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Autore: Lilian Potter    09/04/2008    17 recensioni
//Era ora di agire; avrei smosso Edward dalle sue idee. Ero stufa, lo volevo e basta!//
Isabella é stufa, desidera Edward con ogni fibra del suo corpo.
Quindi elaborerà dei piani per cercare di sedurlo... Avranno successo?
Genere: Generale, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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       Piani dalla A alla D per sedurre Edward Cullen

                                      Dedicata ad Iside5, _BellaBlack_ e Locke,

                                               che tanto hanno voluto qualcosa che non riguardasse l’abbandono di Edward.

 

 

 

Non credevo che sarei mai giunta a questi livelli.

Ci trovavamo in una situazione assurda, ma non per colpa mia.

Tutto questo era iniziato per colpa di Edward e dai limiti che aveva posto.

Mancava una maledetta settimana al mio matrimonio, avrei potuto aspettare ma… NO!

Era ora di agire; avrei smosso Edward dalle sue idee. Ero stufa, lo volevo e basta!

 

Piano A: Comportarmi come una stupida oca.

 

***

 

Charlie era appena uscito di casa quando intravidi dalla finestra la sua Volvo metallizzata.

Con velocità assurda andai ad aprire la porta. Naturalmente era già lì. La sua straordinaria bellezza mi travolse, lasciandomi stordita. Cercai di riprendermi velocemente: Dovevo agire.

-Ciao Edward!- Starnazzai con una voce squittente, per nulla simile alla mia.

Mi rivolse uno sguardo confuso, ma non disse nulla. Intrecciò le sue lunghe dita bianche alle mie, stringendole dolcemente, per poi sollevare le nostre mani intrecciate ed accarezzarmi una guancia. Come sempre.

Ma ero restia dal comportarmi normalmente, oggi. Quindi sbattei velocemente le ciglia, facendogli in seguito un occhiolino. Lo tirai verso di me – naturalmente anche lui collaborò, da sola non ce l’avrei mai fatta – e mi accanii voracemente verso le sue labbra. Stranamente mi lasciò fare. Forse desiderava anche lui ciò che stavo cercando di estrargli con la forza? Staccandomi sorrisi contro le sue labbra, per poi attaccarle nuovamente con maggiore interesse, famelica.

Ecco, avevo cantato vittoria troppo presto. Mi allontanò da se frettolosamente, cercando di non essere brusco. In questo caso, solitamente, avrei pronunciato un ‘’uffa’’. Ma dovevo assomigliare ad una stupida oca, non a una ragazza capricciosa. Perciò forzai un risolino stupido.

Alzai lo sguardo per incontrare i suoi occhi che mi guardavano affamati ed arrabbiati.

Cercai di trattenermi dal deglutire, vederlo così, così vampiro, era sempre un tuffo al cuore. Fortunatamente ci riuscì.

-Bella…- Stava cercando di trattenere un tono furente, lo capivo bene. Mi stava rimproverando.

-Non mi scuserò per averti baciato- accompagnai queste parole dall’ennesimo risolino.

Mi guardò male. Il piano A non funzionava.

 

***

Fallito miseramente il piano A, non mi restava che tentare il piano B: fare l’indifferente.

 Insomma, se il piano A non aveva funzionato, perché non provare con l’esatto inverso?

Così il giorno dopo, quando Charlie uscì e la sua macchina comparve nel vialetto, andai ad aprire la porta con un passo esasperatamente lento. Aprendogli non mi soffermai molto sul suo viso, avrebbe potuto rovinare tutto.

La bellezza di Edward era sempre un punto di svantaggio in questa competizione alla vittoria.

-Ciao- mormorai con voce annoiata, fiacca. Cercavo di risultare veramente infastidita, ma non ero mai stata una brava attrice. Il solo fatto che un angelo si degnasse di venire a suonare alla mia porta, di voler passare del tempo con me… Bhe, era entusiasmante. Inoltre amavo trascorrere il mio tempo con quel vampiro dai capelli bronzei, mai avrei potuto essere veramente annoiata dalla sua presenza.

Eppure alzando gli occhi sul suo viso, capì che ci aveva creduto. Tutti i tratti del suo viso esprimevano sorpresa. Esultai tra me e me.

-Ciao…- mormorò a voce bassa, cauto. Afferrò gentilmente una mia mano, per stringerla teneramente nelle sue. Lo lasciai fare, ma poco dopo mi staccai.

-Andiamo a fare i compiti, dai- dissi cercando di giustificare il mio gesto e la mia fretta.

