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Autore: Achernar    16/10/2013    5 recensioni
A chi non ่ mai capitato di immaginarsi il primo incontro con l’amore della propria vita? E se questo incontro immaginario diventasse reale?
Due capitoli della mia prima fic blindshipping
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Yuugi Mouto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Seconda (e ultima) parte, scusate l'attesa...
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Mi stupisco di me stesso. Sono un paio d’ore che camminiamo per il parco e chiacchieriamo del pi e del meno. Insomma, non sono la persona pi loquace di questo mondo e sono un po’ schivo, eppure mi sento a mio agio vicino ad Atem, come se non fosse un estraneo per me, non ricordo di aver mai avuto una conversazione cos lunga con uno sconosciuto perci s, sono sorpreso, piacevolmente sorpreso. La prima impressione era quella giusta, davvero simpatico, abbiamo un sacco di cose in comune e gli argomenti di cui parlare sembrano non esaurirsi mai. Ho scoperto che frequenta il mio stesso liceo, ma pi grande, quindi non ci sar l’anno prossimo. Non ha ancora deciso cosa studiare all’universit e io lo trovo semplicemente assurdo, fra meno di un mese dovrebbe cominciare e non sa ancora cosa! Eppure non sembra affatto preoccupato per questo. Gli interessano molto di pi i suoi tornei di carte: un fanatico di Duel Monsters, altra cosa che abbiamo in comune, e il suo unico pensiero al momento il prossimo torneo che si terr in citt a fine mese. Gli ho detto che parteciper anche io ed era pi entusiasta di un bambino di fronte a un negozio di caramelle. Ho scoperto anche che giapponese ma i suoi genitori sono egiziani, ecco perch ha la pelle scura. Suo padre lavora al museo del Cairo e quindi spesso all’estero, ma siccome si occupa di allestire mostre ed esposizioni, viaggia in tutto il mondo per seguire gli spostamenti dei vari manufatti da un museo all’altro. Gli ho chiesto perch non intraprende la carriera di suo padre, ma la sua buffissima faccia disgustata parlava da sola, le ‘anticaglie’, come le chiama lui, non gli piacciono proprio: gi il fatto di portare il nome di un faraone, come mi ha spiegato, non gli va per niente a genio!

Stiamo ancora passeggiando e mi tornano in mente di nuovo i miei stupidi pensieri: ‘parleremo per ore...’ beh, posso essere soddisfatto delle mie doti divinatorie: finora ho previsto tutto del primo incontro con la mia anima gemella, solo che Atem non la mia anima gemella... vero? solo un conoscente, beh, forse...s: un amico, dopotutto stiamo chiacchierando da un sacco e mi piace molto (non in quel senso!). Comunque, si fermato:

“Gi l’una?” sta guardando il suo orologio visibilmente sorpreso, in effetti il tempo proprio volato. Che facciamo adesso? tardi ed gi ora di pranzo... Mmmh, se fosse il mio appuntamento immaginario come continuerebbe? Probabilmente ce ne andremmo a mangiare qualcosa nel primo posto che incontriamo, dopodich, siccome avremmo un sacco di cose in comune, faremmo un salto alla mia sala giochi preferita dove daremmo fondo a tutti i nostri spiccioli divorando un arcade dopo l’altro! ...uhm, potrebbe funzionare...

Con un sorrisetto un po’ malefico mi avvicino ad Atem. Il poveretto ignaro delle mie intenzioni e della mia instabilit mentale. Cercando di sfoderare un’ aria un po’ pi raccomandabile, che non mi faccia sembrare un maniaco o uno stalker, gli pongo la fatidica domanda:

“Hai fame?” ok, magari non proprio fatidica.

 “In effetti s. Ti va se andiamo a mangiare qualcosa insieme? Ovviamente, se non hai altro da fare...”

“Ma no, figurati. Mi farebbe piacere”. Chiss perch il mio sorrisetto malefico sta ritornando, mi verrebbe da sogghignare ‘tutto secondo i piani’.

