Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Nike93    06/04/2008    6 recensioni
A volte capita che un amore sia vissuto nei silenzi, e per questo si pensa che sia troppo perfetto perchè finisca. Ma poi si finisce per sentirsi come passeggeri distratti di una vita in vetrina, e il nodo che ci si lascia alle spalle è terribilmente difficile da sciogliere. Forse l'unica soluzione è dimenticare... e allora dimentica!
Ti ritroverai ad andare avanti finchè non ti sentirai come una superstite...
Una storia scandita dai testi di Raf, una storia che non sa se chiamarsi "d'amore".
Una storia i cui protagonisti credono di vivere i giorni migliori mentre invece stanno solo per sprofondare.
Una storia che non può avere un lieto fine. Non per tutti.
Genere: Drammatico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 9

“Col tempo le cose cambiano
e anche gli slanci si placano…”

Haylie lanciò uno sguardo veloce all’orologio. Veloce, ma non ansioso.
Le sue labbra adesso disegnavano un sorriso che per la sua bellezza avrebbe meritato di essere mostrato a qualcuno, ma lei si sentiva così felice che non le importava. Tutto quello che voleva era tornare in albergo e riferire a Bill il risultato dell’ecografia.
Femmina.
A dire il vero, si sarebbe sentita ugualmente felice anche se avesse scoperto di aspettare un maschio, o persino due gemelli –anche se quella notizia avrebbe sicuramente strappato una battutina pungente da parte di Tom… ma perché continuava a chiedersi quale avrebbe potuto essere la sua reazione?-, ma era come se quell’ulteriore esame avesse reso la sua gioia ancora più consapevole, più palpabile, più vera.
Il concerto della sera prima era andato alla grande, il pubblico era in delirio, Bill era soddisfatto. Era andato a letto mezz’ora dopo la fine dello spettacolo, voleva essere ben sveglio il giorno dopo, aveva detto.
Oh, sì…!

Per un attimo, Haylie ebbe la tentazione di passare al bar dell’albergo. Era quasi ora di pranzo, non aveva mangiato nulla per colazione e stava letteralmente morendo di fame.
Decise di lasciar perdere. Mancava poco al pranzo, sicuramente i ragazzi la stavano aspettando. Superò a tutta velocità la gente che incrociò per i corridoi, tra cui le parve di scorgere anche Georg e, poco più avanti, Tom, ma non si fermò e procedette verso la camera sua e di Bill, con la cartelletta azzurra stretta fra le braccia.
Non bussò, non si annunciò, si limitò solo ad afferrare la maniglia e aprire di scatto la porta. – Bill, non immaginerai… -
Rimase ferma sulla soglia, la mano che ancora stringeva la maniglia, i capelli scompigliati dal vento fresco di marzo.
Bill dormiva. Anche piuttosto profondamente.
Aveva il lenzuolo attorcigliato intorno alla vita, si teneva abbracciato a un cuscino, il suo viso era nascosto quasi del tutto dalla folta capigliatura corvina. Il suo respiro era leggermente irregolare, Haylie poteva sentirlo a quasi due metri di distanza.
E, inspiegabilmente, sentì tutto il suo entusiasmo venire meno.
Quando Bill era in ansia o particolarmente felice per qualcosa, praticamente non chiudeva occhio, e si alzava prestissimo, alle prime luci del sole.
Haylie lo guardò cercando di non far spegnere il suo sorriso, almeno dentro di sé. Ma le riuscì difficile.
Maledettamente difficile.
Forse si era entusiasmata per troppo poco. E ora il semplice fatto che Bill avesse dormito fino all’ora di pranzo e che non fosse già sveglio e pronto a sapere se quattro mesi dopo avrebbe avuto un figlio o una figlia, bastò a farla sentire come se l’avessero presa a mazzate.
Strinse al petto la cartellina azzurra. Forse importava davvero solo a lei.

