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Autore: laragazzache_amascrivere    12/10/2013    0 recensioni
Bisogna tornare al momento in cui tutto è cominciato,
all'inizio del loro percorso, quando erano ancora molto lontane dal traguardo.
Così perse nel tunnel delle loro false convinzioni che la luce era solo un miraggio.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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1.

 

Dopo un anno, ho deciso di raccogliere tutti nostri ricordi qui dentro.
Non potevano andare persi, sono pezzi di noi. Da qui abbiamo a imparato a essere le persone che siamo ora. Non potremo mai dimenticare quel periodo della nostra vita, in cui abbiamo trovato l'amore. E l'amicizia.

 

Catherine

*

Pioveva. Come sempre.

Il mio primo giorno di scuola del secondo liceo lo ricordo benissimo. Fu il giorno che mi cambiò la vita, per così dire. Il giorno in cui conobbi lui. Frequentavo la West Green Upper School, un nome lunghissimo e faticoso da pronunciare, con anni di premi e meriti sulle spalle. Il buon nome della scuola passava di bocca in bocca per tutta Londra, attirando nuovi studenti da ogni parte; ognuno ci andava per motivi diversi, ovviamente.

Io l'avevo scelta con l'aiuto di mio cugino. Da secchiona qual ero, finire nella scuola più severa della città era logico. Il mio forte era algebra, e me la cavavo anche con filosofia e lingue. Ma la West Green non era solo per i secchioni; anche le persone più "in" della città la frequentavano. Non so come si faccia a vestirsi tutti i giorni neanche stessi andando in passerella, ma certe persone ci riescono.

Insomma, mi preparavo ad un altro anno uguale a quello precedente; pieno di studio e... solitario. La mia classe, il II D, era la peggiore in assoluto. Piena zeppa di gente che andava a scuola solo per spararsi la posa. Poi i ragazzi erano molti di più delle ragazze, e facevano sempre casino. Insomma, era impossibile seguire una lezione in modo decente.

Mi vestii con i primi abiti che trovai; rigorosamente neri, tutti i miei abiti erano anche abbastanza larghi, in modo da nascondere i rotoli di ciccia che avevo sui fianchi. Per le coscie era un po' più difficile, ormai tutti i negozi vendono pantaloni attillatissimi, per non parlare dei pantacollant e dei leggins. Dio, se c'era una cosa che odiavo, quella era il mio corpo.

 

*

"Il primo giorno di scuola è un po' come un ritorno alla carica. E' obbligatorio essere belle e perfette, per ricordare agli altri che tu sei ancora lì, non sei magicamente svanita durante le vacanze." Questo si ripeteva Astrid, mentre sceglieva con cura dal suo guardaroba. La maglia con la manica a tre quarti, leopardata. Un bel jeans Calvin Klain chiaro con il risvolto alla caviglia e la sua Gucci. Si guardo allo specchio per un ultimo controllo. Aveva applicato il rossetto alla perfezione, e che dire del mascara e del rimmel? Semplicemente di-vi-no. Fece l'occhiolino alla sua immagine nello specchio, mandò un ultimo bacio al suo riflesso e in un attimo fu fuori. Non prendeva i mezzi pubblici per andare a scuola; era troppo out per una come lei, in casa tutti lo sapevano bene. L'autista l'aspettava già in cortile, la portiera aperta e un sorriso tirato stampato sul volto. Non amava molto lavorare per quegli snob dei Monreàl, ma i soldi non cadono mica dal cielo. Astrid non lo guardò neppure: si accomodò sul sedile e si mise a maneggiare col suo Iphone.

Quelle oche di Janet e Giseld l'aspettavano davanti al portone della scuola per un ingresso trionfale. Spense l'Iphone con un gesto di stizza: quelle idiote continuavano a mandarle messaggi. Non aveva una grandissima stima per le sue "amiche" aka tirapiedi... dio, erano così stupide.

-Signorina, siamo arrivati.

La voce le arrivò distante e penetrò nel cervello come una lama affilata. Il momento era arrivato, quindi. Scese dalla macchina senza neanche salutare, ma curandosi di scuotere i capelli biondo ramato al passaggio di due bellocci del IV F.

Janet e Giseld strepitavano e la salutavano all'ingresso, ma quelle come lei non possono mettersi a correre: la camminata deve essere da passerella, lenta ed elegante. Si, be', non correva anche per via del suo tacco dodici, o come lo chiamava lei: "spezzacaviglie".

"Quelle come me sopportano il dolore" si disse. "Ma che dico, io lo sopporto. Come me non c'è nessuno." E si preparò al suo ingresso trionfale.

 

*

 

C'erano molte cose che Sharon non amava.

