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Autore: sherry21    11/07/2013    13 recensioni
Sherry è riuscita a raggiungere il suo obiettivo, lavorare nell'ospedale dei suoi sogni.
Dal primo giorno tutto si preannuncia un disastro, il dottor Ace sembra divertirsi a tormentarla e a fargliene passare di mille colori, risvegliando in lei uno spirito battagliero assopito da anni.
Fra mille battibecchi, dispetti e situazioni imbarazzanti, Sherry non demorde, anzi, riesce a tener testa a Portgas come mai era successo prima fra le mura di quel reparto, conquistando simpatie e antipatie di diversi colleghi.
Nonostante tutto, riuscirà a trovare qualcuno che la farà sentire completa ...
Spero di aver incuriosito qualcuno, auguro una buona lettura!
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori quasi impossibili'
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CAPITOLO 2:
-Sherry … -.
Questa era la voce di Sunny, ne ero sicura.
-Si sta riprendendo … -.
Questo era Marco … perché sentivo tutto ovattato?
-Ace, la prossima volta che fai dei tiri mancini di questo genere … giuro che ti faccio volare fuori dalla finestra!- quel ringhio, inevitabilmente Sunny.
Riaprii gli occhi, ero attorniata da Sunny e Marco.
La prima era impegnata a tenermi le gambe alzate, il secondo a estendermi il capo e del dispettoso medico burlone neanche l’ombra.
Mi guardai attorno leggermente frastornata e mi sedetti, vergognandomi a morte delle figuracce che si stavano susseguendo.
Dovevo aver fatto prendere un bel colpo a Sunny-chan, i suoi occhi erano lucidi e le guance pallide come la neve.
Non smise di sorreggermi fino a quando non si accertò che stessi veramente meglio.
Marco si alzò, lasciandosi scappare un sospiro di sollievo guardando bieco Ace. Da quanto potevo vedere, era ancora furibondo per la storia della banana e della sua allergia.
-Infermiera pulciosa? La banana te l’avevo data non per farla volare in mano al caposala, bensì per fartela mangiare … le dita delle tue mani tremavano così come le gambe, non ci voleva un genio per capire che stavi andando in ipoglicemia con la cera che ti ritrovavi. -.
Voltai lo sguardo verso il mio interlocutore, alias il dottor Ace.
Era in piedi dinanzi a me, con la schiena addossata al muro e non faceva altro che fissarmi con uno strano sorrisino compiaciuto.
Touché … non avevo toccato cibo da ieri sera, ma anche questo matto aveva contribuito al mio malore con il suo “saluto”.
Che diamine gli passava per la testa?
Un bel niente.
- … ti avevo avvisato che ti avrei tormentato. Perché non ti eri insospettita della mia proposta? Per caso hai anche il cervello di una pulce?- sghignazzò.
Lo fulminai.
Se solo fosse stato possibile, lo avrei incenerito con il mio sguardo.
-Lo sa che mi sta dichiarando guerra, vero?- domandai.
Si staccò dal muro per avvicinarsi: -Ammetto che questa volta ho esagerato … ma non c’era nessuna malizia in quel gesto. Non serve che ti emozioni troppo. – continuò a compiacersi.
-Tranquillo, con quel “saluto russo” non ha trasmesso niente, se non il messaggio che lei è un idiota patentato.- sorrisi beffarda.
-Ahia … se continui di questo passo, rimarrai veramente da sola pulce … - sospirò uscendo dalla porta - … peccato, no?-.
Strinsi i pugni buttando fuori tutta l’aria che avevo nei polmoni.
“Pace interiore Sherry, cerca la tua pace interiore ... ti ricordi la vecchia tartaruga del cartone del konfu e qualcosa? … imitala … respira Sherry ... brava. ”.
Quel ragazzo mi faceva impazzire, ma non sapeva con chi aveva a che fare.
Sunny mi porse una barretta di cioccolata con il suo inseparabile sorriso, mentre Marco si sedette sulla sedia bofonchiando qualcosa di vagamente simile a “Quello lì mi vuole morto … sono allergico a quella roba …”.
-Sherry, per Ace sei solo una pivellina da torturare e prendere in giro al primo giorno di lavoro. Non badare troppo a lui, si stancherà subito.- .
