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Autore: Futaplu_    17/10/2013    7 recensioni
{Storia ad Oc} {Iscrizioni aperte}
Salve gente! Qui siamo Niller e Raggio di Gioia sotto un solo account!
Vi proponiamo una storia tutta nuova ad OC
I nostri ragazzi si troveranno in grave pericolo, ma non come al solito!
Dovranno affrontare una vera e propria sfida per la sopravvivenza, pur di tornare indietro, vittime della follia di un mondo che li ha scelti solo per divertimento...
Dal testo:
Infilò la mano nella tasca per stringere ancora una volta quel bigliettino di carta, ormai di sicuro illeggibile tante le volte che l’aveva stretto e stropicciato, impiastrandolo di sudore, sbavandone di sicuro la grafia; ma il contenuto gli rimaneva fisso in mente, quasi fosse una maledizione.
[...]
– Ora mi divertirò con voi. Avete fatto male ad entrare nel mio mondo! – E una sadica risata si propagò nell’aria per poi spegnersi in un soffio, lasciando il gruppo abbandonato a sé stesso, mentre il terrore puro si impossessava di ogni fibra del loro corpo, immobile in quell’asfittico e innaturale silenzio che nessuno aveva il coraggio d’infrangere.
Genere: Angst, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.:Capitolo Due:.


 


Non possiamo liberarci con la ragione della nostra fondamentale irrazionalità.
Possiamo soltanto imparare l'arte di essere irrazionali in modo ragionevole.

© Aldous Huxley

 
 


Silenzio… Troppo silenzio. Cosa era successo?
La scomposta frangia rosata andava a coprirle gli occhi; a forza li dischiuse, un improvviso calo di energie a pervadere ogni fibra del suo essere. Due iridi blu si rivelarono a quel probabile niente, scrutandolo dal basso verso l’alto mentre a fatica si rimetteva in piedi: le lunghe braccia erano lambite da tagli e graffi di sconosciuta natura, con qualche rivolo di sangue ormai secco che aveva preso la via fino alle sue dita affusolate, macchiando per terra quel nulla.

Si mise in piedi barcollante, Sakura, mentre con lo sguardo vagava ovunque potesse trovare un qualcosa. – Ehilà? – L’eco della sua voce intimidita risuonò quasi inquietante in quel vuoto.
- Chi sei? – Un bagliore di speranza illuminò gli occhi della rosata, che si voltò di scatto facendo ondeggiare la lunga e ribelle chioma, incatenando le sue iridi a quelle nerissime di una giovane, evidentemente più grande. Distava da lei qualche metro e di sicuro non si era accorta della sua presenza, precedentemente di spalle nei suoi confronti.
Era alta e magra, le forme non troppo accentuate, diversamente dalla rosa che le mostrava appena più prospere.
Un brivido le corse lungo la schiena quando incrociò quegli occhi e, aggiustando timidamente le pieghe della gonna della divisa, laddove non fosse graffiata, accennò un sorriso e biascicò il suo nome.
L’altra la squadrò: capelli rosa e occhi blu, con tanto di divisa e dolce sorrisino. Le faceva troppo “miele e cannella”: non sopportava troppi colori Moh, tanto meno i sorrisi e le cose dolci, e una smorfia di disgusto si dipinse lieve a deformare il suo volto, incorniciato da una frangia folta e numerosi ciuffi castani, chiari quasi ramati per i riflessi, che si posavano sulle spalle, intrecciandosi con la pelliccia che le federava la felpa nera. – Seguimi e non fare domande. –
- Va… Va bene. – Diligentemente seguì la più grande, notando con molta inquietudine che ad ogni suo passo quel bianco totale s’illuminava (almeno il tempo che toccava terra) di poco attorno ai suoi piedi, rivelando un terriccio violaceo cosparso di macchioline nere e grigie, forse sassolini dato lo scalpiccio che si produceva nel calpestarli.
Proseguirono a lungo, per quelli che forse furono una decina di minuti, sempre dritto, e da lontano alcune voci concitate si distinsero in quel silenzio.
In un gesto automatico la castana si infilò gli auricolari e accese la musica tirando dritto.

