica parte di pianeta che ci spettava di diritto li ritrovammo in questi cieli a volare sopra le nostre teste. Noi ovviamente li conoscevamo già, dato che ci sono da sempre nello Stato dell'Estremo, eppure risulta contraddittoria un'espressione del genere. Questi umani, chi li capisce! >>

<< Già. >> Rispose Cora. << Vorrei capirne anch'io qualcosa in più ma mi sembra che tutto proceda in maniera così confusa! >>

Il principe non disse nulla: era vero, molte cose sugli umani erano a lui ignote talvolta affascinati, talvolta pericolose e nonostante provasse un certo interesse verso di loro, preferiva non indagare più di tanto poichè la situazione era molto critica.

Cambiò argomento: invitò elegantemente Cora sulla bellissima barca che li avrebbe ospitati per fare un giro nella bellissima città di cui lui era così orgoglioso.

Tutti rimasero abbagliati dallo splendore di quello che avevano intorno: nessuno aveva mai visto una città così bella e neppure credeva che potesse esistere.

Quella imbarcazione era piccola ma molto confortevole: un tettuccio rosso porpora riparava dai raggi intensi del sole mentre moltissimi cuscini gialli e dorati erano adagiati qua e là in mezzo alla vernice nera e decorata di bianco perlato del resto della barca.

Sotto la maschera il principe sorrise di nuovo: quella era la sua città ed ora era orgoglioso di poterla mostrare per la prima volta a qualcuno. Quando tutti si furono adagiati, diede l'ordine di partire.

E così fu: l'imbarcazione iniziò a muoversi cullata dal ritmo delle dolci onde. Di tanto in tanto accanto alla loro ne passavano delle altre da cui c'era gente che salutava. I ragazzi si accorsero che erano tutte piccoline e poi ne capirono il motivo: il canale era largo una cinquantina di metri, non potevano di certo passare dei velieri da lì!

E così la barca navigò portandoli in mezzo a quelle bellissime meraviglie. Da una parte c'erano i tetti dorati ed argentati di case abbastanza alte e dall'altra maestosi edifici del colore della sabbia che si trovava sotto il canale. Poi, eccola lì: di tanto in tanto compariva anche lei, l'imponente piramide che segnava il centro della città.

<< Quello è il tempio di Poseidone. >> Disse il principe che aveva visto un certo interesse nei confronti di Cora. << Attira tantissimi turisti tutti gli anni che vanno a visitare la parte emersa della città. >>

<< Volete dire che quella è una porta per accedere alla città antica? >> Domandò Cora affascinata.

<< Anche. Ma soprattutto è un luogo di culto, con il più grande archivio di cose che si possano trovare su questo pianeta. Ha anche reperti storici umani che ci hanno fatto comprendere meglio questa strana civiltà a noi così sconosciuta. È proprio da loro che abbiamo appreso che quelle stelle irraggiungibili dalla nostra magia erano simili al sole: palle d'aria calda a milioni di chilometri da noi. >> Poi si domandò: << Mi chiedo sempre perchè ci siano riusciti prima loro di noi, perchè la loro tecnologia sotto certi aspetti sia migliore della nostra magia: dopotutto è solo un suo derivato alternativo. >> Rispose. Che cosa volesse dir derivato alternativo Cora non lo comprese fino a fondo.

Sopra le loro teste volarono dei “cavalieri” a bordo dei loro pterodattili. << Così ci si sposta via terra. >> Rispose il principe: << O meglio, via aria. >>

Mya, che era la più attenta di tutti, notò qualcosa che si muoveva in acqua: << Guardate! >> Urlò indicando quelle strane sagome che si muovevano.

<< Le sirene! >> Rispose Dean meravigliato.

La ragazza gelosa di come si stava comportando gli tirò uno schiaffo: << Smettila, scemo! >>

<< Sei gelosa? >> Domandò lui ancora una volta.

<< Sì, lo sono. Io mi sto affezionando a te, sai? >> I due ragazzi si avvicinarono e si tennero stretti l'uno con l'altra. Erano diventati più che amici.

