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Autore: Tods    12/10/2013    2 recensioni
"A boy like that /Who'd kill your brother/Forget that boy/And find another"
E' un classico. La ragazza sbagliata che si innamora del ragazzo sbagliato.
Credevo che West Side Story fosse l'ultimo remake di Romeo e Giulietta. Ma devo ammettere che la mia vita ci si avvicina parecchio.
"I have a love and it's all that I have/Right or wrong, what else can I do?"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Diciottesimo

-Ti va di parlarne?
Non mi guardava nemmeno. Se ne stava stesa sul letto e mi dava le spalle.
Piangeva in assoluto silenzio, non si sentiva quasi.
Dentro di me cominciava lentamente a farsi strada un sottile senso di colpa, che mi bloccava la voce e mi faceva salire in bocca un forte sapore di bile. Come se fosse stata colpa mia. Ma non lo era, giusto?
-Becks, mi dispiace.-ammisi infine, sospirando. Dal mio tono non sembrava che fossi davvero dispiaciuta.-Dico sul serio.-aggiunsi, come se volessi convincerla del contrario.
Non disse nulla, non si mosse, né diede segno di avermi sentita.
-Non sapevo come dirtelo.-suonava come una scusa. Disse qualcosa, ma la voce impastata dalle lacrime mi arrivò incomprensibile.
-“Becky, Zayn sta con una”. “Becky, mio fratello si è messo con la mia amica Scarlett”. “Becky, quello stronzo s’è trovato un’altra oca”. E’ facile.
Feci il giro della stanza e mi inginocchiai davanti al letto, in modo da poterla guardare in volto. Becky crollava per tutto, non dimenticava mai niente. Becky sarebbe stata capace di piangere ancora per la morte di Blanket, il coniglietto che aveva a sette anni. Troppo dolce, troppo gentile, troppo fragile per tutto.
-Becky, andiamo, dopo tutto questo tempo?
-Sempre, Christa, sempre! Ogni giorno, ogni ora, orni minuto, ogni dannato istante della mia vita!
La solita melodrammatica. Dio li fa e poi li accoppia. Si dice così, no? Becks poteva sembrare l’Anti-Christa, ma in realtà era esattamente uguale a me. Conoscevo molto bene quell’atteggiamento tragico e delirante, e sapevo per esperienza personale che sarebbe stato impossibile tenerle testa.
Mi pentii anche di averla stuzzicata. Probabilmente si sarebbe lanciata in una scrupolosa analisi delle mie mancanze, seguita e intramezzata da crisi di pianto isterico e follia omicida.
-Come hai potuto nascondermi una cosa del genere? Ma che razza di amica sei?
-Un’amica che ha a cuore la tua salute mentale, idiota! Mio fratello porta solo rogne, è una vita che te lo dico, ma a quanto pare non ti si ficca ancora in testa. Becky sono passati due anni ed è ora di voltare pagina, non credi? Zayn non tornerà mai in ginocchio a chiederti di perdonarlo, anzi, credo che non se lo ricordi nemmeno, se devo essere sincera. Ha una pessima memoria.
Avvampò tutta:-Ma io…io non voglio! Cioè, io non voglio lui, ma solo…oh, al diavolo. Cosa ha lei che io non ho?-aveva assunto un tono lamentoso, e si era tirata su, poggiando il mento sulle ginocchia.
Mi sedetti vicino a lei, intrecciando le gambe. Il peggio era passato.
-Disegna.-mi tenni sul vago, e guardai di sottecchi il suo volto, attenta a scorgere anche il minimo cambiamento dell’espressione.-E’ brava.-aggiunsi, sbilanciandomi leggermente. Temetti un’accusa di alto tradimento, ma Becky si limitò a dire:-O sei Dalì o via da qui, no?
Doveva essere una battuta, ma lo disse con un’espressione così seria che non seppi cosa rispondere.
-Vabbe’. Chi se ne frega. È un coglione.-si asciugò le lacrime e sorrise, raggiante.-Altro che dovrei sapere?
Sospirai, disorientata. Becky era assurda, straordinaria. Forte come un uragano, come mille tempeste. Dove lo trovasse il coraggio di mettere una pietra sopra a tutto e di superare tutte le difficoltà restava per me ancora un mistero. Si salvava sempre da sola. Probabilmente sarebbe spettato a me il compiuto di aiutarla, ma non ero in grado di farlo con me stessa, figuriamoci con lei. Improvvisamente il mio goffo tentativo di proteggerla mi parve ridicolo. Probabilmente avrebbe borbottato qualcosa al telefono e poi avrebbe buttato lì un “Bravo, sapessi quanto me ne frega!” ridacchiando, per poi passare ore ed ore distesa sul suo letto a chiedersi perché lui l’avesse lasciata.
Non potevo farci nulla. Becky era quello, Becky era così. Non voleva che la vedessi soffrire. Voleva sembrare perfetta, voleva soffrire da sola. E chi ero io per giudicare? Io facevo tutto da sola.
Così cambiammo argomento. Facemmo finta di niente. Come se non fosse successo nulla. Come se non avesse pianto in silenzio per quasi un’ora. Come se si potesse semplicemente far finta di niente.
 
