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Autore: sherry21    15/10/2013    8 recensioni
Sherry è riuscita a raggiungere il suo obiettivo, lavorare nell'ospedale dei suoi sogni.
Dal primo giorno tutto si preannuncia un disastro, il dottor Ace sembra divertirsi a tormentarla e a fargliene passare di mille colori, risvegliando in lei uno spirito battagliero assopito da anni.
Fra mille battibecchi, dispetti e situazioni imbarazzanti, Sherry non demorde, anzi, riesce a tener testa a Portgas come mai era successo prima fra le mura di quel reparto, conquistando simpatie e antipatie di diversi colleghi.
Nonostante tutto, riuscirà a trovare qualcuno che la farà sentire completa ...
Spero di aver incuriosito qualcuno, auguro una buona lettura!
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori quasi impossibili'
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CAPITOLO 3:
Avrei preferito avere i marmocchi con secchiello e paletta in macchina, anziché questo medico bizzarro.
Con la scusa di aiutarmi a leggere più velocemente la posta, aveva aperto e letto a gran voce tutte le lettere e i documenti che mi ero portata da casa, finché non si quietò, vivacizzando l’atmosfera con una rumorosa e inaspettata russata.
Inizialmente pensai che stesse scherzando.
Credevo che fosse uno dei suoi tanti modi di dirmi che ero noiosa, troppo perfetta, eccessivamente composta e solo lui sa cos’altro, ma alla ronfata seguì uno strano mugugno … che stesse dormendo veramente?
Mi voltai non potendo fare a meno di sorridere intenerita.
Era incredibile quanto potesse sembrare innocente il suo viso da addormentato.
Stavo riportando l’attenzione sulla strada, quando gli occhi si posarono sulle sue labbra schiuse baciate dal sole.
Senza conoscerne il motivo, ne ero rimasta ammaliata. Il sole le rendeva così lucenti e intriganti … chissà quanto potessero essere morbide.
“… toc-toc … permesso? … Sherry, cosa diamine ti passa per la testa?! Sarà un bell’uomo, ma ricordati che è il tuo peggior nemico! ” ululò il mio alter ego.
Arrossii.
Qualcosa non quadrava …
Perché il mio acerrimo nemico, nonché mio superiore e vicino di casa, stava schiacciando un pisolino con la testa appoggiata sul finestrino della mia macchina e  io non pensavo ad altro che alle sue “morbide” labbra?
Pensai a una risposta plausibile, ma non venni a capo di nulla: -Ahah … sono matta.- bofonchiai rigirandomi, ma la tentazione di guardarlo ancora una volta era veramente troppo forte.
Mi trattenni, finché cedetti e lo guardai nuovamente, ammirando le lentiggini appena accennate sulle sue guance.
Nonostante il suo caratterino piccante e snervante, dovevo ammettere che aveva il suo fascino e dei begli addominali da quello che ricordavo ...  
Avvampai ancor di più: -Porca paletta, non devo pensare a certe cose!- mi schiaffai una mano sulla fronte ormai bollente.
“Sherry! Ricordati che cosa ti ha fatto questa mattina! Non farti abbindolare da quel fisico degno di un dio greco. ”.
Giusto, il mio “io interiore” aveva ragione!
Cercai di non pensare a lui concentrandomi sul paesaggio urbano di Bridgeport, notando quanto fosse diverso rispetto al mio paesino montanaro.
Malinconicamente alzai lo sguardo sulle montagne innevate che ergevano dietro gli edifici della città.
Glacier era in mezzo a quei monti bianchi, non potevo negare che mi mancava tantissimo, ma l’idea di scoraggiarmi per un motivo così futile non mi solleticò nemmeno l’anticamera del cervello.
Ero andata via da casa non solo per realizzarmi nel mondo del lavoro e crescere, ma anche per far uscire la mia famiglia dalla situazione in cui si trovava.
M’imposi di sorridere, l’obiettivo che mi ero imposta prima di uscire dall’appartamento era di dedicare un pomeriggio a me stessa per dimenticare tutto. Dovevo concentrarmi solo sullo shopping e a divertirmi … medico bizzarro permettendo.
 
Stavo sfogliando delle riviste pubblicitarie, quando l’abbiocco post-prandiale ebbe il sopravvento su di lui.
