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Autore: esse198    16/10/2013    1 recensioni
la protagonista è Dora, una ragazza di venticinque anni. molla tutto, cambia città e cambia vita, anche se non completamente. conoscerà persone nuove, ma soprattutto una ragazzina di sedici anni da cui scaturirà un confronto di due personalità ed esistenze simili, ma dalle sfumature significative.
è la storia di chi prova a cambiare e ci riesce, ma anche di chi ci prova, ma non riesce ad andare avanti, di chi prova tanta fatica nel farlo.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sàfito era una di quelle realtà in cui tutto sembrava restare uguale, ogni piccolo cambiamento si rifletteva come qualcosa di importante, travolgeva un po’ la monotonia della quotidianità.
La festa di sant’Erasmo faceva parte di quella normalità rassicurante della città.
Per Anna e Roberto ormai tutto era cambiato: non più incontri casuali, ma appuntamenti fissi, c’erano i modi impacciati che avrebbero ceduto il passo col tempo a una certa sicurezza, come nuove abitudini. C’erano diverse priorità, c’erano nuovi progetti, nuove aspettative, nuove ansie, nuove angosce, nuove felicità. C’erano due mondi che si incontravano e formavano un tutt’uno. C’era un nuovo pezzo di vita che cresceva. Quella sera di festa per Anna e Roberto rappresentava un evento, quella sera sarebbero usciti insieme, il loro primo appuntamento. E camminando mano nella mano tra tutta quella gente, Anna dentro di sé pensò che stava tacitamente urlando a tutti che lei e il suo Roberto stavano finalmente insieme.
Dora viveva in uno stato di confusione: l’anno di lavoro era terminato e non sapeva ancora che fare, aveva pensato di tornare giù, oppure poteva spostarsi in qualche altra città in cerca di qualche altro lavoretto. Ma dove andava a vivere intanto che cercava lavoro? C’era poi quella faccenda con Davi, le aveva lasciato un grande senso di colpa. Si sentì una stupida, una povera cretina che non aveva saputo ancora una volta gestire la situazione. Perché aveva così tanta paura? Perché riusciva a stare sempre così male? Era una situazione insostenibile, lei stessa se ne rendeva conto.
Quando quella sera rivide casualmente e inaspettatamente Davi, sentì come un sollievo accanto all’immensa vergogna.
Dora si sentiva immensamente sola. Sapeva di avere una famiglia, degli amici, eppure continuava a sentirsi sempre troppo lontana da loro. Oltretutto era convinta che quei suoi pensieri erano davvero molto stupidi, perciò li teneva per sé, nel timore di apparire davvero sciocca agli occhi degli altri.
Davi le piaceva. Da quando l’aveva visto la prima volta lo aveva pensato molto. Fu strano per lei che fino a quel momento non aveva avuto in mente che il suo amico Giacomo, a cui si era molto affezionata. Ogni tanto faceva un pensierino anche su di lui. Ma non doveva essere importante, se ne convinse quando Davi prevalse sul suo amico. Sentiva come se Davi riuscisse a capirla. Immaginava di parlare con lui e questi potesse capirla a meraviglia. Poi smetteva di sognare: lei era troppo complicata, figuriamoci se l’avesse capita.
 