 
Tom sporse la testa poco oltre il muro, in direzione della camera di Haylie e Bill. A quanto aveva sentito la sera prima, Haylie sarebbe andata a fare un’ecografia per sapere se aspettava un maschio o una femmina.
Chissà se per Bill avrebbe fatto differenza…
Si sentiva una strana ansia addosso. E l’inspiegabile bisogno di saperlo anche lui, quello che presumibilmente Haylie stava dicendo a suo fratello.
Quasi sobbalzò quando la porta della loro stanza si aprì lentamente, accompagnata da un leggero cigolio. Ne uscì Haylie, con una cartelletta azzurra sotto un braccio, la sua piccola borsa bianca ancora appesa a una spalla e il capo chino, una strana espressione triste in viso. Quando lo vide, gli angoli della sua bocca si alzarono impercettibilmente.
Le andò incontro a passo lento, sorridendole. Non poteva fare a meno di sorridere di fronte a lei, anche se non riusciva ancora a spiegarsi il perché di quella malinconia dipinta sul suo viso.
- Ehi – la salutò. Lei accennò un gesto con la mano libera. Tom si schiarì la voce. Si sentiva come se avesse dovuto provare disagio. – Allora, com’è andata? Maschio o femmina? –
La voce di Haylie era appena udibile. – Femmina –
- Oh, bene – rispose Tom. Dannazione, perché doveva sempre uscirsene con quelle risposte cretine? Era chiaro che c’era qualcosa che non andava. Ma questo non doveva interessargli. Era la fidanzata di Bill, non la sua. – Probabilmente non ne potevi più di stare in mezzo agli uomini – Non riuscì neanche a dare un tono scherzoso alla sua supposizione. Le cose erano due: o chiudeva il becco, o si defilava. Inaspettatamente, non seguì nessuno dei due propositi. – E Bill che dice? –
– Dorme –
Haylie abbozzò un sorriso triste, quello di Tom si spense all’istante.
- Oh – Si passò una mano fra i dread. Ora sì che si sentiva a disagio.

Diamine, Haylie, non guardarmi così…
- Non importa – si affrettò ad aggiungere lei.
- Non devi preoccuparti – Tom parlò più velocemente del normale. – Cioè… scusami, non volevo dire… -
- Non importa – ripeté lei, in tono poco più convinto. Distolse lo sguardo e fece per andarsene, ma, prima ancora che Tom avesse il tempo di rendersi conto che stava per allontanarsi, si ritrovò a tenerla stretta per un polso.

Haylie voltò la testa indietro e lo guardò stupita.
Tom sentì la bocca seccarsi e le parole morirgli in gola.

Perché mi fai quest’effetto?
No, era meglio non chiederselo… Qualcosa gli diceva che stava per commettere un errore madornale, un errore che avrebbe ferito qualcuno, ma i suoi desideri erano così confusi…
Haylie non poteva essere sola, non in quel momento.
E perché non c’era Bill accanto a lei?
Tom si rese conto con non poca sorpresa che questo non gli importava. Non come avrebbe dovuto.
- Haylie… - Si stupì lui stesso di essere riuscito a pronunciare il suo nome senza sprofondare sotto il fardello della vergogna. Quella vergogna che non aveva mai provato, e che non avrebbe nemmeno dovuto provare, non in quel momento, non in quel luogo, non per lei. – Beh… Per Bill sei la cosa più importante e… sta’ certa che si dedicherà a te con tutto se stesso –

Stupido, cretino, idiota!
Sentì un rumore che non riuscì ad identificare.
Forse era stata Haylie a tirare su col naso.
- Sono solo una bambina… una stupida bambina… - mormorò con la voce spezzata.

 Una bambina non riuscirebbe a farmi rincretinire così.

 - Hay… -
Non fare così, non essere triste, non mettermi in subbuglio lo stomaco!
La ragazza ebbe appena il tempo di lanciare uno sguardo apprensivo alla mano di Tom, ancora stretta sul suo polso, che si sentì tirare bruscamente in avanti.
La cartellina azzurra cadde a terra, i pochi fogli che la riempivano si sparsero con grazia sul pavimento quando Tom le lasciò andare i polsi solo per prenderle il viso tra le mani ed avvicinarla a sé.
Pensare era impossibile, dunque perché provarci?
Cercare di vederci chiaro era impensabile…
…e allora perché non chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare da quel turbine di emozioni, emozioni sbagliate, ma così prepotenti?
Tom la trattenne con gentilezza, certamente non meno di quella che usò per posare un tremante, veloce bacio sulle sue labbra.
Non voleva rubarle niente, non voleva costringerla, solo, ne aveva bisogno.
La mano di Haylie scattò in avanti, afferrò il polso di Tom e, per pochi, interminabili secondi, nessuno dei due capì se fosse con l’intenzione di allontanarlo o aggrapparglisi.

