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Autore: Aries Pevensie    14/10/2013    1 recensioni
Non credo nelle coincidenze, preferisco l'inevitabilità. Ogni evento è inevitabile. Se non lo fosse, non accadrebbe.
Dal prologo:
"Un sentimento a lui sconosciuto cominciò a fargli bruciare lo stomaco, mentre sentiva come una stretta al cuore e il respiro gli divenne doloroso. Era certo di poter resistere a quell’emozione, ma presto dovette ricredersi. Sapeva che doverla vedere tutte le mattine a scuola non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua situazione, corrodendolo dall’interno. Sarebbe esploso, prima o poi. E allora si sarebbe messo una mano sul cuore e avrebbe chiesto il perdono di Janis. Ma come?"
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inevitabile

Delusioni



 
Quella domenica notte Janis si svegliò di soprassalto, il cuore le martellava nelle orecchie e strani rumori nella camera accanto, quella dove dormiva zia Linette. Si scostò le coperte di dosso e rabbrividì per il freddo, poi sospirò e si alzò, uscendo dalla camera a piedi nudi; non sapeva che ora fosse, ma le sembrava abbastanza tardi. Si parò davanti alla porta della camera degli ospiti nel momento esatto in cui la donna usciva con una grande borsa in mano.
“Janis, che ci fai in piedi?” domandò sorpresa, inarcando le sopracciglia. Non voleva svegliare la nipote, non sapeva come avrebbe potuto annunciarle la sua partenza senza sentirsi tremendamente in colpa per quell’abbandono così improvviso.
“Te ne vai?” chiese la ragazza, la voce e il viso completamente inespressivi. Linette abbassò il capo e annuì lentamente, sospirando.
“Jan, tesoro, ascoltami…vedo che tu ti sei ripresa bene, hai le tue amiche e quel ragazzo carino che ti ha accompagnata a casa l’altro giorno”, alzò lo sguardo e per la prima volta vide Janis completamente apatica, “Io non ho nessuno e ho bisogno di tornare a casa mia per un po’, ma ti prometto che torno ogni weekend” concluse con voce tremante. Janis si spostò dal passaggio e indicò con la testa le scale, dando il permesso alla donna di andarsene da quella casa e di lasciarla sola. Anche lei.
Linette l’abbracciò titubante e si allontanò, quando capì che la nipote non avrebbe ricambiato il gesto, per poi scendere al piano di sotto ed uscire di casa, lasciandosi il dolore di una ragazzina alle spalle e riprendendo a camminare sulla propria strada, per trovare la sua serenità. Per un secondo ripensò allo sguardo deluso di Janis, il labbro inferiore tremolante, le lacrime alle punte degli occhi e quell’espressione che le aveva visto sul volto la notte dell’incidente, quando le avevano comunicato che non c’era stato niente da fare né per la madre, né per Oliver. Era ancora in tempo per tornare sui suoi passi, aprire quella porta e abbracciare quella ragazza così ferita e così sola, ma si liberò di tutti i pensieri scrollando la testa e inspirando profondamente.
Janis aspettò di sentire la macchina partire ed uscire dal vialetto di casa, poi si appoggiò con le spalle al muro, il cuore a palla e le lacrime a premere per uscire. Non poteva davvero essere da sola. Corse in camera sua e accese la luce, poi rovesciò tutte il comodino e si passò le mani tra i capelli, reprimendo un urlo rabbioso. Cercò il cellulare tra le cose sparse sul pavimento e si asciugò gli occhi con la manica della maglia del pigiama. Selezionò il numero di Zayn e chiamò, senza curarsi ancora di controllare l’orario. Il telefono suonava a vuoto e quando Janis stava per riattaccare, il ragazzo rispose con voce arrochita dal sonno, ma con una vena di preoccupazione a renderla più acuta del solito.
“Jan, che succede?” farfugliò, sospirando nella cornetta. Janis represse un singhiozzo e si lasciò cadere a sedere sul pavimento.
“Mi ha lasciata” mormorò, mentre il respiro le diventava affannato e le lacrime prendevano a scorrerle sulle guance.
“Cosa…chi ti ha lasciata?” domandò lui, con voce più ferma e seria. Janis non aveva un fidanzato e di questo ne era certo. Poteva essere un altro dei suoi sogni, oppure un’altra crisi di panico; era da un po’ che non ne aveva, ma sapeva benissimo che non sarebbe durata questa pausa.
“Mia zia! Se n’è andata!” gridò con voce acuta e stridula, lanciando il cellulare contro la parete di fronte a lei, per poi prendersi la testa fra le mani ed intonare una cantilena stanca e monotona.
Zayn sentì solo un tonfo sordo e in lontananza il pianto isterico di Janis. Avrebbe voluto urlare e chiamarla a voce alta, ma erano le quattro di notte e non voleva svegliare tutta la famiglia. Si alzò ed indossò velocemente una felpa e un paio di scarpe, per poi uscire dalla sua stanza e scendere in cucina, dove lasciò un biglietto sul tavolo, con scritto che Liam aveva avuto un’emergenza e aveva bisogno di lui, poi era uscito di casa con la macchina di sua madre e aveva guidato fino a casa di Janis. La luce della veranda era accesa e anche una finestra al piano superiore era illuminata; parcheggiò nel vialetto e si precipitò fuori dall’auto e subito entrò in casa Ryan.