Dormiva beato con la testa appoggiata sul finestrino della macchina della nuova vicina, finché una sua esclamazione non lo risvegliò.
-Ahah … sono matta!-.
Strizzò gli occhi confuso per mettere a fuoco.
Accidenti, doveva aver avuto uno dei suoi attacchi narcolettici mentre leggeva la pubblicità dei condizionatori.
Guardò Sherry di sottecchi, sembrava imbarazzata ed era arrossita … che cosa poteva essere successo di così scabroso mentre dormiva?
Inoltre, perché parlava da sola? La radio non era nemmeno accesa e non poteva parlare con nessun altro se non con lui.
Decise di lasciar stare, anche lui parlava da solo col cibo quando gli andava e sfruttò quel suo momento di distrazione per osservarla meglio.
Era proprio una bella donna.
Il sole batteva sulle sue esili braccia e sulle punte dei capelli castani, risaltandone i riflessi ramati che non aveva potuto notare in reparto a causa della scarsa illuminazione.
Quel colore, oltre a donarle, rispecchiava tantissimo il lato tenace del suo carattere, virtù ormai di pochi.
Sapeva che non lo vedeva di buon occhio a causa delle sue stupide battute, ma, da quando l’aveva incontrata, non riusciva più a trattenersi dal fare lo scemo.
Lei era l’unica che riusciva a tenergli testa e la sola che aveva avuto il coraggio di riprenderlo per le sue marachelle, cosa che nessuna aveva mai fatto prima di quel giorno.
Fino a quel momento aveva conosciuto ragazze che subivano i suoi dispetti solo per raggiungere i loro subdoli e perversi fini terreni, che non scostavano mai di molto dai suoi, ma con lei era tutta un’altra storia.
Con Sherry le cose non erano così banali e superficiali.
Non aveva un secondo fine, era semplicemente se stesso e non sapeva spiegarsene il motivo.
Era una ragazza avvolta da un alone di mistero affascinante, che fosse quello il motivo per cui gli destava tanto strano interesse?
Si accorse che si stava girando per guardarlo.
Non lo doveva assolutamente beccare mentre la osservava, quindi si rimise a “dormire”.
-Porca paletta, non devo pensare a certe cose!-.
Aveva parlato ancora una volta da sola … ma a che cosa non doveva pensare?
Con il riflesso dello specchietto laterale si accertò che non lo stesse più fissando, potendo tornare a studiarla.
Ora aveva un’insolita espressione malinconica, era chiaro come il sole che doveva avere un problema a casa che la tormentava.
Non sapeva in che genere di problemi navigasse, ma per lui era giunta l’ora di animarla … come poteva farla imbestialire ancora?
 
-Wahhhhhh!-.
Sentendo quell’urlo saltai terrorizzata, facendo sussultare assieme a me la macchina con una pericolosa serie di gincane fra i due sensi di marcia.
Ero più che certa che i miei occhi fossero balzati fuori dalle orbite.
Avevo appena visto la morte in faccia!
Gli automobilisti alle mie spalle iniziarono a strombazzare e a lampare, nonostante alzassi loro una mano in segno di scusa.
Che diamine potevo fare? Mica era colpa mia!
“Accidenti Sherry! Non potevi lasciarlo alla prima stazione di servizio che incrociavi per l’autostrada?! … è vero, non siamo in autostrada … comunque, credi che gli autisti qui dietro ti scusino perché alzi una manina? Stavi per creare un tamponamento stradale di proporzioni apocalittiche! ”.
-Cos’era quell’urlo?!- domandai affannata con il cuore a mille.
-Uno sbadiglio?- rispose stupito, come se fosse normale strillare a quel modo.
Dopo un lunghissimo istante di silenzio ci guardammo negli occhi: io allibita e lui confuso.
- … pace interiore … - iniziai a sussurrare buttando fuori l’aria con la bocca.
-Ehi … ti stai preparando a partorire? Perché respiri così?-
Basta, era ora di ripagarlo con la stessa moneta.
Sorrisi malandrina fissandolo con occhi maliziosi, scorgendo un velo di rossore sulle sue guance: -Ma come Dottor Ace … non gliel’ho ancora detto? … - sussurrai con voce sensuale, percorrendogli una gamba con il mignolo.
