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Autore: formerly_known_as_A    17/10/2013    3 recensioni
Rachmones/Compassion
com-pas-sió-ne
dal latino: [cum] insieme [patior] soffro.
Partecipazione alla sofferenza dell'altro. Una comunione intima con un dolore che non nasce come proprio. Manifestazione di un tipo di amore incondizionato che strutturalmente non può chiedere niente in cambio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rachmones/Compassion

com-pas-sió-ne

dal latino: [cum] insieme [patior] soffro.

Partecipazione alla sofferenza dell'altro. Una comunione intima con un dolore che non nasce come proprio. Manifestazione di un tipo di amore incondizionato che strutturalmente non può chiedere niente in cambio.


Non c'è tenerezza, tra di loro, non nel sesso -disperato, rabbioso- non nei momenti dopo.

È uno sfogo, un semplice modo per rendersi conto che sono ancora vivi, interi, capaci di provare sensazioni diverse dal dolore e dalla disperazione.

Eren, per questo, apprezza le braccia di Rivaille intorno alle spalle, anche immobili come sono. Apprezza la mano sulla nuca, tra i capelli, anche se non sembrerà mai un gesto tenero come una carezza.

È bello lasciarsi cullare dal semplice calore del suo corpo sotto il proprio, rimanere per qualche minuto ad ascoltare con calma il battito di un cuore conosciuto.

Dopo aver sfogato la rabbia ed il dolore, si permettono dieci minuti di calma, prima che tornino gli incubi.

Non parlano mai molto. Per natura il Caporale è silenzioso e schivo e quello è stato un giorno particolarmente triste per entrambi. Non ci sono state parole quando Rivaille lo ha preso per le spalle e trascinato fino al letto.

La tristezza e la rabbia non hanno lasciato i suoi occhi, eppure Eren si è sentito utile, almeno un po', sedando i sentimenti più violenti. Non ha protestato, non ha chiesto se quello fosse il modo migliore di affrontare un lutto.

Lui stesso non ne è capace, non ha nulla da insegnare a qualcuno che ha affrontato la morte da prima che nascesse.

Si sono usati a vicenda fino a quel momento, senza sentimenti ad appesantire un rapporto che già è teso, fuori da quella stanza. Si rispettano abbastanza da non illudersi che esista qualcosa.

Si porta al livello del suo viso, però, le braccia sul cuscino a sostenere il proprio peso, gli occhi nei suoi mentre cerca le parole giuste per esprimere il dolore.

È anche colpa, la propria. Ha avuto fiducia nella sua squadra, ha voluto ascoltare parole che nel mondo in cui vivono non hanno più senso. La speranza, il bisogno di contare sugli altri... nel mondo crudele che ha scoperto anni prima non c'è un vero posto per quei sentimenti.

Si sente la causa della sua perdita e vorrebbe avere le parole giuste per farsi perdonare.

“Non dirlo.” lo anticipa il Caporale, gli occhi fissi nei suoi come se non gli importasse davvero. Non si muove per spostarlo, per dirgli di tacere ed Eren arriva a pensare che invece ha bisogno di sentirselo dire.

“È colpa mia.” mormora infatti, perdendo forza nelle braccia ed appoggiando la fronte al cuscino, accanto a lui. “Se avessi creduto più in me stesso, se li avessi protetti prima...”

“Era il loro compito. Te lo avrebbero impedito in ogni modo.” lo interrompe ed Eren sente di nuovo il bisogno di gridare. La voce del Caporale è distante e lui vuole scoppiare a piangere, il cuore troppo gonfio di dolore.

Rivaille non mostra il proprio, non direttamente, non come farebbero altri. La sua è una disperazione silenziosa che ferisce il ragazzo in modo molto più profondo di quanto farebbero lacrime e grida.

Il lutto del Caporale si esprime tramite quei gesti che non farebbe in altri momenti, le braccia ferme intorno al suo corpo, il modo possessivo in cui l'ha stretto prima, la mandibola serrata in una linea dura che non lascia trasparire nulla per cui provare pietà.

Si sente singhiozzare prima ancora di realizzare che sta piangendo.

La mano che sta tra i suoi capelli si muove appena e lui si detesta, perché quello non è un sentimento che può esistere tra loro. Non vuole pietà, non quando dovrebbe essere Rivaille a disperarsi per la propria perdita.

Vuole mostrare compassione per lui, vuole poter esprimere quello che sente, ma non così, non rischiando di sembrare un ragazzino sciocco.

“Sei importante per l'umanità e loro lo sapevano.”

Eren non cerca doppi significati, in questo.

La sua ammirazione per un uomo che ha il doppio dei suoi anni lo spinge a idealizzarlo, ma non fino a questi punti. E, in fondo, desidera solo non essere odiato da lui.

Desidera soltanto mostrare quanto sia diventato essenziale.

   
 
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