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Autore: Akarai92    09/04/2008    2 recensioni
"Yuna si voltò di scatto. Alle sue spalle c’era lui.
I capelli d’argento che rilucevano alla luce del tramonto, gli occhi felini che la scrutavano.
Un senso esagerato ed estraneo di sollievo la invase. Con lui era al sicuro. Non le sarebbe successo nulla.
Pian piano, gli si avvicinò, a passi lenti ed incerti.
-Sei qui…-"
{{Quando l'invocatrice più famosa di Spira si ritroverà ad incontrare uno strano uomo dai capelli d'argento, niente nella sua vita sarà più come prima. Neanche il suo stesso mondo.}} [Visto che non ho visto nessuna storia su questi due, ho deciso di  scriverne una io X3]
E' vietato inserire il tag br all'inizio o alla fine delle introduzioni.
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Come al mio solito, presentazione iniziale XD
Alllor... che dire?? La mia mente malata produce storie ad una velocità impressionante in questo periodo. Sarà che sono malata, sarà che sto troppo su youtube, comunque ho finalmente deciso di scrivere la storia che mi proponevo da tempo. Il titolo è abbastanza buttato là, ci sono stata a pensare per una buona mezz'ora XD Non posso rivelarvi niente per ora, visto che il LUI è ancora un mistero x3 Ringrazio comunque le ragazze meravigliose e piene di talento che mi hanno ispirato con i loro video magici, quali Balthierkingofskiez, ImaginaryHearts, SamuraiAngel, e tutti coloro che creano su questa coppia sballata XD
Dai dai che magari nel prossimo chap vi dico di più.
Mille grazie per i commenti passati e futuri (_ _)
Buona lettura!




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-Ehi, tu! Fermati, aspetta!-
Il grido sembrava quasi inesistente nella desolazione che li circondava.
La ragazza castana correva, correva a perdifiato. Ma lui non aveva intenzione di fermarsi.
Inciampò sul terreno e rischiò di cadere, ma tenne duro e ricominciò a correre.
-Aspettami!-
E quell’ulteriore grido nel vento sembrò fermarlo. Si voltò, con una lentezza esasperante.
Lei sorrise impercettibilmente e lo raggiunse ansante.
-Non scappare…-
Queste parole una preghiera sommessa, sussurrate fissandolo in quegli occhi verdi assottigliati. Felini.
Lui non le rispose, si limitò a fissarla di rimando, nei due occhi di due colori distinti. Verde e blu. Il suo respiro era lento e regolare sotto la stretta divisa di pelle nera, i capelli lisci ed argentati ricadevano sul viso coprendolo in parte.
La donna fece per aprir bocca. Voleva dire qualcosa, qualcosa d’importante, che le premeva nel petto, minacciando di esplodere.
Voleva parlare, voleva dire, voleva…
Sapere. Sapere chi fosse la persona che aveva davanti. Perché, ora che ci pensava, non la conosceva. Lo guardò meglio. La pelle lattea, il fisico magro, le labbra sottili.
No. Lei non conosceva nessuno con quelle caratteristiche.
Disorientata da quella consapevolezza, fece nuovamente per dar voce al suo pensiero.
-Tu sai perfettamente chi sono…-
La sua voce era carezzevole e fresca, come quella di un bambino. Si era dolcemente piegato verso di lei, e la scrutava con uno strano sorrisetto.
Avrebbe voluto dirgli che non era vero, che non lo sapeva, che però avrebbe voluto saperlo.
Ma non fece in tempo. Lui cominciò a sparire, tanti lunioli colorati nascevano dal suo corpo, portandolo via. La ragazza allungò una mano, per riprenderlo. Ma non servì a niente.


-NOOOOO!!!-
Yuna aprì di scatto gli occhi. La luce era spenta e la tenda era completamente avvolta nel buio. Con il corpo grondante di sudore accese la piccola lampada ad olio accanto a sé, sprigionando un piccolo cono dorato.
Ansimava. Il suo petto gracile si alzava ed abbassava ad un ritmo irregolare, il respiro mozzato da quel sogno che restava vivido nella sua mente. Si portò una mano sul petto, e attraverso la sottile stoffa bianca poté sentire il suo cuore battere ad una velocità folle.
Spaventata?
Delusa?
Non sapeva nemmeno lei cosa sentiva. All’improvviso una mano sulla spalla nuda la fece sobbalzare.
-Yuna, cos’è successo? Stai male?-
Una voce impastata dal sonno le parlò dolcemente nel buio. Yuna si voltò, trovandosi davanti la scarmigliata chioma bionda del suo Tidus. I profondi occhi azzurri brillavano di preoccupazioni nonostante il sonno.
Senza una parola, gli si buttò tra le braccia, gli occhi colmi di lacrime.
-Yuna…-
Un soffio che si spense non appena la sentì piangere contro la sua spalla. Senza una parola la strinse ancora di più a sé, permettendole di affondare il viso nella sua spalla.
E Yuna continuò a piangere per molto tempo, non sapendo nemmeno lei per quale motivo.
Il dolore che sentiva nel petto era forte e lacerante, l’immagine dell’uomo che spariva le baluginava ancora di fronte agli occhi.
Pianse e pianse finché, cullata dall’amorevole abbraccio di Tidus, non scivolò nuovamente nel sonno.
Stavolta senza sogni.