Potei sentire i suoi muscoli irrigidirsi al passare del mio tocco, provò a proferire qualche parola ma senza alcun risultato.
Che gli avessi bloccato la secrezione salivare con una piccola scemata come questa?
Impossibile.
Non potevo credere che una sciocchezza simile potesse scatenare quella reazione adrenergica in un uomo: -C-che cosa?- domandò dopo essersi accuratamente schiarito la gola.
Rimisi la mano sul volante e con sguardo ammiccante risposi: - Voglio un figlio da lei … -.
Si allontanò da me inorridito, spiaccicandosi con la schiena sulla portiera: -Davvero?!-
-Ma certo che no, manco la conosco!- scoppiai a ridere.
-Che scherzo di pessimo gusto … non pensi che sia stato pesante visto che “non mi conosci”? – borbottò acidamente risedendosi compostamente sul sedile.
Quella risata mi fece tornare il buon umore, sperai solo che il nostro “primo incontro” andasse bene e che non fosse la continuazione dell’incubo che avevo iniziato quella mattina.
“Incontro? Sherry questo non è un appuntamento … ricordati che ti è piombato in macchina e che questa mattina ti ha messo in ridicolo davanti a tutti” .
La voce della mia coscienza aveva ragione, ma alla fine il nostro era pur sempre un incontro poiché stavamo andando a fare compere assieme, no?
- Lei invece, non ha scherzato in maniera troppo vispa con me questa mattina? Ora sa che io adotto la politica “occhio per occhio, dente per dente”. – sospirai soddisfatta.
-Tsk … che mentalità arcaica, io stavo solo giocando.-.
 
Mancavano pochi isolati per arrivare al centro commerciale.
Nel frattempo il morettino era tornato a leggere la mia posta, nonostante le mie continue lamentale sul diritto di privacy.
All’ennesimo richiamo rispose: -Credi che esista veramente la privacy in questo mondo?Tutti sanno tutto di tutti … a partire dall’autovelox, schiacci un po’ troppo l’acceleratore Speedy pulce.-
-Speedy pulce?- domandai.
-Sì, Speedy Gonzales … ma tu sei una pulce quindi ti chiamo Speedy pulce.-
Lo guardai perplessa: -Sa una cosa? Credo che lei avrebbe bisogno di uno Speedy criceto in quella teca cranica che si ritrova. Si rende conto delle cavolate che spara?-
-Cavolate simpatiche.- sorrise trionfante.
-Cavolate e basta.-
-Cavolate simpatiche.- ribatté.
- No, cavolate e basta.-
-Ok … ritorno a leggere la tua posta, certo che per essere appena arrivata ne hai tanta.- mi pizzicò una guancia.
-Finalmente concordiamo su qualcosa.- ridacchiai, ma lui non rispose.
Di punto in bianco lanciò un fischio acuto, facendomi perdere altri vent’anni di vita per lo spavento.
-Che c’è ora?- domandai.
-Questa è la bolletta del tuo telefono? Un po’ esorbitante, non trovi? Sei una tipa chiacchierona allora … -.
-Ehm … - arrossii e risposi - … veramente è la bolletta che devo andare a pagare per conto di mia madre … comunque non sono cose che le interessano. -.
-Che figlia carina, mi fai commuovere … - si portò una mano al petto facendo gli occhi da cerbiatto intenerito - … perché non se la paga da sola?-.
-Forse non ha i soldi? Rimetta a posto per favore.- cercai di fregargli il foglio di mano, ma lo allontanò dispettosamente dalle mie sgrinfie.
-Eh no signorina! sta guidando e deve tenere gli occhi puntati sulla strada, ma chi le ha dato la patente? Se un vigile la beccasse le toglierebbe tutti i punti! – disse il simpaticone con fare saccente.
La battaglia durò ancora qualche secondo ma rinunciai subito ad averla vinta con lui, fare un incidente in macchina era l’ultimo dei miei desideri, anzi, non rientrava proprio nella lista.
C’era una cosa che proprio non riuscivo a capire di quel medico, nonostante le mie continue fulminate e sbuffate, prodromi di un’imminente esplosione, lui continuava a ridersela di gusto.