Blake li guardò con invidia: come voleva che Cora capisse quanto l'amava! Ma invece era rimasto lì a non fare niente e stava permettendo che quel principe le parlasse. Ma non fece nulla tranne che guardare sofferente i due che discutevano su qualcosa che lui non poteva capire. Aveva visto negli occhi di quella ragazza una luce nuova, una persona nuova e si era accorto che questo avveniva solo quando c'era il principe insieme a lei. “No, ma che stai dicendo?” Si domandò. “ Come può innamorarsi di un ragazzo che ha su una maschera? Ci si innamora degli sguardi delle persone, non dei loro discorsi.” Eppure Cora era lì, sempre più attaccata a quel principe così misterioso e così affascinante. Vide nei suoi gesti una grande sincerità: era quello il motivo dell'avvicinamento della ragazza a lui? Era la sincerità? Si guardò interiormente: lui non era mai stato sincero con nessuna, quello che gli interessava era apparire. Ma adesso qualcosa stava cambiando e negarlo era impossibile. Ma fermarlo forse no.

<< Come fanno a non accorgersi della realtà quotidiana che li circonda? >> Domandò il principe vedendo i due ragazzi così sorpresi di vedere delle sirene, come se per loro fosse stata la prima volta. Non poteva capirli, ma i loro gesti dicevano tutto.

<< Che cosa intendete, principe? >> Domandò Cora non capendo a che cosa si stesse riferendo.

<< Loro. >> Rispose guardando in direzione dei due ragazzi abbracciati. << Sembra che non abbiano mai visto delle sirene prima d'ora. >>

<< Già. >> Annuì la ragazza.

<< Va bene, se loro non si sono mai accorti di nulla, oggi vedranno. >>

“Che cosa vedranno, principe?” Si domandò Cora fra sé e sé.

<< Osservate. >> Disse lui indicando in direzione di ragazzi e ragazze sulla sponda del secondo cerchio. La ragazza rimase in silenzio, come ad aspettare qualcosa.

Anche Blake rimase in silenzio ad osservare che cosa potesse mai succedere ed invitò Dean e Mya a fare lo stesso.

E poi accadde, davanti ai loro occhi, accadde l'inimmaginabile. Si immersero in acqua fino a metà busto ben attenti a non bagnare il loro bracciale e poi se lo tolsero. Cora strinse gli occhi focalizzando tutta la sua attenzione su di loro: il ragazzo che era rimasto fuori li mise tutti in una sacca impermeabile e poi si tolse anche il suo: in quel momento preciso la sua forma cambiò. Le sue gambe divennero una coda lunga e luccicante, e poi si tuffò insieme agli altri che nel frattempo si erano già trasformati.

La ragazza non disse nulla. L'unica cosa che sentiva era il suo respiro profondo ed il battito del suo cuore. In quel momento credette di aver capito tutto. In quel momento le venne in mente un solo nome, una sola parola: “Ydatos!” Una lacrima le uscì dall'occhio ma se la asciugò subito. Non voleva farlo notare il principe, la sua estrema fragilità avrebbe fatto rivelare la sua vera natura umana: fu lì che capì la differenza fra gli umani e gli abitanti di Atlantide: quest'ultimi non erano altro che esseri mutaforma condannati a portare un bracciale con loro se volevano mantenere la loro forma umana altrimenti sarebbero stati condannati a vagare per sempre sotto l'acqua. Capì perchè c'erano città sommerse, capì perchè c'erano le sirene e capì chi era veramente Ydatos e perchè amava Thalassa. In quel momento era come se il suo cuore avesse smesso di battere, eppure era lì che pulsava indifferente alla sua triste emozione.

