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Autore: 365feelings    18/10/2013    3 recensioni
Raccolta di vario genere e vari personaggi da The last Airbender a The legend of Korra, qualche headcanon e una notevole dose di malinconia.
10. È solo una bambina. Sei disposto ad andare fino in fondo? (Zaheer; SPOILER 3x13)
[Avatar Weekly Fest - p0rn fest - prompt di kuruccha]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Aang, Amon, Korra, Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang, Suki/Sokka
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: kuma_cla
Titolo: L’era dei miracoli
Personaggi: Pema
Rating: verde
Genere: one shot, missing moments
Avvertimenti: introspettivo, sentimentale
Note: eccoci al secondo appuntamento con l'Avatar Weekly Festival. Pema è un personaggio che apprezzo: sta sempre sullo sfondo, ma ha l'aria così simpatica! Mi sono maledetta da sola per il prompt sorteggiato, poiché era uno dei miei. L'avevo proposto pensando a personaggi impulsivi come Korra e Sokka, non certo Pema. Di lei non sappiamo molto, diciamo pure nulla; mi sono basata sulle informazioni di Avatar Wikia e ho avuto la folle idea di partire dalla sua infanzia. Voglio escludere che sia entrata nella comunità dei Nomadi solo per Tenzin (e se così sarà, beh, vuorrà dire che anche le fangirl vengono premiate alla fine - perché Pema fangirl di Tenzin è l'altra immagine che ho di lei), quindi l'ho resa fin da subito un'amante dei Dominatori dell'Aria. Una volta accolita, il suo amore per Tenzin cresce piano piano (niente colpi di fulmine in questa versione) e poi si sa come andrà a finire. Spero di non aver toppato alla grande; forse Pema è venuta fuori un po' OOC per quello che ne sappiamo, un po' troppo simile alle figlie. 






 
02. 
Dove sono io non lo so / Perché va tutto storto non so
Non è il mio posto questo qui / Là fuori il mondo mi aspetta sì
Combatterò e vincerò / E tutta l’anima ci metterò / Nessuno mai mi fermerà
(“Non mi avrai”, Spirit)

Pema ha sette anni e pensa che sarebbe bello vivere sulla cima delle montagne, così in alto da toccare il cielo. Sa che i Monaci dell'Aria ci vivono, in posti simili; lo sa perché glielo ha detto sua nonna e le sue storie, Pema ne è convinta, sono le più belle che abbia mai sentito (e per il momento tutto ciò che ha udito sono i racconti dei bambini del vicinato). Non si può che dire che abbia molta esperienza a riguardo, sua madre non gliene racconta e suo padre è sempre troppo stanco quando rincasa dal lavoro, però è certa che la nonna abbia un grande talento. E le sue preferite, quelle che l'anziana signora racconta meglio, sono proprio quelle che parlano di Dominatori dell'Aria e di Monaci dediti alla meditazione.
 
Pema ha tredici anni quando decide che vuole diventare un'Accolita dei Monaci dell'Aria. Sua madre non è contenta: pensa che sprecherà la sua vita in un tempio sperduto, a fissare il nulla e a curare le rovine di una cultura ormai morta. Non capisce perché sua figlia sia così intenzionata a seguire una strada che non la condurrà da nessuna parte; non è con la meditazione e l'altruismo che si porta a casa il pane. Ma Pema non ha orecchie per i discorsi della madre, non le interessano la ricchezza e la vita in società, non le importa se il suo letto sarà di soffice seta o ruvida paglia: le basta solo essere un po' più vicina al cielo.
E ha quindici anni, quando finalmente veste l'arancione; la stoffa cade morbida sul suo corpo minuto, ancora acerbo, ma lei si guarda allo specchio e si trova bellissima. Sua madre scuote il capo con disappunto e spera che cambierà idea; in fondo è ancora piccola e non bastano qualche frase profonda e dei modi composti per essere grandi. Non ha mai sperimentato l'amore, non è ancora donna, non ha ancora vissuto. Cambierà idea, sì.
La prima notte si sorprende a ridacchiare nel buio, pensando che sua madre si sbagliava: i letti, lì al tempio, sono comodi. Pema si addormenta sognando l’immensità del cielo e si vede volteggiare nell’aria; la terra è solo una macchia verde in lontananza e non c’è nulla che possa turbare la sua felicità.
 
Nelle storie di sua nonna, Aang era molto spesso il protagonista e Pema non avrebbe mai immaginato che un giorno lo avrebbe incontrato. In realtà, per quanto grande fosse il mondo, era un'eventualità piuttosto probabile, dal momento che lui era l'ultimo Dominatore dell'Aria e lei un'Accolita del suo culto.
Il giorno in cui lo vede per la prima volta, lei è intenta a spazzare le pietre del terrazzo con la stessa cura che mette nel preparare i pasti per le sue compagne; non le dispiacciono i lavori manuali ed è convinta che nei piccoli gesti come quelli, nelle attività quotidiane stia la grandezza delle persone - la capacità di prendersi cura degli altri.
Del bambino che sentiva parlare nelle storie di quando era piccola, non è rimasto che un certo luccichio nello sguardo attento; il resto è un uomo che ha vissuto abbastanza per capire cosa davvero sia importante.
Pema in fondo se lo aspettava, che l'Aang di oggi fosse diverso dall'Aang dei racconti di sua nonna; tra l'uno e l'altro sono passate tante cose, molti anni, dolori e gioie. E non è delusa, perché già sa - intuisce - che il tempo cambia ogni cosa.
 