Sembrava che la mia impazienza lo divertisse e allo stesso tempo lo incitasse a torturarmi sempre di più, perché?
-Volantini pubblicitari che non parlano di elettrodomestici … wow, qualcosa d’interessante finalmente. Questa macchina ti assomiglia molto, sai?-
-Perché la macchina mi assomiglia?- sospirai.
-È noiosa … troppo perfetta e pulita, c’è bisogno di vita … inoltre nessuno direbbe che apparterrebbe a una donna.- commentò accigliato.
- … cosa intende?-
-Mancano i peluche!-.
Lo guardai di sottecchi scoppiando a ridere, mentre lui mi fissava con un’espressione sconvolta: -Guardi che non è una risposta così scontata per me … -.
-Non c’è niente da ridere, è grave la faccenda. Non è che adesso salta fuori che credi ancora nella cicogna che porta i bambini a casa?-
-Le ricordo che sono un’infermiera e che anche noi al corso di laurea studiamo ginecologia, per chi mi ha preso? … -.
“Piccola Sherry, non è questo il punto … come ha fatto a tirare fuori l’argomento della cicogna? Io non lo capirò mai questo ragazzo … “.
- … comunque, lei mi sta dicendo che sa riconoscere il sesso del proprietario di una macchina dai peluche? È un po’ matto.- continuai a ridere.
-Non ci credo, ti sto facendo ridere. Adesso sei già meno mummia di prima, lo sai? … comunque sì, i peluche sono fondamentali per distinguerne il proprietario.-
-E cosa mi dice dei dadi pelosi che alcuni uomini mettono sulle loro macchine?-
Sbarrò gli occhi terrificato, fissando ammutolito la strada.
Molto probabilmente non aveva mai vagliato quell’ipotesi, ma la cosa più preoccupante era che non rispondeva … che l’avessi mandato in tilt?
- … forse sono dell’altra sponda … mi hai colto impreparato pulce … - sbuffò guardandomi torvo.
-Lei è veramente matto … - ridacchiai.
Ero più che sicura che fosse rimasto stupito e affascinato nel vedermi rilassata.
Finalmente mi stava guardando con un sorriso sincero e non più spavaldo come quello del mattino, non volevo azzardarmi a dire troppo, ma sembrava che il suo obiettivo fosse proprio farmi ridere.
In fondo sapevo non aveva tutti i torti a dirmi che ero noiosa, ma avevo altri pensieri più importanti per la testa … chissà se vi avrei trovato una soluzione.
 
Passarono troppi secondi di silenzio.
Buttai nuovamente un occhio su di lui solo per accettarmi che fosse ancora vivo.
Guardava serioso un volantino pubblicitario che teneva stretto in una mano.
Lo aveva piazzato vicino a me e continuava a fissarmi concentrato, come se stesse giocando a “Aguzza la vista” della settimana enigmistica sulla mia pelle.
-Cosa sta facendo?- domandai, preparandomi a una delle sue solite risposte assurde.
Non avevo mai avuto a che fare con i bambini, ma ero più che sicura che non fossero così impegnativi.
-Sto cercando di immaginarti con questo intimo addosso, credo che ti starebbe bene … - sentenziò contegnoso.
Rimasi in silenzio, a rimuginare su quello che le mie povere e provate orecchie avevano appena sentito, per poi rimanerne allucinata.
Stava fantasticando con un intimo su di me?!
Spalancai gli occhi allungando una manata in direzione del medico, prendendo a colpo sicuro il pezzo di carta riciclata che teneva fra le mani.
“ … Sherry, non ho più suggerimenti da darti … o lo strozzi o respiri profondamente per riprenderti dai micro-infarti che stai subendo ripetutamente.” suggerì la mia coscienza.
Mi lasciai sfuggire un sospiro d’impazienza … era solo la pubblicità di un negozio di peluche che faceva gli sconti.
Il signorino ghignò silenziosamente al mio fianco -Non sono così pervertito, sai?- proferì trionfante.
-Buon per lei, altrimenti a quest’ora sarebbe sul ciglio della strada a fare l’autostop.- risposi riconsegnandoli tutta la cartoleria pubblicitaria in mano.
