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Autore: Ely 91    16/10/2013    6 recensioni
[Isaac/Nuovo personaggio; Bromance: Scott/Isaac, Scott/Stiles]
Se fosse possibile riavere nel proprio branco Erica e Boyd?
È con questa speranza nel cuore che Derek, Peter, Isaac, Scott e Stiles si recano a Santa Monica, alla ricerca di un vecchio docente di storia che possa fornir loro delle informazioni, Jeff Jefferson.
Qui, tuttavia, le cose si complicano ulteriormente a causa di una serie di eventi inspiegabili che coinvolgono da vicino il nostro "pack". Riusciranno a ricomporre il proprio branco e a scoprire cosa davvero sta succedendo in città? Chi è il vero nemico che trama alle loro spalle?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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1X09 - FIDATI DI ME



 
La campanella suonò annunciando la fine delle lezioni. Lo stridio delle sedie sul pavimento  fu immediatamente accompagnato dal vociare crescente dei ragazzi, pronti ad uscire dall’aula in fretta e furia. Matematica non era una delle materie più divertenti del semestre, persino per Cassidy che andava bene in tutti i corsi.
La ragazza smise di mordicchiare il tappino della sua biro nera e ripose tutto nella borsa a tracolla, dirigendosi celermente verso gli armadietti. La lezione successiva di spagnolo si teneva dall’altra parte dell’edificio e lei aveva già rischiato di fare tardi diverse volte e la cosa non le piaceva affatto, vista la severità della sua insegnante, una donna di mezz’età inacidita probabilmente dalla mancanza di un uomo al suo fianco.
Con sua grande sorpresa però, poggiato contro il suo armadietto, intravide la figura ormai familiare di Stiles. Stavolta solo, senza la compagnia del suo amico Scott.
Cassidy sorrise e lo raggiunse, salutandolo vivacemente.
“Che bello vederti qui!” esclamò, facendo sorridere il ragazzo a sua volta.
Tuttavia, non le sfuggì lo stato di tensione di Stiles.
“Qualcosa non va?” domandò, preoccupata. Improvvisamente la lezione di spagnolo era decisamente l’ultimo dei suoi pensieri.
Stiles annuì, sentendosi improvvisamente spogliato dei suoi pensieri più superficiali, come se Cassidy potesse leggere quelli più intimi, quelli più veri.
“So che sei a scuola, hai le lezioni da seguire, ma ho davvero bisogno di parlare con te” ammise il ragazzo, sospirando.
Cassidy poggiò una mano sulla sua, guardandolo dritto negli occhi.
“Non ti preoccupare, ho tutto il tempo del mondo” disse, facendogli segno di indietreggiare di un passo per poter aprire l’armadietto.
Svuotò la borsa dai libri di matematica e prese quelli del corso di scrittura creativa. Uno dei pochi corsi che lei e Adena avevano in comune. Sapeva che la ragazza era diventata amica di Stiles e dei suoi amici, a differenza sua che non aveva mai scambiato una parola con lei in tre anni di liceo.
Avrebbe saltato la lezione di spagnolo e si sarebbe recata direttamente a quella successiva. Non avrebbe mai potuto abbandonare Stiles, specie se in quello stato. Sembrava profondamente turbato.
“Vieni” gli disse, afferrandolo per mano e guidandolo nell’aula di canto, a quell’ora della mattina vuota. Lì avrebbero potuto parlare tranquillamente, senza essere interrotti.
Stiles prese posto su una delle sedie, intrecciando le dita diverse volte, come a voler scaricare la tensione.
Cassidy, vicina a lui, poggiò nuovamente la  mano sulle sue, per farlo smettere.
“Avanti, dimmi cosa succede” lo incitò.
Stiles sospirò pesantemente.
“Non so nemmeno da dove cominciare” ammise.
“Che ne dici di iniziare…dall’inizio?” asserì ironicamente la rossa.
Stiles accennò un sorriso e prese la parola, cercando di riordinare tutti i pensieri che affollavano la sua testa in quell’istante.
“Allora, sarò sincero con te. Non posso dirti tutti i dettagli di questa faccenda, non oggi, non in questo momento”. Stiles non osava nemmeno immaginare come avrebbe potuto reagire la ragazza alla parola licantropi. Tuttavia non fece una piega e lo esortò a continuare con lo sguardo, nonostante lui le avesse comunicato che non avrebbe potuto essere totalmente sincero.
“Ecco, noi crediamo che una persona stia facendo delle cose sbagliate e vogliamo fermarla. Tuttavia, io ho fatto un sogno. Anzi un incubo”
“Di nuovo?” lo interruppe Cassidy, rammentando quella volta che gli aveva raccontato la leggenda dell’acchiappasogni “ultimamente ne fai molti”
“Da quando sono arrivato a Santa Monica. Posto incantevole, mondo onirico terribile” ironizzò il ragazzo.
Cassidy sorrise, per poi tornare a parlare. “Cosa hai sognato?”
“Ho sognato che una nostra amica, una persona insospettabile, sia in realtà lei quella che sta facendo delle cose sbagliate”
“Stai parlando di Adena” asserì Cassidy.
“Nono! Cosa ti viene in mente?!?” esclamò Stiles, agitando le mani in segno di negazione, colto in flagrante. Cassidy inarcò un sopracciglio scettica. “Dai, continua”
“Dicevo… non so, i sogni sono sogni, ma ho come la sensazione che questo fosse in qualche modo reale. Come un sogno premonitore, capisci? Cioè, non che fosse un sogno premonitore vero e proprio, ma….”
“Come se il tuo inconscio ti avesse fatto aprire gli occhi sulla verità” completò la frase per lui la ragazza.
“Già”
“E cosa hai fatto dopo il sogno? Cosa è successo che ti turba così tanto?”
“Questa mattina ne ho parlato con Derek, perché sai, lui non ha molto a simpatia questa nostra amica”
“Adena” ripeté Cassidy.
“Non è Adena!” ribattè Stiles.
“E come è andata?”
“Non mi ha creduto”