<< Questo è il destino a cui siamo condannati tutti da quando Atlantide sprofondò. Questa è la nostra vera natura, questa è la nostra maledizione. >> Disse il principe con profonda amarezza. << Noi, che un giorno potevamo conquistare il mondo e governarlo; noi, che ci siamo maledetti da soli volendo sapere sempre di più! Noi, che siamo condannati a stare vicino al mare perchè altrimenti non potremmo vivere! Sapete, Cora. Non va da sempre così. >> Guardò nell'acqua il riflesso di quella sua maschera da felino con estremo rancore. << Un giorno noi e gli uomini eravamo una cosa sola, un solo popolo che governava con la magia. Ma poi loro se ne staccarono volontariamente dimenticandosene. E così in poco tempo occupammo gran parte di quello che conoscevamo di questo pianeta. Fondammo numerose città, anche laddove non c'erano mari ma montagne e dopo un po di tempo, come già sapete, risaldammo il nostro rapporto con gli uomini. Ma la nostra voglia di conoscere ci mandò alla rovina causando lo sprofondamento dell'intero continente. Coloro che possedevano ancora la magia decisero così di abbandonarla e dimenticarsene, gli altri furono uccisi. Da quel giorno Atlantide diventò una leggenda destinata a sparire nel tempo. E così anche il suo popolo che nel frattempo si era salvato grazie al gesto coraggioso del sovrano che prima di morire concentrò tutti i suoi poteri per non far morire il suo popolo e creò per loro una via di salvezza: questa orrida forma! Credetemi, Cora. È una maledizione! >> Poi continuò: << I suoi eredi decisero di ridonare al popolo di Atlantide la loro forma originale ma non ci riuscirono. Con il passare del tempo si accorsero che l'unico modo per farlo era concentrarlo in tante pietre trasparenti. Ma una volta tolte o bagnate non sarebbero più state in grado di funzionare e la persona che la indossava avrebbe riacquistato la sua forma originale. A causa di quelle pietre utilizzare fino in fondo la magia non fu più possibile, ma solo spartendosela fra i cinque elementi: acqua, fuoco, aria, fulmine e terra. Solo il sovrano sarebbe stato in grado di gestirli tutti. Ma il suo compio era quello di distribuire e ricevere tutti i giorni il potere prestato al suo popolo. I suoi figli invece sarebbero stati condannati ad un duro destino finchè non fossero stati eletti re a loro volta. Un principe non può... >> Si interruppe. Si sentì un forte colpo al cuore, come se per dire quelle parole fosse stato trafitto. << Per il motivo del potere instabile ma potentissimo del sovrano che li racchiude tutto e cinque un principe non può contaminarsi di un solo unico potere, altrimenti non potrà mai diventare un sovrano. E l'unica cosa per evitarlo è mantenere il proprio aspetto segreto fino al momento in cui non si diventerà sovrani. >>

Cora lo guardò impressionata da quelle parole: capì quanto il principe stesse soffrendo e capì come in tutti quegli anni fosse stato difficile mantenere i segreto sulla propria immagine. << Principe! Mi dispiace! >> Disse lei estremamente dispiaciuta.

<< Fa niente: è solo una cosa momentanea, passerà. >> Disse ottimista. Sapeva però che una volta diventato sovrano non si sarebbe più potuto muovere da lì a causa dell'altro segreto che sua madre cercava a tutti i costi di nascondergli ma che lui già conosceva fino all'ultimo dettaglio.

<< Vostra madre è regina. >> Disse lei.

<< Mia madre ha sposato mio padre secondo un matrimonio combinato. Veniva dallo Stato dell'Estremo proprio come voi e dato che io ero piccolo quando egli morì prese il suo posto. >>

Blake vide negli occhi di quella ragazza una grande disperazione nei confronti del principe e questo lo turbò e non poco. Ma capì che era meglio rimanere dov'era.

La ragazza cambiò discorso, per non appesantire troppo i pensieri di quel povero ragazzo: << Dove siamo diretti? >> Domandò godendosi il panorama.

<< Andiamo al tempio di Poseidone. >> Rispose lui sorridente. << Ah, Cora, un'altra cosa. >>

La ragazza rimase in silenzio ad ascoltare quello che il principe le avrebbe voluto dire.

Il principe ci pensò un po' su ma poi capì che quello era il momento più opportuno per chiederglielo: << Ascoltate, abbiamo organizzato un ballo in vostro onore. >> Disse mentendo. << E mi chiedevo se volevate ballare qualche ballo di corte con me. >>

La ragazza esitò un attimo: << Ma non so come si fa! >>

<< Ah... >> Rispose il principe. Ebbe anche lui un momento di riflessione e poi disse: << So chi potrebbe fare al caso vostro. Allora, accettate? >>

<< Sì! >> Rispose la ragazza euforica. Il perchè di quella reazione non lo riusciva a capire neanche lei, forse perchè quel ragazzo che aveva davanti era sempre più affascinante ogni secondo che passava.  

Bene, a questo punto della storia direi che possiamo iniziare a vederci un po' più chiaro. Ve lo avevo detto che tutto avviene in modo inaspettato.  Ma questa è solo una parte della verità, lo abbiamo capito. Lo so, lo so che siete impazienti di conoscere il nuovo personaggio che deve ancora rivelarsi e che svolgerà un ruolo definitivo in tutto questo. Il momento fatidico si sta avvicinando. Aspettatevi di tutto, non si può mai sapere che cosa accadrà dopo, non finchè non saremo giunti ad una svolta definitiva. E quando avverrà... 
Mi fermo, non vi voglio confondere le idee, non adesso. Lo so, le domande sono ancora tante ma tutte avranno una loro risposta, questo è certo. Ora vado lasciandovi, purtoppo, con un sacco di quesiti irrisolti ma (ammettetelo, dai!) diminuiti rispetto alle scorse volte. Buon segno, direi. 

  
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