-Non credo, non saresti così cattiva … -
-Come fa a dirlo? Manco mi conosce. – sospirai, entrando con la macchina nel parcheggio del centro commerciale.
-Paghi le bollette alla tua vecchia … vuoi veramente farmi credere che tu sia così perfida?  Però vorrei sapere per … - di colpo si bloccò, rimanendo ad ammirare a bocca aperta quello che gli stava davanti.
Che avesse visto un fantasma?
Era sbiancato e continuava a fissare terrorizzato l’edificio che ergeva dinanzi a noi.
Parcheggiai la macchina, tirai il freno a mano e lo guardai negli occhi: -Anch’io le devo chiedere una cosa … -.
-Che ci facciamo qui?- m’interruppe.
Scoppiai a ridere malefica, per poi rispondere amorevolmente: -Shopping tesoro! -.
Si aggrappò al cruscotto supplicandomi: -Riportami dai bambini … ti prego.- .
 
Entrai nel negozio di vestiti girando più volte su me stessa per decidere da dove cominciare il tour.
Il mio cuore stava implodendo dalla gioia, era da secoli che non spendevo un po’ di soldi per me … ma il mio entusiasmo non sembrò sfiorare minimamente la sensibilità del Doctor presente alle mie spalle.
-Oddio, è pieno di donne qui … sono circondato da influsso negativo di estrogeni … ti prego, riportami dai bambini, non avevano nessuna sorveglianza e ci deve stare un adulto a guardarli. – piagnucolò tirandomi per la maglia.
-Se lo scordi.- risposi frantumandogli le ultime briciole di speranza che gli rimanevano, facendogli assumere un’espressione da pesce lesso.
Andammo avanti di qualche passo, era strano per me andare a fare compere con uno sconosciuto, non ci andavo neanche con mio fratello perché mi sembrava una cosa così intima.
Passammo dinanzi a un camerino vuoto e sfruttai il riflesso dello specchio che vi era all’interno per guardarlo in faccia.
Ridacchiai.
Vederlo così nervoso e impacciato mi rendeva insolitamente fiera di me stessa, non pensavo di essere così perfida.
“Ma quale perfida e perfida … semplicemente questa è la tua vendetta.” annuì sadico il mio “io interiore”.
Come potevo imbarazzarlo ancor di più?
Mi diressi verso il reparto intimo apposta per lui, chissà come avrebbe reagito in un posto simile in mezzo al famigerato “influsso negativo di estrogeni.”.
Gli vidi rallentare il passo, ma non gli concessi di rimanere indietro troppo a lungo.
Lo presi per un braccio strattonandolo al mio fianco, placando ogni cenno di divincolamento dalla mia presa.
-Sherry, non mi sento a mio agio … guarda, ci sono persino le pinguine e non mi sembrano per nulla contente di vedermi qui. -.
Allungai il collo per capire chi fossero le “pinguine” in questione: - Dottor Ace, sono delle suore … cosa vuole che le facciano?- risi.
Non potevo dargli tutti i torti riguardo al fatto che erano inquietanti, lo scrutavano come se fosse un alieno.
-Dottore, come mai tutto questo imbarazzo? Lei non aveva già visto tutto quello che doveva vedere fino ad adesso?-
-Sì, ma non è questo il problema … -
-Qual è allora? -.
Proprio non lo capivo.
-Adesso mi prenderanno per un gay! Verranno da me per convertirmi, ma non sanno che io sono già normale. -.
Sbattei le ciglia meravigliata un paio di volte: - Sa quanti mariti portano qui le proprie mogli? Non si faccia problemi dottore!-
-Ma io non sono tuo marito e neanche il tuo ragazzo! Inoltre non vedo altri uomini in giro ... vedi quelli lì, quelle persone fuori dal negozio?...- indicò quattro uomini seduti su delle panchine ad aspettare le proprie mogli con dei sacchi della spesa in mano - … un uomo normale dovrebbe fare così, aspettare fuori la propria donna da questo casotto! - soffiò con astio.
-Allora? Loro lo sanno?-
-Cosa?- domandò terrorizzato.