Derek aprì la credenza, osservando contrariato che fosse quasi vuota. Era Peter che si stava occupando dei viveri e lui, dovette ammettere, si stava quasi abituando a quella vita a Santa Monica, una vita in prestito, proprio come la casa in cui alloggiavano. Gli piaceva avere un tetto sopra la testa, ma non come quello del suo appartamento a Beacon Hills, non come quello distrutto della sua vecchia casa, ma quello di un posto caldo e accogliente, soggetto ad un viavai continuo di persone. Non gli dispiaceva vivere con Scott o con quel rompiscatole di Stiles e nemmeno la normalità, cucinare e cenare tutti assieme.
Gli sembrava di essere tornato ai tempi in cui i suoi genitori si prendevano cura di lui; doveva semplicemente lasciare che lo accudissero, senza problemi, senza nemici mortali.
“Sono finiti i cereali. Odio fare colazione senza cereali” affermò Stiles, entrando in cucina alle spalle dell’alpha, che puntualmente roteò gli occhi prima di voltarsi.
“Esci e comprali” sbottò l’uomo.
“Nervosetti di prima mattina?”
“Sono sempre nervoso con te nei dintorni, questo non ti dice nulla?”
“Ehm…” Stiles incrociò le braccia e si appoggiò contro lo stipite della porta “forse che tra di noi c’è una certa tensione sessuale che fatichi a reprimere?”
Derek sgranò gli occhi, prima di guardarlo furioso.
“Ti ucciderò se continui di questo passo” sibilò, conscio tuttavia di essere stato sul punto di arrossire.
Quello stupido di un liceale era riuscito ad imbarazzarlo come forse non accadeva da anni.
“Bene, allora passiamo ad altro. Devo parlarti di una cosa” ammise il ragazzo, guardandolo dritto negli occhi.
“Spero per te che sia qualcosa di importante”
“Lo è. Ecco, ultimamente faccio molti sogni, incubi più che altro. Ma stanotte è stato diverso, era troppo reale.
Derek, credo che Adena ci abbia mentito, che sia lei la divinità marina che si diverte a far fuori la gente”
Derek inarcò un sopracciglio.
Non era la reazione che Stiles aveva previsto. Credeva che Derek avrebbe subito appoggiato la sua ipotesi, visti i trascorsi con la ragazza.
“Allora?” lo esortò “credevo la odiassi, che volessi tagliarle la gola e tutte quelle manie da alpha arrabbiato”
Derek gli diede le spalle e poggiò le mani sul ripiano della cucina.
“Volevo, esattamente. Adena non è certamente una persona che riesco a tollerare; risulta persino più insopportabile di te.  Ma credo in Deaton. Se Deaton dice che è una napea, io mi fido della sua esperienza e delle sue conoscenze”
“Andiamo, Derek! Hai sempre detto che ti ricordava Jennifer Blake, magari avevi intuito la verità, a differenza di tutti noi!” lo esortò Stiles, gesticolando animatamente, come suo solito.
“No, Stiles. Lascia stare i sogni. I sogni restano tali”


