Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    16/10/2013    2 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ci vollero diverse ore per trasportare tutti i pannelli di laurium nell'officina di Ombra di Morte. Mayu era tornata sul cargo per scaricare il contenuto dei computer di bordo. Visto che Harlock era impegnato, aveva chiesto a Tadashi di accompagnarla. L'atmosfera era piuttosto inquietante là dentro. Il giovane l'aveva accontentata. Da quando aveva saputo del suo nuovo legame con il capitano, si era reso conto che non riusciva più a trattarla come prima. Non la vedeva più come una sorella minore o una piccola amica con cui ridere e scherzare, da prendere in giro e strapazzare. E un po' gli dispiaceva, perché invece l'atteggiamento di Mayu verso di lui non era cambiato... ma non sapeva come fare. Forse doveva soltanto abituarsi all'idea. Non sarebbe stato facile. Quando gliel'avevano detto, aveva pensato a uno scherzo, e anche di pessimo gusto.
Quando si fu verificato che sulla nave catturata non vi era più nulla che potesse servire, fu programmata con il pilota automatico, in modo che si allontanasse da Ombra di Morte abbastanza da non fare danni, e infine disintegrata dai cannoni pulsar dell'Arcadia. Nessuno avrebbe mai saputo cosa le fosse successo. I timori di Harlock si rivelarono insomma infondati.
Quanto all'idea di Mayu di sperimentare prima la protezione con un mezzo più piccolo, se ne discusse a lungo. Ma alla fine non fu trovato il luogo adatto dove effettuare il test.
“Per essere affidabile - sentenziò Yattaran - la prova deve avvenire esattamente con quell'arma, con quella forma di energia. Altrimenti non sapremo mai se il laurium è davvero efficace.”
“Quindi, che cosa suggerisci?”
Il primo ufficiale stava per rispondere a Mayu, quando Harlock, che solitamente ascoltava senza interrompere, intervenne.
“Faremo così: per il momento proteggeremo con il laurium soltanto le parti vitali della nave e, sì, anche un paio di lupi spaziali. Poi li metteremo alla prova alla prima occasione... quando incontreremo di nuovo Irita e la sua astronave maledetta.”
La ragazza impallidì.
“Ma... questo significa andare allo sbaraglio... sfidare la sorte, senza sapere se funzionerà. In pratica, una specie di suicidio.”
“Non credo ci siano alternative. E poi non andiamo allo sbaraglio. Mi fido di voi e di Tochiro. Cominciamo subito i lavori e cerchiamo di concluderli il prima possibile.”
Quando rimasero soli, Mayu guardò il capitano con occhi sgomenti.
“Tu vuoi andare a cercare deliberatamente la nave del Dipartimento, vero?”
Quella ragazza stava diventando pericolosa, ormai gli leggeva praticamente nel pensiero! Era inutile mentire. E poi non rientrava nel suo modo di essere.
“Sì, è così” ammise laconico.
“Non puoi parlare sul serio. Ma... perché? Perché provocarli?”
“Primo, perché è l'unico modo per sapere se il laurium funziona o no, ed è meglio quindi scegliere noi di attaccare la nave, piuttosto che essere colti di sorpresa come l'ultima volta. Secondo... perché avevo già deciso di cercare quella nave... e di distruggerla.”
Mayu scosse la testa con aria sconsolata.
“Non capisco...”
“Non voglio che quell'arma venga usata contro qualcun altro, oltre a noi. Magari contro qualche popolazione inerme, donne, vecchi, bambini...”
“Ma... non sarà l'unica in circolazione! Sicuramente ne hanno attrezzate altre!”
“Sì, è possibile. Ma sarà comunque un danno pesante per il Dipartimento.”
“E non hai pensato che la distruzione della nave potrebbe provocare delle radiazioni pericolose?”
“Certo che c'ho pensato. Studieremo il modo. La attireremo in una zona dello spazio disabitata...”
“Tu... tu ce l'hai con quel tipo! Vuoi vendicarti di Irita! Non è da te, Harlock! Non avrei dovuto raccontarti niente!”
“Diciamo che ci sono parecchie ragioni per fare quello che ho deciso, anche personali. Quell'uomo è un verme... se l'è presa con te quando eri sola e indifesa, ti ha fatto del male, per colpire me... non c'è onore in questo, e io non posso perdonarlo.”
“Nessuno ti chiede di farlo. Basta che lo lasci perdere. Il passato è passato, adesso io sono qui con te, e sono la donna più felice dell'universo. Che t'importa di lui?”
Ma sapeva che erano parole inutili. Nessuno, che lei sapesse, aveva mai distolto Harlock dai suoi propositi.