Cercai di sciogliere la contrattura delle mie povere e provate spalle, irrigidite per la tensione accumulata dall’inizio della giornata e, per di più, il morettino non mi era stato d’aiuto con i suoi scherzetti.
Presi la cioccolata che mi fu offerta scartandola dal suo involucro.
-Grazie mille Sunny-chan.- sorrisi, gustandomi l’antidepressivo più gettonato dalle donne nel mondo.
Marco si girò in mia direzione, fissandomi con uno sguardo indecifrabile … era un po’ inquietante, non si riusciva a capire se fosse arrabbiato o cosa.
-Hai la mia benedizione Sherry, gliela devi far pagare … assolutamente.- .
Rimasi senza parole … che cosa potevo fare? Ero appena stata assunta e non potevo mettermi in cattiva luce già dal primo giorno.
 “Respira Sherry, il tuo io oggettivo ti sta per dare una brutta notizia … sei già in cattiva luce, il caposala ti ha etichettato imbranata da subito.”
Cercai di sottomettere la voce della mia coscienza e risposi: -Siamo in un ospedale e sono appena stata assunta, non posso mica mettermi a giocherellare come i bambini piccoli.- ridacchiai.
Sunny e Marco si guardarono in faccia, per poi scoppiare a ridere.
Mi sentii l’imbecille di turno, che cosa avevo detto di così esilarante?
-Oh Sherry-chan, scusami … tu non lo sai, ma questo reparto non è come gli altri. Tutti noi siamo un po’ stravaganti ... e per noi sarebbe normalissimo se tu ti vendicassi come puoi.- .
Ok … forse ero ancora svenuta e stavo vivendo in una dimensione parallela, ma non andiamo controcorrente già da subito.
-Ok … ci penserò … ora è meglio andare a lavorare. – proposi indicando la porta con un’occhiata fugace.
Era un argomento troppo spinoso, la cosa migliore che potessi fare era rimandare tutto e chiarirmi più tardi con il dottor burlone.
Sunny uscì dalla stanza e io la seguii poco dopo, giusto il tempo di vedere Marco aprire il suo pranzo e sorridere felice.
 
Essendo il primo giorno, passai tutto il tempo a osservare e a carpire le informazioni essenziali che il contesto mi trasmetteva.
Il morettino pestifero non si era ancora fatto vedere per mia fortuna, così iniziai ad ambientarmi senza troppi intoppi.
- Sherry-chan … ora ti mostro come cambiamo le fasce per il fissaggio del tubo oro-tracheale, però mi serve un aiuto … - la vidi guardarsi attorno, per poi storcere leggermente il naso e urlò: - Sanji! Mi serve aiuto … -.
Vidi girarsi un biondino, che sorrise smagliante in sua direzione con gli occhi a cuoricino.
-Subito, stella del mio firmamento! -.
Entrambe rabbrividimmo e non potei fare a meno di chiedere: -Per caso, tu e lui … -
-NO! Lui ha già la sua bella che lavora qui … - si guardò attorno e bisbigliò - … può sembrare rude ma è tanto tenera e umana. Comunque, lui fa solo il cascamorto con tutte, ma non ti devi preoccupare è solo vizio. – mi ammiccò.
Ok, forse veramente tutti quelli che lavoravano lì dentro erano matti.
-Va bene … e la sua “bella” non dice niente al riguardo?- domandai sbadigliando.
-La vedrai fra un po’ e avrai conferma che non devi temere quel mattacchione.- sorrise.
Il famoso Sanji arrivò trotterellando su se stesso, piazzandosi di fronte a Sunny.
-Signor paziente, ora le sostituiamo il cerotto con il quale le abbiamo fissato il tubo che la fa respirare.- esordì dando qualche pacchetta alla fronte del malato.
Rimasi basita … va bene che il paziente era incosciente ma poveretto! Con uno sveglio mica ti approcceresti in quella maniera?
Sorrisi, era un personaggio simpatico in fondo.
-Sanji, è profondamente sedato. Credi che ti senta? … - domandò Sunny - … e smettila di schiaffeggiargli la fronte. – anche a lei scappò un sorriso divertito nel riprenderlo.
-Appunto perché non lo so gli parlo … inoltre devo stimolare il paziente, non posso lasciarlo così tranquillo nel suo letto. -.
Perché lo doveva stimolare se era stato sedato apposta?
Mentre continuavo a rimuginare sulla sua logica assurda, lo vidi alzare la testa in mia direzione.