 
Non vi fu più di un semplice movimento.
Non si udì neppure un rumore, il minimo suono.
L’unico fu quello del sospirare di Tom quando la sua bocca si allontanò di qualche centimetro da quella di Haylie, ma lei, presumibilmente, non lo avvertì.
Lo guardò quasi con terrore. Terrore di quello che lei aveva accettato, non di quello che lui aveva fatto.
- Hay, io… -
La ragazza si chinò e raccolse rapidamente i fogli sparsi sul tappeto, li ficcò frettolosamente nella cartellina e schizzò via cercando di lasciarsi la sua voce alle spalle.
- Haylie, aspetta, non andartene! –
Tom si accasciò contro il muro, sospirando penosamente. Si coprì la faccia con le mani, quasi graffiandosi con le sue stesse unghie.
- Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo! –
Non avrebbe saputo trovare un termine più appropriato.
Cosa cazzo gli era saltato in mente?
E perché cazzo aveva baciato la fidanzata di suo fratello?
Solo il pensiero di quanto era costato il soggiorno in quell’hotel lo trattenne dal mollare un calcio alla parete.
Non poteva innamorarsi di lei.
Nella sua vita non aveva mai provato sentimenti degni di tale nome, quindi, perché proprio lei?
Fosse stata un’altra ragazza, lo avrebbe chiesto a Bill. Già la sua voce gli riecheggiava nella mente…

“Vuol dire che è una ragazza speciale, Tomi!”
Già. Lo era.
Purtroppo.

 
Haylie si fermò solo quando si rese conto di essere finita fuori dall’hotel. Respirò profondamente un paio di volte, cercando di rimettere ordine nella propria mente.
Scosse la testa e si coprì il viso con le mani.
Impossibile.
Forse si era immaginata tutto… Forse non era successo niente… Forse cinque minuti dopo avrebbe incontrato Tom di ritorno da qualsiasi posto che non fosse il corridoio del secondo piano, lui l’avrebbe salutata e le avrebbe chiesto com’era andata l’ecografia.
Ma questo non successe.
Haylie dovette trattenersi per non darsi un pugno sulla fronte. Come faceva a pensare a Tom in quel momento?
Beh, le suggerì una vocina dentro di sé dal tono vagamente maligno, forse perché Tom è il fratello del tuo fidanzato, e tu l’hai appena baciato.

No, non è vero, non sono stata io! Non è colpa mia!
E allora perché non l’aveva respinto? Perché non si era allontanata da lui e non gli aveva stampato cinque dita in faccia? Dubitava di poter essere capace di un simile atto, ma doveva ammettere che le circostanze avevano tutto il diritto di richiederlo.
Tirò un altro profondo sospiro.
Era stato un errore. Punto. Tom l’aveva solo baciata, non le era saltato addosso né niente di simile. Nonostante l’immagine di sé che presentava agli occhi della gente, aveva un senso della moralità non indifferente e sicuramente anche lui si era reso conto di aver avuto, per un attimo, la mente un po’ annebbiata.
Un po’ troppo, in effetti.
Dio, perché l’aveva incontrato proprio in quel momento di debolezza?
Forse sarebbe stata debole anche in qualsiasi altro momento, si ritrovò a pensare con orrore.
Strinse i pugni e serrò gli occhi, come a voler cancellare il mondo attorno a sé.
Doveva semplicemente smettere di pensarci. Non ne avrebbe parlato con nessuno, meno che mai con Bill, avrebbe aspettato che lui si svegliasse e gli avrebbe comunicato che aspettava una bambina. Dopodiché, avrebbe fatto del suo meglio per ignorare Tom fino a che entrambi non avrebbero dimenticato quanto era successo.

Dimenticare.
Sì, era l’unica soluzione possibile.