I lavori cominciarono immediatamente. C'erano diversi problemi tecnici da affrontare: tagliare i pannelli di laurium in varie misure, a seconda della destinazione, studiare il modo di fissarli in modo sicuro, e infine decidere le parti dell'Arcadia da rivestire, in modo però che non si distinguessero dal resto della nave. I nemici non dovevano sospettare che loro si fossero procurati quel minerale.
Esaminando i piani di volo del cargo e i dati copiati da Mayu, Harlock scoprì che la destinazione era una piccola luna artificiale non lontana dalla Terra, indicata con la sigla C1 - P8*. Che però sulla sua famosa mappa non c'era. Forse era stata costruita più di recente. Ma anche Yuki, inserendo le coordinate nel computer, non riuscì a trovarla. Esattamente come la stazione orbitante vicino a Nastrond. La vicenda puzzava sempre di più. Decise che, conclusi i lavori, sarebbero andati a dare un'occhiata. Magari da quelle parti avrebbero incrociato la nave del Dipartimento. Per il momento, però, non disse nulla a nessuno, nemmeno a Mayu.
Come le aveva promesso, nei ritagli di tempo le insegnava a usare la pistola laser. Sull'Arcadia, nel magazzino dove erano custodite le armi c'era uno spazio adibito a poligono di tiro. La ragazza imparò in fretta. Troppo in fretta. E dimostrò anche di avere un'ottima mira. Non c'è che dire, ha proprio la stoffa del fuorilegge, commentò tra sé il capitano, non senza una certa inquietudine.

C'era un altro proposito che Harlock intendeva portare a termine. Ci pensava da un po'. Forse non era proprio il momento più adatto. Ma c'era mai un momento veramente adatto per dei pirati?
Una sera, rientrando in camera, Mayu trovò la tavola apparecchiata con argenteria e calici di cristallo che non aveva mai visto, una tovaglia ricamata e candelabri accesi.
Harlock era già seduto a un capo del tavolo.
“Festeggiamo qualcosa?” chiese stupita.
“Noi” fu la sibillina risposta.
Mayu indicò la sua tuta sporca di grasso. Anche lei dava una mano in officina.
“Dammi qualche minuto per sistemarmi...”
“Tutto il tempo che vuoi. Non abbiamo altri impegni. Quando sei pronta faccio portare la cena.”
La ragazza si presentò con un look adeguato alla circostanza. Anche se non aveva ancora capito di che cosa si trattasse. La serata non fu diversa dalle altre, scenografia a parte. Ma, dopo il dolce, Harlock le mise davanti una piccola scatola blu.“Che cos'è?”
“Aprila.”
Mayu sollevò il coperchio e restò senza parole, più ancora di quando aveva aperto il suo regalo di laurea: sul fondo di velluto brillava un anello con uno smeraldo a forma di goccia, contornato su un lato da piccoli brillanti. L'oro della montatura era leggermente brunito. Guardò Harlock con aria interrogativa.
“Mettilo.”
O glielo devo mettere io? Non mi ricordo come ci si comporta in questi casi.
Mayu se lo infilò all'anulare sinistro. La mano le tremava leggermente, senza sapere perché.
“Che cosa significa?” chiese alla fine con voce esitante. In realtà, la situazione era piuttosto chiara. Ma lei intuiva che quello era qualcosa di più di un semplice anello di fidanzamento.
“Questo anello appartiene alla mia famiglia da generazioni. Quando finii l'Accademia, mia madre me lo diede, dicendomi di metterlo soltanto al dito della donna con cui avessi desiderato trascorrere il resto della mia vita.”
“E tu lo desti a lei...”
“Sì - la sua voce si incrinò quasi impercettibilmente - E quando Maya … se ne andò, ebbi la tentazione di lasciarglielo, ma poi... pensai che era l'unico ricordo di mia madre che mi restava, e lo ripresi. Ma l'ho tenuto chiuso in quella scatola da allora, non l'ho più toccato. Ero certo che non mi sarebbe mai più servito... Adesso voglio che ce l'abbia tu.”
“Perché?” chiese lei, pentendosi subito dopo della stupidità della domanda.
“Voglio sposarti, Mayu.”