Non proprio il primo locale che abbiamo incontrato, anzi, ci abbiamo messo un po’ per arrivare, eppure eccoci qui da Burger World, davanti a due cheese burgers di carne di pollo e due coca-cole, e stiamo ancora chiacchierando. Il fatto che abbiamo ordinato le stesse identiche cose non vuol dire niente... non la mia anima gemella. Devo smettere di pensarci o finir sul serio per rovinare tutto, penser che sono uno psicopatico, uno sfigato, il che abbastanza vero, ma non del tutto, e comunque il fatto che diventi il mio ragazzo implica che io gli piaccia almeno quanto lui piace a me e lui non mi piace, tanto per cominciare, anche se... Yugi e Atem... suona proprio bene... no! non pensarci, e comunque non pu funzionare, sicuramente non gay o bisex, ha tutta l’aria di essere etero. Dovrei piantarla sul serio di partire con altri film mentali e cominciare a prestare ascolto a quello che sta dicendo, mi fissa, probabilmente mi ha appena fatto una domanda e io non ho la pi pallida idea di cosa dire.

“Yugi? Yugi sei tra noi?” la sua mano abbronzata fa su e gi davanti alla mia faccia. Scuoto la testa cercando di recuperare un po’ di sanit mentale:

“S, scusa. Pensavo... Stavi dicendo?”

“Che mi piacerebbe se venissi alla sala giochi con me dopo pranzo, hanno installato un nuovo gioco di realt virtuale che- oh, scusa, probabilmente hai degli impegni e io ti sto incollato da ore ormai...”

“Cosa? No, no. Sarebbe fantastico: ho un debole per i videogiochi, dobbiamo assolutamente provare la novit!” sono troppo entusiasta per rendermi conto che sta di nuovo andando tutto come avevo immaginato: la sala giochi! Dio, l’appuntamento mentale diventa inquietantemente reale.

La sala giochi affollatissima: il lancio di questo nuovo videogioco pi importante di quanto avessi pensato, si tratta di una nuova tecnologia e la novit ha attirato la stampa, c’่ addirittura Seto Kaiba, perch il videogioco ovviamente di produzione della Kaiba Corp, mi stupirei del contrario. Ma non mi lamento, finch posso giocare per me va bene. Dopo una sorta di discorso, spiegazione del gioco, foto e interviste varie, vedo che la folla comincia finalmente a diradarsi, io e Atem decidiamo di cominciare a giocare ed ecco che Seto si avvicina. Lo saluto cordialmente ma lui sembra pi interessato al mio nuovo amico, dicendogli che lo aspetta per una rivincita il giorno dopo al ‘solito posto’, Atem annuisce ridacchiando, ma non sembra dargli troppa importanza. Dopodich Kaiba se ne va, con la sua solita grazia e buone maniere da orso solitario e io mi ritrovo a fissare Atem a bocca aperta, sto per chiedergli come diavolo conosca Seto quando lui mi batte sul tempo:

“Ma conoscevi Seto Kaiba?”

“S์” rispondo io “Mi capita spesso di giocare a Duel Monsters con lui o di collaudare i suoi nuovi duel systems. Tu piuttosto: come lo conosci?”

Lui alza le spalle. “Torneo.” Dice semplicemente: “Nell’ultimo che ho disputato ci siamo affrontati in finale e  ho vinto, da allora non fa che chiedermi rivincite su rivincite, ma pare che non sia molto fortunato” rieccolo che ridacchia sotto i baffi, non un atteggiamento che mi dispiaccia per..

“Allora devono essere questi nostri capelli a portargli sfortuna, perch anche contro di me non riesce mai a spuntarla” dico tutto fiero, con un mezzo sorrisetto.