“Jan?” chiamò a voce alta, fermandosi ai piedi delle scale. Nessuno però rispose, così si decise a salire al piano superiore. Si trovò davanti ad una porta su cui erano state affisse delle lettere di legno, ognuna di un colore diverso, attaccate seguendo la linea immaginaria di un’onda.
Oliver
Gli si formò un enorme groppo in gola e rimase paralizzato sul posto, dimenticando il motivo per cui era lì, finché non sentì piangere nella stanza in fondo al corridoio. Scrollò violentemente la testa e corse in quella direzione, spalancando la porta e trovando Janis rannicchiata sul pavimento cosparso di oggetti, la testa fra le mani e le gambe nude strette al petto; indossava solo una maglietta e tremava come una foglia, sia per il freddo che per il violento pianto.
“Piccola…” mormorò, inginocchiandosi davanti a lei e spostando la radiosveglia per potersi sedere accanto alla ragazza, le passò un braccio intorno alle spalle e le fece appoggiare la testa a lui, dondolandosi leggermente. Janis si lasciò scappare un altro singhiozzo dalle labbra socchiuse e si aggrappò alla felpa di Zayn, lasciandosi abbracciare e rannicchiandosi contro il suo petto. Zayn continuava a baciarle i capelli e ad accarezzarle la schiena dolcemente, rispettando in silenzio quel momento di sofferenza e ansia, sentendosi ancora turbato per essere entrato in quella casa senza nemmeno rendersi conto di quello che stava succedendo.
Quando Janis smise di piangere, Zayn le scostò i capelli dal viso e la guardò dall’alto.
“Puoi dirmi che è successo?” sussurrò, continuando a ad accarezzarla e a tenersela stretta al petto. Janis lasciò sfuggire un singhiozzo e si asciugò di nuovo le guance con le maniche della maglietta.
“Non lo so…mi sono svegliata dopo aver fatto un incubo e ho sentito che zia Linette era sveglia, così sono andata di là e lei se ne stava andando. Ha detto che tornerà ogni weekend e che ci penserà lei alle varie faccende burocratiche…”, fece un ampio gesto con la mano e storse le labbra, poi abbassò lo sguardo e arrossì leggermente, ricordandosi di essere avvinghiata a Zayn, che annuì leggermente e le lasciò un bacio sulla tempia.
“Sei forte, Jan, puoi farcela. Mi prenderò cura di te sempre e anche tua zia. È come se fosse in un’altra stanza, ma per te ci sarà sempre” disse convinto. Janis alzò lo sguardo e lo incastonò a quello sereno del ragazzo, che la osservava con serietà e dolcezza disarmanti, si mordicchiò il labbro inferiore e si avvicinò al suo viso, strofinando il naso contro la mandibola rilassata di Zayn, pungendosi con la sua barba ispida. Lui ridacchiò e le tirò la maglia del pigiama, per poi insinuare la mano sotto la stoffa e prendere ad accarezzare la pelle ghiacciata della schiena e dei fianchi.
“Sei congelata…” sussurrò, chinandosi su di lei e nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, sfiorandolo con le labbra. Janis sussultò e si aggrappò alle spalle del ragazzo, che sorrise e le baciò la mandibola, mentre il cuore partiva per la tangente e la faceva salire sulle sue gambe, per averla ancora più vicina.
“Dovresti dormire, piccola…” mormorò, baciandole di nuovo il collo, mentre lei giocava con i suoi capelli spettinati. Annuì e si scostò dal ragazzo, che la guardò e le sorrise dolcemente.
“Te ne vai anche tu?” farfugliò con voce flebile e appena udibile. Zayn scrollò il capo e le prese il viso tra le mani.
“Non vado da nessuna parte” le assicurò, indicando con la testa il letto a cui era appoggiato, “Dormiamo?” continuò, con una strana luce malandrina negli occhi. Janis arrossì e annuì, alzandosi e porgendo una mano al ragazzo, che l’afferrò e si fece aiutare ad alzarsi.
Il primo a prendere posto fu Zayn, che si sdraiò e sistemò la coperta, tenendola alzata perché Janis ci si rannicchiasse sotto; le fasciò i fianchi da dietro e le scostò i capelli dal collo, per poi posarci un bacio lungo e delicato. Sentì la ragazza rabbrividire a quel tocco e strinse l’abbraccio, facendo aderire completamente il suo corpo a quello della rossa, che timidamente intrufolò i piedi tra le gambe di Zayn e le loro gambe si aggrovigliarono, come se fossero una cosa sola e quello fosse esattamente il loro posto. I loro cuori battevano allo stesso ritmo, i loro respiri avevano la stessa cadenza e il calore emanato dal corpo di Zayn equilibrava la temperatura più bassa di quello di Janis, attaccata a lui come l’ultima foglia che non vuole cedere all’autunno.
Janis chiuse gli occhi e soffiò un sorriso, sentendosi al posto giusto e con la persona giusta, che la cullava dolcemente fra le sue braccia per farla dormire, che c’era sempre quando lei aveva bisogno, che non si tirava mai indietro e correva da lei, che non si era lasciato spaventare dalla sua situazione, dalle sue continue crisi di panico, dai suoi sbalzi d’umore e dalle sue idee confuse. Zayn c’era sempre stato da quando lei era rimasta sola.
Perché solo allora?
 