“Conoscendoti, immagino che tu non ti sia arreso tanto facilmente” constatò la ragazza.
Stiles annuì. “A quel punto ne ho parlato con Scott. Lui è il  mio migliore amico, mi avrebbe creduto, o almeno ne ero certo”
“Ma non l’ha fatto, vero?” chiese l’altra, una ricercata delicatezza nel timbro soave di voce, come a voler cullare Stiles semplicemente con le sue parole.
“No, non l’ha fatto”

Scott si passò una mano sul volto, assonnato. Era seduto a terra, le gambe nel sacco a pelo divenuto ormai il suo letto. Isaac accanto a lui, dormiva ancora profondamente.
“Sei impazzito?” domandò.
“Shhh!” lo zittì Stiles portandosi l’indice sulle labbra “parla piano! Non voglio che Isaac si svegli e ci senta”
“E ci credo” sussurrò di rimando Scott “hai praticamente accusato la ragazza che frequenta, di essere un’assassina, nonostante Deaton ci abbia dato prova che sia altro”
“Magari ha ingannato anche lui!” affermò, tentando di mostrarsi persuasivo.
Scott crucciò lo sguardo.
“Non credo proprio” asserì, ravvivandosi i capelli arruffati con una mano “Stiles, il tuo è stato solo un bruto sogno”
Stiles si rabbuiò.
“Non mi credi, non mi concedi nemmeno il beneficio del dubbio, dunque?” chiese, pur conoscendo già la risposta.
“Stiles, io…” una breve pausa accompagnata da un sospiro “io credo in Deaton e credo in Adena”
“Ma non credi in me” appurò il giovane Stilinski, la delusione non nascosta.
“Certo che credo in te!” ribatté Scott, esasperato da quella conversazione e dall’assurda idea di Stiles “ma penso che tu ti sia semplicemente lasciato condizionare un po’ troppo da un incubo”
“Già” annuì Stiles, recandosi  verso la porta “un incubo in cui tu eri morto. Pensavo che almeno tu mi avresti creduto. Io l’avrei fatto, avrei creduto in te”


“Cosa è successo dopo?”
“Sono venuto da te” asserì Stiles “non sapevo dove altro andare, da chi farmi ascoltare”
Cassidy sorrise radiosa. Stiles la osservò crucciato.
“Vedo che le mie disavventure ti fanno sorridere” le disse.
“No, non è questo” affermò la ragazza scuotendo la testa “è il fatto che tu sia venuto da me, che sapevi che ti avrei ascoltato. Mi rende felice sapere che conti su di  me”
Stiles arrossì leggermente.
“Beh” disse “abbiamo condiviso una sparatoria, sono esperienze che uniscono” ironizzò, facendola ridere.
Cassidy prese la sua mano fra le sue. “Cosa farai adesso Stiles? Ti batterai per la tua idea?”
“Si” affermò “devo difendere i miei amici, anche se non vedono ciò che vedo io”
“Sei un buon amico” appurò la ragazza, carezzandogli la guancia.
Stiles sorrise debolmente, prima che la campanella suonasse nuovamente.
“Devo andare” disse Cassidy, alzandosi.  “Tra l’altro oggi pomeriggio mi aspetta una lunga riunione alla fabbrica, per parlare con alcuni responsabili.  E’ stata un’idea di Jhonny, ogni tanto quel ragazzo mi stupisce”
La ragazza fece per dirigersi alla porta, ma la voce di Stiles la bloccò nuovamente.
“Ah, Cassidy!”
“Si?”
“Ti andrebbe di uscire… sai…”
Cassidy trattenne una risata. “Si, Stiles, mi andrebbe di uscire con te”