Dimentica, Haylie, dimentica, dimentica!
Cercando di mantenere una certa disinvoltura, mise la cartelletta azzurra nella borsa e si diresse verso il ristorante dell’albergo. Non ci volle molto perché scorgesse Gustav e Georg, seduti a un tavolo con altri tre posti vuoti, intenti a parlare fitto con Tom, in piedi accanto a loro.
Haylie sbiancò. Di cosa stavano parlando?
Sforzandosi di convincersi che Tom non poteva essere tanto stupido da andare a dire ai suoi amici che aveva baciato la ragazza di suo fratello, si avvicinò al tavolo e attirò l’attenzione dei ragazzi con un leggero colpo di tosse. – Ehm… ciao –
Gustav e Georg le risposero con due sorrisi smaglianti, Tom si limitò a sbirciarla di sottecchi. – Haylie, eccoti finalmente! – disse Georg. – Mancate solo tu e Bill. Digli di sbrigarsi, sto morendo di fame –
- L’ho già chiamato io – intervenne frettolosamente Tom, ma a voce piuttosto bassa. – Ci siamo… ehm… incontrati di sopra e ha detto che scenderà entro cinque minuti –
- Oh, sì, conosco i cinque minuti di Bill – borbottò Gustav. – Georg, comincia pure a masticare il tavolo, qui prima delle due non si mangia – Haylie prese posto accanto a Georg e posò la borsa sulla sedia libera alla sua sinistra. Tom, dopo averla lanciato un altro sguardo fugace, si sedette dall’altro lato del tavolo, sospirando.
Haylie sobbalzò quando sentì una voce squillante esclamare: - Buongiorno a tutti! –
Bill aveva raggiunto il resto del gruppo e ora esibiva un sorriso a 32 denti. – Scusate il ritardo, avevo un po’ di sonno arretrato – Haylie gli sorrise e spostò la borsa, facendogli posto. Bill sedette accanto a lei e le schioccò un bacio sulle labbra. – Dormito bene? –
- Sì, meravigliosamente – Haylie cercò di mascherare il leggero tremolio assunto dalla sua voce.
- Non vedo l’ora di mettere qualcosa sotto i denti – disse lui. Georg gli allungò il cestino del pane.
- Anche noi, ma stavamo aspettando che vossignoria illustrissima finisse il suo riposino di bellezza – lo canzonò, mentre Bill arraffava una fetta di pane.
Haylie aspettò che Bill le chiedesse qualcosa, stringendo febbrilmente la borsa in grembo, ma lui continuò solo a punzecchiarsi con Georg. Quando le rivolse la parola, non se ne accorse che dopo qualche istante.
- Amore, scusami se mi sono alzato così tardi – Haylie sorrise. Ecco, ora glielo avrebbe detto… - Di sicuro tu sei in piedi da ore. Cos’hai fatto stamattina? –
La ragazza conficcò inavvertitamente le unghie nella tracolla di cuoio della borsa. In che senso… cosa aveva fatto quella mattina?
- Beh, lo sai… - azzardò a voce bassissima.
- Sei stata un po’ in compagnia del mio fratellino, eh? – Haylie si sentì gelare il sangue nelle vene. Non poteva sapere… non se aveva quel sorriso… - Si sveglia presto solo dopo i concerti, lui. E si vede, ha una faccia…! – Haylie lanciò uno sguardo apprensivo in direzione di Tom: il ragazzo le restituì un’occhiata perplessa ma altrettanto preoccupata, poi si rivolse cautamente al fratello:
- Ehm… Bill, non… non stai dimenticato niente? – Bill sembrò pensarci per qualche secondo.
- Ah, già! – esclamò, dandosi una manata sulla fronte. – Abbiamo il sound check! Cavolo, me n’ero completamente scordato – Haylie non riuscì a staccargli lo sguardo di dosso, le unghie ancora conficcate nella tracolla della borsa. – Alle tre, giusto? Uffa però, non si può neanche pranzare con calma… -
- Chi è che dorme fino al tramonto? – lo rimbeccò Georg, lanciandogli un tovagliolo in faccia.
Continuarono a battibeccare e a ridere, e non si accorsero della lunga occhiata che si scambiarono Haylie e Tom nel frangente.

E’ stato lui a dimenticare… E’ stato lui a dimenticare…

 “…e non è più esattamente come tu immaginavi.”

Vi ringrazio per le recensioni, anche se queste comportano uno sforzo disumano (a noirfabi ora fischieranno le orecchie XD). Spero che la mia ff continui a piacervi, soprattutto adesso che per me diventa sempre più difficile mandarla avanti. Haylie è un personaggio strano, che mi sfugge, e mi sono trovata più volte a chiedermi se riuscirò a mandare avanti questo storia...come voglio io, perlomeno.
Commenti bene accetti! ^^ (ho modificato per la millesima volta l'introduzione...a me piace decisamente di più adesso)

Ebbene sì: ancora "passeggeri distratti". Grazie Raf!!
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Nike93