Mamma e papà tornarono a Bradford con l’espresso delle quattro, ed insieme a loro partirono i tre quarti dei miei compagni. Nella loro carrozza c’erano anche Mandi e Shandi, entrambe coi musi lunghi fino a terra. Di Liam non c’era traccia. Che se la fosse svignata? Non potevo biasimarlo. Due settimane tra lustrini, cosmetici e creme idratanti al profumo di fragola avrebbero fatto scappare a gambe levate chiunque.
Alla fermata c’era anche Zayn, nel suo giubbotto di pelle nera, che accompagnava Scarlett al suo treno per Manchester. Non appena Becky la vide, mi lanciò un’occhiata eloquente e gli diede le spalle.
Jad venne verso di noi con la faccia un po’ sbattuta di uno che aveva tutt’altri programmi per le vacanze.
-Ehi testa di cazzo.-lo salutai.
-Trista.-rispose lui con un cenno del capo. Poi i suoi occhi si posarono distrattamente su Becky, come se la conoscesse appena:-Ciao.
Lei rispose con un grugnito, seguito da un sorriso falsissimo che le andava da un orecchio all’altro.
-Da quanto tempo.-la sua voce era allegra, come se vedesse un caro amico, ma i suoi occhi erano infuocati, e il suo cuore un pezzo di ghiaccio.
Jad non sembrò cogliere l’allusione, e rispose con una strizzata di spalle:-Scuola. Sono stato occupato.
-Oh, sì.-annuì lei, fingendo comprensione.-Terribilmente occupato.
Sperai che il Tonto-Dell’-Anno ci arrivasse da solo, ma a quanto pareva la lampadina stentava ad accendersi, e nel suo cervello regnava il buio cosmico. Avete presente quando dicevo che non era poi tanto stupido? Mi rimangio tutto, fino all’ultima sillaba. La scatola cranica di mio fratello è Terra di Nessuno.
La lingua però sembrava esserglisi sciolta:-Eh, questo posto è così. Una volta che ci entri ci resti dentro.
Becky fece un grande sorriso, stringendo appena gli occhi:-E tu stai dentro a tante cose, non è così?
Lui fece per parlare, ma all’improvviso si bloccò, con la bocca semiaperta. Evidentemente il piccolo cricetino nella sua testa doveva aver cominciato a correre sulla ruota.
-Non credo siano affari tuoi.-il suo sguardo si fece duro, e la sua voce assunse un tono serioso. Ecco Zayn Jawaad Malik. Uomo serio, ligio e razionale. Emerita testa di cazzo part-time.
Lei da parte sua non smise mai di sorridere, e il suo tono non sembrò mai incrinarsi. Ero stata una brava maestra.
-No, no, infatti.-ammise.-Tu non sei affar mio da un sacco di tempo.
Silenzio imbarazzato. Guardai l’orologio e mi strinsi nel maglione color crema. Era una situazione a dir poco ridicola. Avremmo potuto passare ore così: lei a ferirlo con le sue sfrecciatine e lui a ferirla ancora di più coi suoi silenzi. Era un inutile martirio.
-Becks, andiamo. Lou ci aspetta.-inventai sul momento. Lei fece segno di aspettare un momento, ma schioccai la lingua impazientemente e lei si arrese. La battaglia con l’egoismo di Zayn era una causa persa. Non aveva più forze, si sentiva svuotata. Sembrava di nuovo sul punto di piangere.
Quell’aborto mancato il mio fratello però non sembrò cogliere il mio suggerimento di darci un taglio e diede di nuovo aria alla sua bocca inutilmente:-Spero tu la faccia ragionare, Becky, spero tu le faccia capire che Louis Tomlinson non è il genere di ragazzo che dovrebbe frequentare…
Becks trattenne una risata, e lo guardò con un misto di rabbia e compassione.
-E chi dovrebbe frequentare? Quelli come te?
-Piuttosto la morte.-aggiunsi, tirandola via e incamminandomi verso la scuola.-Piuttosto la morte.
Credevo sarebbe stato impossibile soffrire più di così. Credevo che il destino non avrebbe mai potuto essere più cattivo. Avrei solo voluto non aver detto “piuttosto la morte”.
 