-Che non è mio marito … insomma si dia una regolata, certo che desta sospetti alle “pinguine” con questo atteggiamento … lei ha la sindrome dell’ansia generalizzata, non gliel’avevano mai detto?- ridacchiai.
Continuò a fulminare le sorelle, mentre sulla sua fronte iniziarono a luccicare le prime perle di sudore.
-Sherry, le pinguine … mi fissano troppo male, devo scappare.-
-Aspetti, non mi consiglia?- ghignai.
Era troppo divertente, lo stavo rosolando a fuoco lento e ormai lo avevo in pugno.
-Cosa ti dovrei consigliare? Non so neanche che diavoleria femminile tu stia guardando, sono troppo impegnato a salvaguardarmi le spalle … hanno un piano diabolico quelle matte, me lo sento! -.
Lo presi per il mento e lo guardai dritto in faccia: -Dottor Ace, Sta avendo un attacco di panico?-.
Si ricompose in meno di un secondo ribattendo: -No, figurati … ma non le trovi inquietanti quelle donne?-.
Lo spostai di poco per osservarle meglio, rimanendo stupita nel vederne una avvicinarsi a noi:-Ragazzo, non deve temere la chiesa … il signore accetta ogni genere di creatura al suo fianco, noi non siamo qui per giudicarla. Non si deve spaventare. – esordì solare.
Il giovane si girò verso la suora stampandosi un sorriso palesemente finto sulle labbra, ormai bianche per la vasocostrizione.
-Ogni genere di creatura … - ripeté a denti stretti sgranando gli occhi in mia direzione - … che cosa vuol dire?- domandò contrito.
-Non serve che menta. Anche se lei e la sua amica avete gli stessi gusti in amore, il signore l’accetterà sempre.-.
A quell’affermazione si voltò furibondo verso di me: -Ecco pulce, lo sapevo! Che cosa ti avevo detto?!-.
Il mio “io interiore” cominciò a sganasciarsi dalle risate, se solo gli avessi potuto sbaccanare in faccia di persona.
“Questa è la mia ricompensa per tutte le sue torture subite … wahahah!”
Nulla di tutto ciò sarebbe successo se il dottor Ace non avesse attirato l’attenzione di tutti con quell’atteggiamento inusuale.
A mal in cuore ammisi a me stessa che era ora di chiudere il capitolo vendetta.
Lo scherzo era stato carino e mi sentivo anche abbastanza soddisfatta dei risultati ottenuti.
Ridacchiai compostamente, scostando di poco il dottore rivolgendomi alla suora: -Guardi, c’è un malinteso … lui non è dell’altra sponda. -.
La sorella s’illuminò e Ace sembrò rilassarsi, ignaro che il peggio doveva ancora avere inizio.
-Vede giovanotto? La ragazza l’accetta anche se è diverso e la sta difendendo, questo è un segno del signore. -.
Gli vidi gonfiarsi il petto e il volto diventare bordò, la cosa non mi piacque per niente.
Stava alzando un dito in direzione della “pinguina”, ma riuscii a bloccarlo in tempo prendendolo a braccetto, incatenando la sua mano con la mia.
-Le assicuro che … - in quell’istante Ace mi strinse la mano con una forza disumana, facendomi scappare una risatina isterica per il dolore - … le assicuro che questo ragazzo è normale … -.
Rimanendo solare, gli pestai la punta del piede con il tacco facendolo sussultare al mio fianco.
-Se solo il signore ti avesse fatto nascere etero, sono sicurissima che voi due avreste fatto una bella coppia.- rise di cuore la sorella.
Il dottore aprì bocca per controbattere, ma lo strattonai lontano prima ancora che potesse emettere qualsiasi verso, congedandomi anche a nome suo.
Intanto che ci allontanammo, nel mio cervellino s’insinuò un piccolo allarme: “Cosa ci facevano delle suore in un negozio di vestiti?”.
 
Risi sotto i baffi per tutto il tempo.
Qualsiasi vestito guardassi e ne chiedessi un suo parere, lui rispondeva sempre con uno strano grugnito o a monosillabi: “No”; “Brutto”; “T’ingrassa”; “Ti abbassa”; “Nonna” …
Incredibile, non riuscivo più a riconoscerlo. Non era più il medico spavaldo e tracotante che avevo conosciuto quella mattina, anzi, sembrava essere diventato un uomo maturo e quieto.