L'Avatar diventa ben presto una presenza familiare: ha molte responsabilità e poco tempo, ma, quando può, passa a controllare la situazione al tempio. Allora è naturale vederlo meditare insieme ai nuovi Accoliti, chiedergli una mano con i secchi dell'acqua o sentirlo parlare di Republic City. Alcune volte si è presentato con la moglie e quando Pema ha visto Katara per la prima volta, è stata certa che anche lei avrebbe voluto un matrimonio come il loro. Non è, poi, stata molto sicura che la sua vita di ascetismo si potesse unire a una vita coniugale, ma non si è crucciata a lungo sul problema - a soli diciassette anni, Pema è la ragazza più gentile e tranquilla, serena e senza passioni, che non siano l'amore per quella cultura in declino, a turbarle l'animo.
 
Più volte, il tempio ha ospitato anche il secondo Dominatore dell'Aria che il mondo abbia mai visto dagli ultimi centocinquant'anni in avanti e anche lui ben presto è diventato consuetudine, volto amico e non leggenda.
Tenzin ha seguito le orme del padre con devozione e rispetto, prendendo sul serio (anche troppo, secondo i fratelli) la propria eredità e Pema in lui vede molto dell'Aang che passeggia nei giardini dei tempio.
Anche se non ha avuto modo di parlarci spesso (in fondo lei è solo una ragazzina), sente che Tenzin è una persona con cui andrebbe d'accordo, con cui potrebbe parlare del cielo - se solo staccasse gli occhi dal suolo.
Ed è così, con il presentimento di un'intesa, che Pema inizia a innamorarsi di lui, piano, senza fretta, con la stessa attenzione che mette in ogni cosa che fa.
 
Il suo mondo è diventato quel tempio; Pema non ha rimpianti e non desidera aver dato retta alla madre, è felice, lo può dire con certezza. Ma nelle lunghe assenze di Tenzin inizia a chiedersi cosa ci sia fuori da lì. Ha messo piede in quel luogo sacro a quindici anni, è stata una delle Accolite più giovani (e segretamente questo è un suo vanto, l'unico) e il suo percorso spirituale non è ancora concluso; i Monaci anziani la ritengono un elemento indispensabile per la comunità e lo stesso Aang, in un'occasione, ha dato prova di ricordarsi di lei.
Ora, però, le piacerebbe vedere ciò che vede Tenzin, le piacerebbe vederlo con lui - e nel pensarlo arrossisce.
 
Lin Bei Fong è un nome importante, un nome che sa contare molto per il figlio di Aang, un nome a cui per molto tempo non ha mai associato un volto - e forse era meglio così.
Lin ha fatto visita al tempio in due occasioni e Pema è certa che non le dimenticherà mai.
La prima volta che la vede pensa che se sorridesse sarebbe più bella.
Dalla madre ha ereditato gran parte di quello che è, ma è certa che non si sia lasciata sopraffare dal peso del proprio cognome, né che abbia deluso le aspettative della gente.
Un po' se lo aspettava, che Tenzin avrebbe scelto una compagna come lei - forte, determinata, con un'eredità in comune.
È austera e schietta, Lin, ha la durezza della terra; non la conosce, ma sa che è una bella persona - Tenzin non la avrebbe scelta altrimenti.
 
Ha diciannove anni, Pema, e a mala pena sa di essere innamorata, non ha conoscenza dei suoi sintomi e non ha idea di cosa sia la gelosia, quindi si convince che sia giusto così: Tenzin con Lin e lei con i suoi studi. L'importante è che lui sia felice, pensa con ingenuità, e questo le permette di continuare i suoi esercizi spirituali.
 
Quando le propongono di svolgere alcuni compiti fuori dal tempio, Pema accetta. Un po' perché le pare scortese rifiutare l'incarico, un po' perché è curiosa e un po' perché potrebbe incontrarlo - ma questo non lo ammette. Tenzin ormai non torna più al tempio da molti mesi, trattenuto a Republic City da affari di stato e di cuore; Pema lo capisce e c'è rassegnazione nella sua consapevolezza, quindi riempie la sua sacca soffocando sotto i vestiti e le pergamene il desiderio di vederlo.
 