Mi fissò insistentemente negli occhi e giunse davanti a me con un balzo degno di una pantera.
Il mio istinto di fuga stava per scattare, che cosa avevo fatto?
-Angelo mio, quanto sei radiosa! I tuoi occhi sono zaffiri lucenti … -
-Sono grigi, non blu … - lo corressi indietreggiando.
Prese le mie mani e le strinse fra le sue senza smettere di guardarmi: -Non importa il colore, l’importante è che tu sappia che sono delle gemme rare, capaci d’incantare qualsiasi tesoriere e indovina un po’?  hanno ammaliato me ...-
-Ehm … grazie … - ridacchiai cercando una via di scampo.
Dal nulla comparve una cartella clinica che colpì la testa del biondino, facendogli comparire un gran bernoccolo.
Finalmente riuscii a staccarmi da lui.
Continuai a indietreggiare per andare a pararmi dietro Sunny-chan, ma qualcuno mi fermò per le spalle costringendomi a guardare quello che stava accadendo.
C’era una dottoressa alta, magra, con gli occhi verdi come lo smeraldo e dei lunghi capelli neri ondulati raccolti con una coda.
Dal suo sguardo direi che stesse fulminando Sanji come se fosse rimasta delusa da lui.
Che fosse lei la sua “bella”?
-Pam, mia dea, non è come credi … le stavo dando solo il benvenuto.- .
La donna mi squadrò, per poi sorridere maligna al ragazzo: -L’hai terrorizzata con il tuo “benvenuto”. Sanji, quando la smetterai di correre dietro a tutte? Mi sto spazientendo!- pestò un piede per terra voltandogli le spalle.
-Amore mio … no, non andare via. Tu lo sai che ti amo e che sei solo tu la mia dea … -.
Sì, era lei la sua donna e al momento era alquanto gelosa e adirata.
Tirai un sospiro di sollievo, almeno era meno matto del medico burlone.
Solo in quel momento mi ricordai che qualcuno aveva bloccato la mia fuga e aveva appena incominciato a tirarmi delle ciocche di capelli. Era un fastidio insopportabile, peggio dell’orticaria.
Scossi la testa e la grattai mugugnando: -Chi è il simpatico di turno ora? … - chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, non serviva che me lo chiedessi.
“Sherry, pace interiore ragazza mia … tutti trovano la pace interiore, quindi la puoi trovare anche tu.”
Conoscevo già la risposta.
Sentii ghignare alle mie spalle e non ebbi difficoltà nel riconoscere il proprietario di quel verso.
Scattai in avanti voltandomi: -Che ci fa lei qui? Deve lavorare, non perdere tempo con me!- lo ripresi a bassa voce per non attirare l’attenzione di nessuno.
Imbronciò il muso, ma tornò subito sorridente: -Niente, mi sono divertito a guardare la tua espressione terrorizzata con quel pazzoide. Volevo vedere come te la saresti cavata, ma la dottoressa Pam era troppo gelosa ed è intervenuta immediatamente. Se non riesci a tenere testa a lui, come farai con me che sono tremila volte più pestifero?- .
Affilai lo sguardo e gonfiai le guance incrociando le braccia al petto: -La detesto … ritorni a lavorare, anch’io ho le mie cose da sbrigare.- sospirai.
-Uffa, sei troppo noiosa … sei tutta perfettina: “no questo”; “no quello” … ci si deve anche divertire … - da dietro arrivò Marco, che gli sbatté un prontuario farmaceutico in testa.
Doveva essere un piccolo sfogo di rabbia per la storia della banana.
-Dal rumore deduco che qualcuno è una zucca vuota.- sorrisi, schernendomi di lui e del suo sguardo indispettito.
Il morettino si massaggiò il capo e domandò: -Perché testa d’ananas? Le avevo promesso che l’avrei torturata, non posso venire meno al mio compito. -.
-Tu non sei qui per torturare lei ma per lavorare, vedi le persone nei letti? A loro non devi venire meno … uffa … avere te che bazzichi in questo reparto è come stare in un asilo. Scusalo Sherry, lui è scemo di natura.- .
Ridacchiai, quel medico con il ciuffo d’ananas mi aveva fatto ritrovare il buon umore.
Mi rigirai verso Sunny, la vidi guardare di sottecchi Marco e arrossire.