-Christa, smettila di fare la misteriosa. So cosa hai fatto. Cosa avete fatto tutte e due.-puntò un indice accusatore contro Becky, che era intenta a mettersi lo smalto blu elettrico seduta alla scrivania di Shandi. Lei si voltò fingendo di non capire.
Io mi nascosi con la testa nell’armadio, lanciandomi vestiti alle spalle. Lo ignorai completamente.
-Becky dove cazzo è la mia felpa azzurra? L’avevo ieri.-la mia voce la raggiunse attutita dalle ante dell’armadio.
-Cazzo.-borbottò lei tra i denti.
-Cazzo cosa?-riemersi senza posare lo sguardo né su Louis né sulla scia di distruzione ai miei piedi.
Si era solo sbavata lo smalto. Mandai gli occhi al cielo, e soffocai un urlo di stizza mordendomi il labbro inferiore.
-Niente. Ho fatto un casino.-disse, mostrandomi l’unghia colorata per metà.
La ricerca non diede frutti: non c’era da nessuna parte.
-Accidenti ma che diavolo di fine ha fatto?-strillai, inginocchiandomi nel pantano di jeans e maglioni e rimestando il tutto con foga. Louis mi posò una mano sulla spalla, accovacciandosi accanto a me.
Becks agitava le mani come per scacciare le mosche, per far asciugare lo smalto.
-Christa, forse è meglio che tu ci dia un taglio.-commentò lui, sghignazzando.-Non puoi mettere qualcos’altro?
-Ma assolutamente no!-sbottai, senza smettere di rovistare nel gran mucchio. Sembrava una puntata inedita di Sepolti in casa.-Devo averla lasciata in palestra…
Louis saltò su:-Ah-ah! Lo sapevo! Christa, sei troppo prevedibile, devi ammetterlo. Lo so che mi hai organizzato una festa a sorpresa.
Mandai nuovamente gli occhi al cielo, le mani sui fianchi:-Non vorrei deludere le tue aspettative, Mr. T, ma sono partiti tutti, chi avrei dovuto invitare? Liam e mio fratello? Niall e Peter? Sii realista, Lou.
Uscii dal mucchio calpestando un paio di pantaloni neri e mi avviai verso la porta. Lou e Becky mi seguirono a ruota.
-Allora perché non andiamo a vedere anche nell’aula di scenografia? Ieri eravamo anche lì.-disse, ripartendo all’attacco.
-Noo! Cazzo, andiamo prima in palestra, sono sicura che è lì.
Durante il tragitto non fece altro che assillarmi con le sue idee complottistiche, e quando entrammo in palestra chiuse gli occhi, quasi aspettandosi un’esplosione.
Ma non successe nulla. La palestra era deserta. Era tutto completamente vuoto e silenzioso.
-Adesso ci credi?-gli feci, acida.-Non c’è un cane. E non c’è nemmeno la mia felpa. Che merda.
Lui rimase un po’ interdetto, poi si strinse nelle spalle e mi seguì lungo lo stretto corridoio.
-Potevi almeno farmi una torta.-mi sussurrò all’orecchio.-Nemmeno un regalo, sei proprio maleducata…
-Il regalo te lo do dopo.-mormorai, sorridendo con aria maliziosa, poco prima di svoltare l’angolo. Al solo pensiero di cosa avevo intenzione di fare il cuore mi balzava in gola. Una cosa alla volta, Jamila, una cosa alla volta.
L’aula di scenografia era l’ultima aula del corridoio D al terzo piano, in una zona piuttosto isolata. La porta era socchiusa, e Louis mi guardò sospettoso.
-Non ci credi? Come sei paranoico, dio mio! Vado prima io.-Becky spinse la porta e non successe nulla.
Io e Louis la seguimmo a ruota e vi fu uno scoppio di voci all’improvviso.
SORPREEEEESA!”
La sala era gremita di persone. Avevamo invitato tutti quelli che non erano tornati a casa per le vacanze. Compresi quelli che non si poteva definire esattamente “amici di Louis”. In pidi davanti alla finestra c’erano Zayn e Peter, un ragazzo ossuto con un neo orribile sotto il mento, e dall’altro lato della stanza c’erano Liam, Niall e Kimberly, che ormai sembravano essere diventati un organismo unico. Tutta la comitiva di Tommo invece si raccoglieva attorno ad un lungo tavolo di mogano, su cui avevano già allineato quindici bicchieri colmi per metà.