“Dunque ne ha parlato anche con te?” domandò Scott, chiudendo il libro di fisica applicata sulle sue ginocchia.
Aveva deciso di essere un licantropo migliore, un figlio migliore ed anche un alunno migliore. Quel suo soggiorno a Santa Monica non avrebbe mandato a monte i suoi propositi.
Derek era seduto sulla poltrona accanto al divano, la tv accesa su un canale qualunque.
Era insolito per lui maneggiare il telecomando, gli sembrava un oggetto appartenente ad un’altra epoca per quelli che come lui non guardavano uno show televisivo da anni.
“Si, questa mattina” asserì l’alpha “sembrava davvero turbato e al contempo convinto da ciò che aveva sognato”
“Hai notato che ultimamente fa sempre questi strani incubi?”
Derek annuì. “Sembra assurdo che abbia preso quello sulla vostra amica così seriamente. Specie dopo tutta la conversazione con Deaton”
“Si è molto arrabbiato con me” disse a quel punto Scott, rammaricato. “Io e Stiles non litighiamo praticamente mai. Non così. Mi ha guardato come se lo avessi pugnalato alle spalle”
“E’ normale. Non sei solo suo amico, Scott. Non siete solo come fratelli. Nonostante lui sia umano, in qualche modo tu sei il suo alpha. Un membro del tuo branco si aspetta fiducia reciproca. Così è come se lo avessi abbandonato”
Scott sospirò. “Cosa avrei dovuto fare? Adena non è la divinità marina che stiamo cercando”
“Avresti potuto credermi, semplicemente. Io ho creduto che a te potessero spuntare le zanne, ma tu non puoi credere di esserti sbagliato su una persona”
Stiles entrò in salotto, facendo voltare i due licantropi.
Dalla sua espressione e dalle sue parole, Scott intuì che fosse ancora molto risentito.
“Stiles, io credo in te. Ma anche tu puoi sbagliare e…”
“Lascia stare” sbottò Stiles.
Scott fece per ribattere, ma Derek li interruppe, alzando di colpo il volume della televisione.
“Bel modo per zittirci” brontolò Stiles, ma l’alpha gli fece segno di stare attento.
“No, ascoltate! Stanno parlando della famosa fabbrica!”
“… viste le recenti proteste, lo stabilimento resterà chiuso in questi giorni per un approfondimento della vicenda da parte delle autorità competenti. Il sindaco Gregory garantisce che faranno il massimo per tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini.
Adesso passiamo alla prossima notizia. La mostra d’arte organizzata dagli studenti….”

Stiles quasi sobbalzò, ricollegando la notizia appena ascoltata all’informazione che gli aveva fornito Cassidy.
“Tra l’altro oggi pomeriggio mi aspetta una lunga riunione alla fabbrica, per parlare con alcuni responsabili.  E’ stata un’idea di Jhonny, ogni tanto quel ragazzo mi stupisce”
“Oh mio Dio! La divinità marina è Jhonny!” esclamò.
“Cosa?!?” chiesero i due licantropi, stupiti.
“Si, è lui! Cassidy mi ha detto che oggi pomeriggio lei e Jhonny sarebbero andati alla fabbrica per un incontro con i dirigenti, ma la fabbrica è chiusa! Deve essere una trappola! Forse ha paura che Cassidy sospetti qualcosa, magari sa che lo stiamo cercando e che diverse informazioni ce le ha fornite proprio lei!”
“Ora che ci penso…” asserì Scott “Cassidy ha lasciato intendere che fosse un tipo molto impulsivo e arrabbiatissimo per la faccenda del delfino. Magari lo era più degli altri!”
“E quando hanno ritrovato morto il signor Brooks, lui ha espresso chiaramente il suo disprezzo. Ne era felice, direi. Non un minimo di umano dispiacere, come quello provato da Cassidy. Anche lei si batte per la faccenda del delfino e della fabbrica, eppure non ha certo fatto i salti di gioia!”
“Questo vuol dire che è in pericolo! È lui accidenti!” gridò Scott, alzandosi in piedi.
“Dobbiamo andare alla fabbrica!” intervenne Derek “chiamo Peter e Isaac!”
“Io informo Deaton, sarà meglio tenerlo aggiornato” proferì Scott.
 