“Ah, ah: povero Kaiba!” scuote la testa mentre ride e si dirige verso un arcade. Non posso fare a meno di sorridere anche io, ma non perch Kaiba mi faccia pena, semplicemente trovo Atem adorabile quando ride, cos... mamma mia: si pu prendere una cotta per una persona che si conosce da poche ore? Non so se voglio conoscere davvero la risposta ma... Mentre sono perso nel mondo dei sogni ad occhi aperti, mi accorgo che il soggetto di tali sogni  non era diretto a un arcade ma a un tavolino. Mi fa segno di sedermi e tira fuori un deck. Comincio a intuire le sue intenzioni...

“Se entrambi siamo cos forti, sono curioso di sapere chi di noi due sia il pi forte. Tu non c’eri all’ultimo torneo e sono sicuro di non essermi mai misurato con te. Che dici: accetti la sfida?” sfida proprio la parola giusta, il suo sguardo, il suo immancabile sorrisetto, sembrano non voler dire altro. Sogghigno anche io e mi siedo al tavolo tirando fuori il mio deck:

“Mi dispiace per te Atem, ma sono stato campione del Giappone per tre anni consecutivi. Non hai speranze” non sembra affatto intimorito, anzi, ridacchia ancora di pi:

“Vedremo come questo vincitore nazionale se la cava contro il campione del mondo in carica”. Cosa? Era lui? Diamine, non ho potuto partecipare ai campionati del mondo, erano in Europa, un tantino troppo lontani per le mie finanze, ecco qual’era quest’ultimo torneo in cui ha battuto Kaiba, ci credo che gli bruciava. Avrei dovuto informarmi sull’esito della gara, ma ero talmente arrabbiato per il fatto di non aver potuto partecipare che non ho voluto pi saperne niente. Beh, non importa: mondo o non mondo sempre di carte si tratta, e le carte sono il mio forte fra tutti i giochi:

“Vedremo” e da qui in poi la nostra conversazione si riduce all’evocazione di mostri e all’attivazione di carte. Abbiamo due modi molto diversi di gestire la partita, io elaboro strategie complesse e studiate gi da parecchio tempo, usando carte in apparenza deboli ma che so potenziare con le giuste combinazioni, lui invece punta all’effetto sorpresa. Sembra improvvisare mentre gioca, ma ha una creativit incredibile e riesce sempre a cadere in piedi, qualunque mossa io faccia. Non so da quanto tempo le nostre partite vanno avanti, per ora siamo due pari e intorno a noi si formata una piccola folla. Molti sono ragazzini e si dicono nostri fan, ho persino firmato qualche autografo! Ma ecco che si avvicina una persona un po’ pi anziana: il proprietario del locale. Con gesti (poco) cortesi ci intima di levare le tende: a quanto pare cos presi dal gioco com’eravamo non ci siamo accorti di aver superato l’orario di chiusura da un pezzo! Che figura... un momento: l’orario di chiusura? Il nonno mi uccider, avevo promesso di tornare a casa prima di sera per aiutarlo in negozio, e adesso chi lo sente...

Il fatto che sia tardi non preoccupa minimamente il mio avversario, anzi piuttosto seccato per essere stato interrotto nel bel mezzo di una partita e si messo a litigare animatamente col gestore della sala giochi. Ora capisco perch diceva di essere irascibile... secondo me sarebbe un ottimo avvocato: ha preso a cuore la nostra situazione e sta difendendo il suo diritto di giocare a carte con le unghie e con i denti, come se la sua vita dipendesse da questa partita. davvero buffo mentre sbraita e urla contro il pover’uomo, devo trattenere le risate. Comunque non c’่ diritto di giocatore che tenga, il negozio deve chiudere e in dieci minuti ci ritroviamo fuori, la porta del locale sbattuta dietro alle nostre spalle, un altro modo (poco) cortese per invitarci a sparire. Atem sta mormorando ancora qualcosa, probabilmente in egiziano, non sono sicuro di voler sapere il significato... non sembrano cose belle:

“Dai, calmati. Dopotutto aveva tutto il diritto di mandarci via, non potevamo-“

“Non venire a parlarmi di diritto! Quell’incivile dovrebbe ringraziarci per avergli affollato il locale. Hai visto quanta gente era entrata solo per vederci e poi si fermata a giocare spendendo soldi? Eh, hai visto?!?!”