 

 
- Calmiamoci ragazzi. Oh, Moh sei tornata! – Un giovane dall’insolita acconciatura fulva puntò i suoi occhi verdi sulla castana.
- Ci sono ospiti a quanto vedo: chi hai portato con te? – Una piccola testolina fece capolino da dietro Minaho, dai morbidi capelli rosa e mossi, che in una frangia laterale volta verso sinistra incorniciavano il volto e principalmente gli occhi color ciliegia, che si inchiodarono sulla nuova arrivata.
Subito le offrì un sorriso dolce e amichevole, rivelandosi una ragazzina magra e gracile, con forse un accenno di seno: di sicuro non aveva più di dodici o tredici anni e si capiva anche dall’altezza.
- Io… io sono… sono Sakura. – Accennò anche lei un sorriso, ma non seppe se mantenerlo o no quando vide che negli occhi della ragazzina calò un velo oscuro, forse simile all’ira, al sol sentire quel nome.
- Piacere Sakura! Io sono Hana – A passo svelto, quasi saltellando malgrado i tagli alle gambe e appena sotto lo sterno, s’avvicinò alla più grande e le prese le mani tra le sue, facendo un piccolo inchino. Quello strano velo era svanito. – e sai che ti chiami come mia sorella? –
- Davvero? Ne sono felice. – Probabilmente se l’era solo immaginato: una ragazzina così dolce non poteva assolutamente essere pericolosa, ne era certa.
- EHM! EHM! Avete finito? Qui stiamo cercando di capire in che diamine di posto siamo finiti! – L’ennesima ragazza apparve agli occhi di tutti, fino ad allora intenta a discutere con un Masaki alquanto alterato.
Era bassa, ad occhio le si dava un metro e mezzo, ma molto magra e forse troppo per la sua età. Aveva un evidente seno prosperoso che contrastava completamente col resto del fisico che, tuttavia, rimaneva nascosto da un’ampia felpa grigia (probabilmente con svariate taglie di troppo).
Il ritmico ticchettare del piede per terra accendeva e spegneva a intermittenza quella specie di luce che s’illuminava sotto ai loro piedi, mutando anche il colore delle vans nere che calzava.
- Non serve agitarsi tanto, avevamo detto che qualcuno doveva controllare se eravamo soli e Moh l’ha fatto. Smettila di fingere di giocare al “capo”. – La piccata risposta di Masaki giunse tagliente a lei.
- Non sto facendo il capo! – Uno scatto repentino e i biondi capelli, platinati, frustarono l’aria mentre la frangia scoprì completamente le iridi che paralizzarono chiunque la osservasse con un’occhiataccia che di omicida e intimidatore aveva la pura essenza, per quanto quegli occhi blu cobalto potessero far paura.
Eppure in quella precisa espressione, alimentata ancor di più dai tratti felini e definiti del volto, c’era un che d’intimidatorio, che consigliava vivamente di non replicare se si teneva alla propria salute fisica, non che in linea generale fosse poi così ottimale se si dava un’occhiata un po’ a tutti: ferite e graffi quasi prosperavano sulle membra, sui volti, sui busti e persino tra i vestiti.
- Vediamo di chiudere qui il discorso e troviamo almeno una qualche misera strada! – Fu la voce di Tsurugi a fendere l’aria quella volta, mentre le sue iridi ambrate scrutavano ad uno ad uno i compagni.
- E allora muoviamoci e prendiamo una direzione. – La bionda Moe fu la prima a prendere la strada da cui erano giunte le due compagne.
- Speri che se prendiamo questa strada troveremo qualcosa? – Con un certo disinteresse, e gli amati auricolari che sparavano musica rock nelle orecchie, Moh seguì la compagna, imitata dagli altri.
- Tu hai trovato Sakura, non vedo perché non possiamo trovare qualcuno o qualcos’altro. – Cinguettò la piccola Hana, affrettando il passo e affiancando il rosso che annuì dandole ragione.
- Spero solo che Tenma stia bene. – Un sussurro, che si perse nell’aria e che nessuno udì; in quel momento Sakura non riusciva a fare a meno di pensarlo.
 
 


Erano seduti per terra, la consistenza era più o meno quella delle mattonelle di una piazzetta, la forma irregolare di tante pietre che si incastravano come piastrelle, se nonché quelle “pietre” mostravano più anomalie che normalità: da che mondo e mondo (evidentemente tali regole non valevano nei mondi paralleli) delle normali piastrelle di pietra non avrebbero cambiato irregolarmente la forma e, occasionalmente, la temperatura o il colore.
Se ne stava a gambe incrociate Alpha, le braccia conserte e un’espressione riflessiva in volto, in un probabile quanto vano tentativo di collegare qualcosa di quegli avvenimenti.
Gamma stava per conto suo a discutere con Beta su quanto fosse “tremendo” il fatto che lei non volesse prestargli il suo specchietto per farlo rimirare, con conseguenti insulti sul suo quoziente intellettivo da parte della blu.
Invece Omega era seduto anch’egli, ma più compostamente del primo, e rifletteva su un possibile modo di rintracciare lei e farsi dare spiegazioni su quanto accadeva; accucciato accanto a lui, le gambe strette al busto e circondate dalle braccia, Sigma lo osservava assorto, quasi tentasse di captare i suoi pensieri.