Dall’edificio non proveniva alcun suono. Come annunciato dalla giornalista in tv, doveva essere completamente vuoto.
“Siamo sicuri che siano qui? Forse Jhonny non lo sapeva, forse è tutto un grande equivoco” asserì Isaac, rivolgendosi  a Stiles.
“Ormai siamo qui, controllare non ci costerà nulla” intervenne Scott, facendo da aprifila. “Entriamo”
Le luci nell’edificio spente, i macchinari non in funzione avvolti nella penombra dei raggi di sole del tardo pomeriggio, conferivano al’ambiente un aspetto davvero tetro.
“Sentite qualcosa?” chiese Stiles.
I licantropi si concentrarono su ogni singolo suono, fin quando la voce melodiosa di Cassidy raggiunse i loro timpani.
“Cassidy è qui! Deve essere al piano di sopra!” esclamò Scott, prendendo a correre verso le scale, seguito dagli altri quattro.
Peter chiudeva la fila, ma non pareva davvero interessato a quella vicenda. Isaac aveva notato come l’uomo sembrasse essere altrove, preso da chissà quali tipi di pensieri e chiuso in un silenzio tutto suo.
Scott e Derek si precipitarono verso quella che doveva essere la sala riunioni, da dove avevano udito la voce.
Entrando nell’ampia stanza, arredata con un grande tavolo e una ventina di sedie tutt’attorno, il gruppo individuò Cassidy e Jhonny vicino l’ampia vetrata che si affacciava sul parcheggio della fabbrica.
I due ragazzi sobbalzarono stupiti, voltandosi verso di loro.
“Cassidy, allontanati da Jhonny, presto!” esclamò Stiles.
La ragazza lo guardò confusa, mentre Jhonny crucciò a sua volta lo sguardo.
“Che diavolo sta dicendo quello sfigato?” sbottò il ragazzo.
“Perché l’hai portata qui, oggi, pur sapendo che la fabbrica  fosse chiusa?” domandò Scott, senza nascondere la sua diffidenza.
Tuttavia Jhonny lo guardò confuso.
“Io l’ho portata qui?!? È stata lei a dirmi che alcuni responsabili della fabbrica avevano accettato di vederci oggi pomeriggio. Ma quando siamo arrivati qui non c’era nessuno e Cassidy mi ha detto che dovevamo attenderli in sala riunioni” spiegò il ragazzo, seccato da quell’intrusione e soprattutto da quella situazione ai suoi occhi totalmente priva di senso.
Stiles guardò Cassidy, confuso, come tutti gli altri.
Fu a quel punto che la ragazza rise, in una maniera totalmente diversa dal solito. Una risata sprezzante, cinica, differente da quella che Stiles aveva udito proprio quella stessa mattina.
“Devo ammettere che mi avete sorpresa. Avevo detto che sarei stata qui oggi pomeriggio, ma non per farvi arrivare. A quanto pare vi ho sottovalutato, tralasciando il fatto che avete accusato la persona sbagliata”
Scott e gli altri sgranarono gli occhi.
La verità cadde loro addosso con lo stesso peso di un macigno.
“Sei tu” sussurrò Stiles.
“Si, Stiles, sono sempre stata io. Mi dispiace, ma non mi dispiace” asserì, sorridendo freddamente.
“Perché sei qui, con lui?” chiese Isaac.
“Ottima domanda, lupo”  disse Cassidy, mentre Jhonny la guardava come se fosse impazzita.
“Cassidy che storia è questa??” urlò.
“Shhh, Jhonny, lascia che mostri loro cosa volevo fare oggi” la ragazza gli prese il volto fra le mani, confondendolo ulteriormente, poi arretrò di un passo.
“Ciao ciao Jhonny”
Il ragazzo si voltò verso la vetrata, come in trance. Prima che qualcuno potesse anche solo capire cosa stesse effettivamente accadendo, Jhonny si lanciò contro la vetrata, mandandola in frantumi e facendo un volo di dodici metri.
“No!!!” urlò Scott.
“Non dovreste sottovalutarmi” sentenziò la ragazza. Derek fece per attaccarla, ma con un semplice gesto della mano, lo scaraventò contro la parete.
“Chi sei tu? Chi sei davvero??” urlò Stiles, stravolto.
Si era fidato di lei, le aveva confidato i suoi pensieri più profondi e aveva iniziato a provare qualcosa per lei.