Forse Sunny aveva ragione, la novità del mio arrivo era passata e ora si stava annoiando … o per lo meno era quello che credevo.
I giochi erano finiti da un po’ e col passare dei minuti potei comprendere che il bel dottorino non aveva ancora smaltito l’arrabbiatura con le suore.
Nel giro di pochi attimi, i suoi monosillabi si tramutarono in battute ciniche e pesanti:
 “-No, sembri Mary Poppins con quel tubino … -“;
“-Quel tipo di tessuto ti fa sembrare più tappa e larga. –“;
“-Mia nonna aveva una maglia ammuffita simile che usava come strofinaccio … -“…
Elencarle tutte sarebbe troppo lungo, ma ce ne fu una in particolare che non perdonai.
Uscii dal camerino con un semplice paio di blue-jeans, che a mio parere calzavano a pennello, ma pur di contraddirmi commentò:- Se fossi un marinaio sul ponte di una nave intento a guardare l’orizzonte con il binocolo, non noterei alcuna differenza fra una balena e il tuo fondoschiena.- .
Mi morsi un labbro per placare i formicolii di collera che stavano pervadendo le mie braccia.
Gli andai incontro mantenendo lo sguardo e il petto alto, ripromettendomi che non avrei mai e poi mai ceduto a scatti d’ira con lui: -Dottore, lei cosa mi suggerirebbe? Sembra che niente le vada bene.- commentai sarcastica, ridestando in tal maniera la sua attenzione.
Alzò un sopracciglio meravigliato sorridendo furbescamente: -Veramente vuoi un mio consiglio? Oppure stai cercando di mettermi a mio agio … - si abbassò di poco su di me ghignando - … tesoruccio?-.
Osava pure sfidarmi dopo la sua battutina orribile?
Benissimo, non gliela avrei data vinta questa volta.
Non ci conoscevamo da molto, ma sapeva già come farmi uscire dai gangheri.
Mi alzai di poco sulla punta dei piedi, arrivando alla stessa altezza di Ace nonostante i nostri quindici centimetri di differenza.
Sul suo volto potei tornare a leggere la spavalderia che lo aveva caratterizzato per tutta la mattina in reparto, il suo spirito “bambinesco” si era riattivato.
-Dato che ha insistito a venire con me per nascondersi dai mocciosi, deve rendersi pur utile a qualcosa. Le pare?- domandai.
Sospirò studiandomi dalla testa ai piedi, soffermandosi insistentemente sulle gambe: -Hai ragione pure tu ... – commentò.
Mi fece chinare urgentemente la testa per capire che cosa non andasse in me, ma appena la rialzai, ritrovai un bel tubino zebrato davanti agli occhi.
Il contrasto di colori bianco e nero mi piaceva da morire, inoltre la fascia nera brillantinata appena sotto il petto gli dava quel tocco di eleganza che non guastava, l’unica cosa che non mi convinceva erano le spalline, ma sarebbe bastato mettere uno scialle per nascondere lo scollo eccessivo sulla schiena … era bellissimo.
Lo presi fra le mani scrutandolo in ogni minimo dettaglio, facendo godere i miei polpastrelli al tatto di quel tessuto morbido e leggero.
Era molto elegante e non c’era niente da dire al riguardo, ma quando lo avrei potuto indossare? Mentre facevo le pulizie di casa?
Inoltre chissà quanto potesse costare!
-Bello, vero? Credo che la 42 ti basti. -.
Era tanto bello quanto caro, pensai non appena voltai l’etichetta per leggerne il prezzo.
La cifra era abbastanza alta per le mie misere tasche.
Deglutii e scossi la testa: -Bello, ma devo stringere la cinghia. -
-Perdona la mia sincerità, però non sembri tanto scheletrica. – sentenziò studiandomi i fianchi.
Non capii con quale strano collegamento sinaptico avesse frainteso la mia osservazione di carattere puramente economico, ma anche quell’affermazione non me la feci scivolare addosso.
Io mi stavo riferendo al portafogli e non alla mia silhouette, ma si stava impegnando seriamente per mandarmi su tutte le furie?