Intrecciò le dita con le mie, guidandomi verso il tavolo della cucina su cui erano già disposti i miei compiti. Continuai a fare l’indifferente e, come per miracolo, riuscì a trattenere i battiti -solitamente frenetici ad ogni suo tocco- del mio cuore.

Giunti a destinazione mi staccai freddamente, sedendomi su una sedia del tavolo.

Iniziai a fare i compiti senza nemmeno una parola, mentre lui, dopo cinque minuti, aveva già finito tutti quelli che gli erano stati assegnati.

Prese il giornale ed iniziò a leggerlo. Non mi convinceva, cambiava pagina ogni dieci minuti, mentre normalmente in quell’arco di tempo lo avrebbe già letto tutto.

Continuai a fare i compiti lentamente, osservandolo talvolta con la coda dell’occhio.

-Hai bisogno di aiuto?- Mi domandò cordialmente.

-No.- Risposi seccamente, cercando di mostrare irritazione alla sua domanda.

-Bella?- Mi chiamò. Voltai la testa in sua direzione, osservandolo mentre mi scrutava preoccupato.

-Che c’è?!- Non era una vera e propria domanda la mia, ma una dimostrazione di fastidio.

Ci cascò.

-Sono… Preoccupato per te- disse, incerto delle sue stesse parole.

-Non c’è nulla che non va, nulla di cui preoccuparsi.- Fu la mia risposta secca.

-Tutto ciò che ti riguarda è degno di preoccupazione, per me.- Gli sarei saltata al collo molto volentieri,

ma sapevo che non dovevo.

-Ah.- Banale, ma non sapevo cosa rispondergli senza sembrare sdolcinata ed innamorata.

-Cosa succede, Bella?- Domandò. Ormai la sua preoccupazione trapelava come un fiume in piena.

-Nulla.- Mi dispiaceva creargli tutta quella sofferenza, ma il piano B doveva proseguire.

-Non è vero, lo sai.- Mi rimproverò lui.

-Allora non crederci, cosa vuoi che ti dica.- Risposi piccata al suo rimprovero.

Si alzò dalla sedia, per poi avvicinarsi a lentezza umana alla mia.

Lo guardai preoccupata, ma anche speranzosa. Che magari avesse capito cosa volevo?

Mi appoggiò le braccia sulle spalle, dolcemente. La sua bocca raggiunse la mia gola, accarezzandola con lievi ma seducenti baci. Rimasi immobile, cercando di continuare a fare l’indifferente.

Cambiò tattica: Una delle sue braccia si avvolse intorno alla mia vita, mentre con l’altra portava le mie mani a stringersi sul suo collo. Mi sollevò senza sforzo, donandomi rifugio nelle sue braccia.

La sua bocca si posò decisa sulla mia, regalandomi un bacio mozzafiato. Senza staccarsi dalle mie labbra, si sedette sul divano con me in braccio.

Il mio viso s’illuminò: stavo per avere ciò che volevo. Mi gettai con entusiasmo nel bacio, ma come al solito mi ero illusa: si staccò poco dopo. Borbottai delle proteste poco chiare.

Lui mi sorrise dolcemente.

-Ora me lo dici cosa ti è preso oggi?- Chiese innocentemente.

Scattai come una molla, balzando in piedi –fortunatamente senza inciampare-.

Ci ero cascata! Per tutta la giornata misi il broncio, ma lui sorrideva.

Sapeva che qualunque cosa mi fosse presa non era immune al suo stramaledetto fascino.

 

 

***

Era decisamente una situazione critica. Quindi era il caso di usare un altro piano.

C: Assumere un’ atteggiamento malizioso.

Insomma, una storpiatura del piano A!

Quando la macchina della polizia scomparve dal vialetto, comparve immediatamente la sua Volvo.

Non lo aspettai in casa, pronta ad aprirgli la porta, ma mi diressi correndo verso la sua macchina.

La pioggia mi aveva ormai completamente inzuppata quando mi scontrai con il suo petto roccioso.

Con un movimento fulmineo –che sorprese sia me che lui- avvicinai la mia bocca alla sua, per immergermi in un bacio poco casto. Mi lasciò fare: probabilmente il 99,9% del suo corpo era invaso da stupore e sorpresa. Con una mano avvicinai la sua testa alla mia, mentre con l’altra giocherellavo con l’orlo dei suoi pantaloni. S’irrigidì, ma ricambiò il bacio. In quel momento i ruoli s’invertirono:

ero io ad essere sorpresa e stupita, adesso.