- Adesso basta! Possibile che tu debba essere così egoista? Non lo capisci che ho URGENZA di vedermi?! Voglio un dannato specchio e lo voglio ora! –
Beta era ormai sull’orlo di una possibile crisi di nervi: da un momento all’altro sarebbe saltata alla gola dell’albino se avesse spiccato ancora parola, se lo sentiva, ma qualcosa la fermò: un alone blu, simile ad un’aurea, che circondò l’altro allo scaturire del suo desiderio.
Dal nulla prese forma con lentezza uno specchio dorato col manico leggermente rifinito, come la cornice; appena la sua consistenza divenne quella giusta cadde di peso tra le mani di Gamma, che lo afferrò al volo.
- Non dovremmo spiegargli cosa ha fatto? –
- Se ci tieni tanto spiegaglielo tu. –
- Con piacere! – Subito il più piccolo si diresse verso Gamma e, sollevato l’oggetto dalle sue mani spiegò.
- Quello che hai creato l’hai fatto per mezzo della tua fantasia: –  Sollevò lo specchio per mostrarglielo meglio. – ogni particolare faceva parte di un disegno mentale che te n’eri creato e, una volta ritenuto necessario per te, l’hai generato per mezzo dell’energia che riempie il White. Tuttavia – Prese la mano di Gamma e gli mostrò i graffi. – il prezzo da pagare è parte delle proprie energie e, se l’oggetto è troppo grande per equivalere a sole energie, ci si procura graffi, tagli o ferite, in base alle dimensioni, allo scopo dell’oggetto e molto altro. – Ripose lo specchio tra le sue mani.
- Si può creare di tutto, solo bisogna far attenzione a non sforare in base a quante energie si ha. – Omega si curò di precisare un dettaglio fondamentale.
- Voglio provare anche io! – Subito Beta mostrò un certo entusiasmo per quella rivelazione. – Vi sfido a creare… un fucile! –
- Non è sicuro provare subito con cose difficili Beta! – Omega l’avvertì invano: lei e Sigma erano già stati circondati da quella strana aurea bluastra. Con lentezza e nel lasso di pochi secondi un paio di fucili presero forma, per poi ricadere tra le mani dei proprietari. Quello del moro era un fucile da cecchino, mentre quello della blu un fucile standard a due canne.
Non ci volle molto però, che la ragazza cadde in terra, presa da una lancinante fitta di dolore alla gamba destra. Il maggiore dei Kida si diresse subito da lei per aiutarla, mentre Alpha e Gamma assistevano sconvolti. – Cretino! Che ti avevo detto? –
- Nulla! – Protestò il fratello, senza rendersi conto che il taglio procuratosi al braccio si stava rimarginando, man mano che il fucile spariva tra le sue mani.
- Fa più attenzione, fatuus! –
- Non darmi dell’idiota, mi ha sfidato lei anói̱tos! – Si fermò dal medicare la ragazza, Omega, voltandosi verso il fratello. – Den eínai pánta écheis díkio, gamó̱to! –
Sfuggirono le parole di bocca a Sigma, in greco, segno che era palesemente irritato. Con un brusco scatto il più grande tolse lo specchio dalle mani di Gamma, ponendolo dinanzi al fratello.
- Vuoi che sprechino così le loro energie? E il tuo fucile poi? Scomparso! – Accennò al fatto che fosse sfumato tra le sue mani. – Hai solo fatto del male a Beta! –
- Non l’ho fatto apposta! – Tentò di protestare il più piccolo. 
- Non fare nulla e basta!
Non se ne accorse, Omega; la mano stretta al manico dello specchio si mosse da sola, fendette l’aria. Percepì solo un impatto sordo, poi il rumore di un vetro in frantumi e una strana percezione di vuoto; a risvegliarlo da quel frazionario secondo di smarrimento fu un tonfo, ovattato, poi urla sconnesse e allarmate.
Rimase immobile alcuni istanti, paralizzato da un devastante senso di colpa: spostò lo sguardo in terra, scorgendo frammenti di vetro macchiati di rosso.
Quando riuscì a ridestarsi del tutto lasciò cadere l’oggetto, imperlato di stille scarlatte, alla visione che gli si parava dinanzi, semicoperta dal corpo di Alpha, chino sull’altro.
Una piccola macchia vermiglia sbocciò, fiorendo sempre più ampia.
 