A quanto pare per qualcuno quel medico era ossigeno puro.
-Qualcuno mi da una mano per piacere?- mugugnò la ragazza peperone, ormai dimenticata dall’intero reparto.
 
-Ciao Sherry-chan, domani inizieremo alle due il turno, sii puntuale.-
-Ok … ciao. – sospirai dirigendomi verso la macchina.
Era stata una giornata veramente estenuate ma soprattutto strana.
Insolito come primo giorno di lavoro.
Non dovevo più pensarci, avevo un bel po’ di cose da sbrigare e domani di sicuro sarebbe andata meglio.
Non sapevo perché, ma ebbi la sensazione che tutto stava filando troppo liscio.
“Sherry, voltati … Sherry, sento che devi voltarti.”
Non diedi ascolto ai miei pensieri, ero troppo stanca anche per ascoltare quelli.
-Infermiera pulciosa, vai a casa?-.
Mi voltai con il mio solito sorriso.
Ora che eravamo fuori dall’ospedale, non avrebbe fatto uno dei suoi tiri  mancini … ma, aspetta un attimo … lui non dovrebbe staccare fra due ore?
-Dottor Ace, ha bisogno di un orologio nuovo per caso? Oppure qualcuno glielo deve insegnare a leggere? Sono le due e un quarto … non deve staccare il turno alle quattro?-
-Allora? Sono arrivato un’ora prima al lavoro, tutti conoscono i miei orari ormai.- fece spallucce aprendosi la portiera.
- … lasciamo stare … arrivederci dottor Ace. – salutai mettendo un piede dentro la mia macchinina.
-Aspetta un momento. –
Mi bloccai nuovamente e lo guardai sorpresa, doveva farmi un’altra delle sue battute?
-Sherry, dammi del tu. Mi fai sentire vecchio … -
-Ma dai … - risi divertita - … un burlone come lei? Non ci posso credere.- iniziai a ridere come una scema e non accennai a smettere.
Il moro si grattò il labbro superiore per trattenere qualche risatina, mentre io mi stavo contorcendo disperatamente per ritrovare un po’ di contegno.
Quello era un difettuccio che mi ritrovavo quando ero particolarmente stanca, bastava veramente poco per farmi partire a ridere e figurarsi quando bevevo un solo bicchiere di birra.
Mi dovetti sedere sul sedile per fermarmi, respirai a fondo e lo guardai in faccia.
Era stramaledettamente confuso e si stava guardando attorno nella speranza che nessuno ci stesse osservando, ma da dei piccoli tremolii sulle sue labbra capii che avrebbe riso volentieri assieme a me.
-Scusi … ma non è il tipo che si può sentire vecchio, cioè … lei è un adolescente a tutti gli effetti.- ridacchiai ancora.
Lo vidi sorridere: -Hai ragione, non sono tipo da sentirmi vecchio … però il “lei” mi fa sentire vecchio. Se non mi dai del “tu”, amplifico le mie torture. Come hai notato, io mantengo la parola data. -.
Fui io a sfidarlo quella volta, senza pensare alle conseguenze …
-Io resisto a tutto, lei non mi ha ancora conosciuto … dottore.- le ultime parole le scandii meglio che potevo.
Salii in macchina, mi allacciai la cintura e salutai il medico con un cenno di mano.
Lo vidi ghignare soddisfatto, forse dovevo accettare la sua richiesta e basta ma io non sono un tipo che cede.
A me piace lottare.
 
Prima di tornare nel mio nuovo appartamentino, mi fermai a fare la spesa.
Dopo vent’anni d’assenza, mi ero trasferita da circa una settimana in quella che era la mia città natale, Bridgeport.
Aprii la porta d’ingresso e appoggiai gli acquisti in un angolino, li avrei sistemati dopo aver indossato qualcosa di più leggero. In quel momento stavo morendo dal caldo.
M’incamminai verso l’armadio dei vestiti.
Non avevo molto con me, dovevo assolutamente andare a fare shopping.
Non che mi dispiacesse l’idea … ma parte dei miei soldi li dovevo versare sul conto dei miei e dovevo stare molto attenta a quello che mi rimaneva in tasca.
Almeno due vestiti me li dovevo comprare, considerando che avevo una camicetta in meno nel guardaroba per colpa del morettino.
Indossai un paio di leggings e una maglietta a pipistrello blu larga, che mi arrivava fin sopra il ginocchio.