Sole. Tanto sole. Troppo sole per i suoi gusti.
Non che non amasse il caro astro splendente, anzi lo amava particolarmente e per più di un motivo.(*)
Ma a quell’ora del mattino un sole fin troppo invadente era decisamente di troppo.
Controvoglia, Yuna si costrinse ad aprire gli occhi, strofinandoli abbondantemente. Guardandosi attorno per prendere coscienza di sé stessa e del resto del mondo, notò che il rumore e il chiacchiericcio che provenivano da fuori erano abbastanza forti da infastidirla.
A giudicare dal rumore di passi, doveva essere parecchio tardi. Quindi magari il sole non aveva tutti i torti ad entrare dalla finestra lasciata beatamente spalancata.
Si alzò lentamente e con molta comodità si preparò, lasciando che il tempo scorresse placido mentre si sistemava.
Finalmente uscì dalla tenda, godendosi appieno la luce calda del sole.
Inspirando profondamente, si stiracchiò ad occhi chiusi. Il villaggio di Besaid era sempre lo stesso: stesse tende variopinte, stesso tempio ormai inutilizzato, stesse persone, stesse voci, stessi visi. Stessa Rikku che le correva incontro alla velocità della luce e con la grazia di un tifone. L’impatto con l’uragano biondo fu peggio del previsto e Yuna rischiò di ruzzolare a terra, se non avesse avuto un buon rapporto con il suo equilibrio.
-Yunieee!! Finalmente ti sei svegliata, credevamo fossi caduta in qualche stato comatoso!-
Esclamò la giovane Albhed saltellando, mentre Yuna cercava di riprendersi.
Ma in fondo sua cugina era così. E così sarebbe rimasta.
Alla fine, molti zompetti e cose varie dopo, si scoprì che tutta quest’agitazione era per l’imminente arrivo di Gippal e compagnia bella Albhed il giorno successivo. L’eccitazione e la felicità di Rikku erano palpabili. Yuna rise e gioì assieme a lei. La vista del viso arrossato della cugina e dei suoi occhi illuminati anche soltanto dall’idea dell’arrivo di Gippal la riempivano di gioia.
Pian piano si fece trascinare con la bionda nel suo giro di “controlliamo-se-è-tutto-a-posto” prima dell’arrivo, riempiendosi le orecchie e il cuore delle sue chiacchiere continue e agitate. Finirono per portarsi dietro anche un recalcitrante Tidus incontrato per strada.
E per finire al tramonto.
Dopo una capatina di rito da Lulu e Wakka.
E già che c’erano anche al tempio.
E perché no? Anche sulla collina fuori del villaggio.
Ma come evitare una ronda alle rovine. Nonostante gli svariati –Ma tu pensi davvero che verranno alle rovine?!-
Giustamente per finire in bellezza dovevano anche passare per la spiaggia.
Insomma tornarono al villaggio dopo più o meno sei o sette ore. Sfiniti.
A parte Rikku che aveva miracolosamente la forza di continuare a saltellare qua e là.
Beata lei.
Yuna e Tidus, appoggiati l’uno all’altra per la stanchezza, si diressero verso la loro tenda, già con l’idea di un comodo e morbido letto ad aspettarli.
Ma come si sa, niente si ottiene senza lottare. Dalla tenda uscì Wakka, visibilmente preoccupato.
I due gli si avvicinarono ansiosi.
-Wakka, tutto bene? Hai una faccia…-
L’ex-guardiano scosse la testa e fece loro cenno di entrare nella tenda.
-Qui possiamo parlare. Non mi va di far correre la voce per il villaggio.-
Si sedette sul divano e loro lo imitarono, fissando lo sguardo su una strana sfera poggiata sul tavolo. Wakka la accese senza una parola e delle immagini cominciarono a scorrere davanti agli occhi dei ragazzi. Era Baralai.
-Yuna, so che probabilmente questo messaggio che sto per riferirti non ti lascerà per niente contenta. Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto. Del vostro aiuto. E’ successa una cosa che credevamo debellata per sempre.-
Un sinistro presentimento strisciò sottilmente nel cuore di Yuna. Non poteva essere possibile.
-L’Oltremondo è nuovamente a soqquadro. Ogni tipo di mostro imperversa per Spira, molto più ferocemente della scorsa volta.-
Tidus e Yuna si misero le mani tra i capelli. Di nuovo.
-Mi dispiace chiedere di nuovo il vostro aiuto, ma davvero siete la nostra unica speranza-
-Non possiamo fare nient’altro che accettare…-
La voce esile della ex-invocatrice, resa ancora più debole dalla stanchezza, si sovrappose a quella del pretore. Non c’era davvero null’altro da fare.
-Ah ci sarebbe anche un’altra cosa…-
Ma Baralai sembrò esitare, come se riflettesse su qualcosa. Le sue sopracciglia bianche si aggrottarono per un secondo, poi ripresero la loro posizione distesa.
-Nulla, ve lo riferirò quando ci incontreremo.-
Si inchinò in quella riverenza, memoria di un doloroso passato, che oramai soltanto i vecchi sacerdoti usavano. Poi dopo un suo ultimo sorriso, la sfera si spense.
Un lunghissimo silenzio. Poi un sospiro profondo ruppe la quiete.
-Mai un secondo di pace…-
Borbottò Wakka in direzione della sfera, guardandola come se avesse voluto buttarla a mare.
-Non preoccuparti, Wakka. Sarà il solito guaio che i Guado non riescono a risolvere-
La voce di Tidus sembrava un po’ troppo allegra per la situazione. Gli altri due lo fissarono.
Lo aveva scritto in fronte che neanche lui ci credeva. Baralai, per un piccolo problema, non li avrebbe mai chiamati.
-Sentite, abbiamo ancora una notte davanti… domattina penseremo meglio. Vediamoci di fronte al tempio, per definire meglio la situazione.-
Yuna fu interrotta da un profondo sbadiglio, che coprì appena in tempo con una mano.
-Buonanotte, Wakka.-
E così dicendo, mano nella mano con il biondo, si avviò fuori. Seguita dallo sguardo limpido del suo guardiano.
Non appena fu sulla porta però, ebbe come un ripensamento e si voltò, scrutandolo dubbiosa. Incerta di qualcosa. Aprì la bocca e fece per parlare.
-…Non importa.- E con un sorriso si congedò, uscendo nella sera senza nuvole.