Era stato uno stupido e quella consapevolezza sembrava volerlo schiacciare contro il pavimento.
Iniziava a capire come potesse essersi sentito Derek dopo aver scoperto la verità su Jennifer Blake.
“Non l’avete ancora capito? Io non sono una divinità marina.
Io sono una ninfa acquatica.
Una nereide”
Seguì quasi qualche secondo di silenzio irreale a quella rivelazione che Scott e Isaac si lanciarono contro di lei, ma prima che potessero anche solo sfiorarla, iniziarono a sputare acqua in continuazione, come se stessero annegando.
I due licantropi caddero a terra, le mani ancora alla gola, alla ricerca disperata di aria.
Peter sfoderò gli artigli, ma con un solo sguardo di Cassidy, iniziò anch’egli a espellere acqua.
“Fermati! Così li ammazzerai!” urlò Stiles.
“E’ proprio questo il mio intento” asserì Cassidy, divertita da quello che per lei sembrava essere un semplice gioco.
Stiles si guardò attorno, alla ricerca disperata di un’idea per poter contrastare Cassidy, ma prima che potesse anche solo muovere un muscolo, qualcosa lo sfiorò, andando a colpire una mano della ragazza.
Una freccia.
Cassidy urlò dal dolore, liberando i tre licantropi che ripresero a respirare normalmente, cercando l’ossigeno con grandi boccate, come se fossero riemersi dal profondo oceano.
Stiles si voltò, riconoscendo sorpreso le tre persone alle sue spalle.
“Presa” disse Allison, tendendo ancora una volta l’arco.
"Qualcuno qui ha bisogno di aiuto?". Jackson sorrise sghembo, sfoderando gli artigli di fronte le espressioni stupefatte dei presenti, feriti e sconvolti dai recenti avvenimenti.
“Allora, chi è questa stronza?” asserì Lydia, incrociando le braccia.
“Maledizione” sibilò a denti stretti Cassidy, prima di lanciarsi con grande sorpresa di tutti, fuori dalla vetrata in frantumi alle sue spalle.
Stiles corse ad affacciarsi, ma non vide nessuno.
“Dobbiamo trovarla!” sentenziò Allison.
“E voi dovete dirci cosa ci fate qui” affermò Derek, sorpreso soprattutto dalla presenza di Jackson Whittemore.
“Ogni cosa a suo tempo. Prima prendiamo Cassidy” intervenne Scott, accennando un sorriso in direzione dei tre. Era felice di vederli. Finalmente il branco era riunito.
Stiles lo fiancheggiò e Scott gli diede una pacca sulla spalla.
“Mi dispiace” gli disse, mentre Stiles guardava un punto indefinito della stanza.
Il sole stava tramontando su Santa Monica, annunciando l’inizio di una lunga notte.
Cassidy era lì fuori, da qualche parte e, si ritrovò a pensare Isaac, presto sarebbe iniziato un nuovo giorno. Il terzo prima della luna piena.


Pensavo che non ce l'avrei fatta ad essere puntuale con la pubblicazione, ma anche questo mercoledì Save the pack è qui:) È stato difficile scrivere questo capitolo, lo studio ruba quasi tutto il mio tempo e probabilmente questo nono capitolo non è nemmeno dei migliori. Spero che sia comunque di vostro gradimento e di non aver lasciato troppi errori in giro vista la rilettura veloce.
Finalmente abbiamo scoperto chi è l'altro grande cattivo della serie oltre Nathaniel; qualcuna di voi se lo aspettava, altre no, fatemi sapere cosa ne pensate :)
Passando ai ringraziamenti, grazie come sempre a chi leggerà/recensira e a chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite; domani risponderò alle vostre recensioni <3
Grazie anche alla fantastica Sara, per la nuova bellissima immagine per questa ultima parte della serie! <3
Save the pack andrà in pausa una settimana e tornerà mercoledì 30 ottobre!

 
Un bacione,
Ely 91


 

NEXT ON "SAVE THE PACK":

“Non riavremo indietro Erica e Boyd.
Non sappiamo nemmeno se riavremo Stiles.
Cassidy è fuori controllo e noi siamo in svantaggio”
   
 
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