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Autore: sve_chan    15/10/2013    1 recensioni
In una notte tempestosa una ragazza arriva a Death City, si chiama Emily, è minuta, pallida, vestita in modo particolare e con due grandi occhi rossi. Tutti la accolgono calorosamente nella Shibusen, tranne Maka che sospetta che la giovane stia nascondendo un terribile segreto. Ma è proprio così? Emily è veramente innocua come fa credere? E quale minaccia si sta per abbattere sulla scuola?
Se siete amanti della serie e delle storie splatter non potrete non apprezzare questa fan-fiction dalle sfumature dark-noir! Per cui immergetevi nella lettura di "The Black Moon" !
Genere: Dark, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Soul
« Emily sono io, sono Soul! Vieni scappa con me! » urlavo con tutta la mia forza ma lei sembrava non sentirmi, rimaneva ferma sull'orlo del precipizio. Dove ci trovavamo? Non lo sapevo, eravamo in un bosco oscuro, lugubre, senza colori e strane creature dall'aspetto inquietante ci seguivano. Sentivo i loro occhi addosso, le loro risate, i loro sussurri. Emily era poco lontana da me, alla fine del bosco, si trovava sull'orlo di un baratro nero e fissava la luna. La luna era enorme, sembrava che si potesse riuscire a toccarla allungando il braccio. Ci osservava ghignando come se sapesse che di lì a poco sarebbe successo qualcosa di brutto. Iniziai a correre verso la ragazza, ma sembrava che stessi camminando nell'acqua, ogni passo era lento e difficile da fare e sentivo un fortissimo dolore al petto, dove avevo la cicatrice.
« Emily! Emily aspetta! » gridavo senza rendermene conto mentre il male aumentava progressivamente. Lei si girò e mi guardò, aveva lo sguardo spento, i suoi occhi erano pieni di lacrime « Scusa Soul, addio » mormorò camminando all'indietro verso il burrone « Ferma! Che vuoi fare?! » urlai, ma Emily non si fermava, ormai le mancavano pochi passi prima di cadere. Sentivo sempre più dolore, ma non era la cicatrice a farmi male, era il mio cuore, sentivo una mano scheletrica che lo stringeva forte. Troppe volte avevo visto Emily che tentava di celare il suo dolore o la sua paura, io non volevo che soffrisse, una ragazza bella come lei non merita di soffrire e io volevo riuscire ad annullare questa sua sofferenza! 
Con uno sforzo immenso riuscii ad accelerare e la raggiunsi proprio mentre stava per precipitare, le afferrai un braccio ma non riuscii a fermarla perché una forza invisibile ci trascinò nel vuoto sotto gli occhi soddisfatti della luna.
Precipitammo nell'oscurità, io gridavo spaventato con l'aria che mi fischiava nelle orecchie ma Emily non urlava; aveva chiuso gli occhi e nella penombra sembrava che sorridesse rilassata, aspettando il momento in cui si sarebbe schiantata al suolo. Non sapevo da quanto tempo stavamo cadendo, sembravano passate ore, o erano secondi? Non si vedeva il suolo, non si vedeva niente, salvo la luna. Passò ancora un po' di tempo prima che riuscii a vedere la terra, era una distesa di roccia nuda e umida che ci veniva in contro a grande velocità, stavamo per atterrare, sarebbe stata la fine. Abbracciai forte Emily, come faceva ad essere così calma? Stavamo per morire! Lei aprì gli occhi e sorrise, come se si fosse appena liberata di un peso enorme, aprì la bocca per dirmi qualcosa...ma non fece in tempo a parlare che la stessa forza che ci aveva spinto nel burrone bloccò la nostra caduta, come se una corda si fosse tesa all'improvviso fermandoci. Il suo sorriso si spense subito, sostituito da un'espressione triste, carica di dolore. Ciò che ci aveva trattenuto ci faceva scendere piano e il luogo che ci circondava si illuminò. Ci trovavamo sopra un'enorme tavola di roccia, una sorta di enorme deserto di pietra di cui non se ne vedeva la fine, piatto e desolato tranne che per un gruppo di pietre che si innalzavano verso il cielo, uno strano bagliore rossastro proveniva da quelle rocce. Non c'era traccia né della foresta né del luogo da dove eravamo caduti. Atterrammo leggeri sulla distesa di pietre « Dove siamo?! » chiesi confuso « Tu...tu non dovresti essere qui! Lei non mi doveva fermare! Non dovevamo arrivare Qui! » esclamò mentre grosse lacrime scendevano dai suoi occhi e solcavano le sue guance di porcellana. Non capivo perché piangesse, infondo eravamo salvi! « Su torniamo a casa » dissi mettendole un braccio intorno alle spalle e ci incamminammo verso l'unico punto di riferimento visibile, cioè le grosse steli che non erano molto distanti da noi. Le raggiungemmo in poco tempo e notai che su ognuna di esse era scolpita una figura. Erano dodici, disposte in cerchio intorno ad un enorme tavolo di pietra liscio, sembrava una di quelle tavole per i sacrifici umani che avevo visto una volta su un libro scolastico. Le figure erano di giovani donne, ognuna indossava un lungo vestito che le copriva parte del braccio destro, mentre il sinistro era totalmente scoperto. Le donne avevano uno sguardo vuoto, freddo come il ghiaccio e i capelli erano abbandonati ad  un vento invisibile. Sinceramente quel posto mi metteva i brividi, l'atmosfera che c'era sembrava carica di mistero e paura. Osservai le figure una per una, muovendomi lentamente, come in un museo, fino ad arrivare dove si trovava Emily. La ragazza osservava la dodicesima stele con un'espressione spaventata che nascondeva anche un certo orrore. La statua rappresentava una ragazza molto più bassa delle altre, aveva dei lunghi capelli mossi e il vestito le copriva per intero il braccio destro. Il bagliore che avevo visto mentre stavo precipitando proveniva dai suoi occhi, erano grandi e rossi e sembravano fissarmi. Le mani della statua erano congiunte e mostravano un liquido che brillava, scarlatto come gli occhi, sangue. Il mio stomaco si contrasse dolorosamente e la testa iniziò a girarmi, mi avvicinai ad Emily e le chiesi: « Emily, perché sei scolpita qui sopra? »

Mi sveglia di soprassalto, ero nel mio letto sudato e con il fiatone, la cicatrice tirava e mi sembrava di avere un macigno al posto della testa. Maka e Blair mi osservavano preoccupate, probabilmente dovevo aver urlato « Soul come ti senti? » chiese Maka « Sto bene, è stato solo un brutto sogno » dissi mentre mi alzavo dal letto « Vuoi un tè caldo? » chiese di nuovo Maka « No, no ho solo bisogno di un po' d'aria fresca». Indossai un paio di jeans, una maglietta ed una giacca « Miah, dove vai? » Blair mi si avvicinò, indossava un pigiama mooooolto aderente « Faccio due passi e torno... » « ma sono le tre del mattino! » protestò la mia maestra d'armi. Io non la ascoltai ed uscii di casa, avevo bisogno di riflettere.
   
 
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