Non mi ero ancora abituata al clima “ballerino” di Bridgeport, però, fortunatamente, mi avevano avvisato che nel mese di aprile il tempo faceva brutti scherzi e mi armai di quei pochi vestiti decenti che andavano dall’invernale all’estivo.
Al mattino c’era un bel clima fresco, mentre al pomeriggio esplodeva un caldo terrificante. Era tutto diverso rispetto al paesino in cui vivevo fino a poco tempo fa.
A Glacier questi sbalzi termici non esistevano.
D’inverno c’era freddo e neve, mentre d’estate regnava il fresco e la pace più totale.
Se mi avessero chiesto il periodo ideale per andare a visitare Glacier, avrei risposto ad aprile.
Il mese d’aprile era quello che mi piaceva più di tutti.
Nel tempo libero mi distendevo sull’amaca del giardinetto dietro casa a leggere libri, mentre la brezza fresca e frizzante della primavera mi cullava dolcemente, facendomi cadere fra le braccia di Morfeo.
Sentivo già la nostalgia del mio paesino di montagna, ma quando avevo accettato il posto di lavoro qui a Bridgeport sapevo a cosa andavo incontro e sapevo anche che avevo un traguardo da raggiungere.
 
Uscii dal mio appartamentino chiudendolo a chiave, lanciando un’occhiata fugace alla porta del mio vicino.
Non avevo ancora avuto il tempo di presentarmi, ci avrei pensato più tardi.
Mentre mi avvicinai alle scale, sentii una porta aprirsi e rimasi sconvolta nel vedere chi uscì.
Era il dottor Ace e in mano aveva un mazzo di chiavi.
Inghiottii un boccone amaro, quelle chiavi servivano a chiudere la porta dalla quale era appena uscito.
-Infermiera pulciosa.- salutò con un cenno di capo.
-Dottore … è venuto a trovare un amico, vero?- domandai scendendo le scale come i granchi, camminando lateralmente.
Non rispose subito. Si voltò con il suo solito ghignetto e iniziò a scendere i gradini avvicinandosi sempre più a me, che iniziai a correre pregando che tutto quello fosse solo un incubo.
Il mio vicino di casa era il mio peggior “nemico”!
-Pulce, conosci già la risposta … tu sei quella coinquilina maleducata che non si è ancora presentata, vero?-
-Forse … - risposi vivacizzando sempre più la mia camminata verso la porta d’ingresso del condominio per uscire nel giardinetto.
C’era un sole accecante e un afa terrificante per essere solo il mese di aprile.
Mi voltai a guardare il dottorino, avendo il vantaggio delle gambe lunghe riusciva a stare al mio passo senza alcun problema.
Potevo accelerare la camminata quanto volevo, ma la situazione non cambiava.
Perché ora mi stava seguendo?
Voleva torturarmi anche al di fuori dell’ospedale?
Passammo davanti a dei bambini e uno di questi mi fermò domandando: -Signorina, state giocando a lupo ghiaccio?-.
Guardai il dottor Ace, anche lui aveva uno sguardo confuso e mi fissò stranito.
-No bambino, perché?- domandai chinandomi alla sua stessa altezza.
-Lui la stava rincorrendo e lei stava scappando … per caso è l’uomo nero? Vuole che chiami la mia mammina a difenderla?-.
Risi di cuore mentre il dottorino corrucciò le labbra e mi guardò torvo, in attesa di una mia risposta.
-No, non è l’uomo cattivo. È solo un bambino grande che si diverte a farmi i dispetti, ha la vostra stessa età lo sapevate?.- risposi sorridente, nella speranza di sbolognare il bel dottorino a quei monelli.
-Un bambino grande? … - tutti i bambinetti si girarono a guardarlo con occhi luccicosi –Wow … un bambino grande! Come fai a essere così alto?- .
Salutai tutti con un cenno di mano e feci l’occhiolino al dottor Ace con tanto di bacetto, lasciandolo alle mie spalle mentre continuava a maledirmi in tutte le maniere possibili e inimmaginabili.
Mi diressi verso la macchina canticchiano allegra, il senso di onnipotenza che stavo provando in quel momento era strepitoso.
Diedi un ultimo sguardo al risultato della mia prima vendetta perpetrata nei confronti del medico.