Una coltre rossa. Il presentimento che qualcosa di terribile stesse per succedere.
Yuna si ritrovò seduta sul tetto di una casa, piatto, distrutto, abbandonato.
Si guardò attorno disorientata. Una città fantasma si espandeva ai suoi piedi, nessun essere vivente di qualunque tipo era visibile. Un silenzio mortale riempiva l’aria, soffocandola.
-Dove sono?-
Sussurrò appena, per rompere quell’agghiacciante atmosfera.
Un eco cupo e lugubre le rispose, ripetendo le sue parole.
Tremante, la ragazza mosse due o tre passi verso il bordo. Guardò in basso.
Nulla. Il niente più assoluto la circondava. Soltanto palazzi abbandonati e finestre scure.
-C’è nessuno?!-
Il suo grido risuonò nell’aria come un colpo di gong. Il silenzio sembrò infrangersi, vetro frantumato. L’eco cominciò a ronzarle attorno come una mosca fastidiosa, attaccandole le orecchie, che fu costretta a tapparsi.
-Qualcuno c’è…-
Yuna si voltò di scatto. Alle sue spalle c’era lui.
I capelli d’argento che rilucevano alla luce del tramonto, gli occhi felini che la scrutavano.
Un senso esagerato ed estraneo di sollievo la invase. Con lui era al sicuro. Non le sarebbe successo nulla.
Pian piano, gli si avvicinò, a passi lenti ed incerti.
-Sei qui…-
Come la volta precedente, lui non le rispose. Le si avvicinò di rimando, poggiando la fronte sulla sua. La sua pelle era fredda come quella di un serpente, ma liscia e candida come quella di un neonato.
La ragazza si abbandonò completamente, lasciando che lui le percorresse la pelle del viso con le labbra. Sentiva dentro un senso di rimorso che non sapeva spiegarsi, un senso di colpa che però non sapeva identificare.
-Ora ti ricordi chi sono…?-
Sorpresa, alzò gli occhi di scatto.
No. Non lo ricordava. Però lo sapeva… lei sapeva chi fosse.
Ma non riusciva a ricordarlo.
Era come qualcuno che aveva conosciuto tempo prima, e di cui ora non riusciva a ricordare nulla. Un senso di disperazione la invase.
I lunioli.
-No…-
Di nuovo stava sparendo.
-No… non sparire di nuovo ti prego…-
Il suo corpo si faceva sempre più trasparente.
-Aspetta…-
Lo sentiva. Lo sentiva nella mente. Il suo spirito gridava un nome. Un nome conosciuto e sconosciuto allo stesso tempo.
Lui spariva, con un sorriso canzonatorio sulle labbra.
Non voleva che se ne andasse di nuovo.
Che la lasciasse.
Aspetta… Aspettami…

-KADAJ!!-


(*) spero di non sbagliarmi di grosso, ma mi pare che in giapponese Tidus voglia dire "sole"
  
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