Republic City è una città grandiosa, lo ha pensato quando l'ha vista per la prima volta da piccola (e ne serba il ricordo di vetro acciaio che si fondono insieme per creare qualcosa di stupefacente) e lo pensa ora che la rivede dopo anni. È il risultato della fatica e dell'impegno dei suoi abitanti, è quanto di meglio gli uomini possono creare: un luogo comune, una città per tutti. Non è così sprovveduta da non sapere che esistono problemi e difficoltà, ma Pema è una di quelle persone che vedono il lato buono di ogni cosa, che colgono la bellezza e la grandezza di ciò che hanno davanti.
 
Forse è stato un caso, forse lo ha cercato, ma alla fine si sono incontrati, lei e Tenzin. Lo ha trovato stanco, lo sguardo di chi sta soffrendo e cerca di non darlo a vedere, e non se lo aspettava. È il suo ruolo, che lo sta logorando, pensa, si illude; ed è quello che le dice anche lui quando si vedono e si parlano. Ma Pema, in cuor suo, sa.
 
Dopo il loro primo fortuito incontro in centro, chissà come, chissà perché finiscono con il vedersi più spesso di quanto non facessero quando ad avvicinarli c'era un tempio. Ed proprio come pensava, come aveva intuito: c'è sintonia, tra loro, c'è un legame si fa strada piano, tra saluti di cortesia e convenevoli.
È felice ed è triste, aspetta con ansia di parlargli e teme che lui si allontani, spera ritorni felice e perché questo accada deve lasciare Lin e lei si sente egoista e crudele. Non sa cosa le stia accadendo, ma sa che il suo turbamento non può, non deve durare a lungo. Basterebbe declinare i suoi inviti, non essere più disponibile, ma Pema proprio non c'è la fa e soffre, soffre perché non può stargli lontano e nemmeno vicina come vorrebbe.
 
Un giorno assiste per caso alla fine di un litigio tra Tenzin e Lin; passava davanti al municipio con la speranza di vederlo, ma senza volerlo finisce per sentirlo litigare.
Lin è furiosa e terribile e Tenzin per la prima volta, da che lo conosce, ha perso la calma.
All'improvviso Pema ha paura: non sa nulla della vita, non dovrebbe essere lì, i suoi sentimenti stanno offuscando la ragione e l'intera situazione è sbagliata. Ma poi Tenzin la vede e lei balbetta delle scuse, non sa nemmeno perché si stia scusando (per essere lì probabilmente) e l'uomo, dopo essersi calmato, fraintende (crede che lei pensi di essere il motivo del litigio). Ed è per via di un fraintendimento che alla fine Tenzin fa una cosa che non aveva mai fatto con nessuno: si confida.
Per il resto della giornata Pema ascolta la voce profonda del Dominatore, lo ascolta rivelarle le incertezze del suo rapporto con Lin, lo ascolta e basta, dimostrandosi ancora una volta più matura della sua età.
Quando finisce di parlare è ormai il tramonto e Pema è certa come non mai che sua lui l'uomo che amerà per sempre, quindi, ricordando le strofe di una canzone, prende la sua decisione - quella che ha sempre rimandato.
 
Soggiornare in una metropoli come Republic City ha risvegliato in lei un lato del suo carattere che la tranquillità e la sicurezza del tempio non avevano mai permesso di venire a galla; lì, tra le strade trafficate e le piazze gremite di gente, Pema ha scoperto di non essere solo una grande lavoratrice, tranquilla, come il padre, ma di aver ereditato anche la stessa praticità della madre e, in parte, la stessa parlata schietta.
 
«Non sei felice con lei, Lin non è quella giusta» le parole escono da sole, mentre nella mente risuona con insistenza il motivetto della canzone ("Combatterò e vincerò E tutta l’anima ci metterò Nessuno mai mi fermerà") «Io ti amo, non l'ho capito subito e all'inizio credevo di poter gestire questo sentimento, ma io ti amo, è questa la verità e non posso vederti trascorrere la vita con un'altra donna. Quindi scegli me».
 
È stato folle e molto stupido, se aveva acquistato punti con la sua aria tranquilla e matura molto probabilmente li ha persi; un'altra persona avrebbe riso, ma Tenzin è troppo educato, quindi ha taciuto.
La strofa è svanita dalla sua mente non appena ha chiuso la bocca ( “Combatterò e vincerò E…com’è che faceva?”) e con essa è sparito tutto il suo coraggio: all'improvviso si è sentita molto stupida e immatura, solo una ragazzina che gioca a fare la donna e dice cose che non sa. Non si era mai sentita così prima e nemmeno la vista del cielo che abbraccia il mare riesce a consolarla.
 
«Ho...sì, io ho lasciato Lin» le dice un po' di tempo dopo, impacciato e l'imbarazzo gli dona, lo ringiovanisce «Ci tenevo che lo sapessi da me, ecco».
 
Adesso Pema ha trentacinque anni e le racconta lei le favole.
E contro ogni aspettativa, la sua stessa vita (dopo un matrimonio, quattro figli, un Avatar e una rivoluzione) è una storia.

 
   
 
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