-Non ti pesto ... questa volta … però sappi che questi “complimenti” non si fanno a una donna! – quella battuta mi aveva completamente spiazzata.
-Quanto sei permalosa, il mio era un complimento! Sei magra al punto giusto ... a meno che tu non sia una falsa magra … - ribatté alzando un sopracciglio pensieroso, scrutandomi meglio.
Arrossii per l’ennesima volta:-Dottor Ace … -
-Smettila di chiamarmi così, è odioso.- sbadigliò grattandosi la nuca.
-Non conosco il suo cognome e la smetta di sbadigliare come il leone della Warner Bros in mia presenza!- sbottai attirando l’attenzione di un bambino, che non appena mi vide scoppiò a piangere dentro il suo passeggino, facendomi guadagnare un’occhiataccia della madre.
Alla fine avevo ceduto all’ira, ma come dovevo fare con lui?
-Portgas.- ridacchiò soddisfatto il suo cognome con gli occhi ancora lucidi per lo sbadiglio.
-Dottor Portgas, per cinghia mi riferivo al portafogli e non alla mia costituzione.- sbuffai per la milionesima volta.
Le mie sfuriate gli avevano fatto riacquistare il buon umore da quello che potevo vedere.
Mise il vestitino fra le mie mani guidandomi dolcemente dentro lo spogliatoio.
-Provatelo, almeno togliti il gusto di averlo indossato.-
-Prima possiamo vedere qualcosa che mi sia economicamente più accessibile?-.
Mi mise fra le mani una maglia bianca, ma quando aveva avuto il tempo di prenderla?
-Prima questa e poi il vestito, comunque i jeans ti stanno benissimo. Li puoi comprare se vuoi.- sorrise richiudendo la tendina.
Iniziai a cambiarmi, però mi bloccai voltandomi incredula a guardare il paravento.
Era riuscito a farmi provare la maglietta e il vestito solo con un sorriso?
“Sherry … questo sarà un altro duro colpo per la tua autostima, per lo meno per quella che ne rimane, lo hai assecondato come un cagnolino!”.
-Pulce, ci vuole così tanto per una maglia?- domandò.

 
 
Salve cari lettori, chiedo venia per la lunga attesa ma è un periodo stra-incasinato e lo sarà per molto tempo ancora U.U
Ho dovuto tagliare il capitolo dello shopping in due “episodi”, tutta colpa dei battibecchi in macchina di Sherry e Ace, più ne scrivevo e più idee mi saltavano in mente XD
Non so voi, però l’idea di descrivere come Sherry vedeva Ace in quel momento e viceversa l’ho trovata carina, ma a voi il giudizio.
Non posso assicurarvi la data precisa del prossimo aggiornamento, mi rincresce molto ma ho veramente poco tempo a disposizione, infatti spero di aver non disseminato orrori e di essere stata chiara  XS … in caso chiedo venia e sistemerò il più presto possibile.
Che ve ne pare del capitolo?
Che problemi potrebbe avere Sherry a casa e Ace si preoccupa o meno a vostro parere?

Che volevano le “pinguine” da Ace?
Ok, la smetto di fare domande XD

Fatemi sapere che ci siete ancora dopo questa lunga attesa ;3 sapere che c'è qualcuno dall'altra parte mi stimola ad andare avanti se no sarebbe un guaio UwU
Le recensioni che mi avete lasciato mi hanno reso felicissima, inoltre le visite aumentano di  giorno in giorno il che mi fa un grande piacere TwT
Ringrazio tantissimo chi ha recensito fino ad adesso in ordine dell’ultimo recensore: Ikky, Yellow Canadair, MissyKawaii, Fiorleif, Dianna Scarlet, DeiiHsy Deathly, SunnyRoronoa, Foco_Foco_Girl e Aliaaara.
Grazie mille anche a chi ha messo la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate.
Un bacione con abbraccio.
Sherry21 =^w^=

 
Questa storia non è stata scritta a scopro di lucro ed eccezion  fatta per i personaggi di mia invenzione, gli altri non mi appartengono e sono stati usati nel rispetto dei relativi copyright.
I personaggi di One piece, Speedy Gonzales e il leone della Warner Bros sono stati utilizzati nel rispetto dei relativi copyright.

 
  
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