Giorno Centocinquesimo
Notte, nelle mie
stanze
Questa è la mia prima scritta da uomo libero e
sarà anche
l’ultima; non c’è molto da dire,
Galbatorix è morto e con lui il suo regno di
terrore.
Mio fratello si è dimostrato all’altezza di
quell’arduo
compito, ma forse nessuno saprà o crederà mai che
anche io ho fatto la mia
parte per uccidere il tiranno.
Non sono restato, non con Nasuada, non con lei; non ho
ben capito quello che provo, provavo; forse era amore, per lei
è amore! Forse
non lo è per me, credo che aiutarla è stato un
modo per assolvere i miei
peccati. Cos’avevo in mente? Per quante persone io possa
aiutare non cancellerò
i miei peccati, nessuno se ne dimenticherà e nei racconti
verrà narrato come
mio fratello ha sconfitto il tiranno e il suo fedele servitore: io.
Ho lasciato tutti, io e Castigo siamo scappati; da noi
stessi e dal mondo. Nasuada sperava che restassimo ma noi non possiamo,
forse
nemmeno vogliamo; forse faremo ritorno quando avremo capito chi siamo,
forse
moriremo cercando noi stessi, forse sarà proprio scoprire
chi siamo a
ucciderci.
Spero solo che un giorno Nasuada e mio fratello possano
trovare una persona che gli starà vicino e li
sosterrà, quella persona non
posso essere io.
Ho scoperto di avere una nipote, o meglio, Eragon ha una
nipote; io non ho nemmeno conosciuto il padre; sono sicuro che
sarà meglio per
entrambi stare lontani, la bambina non si vergognerà di me e
io non dovrò
provare amore per una persona che saprò di deludere.
Ora devo dire addio, manderò queste poche pagine al re
dei nani; nella speranza che possa capire le ragioni del mio gesto, non
cerco
il perdono.
Ciao a tutti, Chiara!