-Accidenti, c’ero quasi cascato!-mi urlò in un orecchio, ridendo. Il suono della sua risata mi solleticò piacevolmente l’orecchio, e mi ritrovai a sorridere quasi senza motivo.
-Grazie mille, piccola.-mi baciò a lungo e profondamente, causando applausi e fischi di approvazione. Immaginai Jad che si copriva il volto con le mani, disgustato, e mi venne da ridere. Le nostre labbra si dischiusero all’unisono in un sorriso immenso. Mi strinse forte tra le sue braccia e sentii il cuore andarmi in gola.
Poi qualcuno fece partire la musica.
Ballammo un paio di canzoni, avvinghiati, senza scollare mai lo sguardo l’uno dagli occhi dell’altra. Louis non era semplicemente il mio ragazzo. Louis era piuttosto un’estensione di me stessa. Era la parte di me che le persone amavano, era la parte di me che avevo sempre tenuto nascosta. Era la compagnia migliore che potessi desiderare. Quella che si avvicinava di più a me stessa.
Mi sembrò che non esistesse al mondo ragazzo più bello. E mi sentii potente perché era mio.
Becky, che fino a tre secondi prima era intenta a parlare con Miles, sembrava sparita nel nulla, e non mi sembrò un problema almeno fino a quando Doug, Paul e Miles stesso non trascinarono Louis dinanzi al tavolo con le bevande urlando “Giù, giù! Tutto giù! Mandi giù, non pensi più!”
Una folla immane si accalcò attorno a lui, sottraendolo al mio campo visivo. Mi guardai attorno, e mi riconobbi sola. Era stato bello fino a che era durato.
Con un sospiro dovetti ammettere che avrei dovuto aspettarmelo. Louis Tomlinson era quello che era, e non potevo di certo pretendere di averlo tutto per me. Era stato stupido anche solo sperarci. Sarebbe stato come appendermi la Monna Lisa nell’armadio. Louis era patrimonio dell’umanità, praticamente.
Tutta la gioia e l’euforia defluirono dal mio corpo sul pavimento. Mi pentii quasi di aver organizzato quella festa. Avrei dovuto tenerlo tutto per me. Il mio piccolo spettacolo personale.
Presi una birra e mi sedetti su uno sgabello a forma circolare, accanto alla porta. Ma dove era finita Becky? E Liam?
Ad un paio di metri da me Niall e Kimberly si baciavano in maniera semplicemente disgustosa. Lui sembrava Mamma-Uccello che mastica il cibo per gli uccellini e glielo vomita in bocca. Da bloccare la crescita.
Burn” di Ellie Goulding mi rimbombava nelle orecchie, ricordandomi ciò che era successo alla festa di Paul, pochi mesi prima. Quando era ancora amica di Scarlett, quando ancora non stavo con Louis, quando avevo visto Niall scoparsi la suo scherzo di cattivo gusto contro il muro del bagno, quando ero scappata con…
-Ma sei proprio una musona, eh.-alzai lo sguardo, stupita. Parli del diavolo…

*
Spazio autrice (lalala)
Tadaaaaan! 
Scusate per il ritardo e per il capitolo obrobrioso, ma 
ho avuto un saaaaacco di compiti (davvero davvero tanti, non scherzo)
e in più sono malata, quindi il mio è stato uno sforzo sovrumano.
Inizialmente il capitolo doveva continuare ancora per dieci-venti righe,
ma ho deciso di inglobarle con il prossimo che sarà,
lo prometto, mooooolto più bello.
In origine dovevo aggiornare il primo ottobre, per il compleanno
di Ylenia, ma purtroppo non mi è stato possibile.
Chiedo umilmeeeeente perdono!
Come al solito aggiornerò solo dopo 3 recensioni, perchè
sennò non ha senso.
Anyway, in questo capitolo si parla molto di Becky e dei suoi
sentimenti, ma abbiamo anche un bel po' di Chrouis!
Secondo voi chi dice l'ultima frase?
Let me know
Elena 

ps. grazie Fede per dedicarmi del tempo, nonostante l'Università,
per me è importantissimo <3

 
  
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