E quella sera accadde che non ci pensava più.
A tarda notte i due si misero a parlare. Guardarono vicini i giochi d’artificio, come due adolescenti, mentre i loro sguardi tornarono a incrociarsi come la prima volta che si erano visti. Si attraevano come due calamite, tutt’e due si rendevano conto di quanto stava succedendo e sembrava così chiaro che sembrava non servissero parole per mettere in chiaro le cose. Eppure qualcosa doveva sancire quella loro attrazione reciproca.
E lei non ci pensò più, dimenticò tutto, scordò ogni paura, ogni insicurezza. C’era lui, c’era Davi che la faceva sentire bene. Se solo lui si fosse mostrato ostile o distaccato per Dora sarebbe stata la fine. E invece no. Lui era rilassato, semplice, spontaneo.
Sembrava non gli importasse più cosa era successo, né cosa sarebbe accaduto. Stava lì con tutto se stesso, con lei, a parlare, a raccontarsi, tra ricordi del passato, progetti, esperienze.
Intanto la festa volgeva al termine e la gente tornava a casa, e c’era chi lasciava Sàfito. Anche Giacomo pensò di rincasare, anche gli altri suoi amici. Solo Davi fece capire che sarebbe rimasto volentieri ancora un po’ e lo sguardo d’intesa di Dora gli fece intuire che non sarebbe rimasto solo quella notte.
La città vuota, il viale deserto. C’era un muretto in quel viale, su uno dei lati, dove stavano gli alberi. Dora si era seduta su quel muretto, lui si era soltanto appoggiato. In quel silenzio si sarebbe potuto sentire la voce calda di Davi e qualche risata liberatoria di lei, di Dora. Tra tante cose lei gli raccontò di come era approdata a Sàfito, poi gli parlò dei suoi dubbi su cosa avrebbe dovuto fare adesso che il suo contratto di lavoro era scaduto.
-Pensavo di tornare giù…
-Davvero? Beh… sarebbe un peccato. – disse lui.
-Perché?
-Perché così non potrò rivederti più.
-Già – fece lei, con naturalezza – c’è anche quest’altro problema.
Lui la guardò interrogativo. Scrutò le sue espressioni, ma non si leggeva nessun imbarazzo, solo timidamente lo guardava, come aspettasse che lui le scaldasse il cuore. Allora lui levò una mano e le carezzò una guancia, levò anche l’altra e le carezzò l’altra. Così, con il viso tra le due mani, la spinse lievemente verso di sé. E la baciò.
Quando la riaccompagnò a casa, prima di separarsi, si scambiarono ancora un altro bacio appassionato. Ma niente promesse, niente grandi discorsi.
Il giorno dopo una montagna di dubbi assalirono la mente della povera Dora. Cosa avrebbe dovuto fare adesso? Le sembrava di vivere in uno di quei film americani, quei film d’amore dove tutto accade così all’improvviso e così intensamente. Seguendo la trama di quei film avrebbe dovuto seguire il suo cuore e restarsene lì, cercare un lavoro da quelle parti. Ma Dora non era così istintiva, Dora doveva pensare al suo futuro e Davi l’aveva appena conosciuto, anche se sembrava di averlo conosciuto da chissà quanto tempo e desiderava davvero tanto che lui entrasse nella sua vita, che conoscesse tutto di lei.
 
Il pomeriggio andò a trovare Giacomo, alle prese con i pochi pacchi del trasloco imminente.
-Sei già pronto al trasloco? – chiese lei sconsolata.
Allora lui per distogliere la tristezza le propose un ultimo giro in moto. Arrivarono a Dikota e mentre prendevano un gelato Giacomo era indeciso se chiederle della notte precedente. Poi si risolse.
-Com’è andata ieri sera?
Lei arrossì leggermente, sorrise e disse:
-Beh, direi bene…
-E lo dici così?
-No, è che non so decidermi su cosa fare. E questa storia con Davi complica le cose.
-Ah, capisco.
-Non è così semplice, a volte si ama per non restare soli. Davi sembra il ragazzo perfetto e se me ne convinco sarà difficile poi tornare alla realtà. Se è davvero quello che sembra ed io scopro di essermi aggrappata alla sua naturale gentilezza, solo per paura di non riuscire più a sentirmi così, sarebbe deprimente.
-Ma se ti aggrappi alla sua gentilezza è solo perché ti piace, in fondo. E poi non dimentichi il bene che ti è stato fatto.
-Lo amerei per gratitudine?
-Lo ameresti perché ti fa sorridere, perché fa stare bene e allora non potrai fare a meno di lui.
-Non ne sono convinta.
-Capisco quello che provi. Davvero. Capisco la tua paura di restare sola e la paura di usare le persone senza volerlo. Ma se ti rendi conto di questo, vuol dire che sei abbastanza onesta da capire fin dove puoi spingerti con il tuo egoismo. Ma devi tentare, altrimenti non saprai se riuscirai ad amarlo.
Poi parlarono di altro, soprattutto dei progetti e delle aspettative di Giacomo. Era molto eccitato all’idea di insegnare letteratura in un liceo classico. Era preoccupato, ma non vedeva l’ora che l’estate trascorresse veloce e che cominciasse il nuovo anno scolastico. Sembrava impaziente di mettersi alla prova.
 