 


- Manca ancora molto? – La piccola Hana cominciava a lamentare una certa stanchezza e non si creava problemi a manifestarla. Un grugnito poco apprezzabile giunse dalle labbra di Moe, che le intimò di zittire.
Erano in cammino da forse un’ora (minuto più, minuto meno) e ancora non si vedeva l’ombra –per modo di dire– di qualcuno o qualcosa: magari stavano girando in tondo, tanto lì era tutto uguale.
Un pesante sospiro sfuggì dalla bocca della castana. – Senti, la piccoletta ha ragione, siamo stanchi! –
- Taci Moh! Non mi interessa. O procedete o ve la sbrigate da soli. –
- A questo punto sarebbe meglio proseguire. – Il tono di voce della rosata era basso, ma percepibile, evidentemente per il timore nello spiccar parola, tradito dal continuo torturare le pieghe della gonna.
- Parla per te! – Un rimprovero sì brusco, ma anche scocciato, rispose a Sakura, timorosa d’incontrare quelle iridi d’onice che, sapeva, la stavano fissando per trafiggerla da parte a parte come punizione per aver parlato a nome della proprietaria.

Qualche passo svelto bastò ad Hana per superare la bionda a capogruppo, che le elargì qualche generosa parola che sarebbe meglio non ripetere, per la spinta ricevuta.
- E quella cos’è? – Gli occhi di ciliegia della piccola si posarono in un punto, poco distante dal quale si era fermata, saettando poi da un compagno all’altro.
- Sembrerebbe… Un portale? O roba simile. – Minaho tirò ad indovinare, raggiungendo l’amica poco distante.
- Mah, a me sembra più una specie di fossa. –
- Le fosse non stanno in verticale, Masaki. – Lo corresse il primo, mentre l’altro sbruffò.
- Sarà quel che sarà, ma io dico di passarci. – Tsurugi si avvicinò cautamente a quella sorta di buca, percependo un pizzicante venticello violaceo, diafano, soffiargli sul volto.
Venne raggiunto da chi prima e da chi dopo, ma alla fine da tutti e quando fece per tendere il dito al suo interno una violenta turbolenza li avvolse, trascinandoli dentro in un istante, mentre le loro urla spiravano nell’aria fino a svanire, sostituite da un impercettibile ronzio proveniente da quella pozza d’ombra.
 


 
Un tonfo, qualche capriola e addirittura un paio di loro che rotolarono in terra, poi silenzio.
Alcuni gemiti di dolore e qualche mugugno infastidito che accompagnarono i loro passi barcollanti.
Un silenzio febbrile aleggiava, greve come la nebbia, quasi tangibile tanto era intriso di tensione. Un silenzio che preferirono non infrangere, perché rotto subito dopo da urla allarmate e un nome, gridato a pieni polmoni. Non avevano ben chiara la situazione circostante, ma sapevano solo di distare appena tre metri da un gruppo di ragazzi, due di loro gravemente feriti, che erano andati nel panico.
Il tintinnio acuto di uno specchio rotto che vibrava per aria e preoccupazione e paura, tanta paura.
Il corpo di un giovane giaceva a terra, immobile; i capelli biondi e mori sparsi, macchiati di sangue scarlatto che zampillava imperterrito dal cranio.
Quello non era decisamente il momento migliore per comparire all’improvviso, ma al momento nessuno dava loro conto.
Il moro rimasto in piedi fino ad allora gridò, facendo trasalire gli altri.
- SIGMAAA! – In uno scatto era già chino sull’altro: non era affatto il momento migliore.
 








Angolino delle Baka Yandere <3 

La Niller è qui!
Oggi, sono di buon umore perché ho dormito a casa con tre maschi, secondo Me è una brutta esperienza(?)
Comunque questo capitolo l'ha scritto la senpai, spero che vi sia piaciuto molto!
Alla prossima.

Niller
 
*si nasconde dietro un angolo e poi dietro la kohai evitando ogni sorta di oggetto, verdura, coltello e unicorno arcobaleno (?)*
Ma saaalv- *una pentola la stende* çççwççç ok chiedo venia per il ritardo ma capitem-
*un'altra padella* avevo un compito al giorno e-
*un mestolo* la smettete?! Kohaiii! TT^TT *si deprime nell'angolino facendo cerchietti a terra*
Niller: Ma no, dai! Non fanno sul serio!
*torna schiarendosi la voce*
Dunque, mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto (vi obbligo! Ho passato le pene dell’inferno a scriverlo!)
Gli OC introdotti sono 3, con accenni a Sakura, ma spero di averli caratterizzati bene *si prostra*
Con questo mi dileguo!
*si porta via la kohai perchè vuole andare anche lei a casa sua ma viene picchiata* Alla prossima! <3
Raggio di Gioia <3
 
Moe Yamato è l’OC di Dark_Rose_98 e a lei appartiene
Hana Nozaki è l’OC di Purple Rose e a lei appartiene
Moe Tanaka (detta Moh) è l’OC di karter e a lei appartiene
  
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