Dopo poco interruppe il bacio per lasciarmi respirare.  Mi prese tra le braccia di slancio,

portandomi dentro casa, al caldo. Lo ringraziai mentalmente: il freddo mi stava gelando le ossa.

Quando mi fui riscaldata sufficientemente assalì nuovamente le sue labbra, questa volta con un risultato negativo. Si scanso lievemente, giustificandosi con un

’per oggi abbiamo messo a repentaglio sufficientemente la tua vita ’’. Sempre la solita storia.

Sospirai rumorosamente e misi il broncio: mon avevo ottenuto niente nemmeno questa volta.

 

***

 

Falliti i piani A, B e C non mi toccava che provare con l’ultimo.

Il piano D, quello più disperato, insensato e stupido: Chiederglielo.

Aspettai seduta sul divano che Charlie uscisse ed Edward arrivasse. Ero molto più nervosa che nei giorni precedenti. Tutto questo non aveva senso: Avevo provato a sedurlo, a tentarlo… Addirittura ad ignorarlo!  Ma niente. Come avrei potuto ottenere ciò che volevo semplicemente chiedendoglielo?

 Tre colpi alla porta mi distrassero.

-Avanti-, il mio era solo un sussurro, ma probabilmente lui l’aveva sentito senza alcun problema.

Mi raggiunse in salotto, guardandomi preoccupato.

Non era mai successo che non gli andassi incontro, estasiata dal rivedere il suo viso.

Gli feci cenno con la mano di sedersi e lui mi accontentò, passandomi un braccio sulle spalle.

-C’è qualcosa che non va?- mi domandò delicatamente.

-Sì- risposi, inconsapevole di come glielo avrei detto.

-Posso aiutarti?- sussurrò al mio orecchio.

-Sì- ancora monosillabi.

-Dimmi cosa posso fare per te…- sulla sua espressione leggevo preoccupazione e voglia di aiutarmi.

Deglutì rumorosamente, aumentando la sua preoccupazione.

-Edward… Ti voglio, non riesco ad aspettare fino a dopo il matrimonio.- Ormai il gioco era fatto.

Mi concentrai a guardarlo, mentre un turbine di emozioni gli scaturiva sul viso: rassegnazione, inquietudine, sorpresa… Infine le sue labbra mi regalarono un sorriso dolcissimo.

-È questo il motivo del tuo comportamento strano in questi giorni?-

-Sì- sussurrai debolmente.

-Mi vuoi così tanto da cercare di sedurmi in tutti i modi possibili?-

-Sì- risposi mentre le mie guance si tingevano di un rosso accesso.

-Bhe, in questo caso… Credo proprio di poterti accontentare- al termine della frase ricomparve il suo sorriso sghembo, mentre mi stendeva sotto di lui.

Sorrisi raggiante, finalmente ero riuscita nell’intento.

Chi avrebbe mai detto che chiederglielo sarebbe stata l’idea migliore…

Con questi pensieri mi concessi a lui, felice e spensierata come non mai.

 

La mia prima one – shot su Twilight.

Inoltre è la prima storia che scrivo che non riguardi l’abbandono di Edward,

ma non sperate che mi sia passata la fissazione, ritornerò presto! *Risata malvagia da folle*

La classifico sotto demenziale per la tematica di cui tratta e giallo perché accenna a rapporti sessuali.

È ambientata dopo Eclipse come avrete capito. Passiamo alle dediche.

Oltre che a Iside5, _BellaBlack_ e Locke dedico questa fanfic anche a:

Soledinich: Perché si è ripromessa di leggere tutte le mie fanfic su Twilight ^.^

elyxyz: Perché nonostante non legga la mia long fic (essendo incompleta) continua a seguire le mie flash

Patience90 e PenPen: perché le loro recensioni sono sempre presenti.

Il solito minutino di ATTENZIONE, per favore:

 

Il prossimo e terzo capitolo di My Immortal Life – Mia vita immortale { Chicago 1918 – Forks 2005 }

arriverà entro breve; sto provando ad allungarlo il più possibile senza rovinarne l’intensità.

Probabilmente stasera alle 19.00

 

Cercherò comunque di concentrarmi anche su storie di Twilight ed Eclipse, ma non sperateci troppo :P

 

 

Ora… Commentino? ^_^

 

P.s. Vi chiedo di sorvolare sul fatto che Edward nel finale di Eclipse abbia cercato di sedurre Bella per accontentarla.

  
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