“S, ho visto. Per adesso calmati.” diventato tutto rosso e cammina con un’andatura assolutamente deliziosa: busto piegato in avanti, piedi che sbattono per terra e a ogni passo  se la prendono con i poveri sassolini che capitano loro a tiro, mani in tasca, borbotta ancora. Probabilmente qualcuno ne sarebbe intimorito, io lo trovo divertente, divertente e... adorabile. Mi viene voglia di abbracciarlo e mettermelo in braccio, accarezzargli i capelli finch non si calma... ecco, ci risiamo: vogliamo piantarla Yugi?

Mi avvicino ridacchiando, mi ha sentito, si gira e alza un sopracciglio.

“Si pu sapere cosa c’่ di cos divertente?”

“Scusa. Sei buffo quando ti arrabbi” sorrido. Atem si ferma un attimo. Mi guarda con gli occhi spalancati, non saprei dire come ha preso le parole che gli ho appena detto: offeso? Ancora arrabbiato? Divertito? Sorpreso? il suo viso cos vicino al mio che non posso fare a meno di fantasticare di nuovo sull’appuntamento immaginario, insomma, durante il primo incontro con la mia anima gemella un bacio ci starebbe tutto! Si avvicina ancora, mi accorgo di stare trattenendo il respiro, ha abbassato un po’ la testa, i nostri nasi si sfiorano quasi.

“Grazie” sussurra con un sorriso, poi si gira e riprende a camminare.

Alla fine il nonno non mi ha ucciso, infatti sono qui vivo e pi o meno vegeto a raccontarvelo, mi ha solo fatto una bella strigliata sull’avvisare quando si torna tardi, il fare attenzione con gli sconosciuti, il quanto sono pigro e senza speranza e via dicendo... per sono contento. Negli ultimi quattro giorni io e Atem siamo usciti sempre, siamo andati in giro per Domino, abbiamo fatto un salto al mare, mi ha fatto visitare il museo dove lavora al momento suo padre (io mi sono divertito, mi piacciono le ‘anticaglie’, ma lui sembrava piuttosto annoiato) e abbiamo passato tutto ieri in negozio ad aiutare il nonno. Anche lui adora Atem e ovviamente non ha mancato di fare le solite battutine su noi due. E l Atem ha imparato quanto io sia timido e che straordinaria colorazione di rosso riesco ad assumere quando sento certe cose: era molto sorpreso, ma anche molto divertito delle mie doti camaleontiche.

Ne sono sempre pi sicuro ormai, ho una cotta per lui, e devo dirglielo. Non so come, dove, perch, ma devo dirglielo. Non da me lo so, per per quanto sia ingenuo io credo in quella sensazione che ho avuto nei miei cinque minuti di malinconia la mattina che ci siamo incontrati, che mi diceva che quel giorno sarebbe successo qualcosa di importante, che avrei trovato ci che cercavo da tanto tempo. Io credo nel destino-

“Yugi, tu credi nel destino?” ecco, appunto. Mi giro, siamo seduti sulla stessa panchina della prima volta, solo che adesso il tramonto, un’atmosfera piuttosto romantica se mi concesso. Atem mi sta guardando con i suoi occhi magenta, stesse sfumature del sole che sta calando alle nostre spalle, il vento di luglio agita i suoi capelli, mi sorride. bellissimo. Deglutisco cercando di non fissarlo troppo a lungo, anche se difficile, davvero molto difficile. Per fortuna la domanda abbastanza seria e mi permette di stare un po’ in silenzio prima di rispondere, ufficialmente per pensare a qualcosa di intelligente da dire, ma in realt tutti questi secondi li sfrutto perdendomi nelle sue iridi brillanti e profonde. Sospiro. Devo smettere di guardarlo prima di fare qualche sciocchezza. Perch ora non sono pi tanto sicuro di volergli dire che mi piace? Alzo la testa al cielo in finto atteggiamento pensoso:

“Perch me lo chiedi?” bravo Yugi, prendi tempo. Alza la testa anche lui, le mani dietro la nuca.