Una di queste era alzarsi presto la mattina per andare a scuola.

E' vero, la West Green l'aveva scelta lei di sua spontanea volontà, ma si era pentita amaramente della sua scelta.

Non si trovava bene per niente, tutti la guardavano da sotto in su senza rivolgerle la parola.

Aveva provato a legare, i primi tempi. Stava quasi riuscendo a vincere il sospetto che la maggior parte dei compagni nutriva verso di lei, ma poi... erano iniziati i corsi di danza.

Dio, la danza. Era l'unica cosa che la faceva sentire sè stessa, in qualche modo. Muoversi con movimenti sensuali e lenti, seguendo la melodia che cantava il suo cuore.

Quando ballava si sentiva bella, forte, si sentiva diversa. Era come se finalmente potesse staccarsi dal suo corpo, dalla sua pelle nera nera, e dai quei capelli crespi e nerissimi che non stavano mai come si deve. In quei momenti dimenticava le occhiatacce, i risolini, gli insulti. C'erano lei, la musica e il suo corpo sinuoso, nessun'altro.

Ma la danza non le lasciava spazio per nient'altro. Non c'era tempo per niente e per nessuno, mai. Così la sua vita era diventata piatta e abitudinaria, se non per quella sensazione che ogni volta la travolgeva. Ma la danza da sola non riusciva a colmare tutti i vuoti. I legami umani non si possono sostituire; tutti noi abbiamo bisogno di calore umano, di un abbraccio, di una carezza. E lei non ne aveva: era sola.

"Che pensieri deprimenti per il primo giorno di scuola" pensò.

-Ma io sono tutta depressa, giusto?- disse tra sè e sè.

-Non so se l'armadio ti potrà rispondere, Sharon.

La ragazza si voltò di scatto. Sulla soglia della sua stanza c'era suo fratello maggiore, Luke. Andavano sempre a scuola assieme. Luke era molto diverso dalla sorella: prima di tutto aveva più tempo da dedicare a sè stesso e ai possibili legami da creare. Era affascinante, piaceva alle ragazze, e poi non aveva il problema della pelle.

Prima di sposarsi con suo padre, la madre di Sharon aveva avuto una storia con un altro uomo, e da quella relazione era nato Luke. Ma il padre di Luke non si era mai fatto sentire, e poco tempo dopo la madre e il padre di Sharon, Lawrence, si erano conosciuti, e poi sposati. Il padre di Luke era un inglese a tutti gli effetti, biondo con degli occhi grigio-verde magnetici e affascinanti.

Questi erano i caratteri che anche Luke aveva ereditato, e nonostante la sua pelle mulatta, piaceva a tutte. Per Sharon era diverso: lei era tutta nera, così come i suoi genitori.

Luke non si era mai sentito dire: "brutto negro". Lei sì, e questo avrebbe sempre fatto la differenza tra loro due.

Per un periodo Luke aveva anche provato a farla integrare, la portava in giro con i suoi amici e le presentava le sue "amiche" aka fidanzate. Ma le occhiate erano sempre le stesse, e lei si era sentita chiamare "la sorella bastarda di Luke" "la vergogna di Luke" "il peso di Luke".

-Per favore, non portarmi più con te.- gli aveva detto Sharon. Poi aveva sbattuto la porta e tra loro era calato il silenzio.

Adesso Luke era lì, sulla porta. Lo sguardo scherzoso e il sorriso malizioso, pronto a un altro anno di divertimenti. Dopo quell'episodio non aveva più cercato di trascinarla con sè, ma si vedeva che si preoccupava per lei.

-Allora, ti muovi?- la incitò. Sharon si riscosse dai suoi pensieri; prese la borsa poggiata sul letto, si sistemò la felpa e seguì suo fratello sul pianerottolo. Mentre camminavano, diretti alla West Green, Luke si fermò davanti a un bar.

-Ti va di fare colazione?- le chiese, aspirando a pieni polmoni il profumo di croissant appena sfornati. Sharon storse la bocca. Già calcolava quanti pasti avrebbe dovuto saltare per smaltire quelle calorie.

 

*Spazio autrice*

Ciao! Spero che come inizio vi piaccia, e spero anche che recensirete in tanti! :)

Per chiarimenti: la storia è raccontata da Catherine, una delle cinque amiche, che come ho scritto all'inizio, ha deciso di conservare tutti i loro ricordi "raccontandoli".

Le altre due ragazze saranno descritte nel prossimo capitolo, dopo di chè ci sarà un capitolo per ognuna delle ragazze, alternandoli. Ovviamente ci sarà "qualcosa" che cambierà le loro vite.

Spero davvero che vi piaccia, e ancora ciao! :) 

  
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