Non avrebbe saputo dire, dopo, se fu per l'imbarazzo, la sorpresa o l'emozione, ma la ragazza non seppe controllarsi e scoppiò a ridere. Harlock naturalmente si risentì. Si aspettava una reazione del tutto diversa. Chi le capisce, le donne?
“Beh, che cosa c'è da ridere? Guarda che sto parlando sul serio!”
Mayu cercò di calmarsi.
“Scusami... davvero, scusami tanto! Non volevo offenderti, perdonami! E' che... non riesco proprio a mettere in relazione te, un anarchico, un fuorilegge, uno spirito libero, con un'istituzione così tradizionale, regolare, borghese, una specie di gabbia, insomma, come il matrimonio!”
“E perché mai? I tuoi genitori erano come me, e ti posso assicurare che erano sposatissimi!”
“Se vuoi soltanto fare di me una donna onesta, non ti preoccupare. Non siamo più nel 1800 da un pezzo!”
“Smettila! Niente di tutto questo. Voglio farlo... perché lo ritengo il naturale sviluppo del nostro rapporto, la logica conclusione. Che poi sarà un punto di partenza, in realtà. E, contrariamente a quello che puoi pensare di me, io non considero il matrimonio una gabbia, anzi, lo vedo come una meravigliosa avventura...e molto più anticonformista di tante altre scelte. Che ti piaccia o no, le cose stanno così.”
La ragazza ritornò seria.
“Perdonami... è che proprio non me l'aspettavo. Non così presto, perlomeno...”
Harlock sospirò.
“Tesoro, tu sei giovane, ma io non tanto... non ho tempo da perdere. E ora, cerchiamo di ricreare l'atmosfera che tu hai così inopportunamente disintegrato...”
La spiazzò una volta di più. Si inginocchiò davanti a lei e le prese la mano con l'anello. Assunse un tono solenne.
“Mayu, vuoi passare il resto della tua vita con un vecchio pirata disadattato, misantropo, scontroso, lunatico, taciturno, senza fissa dimora...”
Lei scivolò in ginocchio davanti a lui e gli posò la mano libera sul viso.
“... e generoso, idealista, passionale, coraggioso, leale e terribilmente affascinante? Certo che lo voglio! Non sono mica stupida!”
La strinse tra le braccia, affondando il volto nell'incavo della sua spalla. Continuava a chiedersi perché una ragazza così speciale volesse proprio lui. Ma non ebbe troppo tempo per riflettere, perché lei cercò con prepotenza le sue labbra e l'urgenza della passione annullò qualsiasi pensiero.

“Quanto tempo pensi ti ci vorrà per organizzare il tutto?” le chiese accarezzandole i capelli sparsi sulla schiena.
Mi ci vorrà? Significa che tu non intendi occupartene?”
“Beh, non sono molto esperto in queste cose...”
“Ah, io invece... Non sono mai nemmeno stata invitata a un matrimonio!”
“Ma sei una donna... voi ce l'avete nel sangue...”
“Mmmh... sarà. Comunque non saprei, ci devo pensare... tenendo conto che non dobbiamo cercare casa né arredarla... in pratica bisogna organizzare soltanto la cerimonia e il ricevimento. E non dobbiamo nemmeno preoccuparci degli inviti. Almeno, non so tu, ma io non devo invitare nessuno. Un mese? Magari meno, non ne ho proprio idea.”
“Va bene, non c'è fretta. Io ci tenevo a darti quell'anello adesso, ma possiamo procedere con calma. Anzi, vorrei prima risolvere la questione del laurium...”
“Mi pare giusto. Ma... che tipo di cerimonia faremo? Chi sarà l'officiante?”
“Su una nave di solito è il capitano. In sua assenza, il primo ufficiale.”
Mayu sorrise pensando a Yattaran in versione “pubblico ufficiale”.
“Ma... scusa, il matrimonio di due fuorilegge è riconosciuto dalla legge? Occorreranno dei documenti, come ce li procuriamo?”
Harlock si stava divertendo. La giostra si era messa in moto...
“Hai paura che ti abbia proposto un matrimonio non valido? Non ti preoccupare, ho le mie risorse. Come credi che abbia fatto quando sono diventato il tuo tutore? E quando ho fatto testamento?”
“Testamento?!?”
“Sì, cara, tu sarai la mia erede comunque, anche se non mi sposi. Quindi, tra parentesi, se vuoi cambiare idea, sei ancora in tempo. Ho un amico che si occupa di queste cose. E ti garantisco che i documenti sono validissimi!”
“D'accordo, capitano, mi hai convinto. Se scopro che mi hai preso in giro, però, metterò in pratica le tue lezioni di tiro al bersaglio sui tuoi gioielli di famiglia, e non mi riferisco all'anello!”

 

 

 

 

 

 

 

* Piccolo omaggio al simpatico robotino di “Guerre stellari”.

  
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