Svegliarsi nel letto di una ragazza era una novità per Zayn negli ultimi tempi, ma prima dell’arrivo di Janis succedeva ogni sabato sera e la ragazza non era mai la stessa. Da quando aveva provocato la morte di Vivianne ed Oliver, Zayn aveva smesso di bere, non faceva tardi quando usciva con gli amici e non guardava le ragazze. Questo perché Janis gli occupava mente e cuore e non riusciva assolutamente a pensare di potersene separare. Per questo, quella mattina, si svegliò con il sorriso sulle labbra, si stiracchiò ed aprì gli occhi, accorgendosi subito di essere da solo sotto le coperte.
“Jan?” chiamò, scostandosi il piumone di dosso e stropicciandosi i capelli. La casa era completamente silenziosa e avrebbe pensato che non ci fosse nessuno, se non fosse stato per la convinzione e la sensazione che lei fosse lì, con lui. Sospirò e si alzò, sbadigliando ed uscì in corridoio, dal quale udì dei rumori provenire dalla cucina. Le sue labbra si piegarono in un ampio sorriso, mentre scendeva le scale in calzini e si guardava intorno: le pareti erano piene di fotografie di famiglia, disegni e stampe varie e tutto aveva l’aria di una casa in cui viveva una famiglia felice.
“Ehi, ti sei svegliato” lo accolse Janis, mentre sistemava due tazze sulla tavola apparecchiata, allegra e spensierata come non l’aveva mai vista prima. Zayn non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, la sensazione di essere lui il motivo di tanto buon umore lo spiazzava e gli riempiva il cuore di una gioia incontenibile, ma allo stesso tempo gli congelava lo stomaco e gli infiammava i polmoni. Logorato dai sentimenti contrastanti, si limitò ad annuire e passarsi una mano sulla nuca, cercando di far passare il suo tormento per torpore dovuto al sonno. Janis si avvicinò al nuovo arrivato e si alzò in punta di piedi per dargli un bacio sulla guancia e abbracciarlo. Zayn sussultò e le fasciò i fianchi con entrambe le braccia, sollevandola da terra per qualche istante e rimetterla giù tra le risate. Si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi lui si chinò su di lei e fece scontrare i loro nasi e infine le accarezzò la mandibola con le labbra.
“Buongiorno” mormorò con voce roca e profonda, facendola rabbrividire fra le sue braccia. La seguì fino al tavolo, dove si sedette e si lasciò servire da Janis, che con energia nuova gli versava il caffè e gli chiedeva una marea di cose, intavolando una conversazione dopo l’altra, talvolta lasciando a metà la frase per cominciare un nuovo discorso. E lui rideva e stava bene, perché Janis stava bene e sembrava felice in quel momento, con lui. La prese per mano e la fece alzare dal suo posto, trascinandosela sulle ginocchia e abbracciandola da dietro, appoggiò il mento alla spalla ossuta della rossa e si beò di quelle emozioni che gli nascevano nel petto quando stava con lei.
Zayn si era sempre domandato come si sentisse suo padre svegliandosi ogni mattina accanto alla moglie, condividendo le gioie della vita, le difficoltà, vedendo i propri figli crescere. Sorrise amaramente quando si rese conto che quello che suo padre e sua madre avevano visto crescendo lui, un ragazzo che non aveva mai dato grossi problemi, che andava bene a scuola e che aveva amici affidabili, si era in realtà rivelato un ragazzo immaturo, irresponsabile e nei guai fino al collo. Non avrebbero certo creduto di star crescendo un futuro assassino, un ragazzo che avrebbe causato una tragedia come quella di Vivianne e Oliver Ryan, morti in un incidente in una notte fredda nella tranquilla Bradford. Era certo di aver causato in loro una rabbia senza eguali, un dolore spropositato. Un’inevitabile delusione.


Aries' corner

Ehilà! Devo ammettere che non pensavo di metterci così tanto a scrivere questo insulso capitolo!!! xD D'ora in oi non so quanto spesso riuscirò a scrivere, perché da domani, ragazzi, inizio l'università!! Non ne potevo più!! xD
Allora, in questo capitolo non succede gran che, speravo di riuscire ad infilarci anche qualcosina in più, ma poi le cose sono andate diversamente da come le pensavo e quindi mi sono dovuta adattare xD
Intanto se siete arrivati fino alle note vuol dire che avete letto il capitolo -forse- e per questo vi ringrazio! Ci tengo molto a questa long :D Vi lascio alle vostre letture! Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno, anche se dubito che qualcuno ne abbia...

Bya bye!
Horan Hugs a tutti!!!
AP

 
   
 
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