E così nulla era cambiato. Tornava giù, nella sua amata isola siciliana. Chissà che avrebbe fatto. Ma si ripeteva, e dentro di sé lo sentiva chiaramente, che aveva un gran bisogno di tornare giù, come un bisogno di ritrovare un punto fermo per ripartire. Contava molto su quello. Le costava molto salutare i suoi nuovi amici, ma era l’unica soluzione possibile. Una storia con Davi non era la cosa più logica. Aveva bisogno di calma. Per quanto avvertisse che lui fosse l’uomo giusto per lei, una certezza mai provata prima con nessuno, non riusciva a lasciarsi andare a dubbi sentimentalismi da commedia americana. Era necessario che tutto andasse fatto secondo logica, operando delle rinunce, e pensando al proprio futuro.
All’aeroporto l’accompagnarono i suoi due uomini preferiti: Giacomo e Davi. Quando Davi si propose di accompagnarla, aveva scoperto che il suo amico l’aveva preceduto. Negli ultimi giorni Dora si affannò nei saluti. E quello più difficile, fino ad allora, era stato il distacco da Anna. Quanto le voleva bene. Le aveva insegnato tanto quella ragazzina. Le aveva insegnato il coraggio di affrontare le situazioni, e aveva rivisto in lei ciò che era stata alla sua età e ciò che avrebbe dovuto essere. Il suo era un affetto profondamente ricambiato. Anna non pretese mai lunghe spiegazioni per la sua partenza. Pensò che era giusto così, che spettava a Dora decidere. Dentro di sé avrebbe voluto tanto pregarla di restare, ma non lo fece mai.
In macchina, Dora ripensò a lungo ad Anna, al suo contegno, alla sua maturità. Ma i due ragazzi interrompevano i suoi pensieri attirando la sua attenzione con i loro discorsi. In quel viaggio in macchina, i tre parlarono a lungo, Giacomo e Dora evocarono diversi episodi del passato, ripensando a tutto l’anno e mezzo trascorso insieme, tra scontri e incontri. Giacomo non era un tipo molto affettuoso, anzi, era molto freddo e distaccato nei modi. Ma il suo amico notò in lui, così, come quella sera al ristorante, che muoveva verso quella ragazza delle piccole attenzioni e un atteggiamento protettivo che solo un attento osservatore avrebbe potuto accorgersene. A Davi sorsero dei dubbi circa i sentimenti del suo amico professore.
Quando arrivarono all’aeroporto, Giacomo fece scendere Dora e il suo amico, e andò a parcheggiare. Li raggiunse mentre stavano ancora facendo la fila al check-in. Quando fu il turno di Dora, Davi prese a parte il suo amico e gli chiese:
-Senti, vorrei chiederti una cosa personale.
-Dimmi.
-Non è che anche a te interessa Dora?
-No. – rispose Giacomo serenamente – Puoi stare tranquillo. Siamo in sintonia solo perché siamo entrambe due persone sole. In questo periodo ci siamo fatti compagnia. Le voglio molto bene, è vero. Ma nessun innamoramento.
Il tono era sicuro. Di chi non ha davvero nulla da nascondere. Davi si rilassò.
Prima di passare i controlli andarono al bar a prendere un panino e un caffè. Ma non si poteva sfuggire al momento dei saluti. Non più. Giacomo le fece i migliori auguri e poi, per la prima volta, l’abbracciò con grande affetto. Poi fu il turno di Davi. Anche lui l’abbracciò fortissimo. E le diede un bacio dolce sulle labbra.
Dora si diresse verso i controlli, mentre Giacomo le raccomandava di farsi sentire appena arrivata in Sicilia. La seguirono con lo sguardo fino a vederla scomparire oltre i controlli.



Ciao a tutti!
questo è stato l'ultimo capitolo di questa lunga storia. spero vi sia piaciuta un pò^^
grazie a tutti quelli che hanno letto, recensito e seguito questo racconto.
un bacio!
esse

 
  
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