I bambini lo stavano riempiendo di domande, a cui lui non sapeva rispondere. Era impacciato fuori misura e non potei fare a meno di ridere vittoriosa.
Primo punto per la sottoscritta.
Salii in macchina e accesi il motore guardando attentamente lo specchietto retrovisore.
Le voci dei bambini erano troppo vicine.
Mi voltai rimanendo basita da quello che stavo assistendo.
Il morettino stava scappando a gambe levate dai bambini, che lo inseguivano tutti contenti, ma lui decise di rifugiarsi nella mia macchina mettendo le sicure a tutte le portiere.
Era allucinato, affannato ma soprattutto distrutto e terrorizzato.
-Me la paghi cara, lo giuro.- riuscì a dire fra un boccheggio e l’altro.
Risi di cuore e risposi: -Le avevo detto che mi stava dichiarando guerra, ma non mi ha voluto ascoltare e ha continuato imperterrito con i suoi scherzi. Comunque, cosa ci fa sulla mia macchina?- .
La ciurmaglia di bambini che stavano cercando di assediare l’abitacolo fino a qualche secondo prima, decisero di attendere il loro eroe a qualche metro di distanza dal veicolo.
-Non so dove devi andare, ma parti! – ruggì disperato.
-Come? Lei è fuori di melone … -.
Ace guardò fuori dal finestrino e si pietrificò. Possibile che quei bambini potessero terrorizzarlo a tal punto?
-Lui … - disse fissando il bambino che mi fermò qualche minuto prima- … lui è il capo di quei teppisti. Per colpa tua mi perseguiteranno a vita, vogliono il mio segreto.-
-Quale segreto?- domandai confusa e leggermente divertita.
-Lo sapessi! … tutta colpa tua, mi ha pure minacciato quel marmocchio.-
-Che minaccia le ha fatto per terrorizzarla a tal punto?- non potei non ridacchiare per quella situazione altamente demenziale.
- … di riempirmi le scarpe di sabbia.- .
Lo fissai stranita e incominciai a ridere seriamente: -Lei ha paura della sabbia?- alzai un sopracciglio alquanto interessata dall’argomento.
-Parti! Sbrigati! … sta andando a prendere secchiello e paletta!- esclamò nascondendosi sotto il cruscotto.
-Non parto finché non mi dice perché ha paura della sabbia nelle scarpe … non è mai stato al mare?-
-Sì, ma non con delle scarpe in pelle italiana.- .
Lo guardai stupita, ma decisi di non badare.
Avevo bisogno di svagare e di distrarmi da tutto quello che avevo passato.
Voleva venire con me?
Peggio per lui, avrebbe dovuto subire una tortura letale per ogni uomo.
Misi la retromarcia e partii per la mia prossima missione … lo shopping.
 
 
Buonasera a tutti quelli che sono giunti alla fine di questo capitolo ^w^
In questo capitolo ho voluto descrivere di più Sherry, spero di averlo fatto in maniera decente U///U
La piccola infermiera ha avuto la possibilità di conoscere Sanji e la sua amata Pam, questo personaggio è nato da una mia vecchia ff … purtroppo non credo di essere riuscita a farvela inquadrare bene, ma comparirà anche più avanti ^w^
Fra Ace e Sherry non sarà solo un continuo battibecco X’’D la loro storia si evolverà pian piano UwU
Spero di non avere deluso nessuno ^w^ fatemi sapere che cosa ne pensate, in maniera tale da sapere come continuare ^w^
Prima di salutarvi, devo ringraziare tantissimo Sunny Roronoa, mi ha sostenuto tantissimo e non mi riferisco solo per la ff. GRAZIE! ^w^
Devo ringraziare anche Fjorleif, anche lei mi sostiene a distanza per la ff e mi ha aiutato nel scegliere i nomi per l’ambientazione dicendomi che c’era un programma apposta che li suggeriva ^w^. GRAZIE! ^w^
Inoltre ringrazio moltissimo coloro che hanno recensito fino ad adesso, anche voi mi avete dato la carica per continuare *^* SIETE DEI TESORI!!! X3
Credo di aver finito con i ringraziamenti …
Alla prossima cari!!! ^w^

 
 
Questa storia non è stata scritta a scopro di lucro ed eccezion  fatta per i personaggi di mia invenzione, gli altri non mi appartengono e sono stati usati nel rispetto dei relativi copyright.

 
  
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