“Sai, io non ci credevo. Non sono mai stato superstizioso, ma poi successa una cosa che mi ha fatto cambiare idea.” Abbasso la testa e lo guardo negli occhi ancora volti verso l’alto:

“Cosa?”

Tace un attimo prima di fissarmi di rimando e rispondere.

“Tu” e ritorna a guardare il cielo.

Una parte di me vorrebbe sciogliersi in questo momento, un’altra non ha la pi pallida idea di cosa fare. Ma concorda che meglio non sciogliersi, non ancora:

“Io?” geniale, Yugi.

Annuisce. “Proprio tu. Non prendermi per visionario, so che quello che sto per dire assurdo, ma prima di spiegarti cos’่ che mi ha fatto cambiare idea sul destino devo farti una domanda.

Io ti piaccio?” che accidenti di domanda- fra tutte quelle che poteva farmi, proprio questa?

“Che cosa? Io.. cio, s. Ma non che... insomma s ma-“

Ride. Adoro la sua risata cristallina. Ancora una volta il mio tentativo di non comportarmi da idiota si risolto nell’ennesima figuraccia e sono pi rosso dei suoi occhi, per se questo il prezzo da pagare per farlo ridere e ascoltare la sua risata, allora sono disposto a fare tutte le figuracce di questo mondo. Mi ricompongo mentre continua a ridacchiare, sorrido. Temo abbia capito tutto, non sono mai stato bravo a nascondere le cose. Poi avverto una sensazione di calore alla mano destra, quella presa calda, forte e protettiva del primo giorno: mi sta tenendo la mano. Ti prego non smettere, non lasciarmi. Ricambio la stretta, le nostre mani si stanno scaldando a vicenda.

“Quella mattina che sono venuto al parco.. la notte prima ho avuto uno strano presentimento. Come una voce che mi diceva di andare vicino al salice piangente, e l avrei trovato una cosa che cercavo da tanto tempo” devo fare appello a una forza che non pensavo di avere per non rimanere a bocca aperta:

“E tu, stavi cercando me, da tanto tempo?”

“Ah, ah. S e no. Prima di cinque giorni fa non ti avevo mai visto prima, per in un certo senso come se ti cercassi da sempre” si fatto pi serio, la sua mano si stretta di pi alla mia, mi sta fissando con uno sguardo penetrante, aspetta una risposta, una conferma. Il mio cuore sta cominciando a battere furiosamente, mi sento sempre pi una di quelle dodicenni alla prima cotta ma non mi importa minimamente, sto sperando con tutta l’anima, con tutto me stesso:

“Anche tu?”

“Cosa?” sorpreso:

“Anche io la mattina che ci siamo incontrati ho avuto il presentimento che avrei trovato una cosa che cercavo da tanto tempo”

“E cosa cercavi tu da tanto tempo?” sta avvicinandosi al mio viso, ridacchio nervosamente:

“Una cosa che inizia con la A”

“Mmmh... e finisce con la E?” sussurra, si abbassa sempre di pi, posso sentire il suo respiro:

“Pu essere..” mormoro, e un istante dopo le nostre labbra si sfiorano, un contatto ancora pi bello di quello delle nostre due mani, che mi fa sentire ancora pi sicuro e protetto, ancora pi felice, ancora pi desideroso che non finisca mai. Dopo qualche secondo Atem si allontana un po’, mi regala un altro di quei suoi adorabili sorrisetti e mi tocca scherzosamente il naso con la punta del dito e a bassa voce aggiunge:

“Io direi di s์”.

 

Owari

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Grazie mille per aver letto, un grazie ancora a La_Fe (probabilmente senza il suo incoraggiamento non mi sarei mai decisa a pubblicare questa fic) e se vi ่ piaciuta o avete consigli/critiche (sempre bene accette) recensite e fatemi sapere

Alla prossima ^^

  
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