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Autore: Pandacoffee    18/10/2013    6 recensioni
Larry/Ziam. Past!Narry
Louis Tomlinson, per tutto il liceo di Doncaster, era il male fattosi persona. Era un misto esplosivo e micidiale. I colori più dolci e tenui si combinavano sul suo esile corpo come per incanto donandogli un aspetto attraente e pericoloso. Occhi come il giacchio e pelle chiara, capelli color caramello, labbra sottili e rossissime su lineamenti perfetti e regolari. Harry Styles, invece, era Dio. Attraente come una cheerleader e venerato come il capitano della squadra di football. Era il bene e la gioia in ogni sua forma. Era l’estate, la primavera, qualsiasi cosa racchiudesse in sé colore, profumi e musica. Occhi verdi e profondi, labbra rosse come ciliegie, ricci scomposti e intricati come i rami di un albero in fiore. Procedeva per i corridoi con un ancheggiare sinuoso e per niente casuale, alto e dannatamente perfetto. Era il bene semplicemente perché tutto in lui sembrava creato apposta per donare amore. Niall, Liam e Zayn erano incastrati nel gioco di Harry e Louis. Ora pedine, poi vittime, poi carnefici. il gioco è questo: apparenza e ruoli sociali.
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Un piccolo appunto prima di leggere: questa storia potrebbe causarvi degli scompensi mentali. Potrebbe farvi venire voglia di cavarvi gli occhi per non leggere certe blasfemie!! È una storia STRANA dove i soliti ruoli che siamo abituati ad associare ai 5 scemi degli One Direction sono capovolti o rivisitati. Chi di solito è un bullo è uno sfigato, chi non può che essere attivo è diventato passivo e via così :) :) Ciò che leggerete non è dunque da intendersi come mio modo di vedere gli One Direction ma come storia bizzarra a sé stante.. Il filo conduttore di tutto é una domanda: le apparenze sono così importanti?


 
 
DARK SIDES
 
 

Il parere di Niall a riguardo era più o meno questo: le regole sono fatte per essere infrante. Che non era nemmeno sua come citazione, a dirla tutta. Lo faceva sentire rivoluzionario però, un vero sovversivo. Lo faceva sentire vivo, ecco tutto.
Per questo: “le regole sono fatte per essere infrante” stava dicendo spalancando la porta anti panico del suo liceo, di notte, con un berretto nero calato fin quasi a coprirgli gli occhi.
E Zayn, accanto a lui con la stessa tenuta da ladro alle prime armi stava solo alzando le spalle in un rassegnato moto d’assenso.
Niall era biondo, occhi azzurri, viso dolce e corpo ancora esile con un’appena accennata pancetta da bimbo. Se lo si guardava da vicino aveva anche un leggera spruzzata di lentiggini ambrate che spesso combinava con un arrossire finto e studiato. Niall era il ritratto di un angelo. Chiunque sarebbe stato d’accordo, chiunque tranne Zayn, il suo compagno di bravate.
Lui era tutto il contrario di Niall. Era moro, occhi scuri, capelli spettinati e sempre alla ricerca di nuovi bizzarri look. Portava spesso, a fasciargli il corpo esile, jeans scuri e magliette con scritte provocatorie tipo fuck the system o il nome di qualche rock band. Se lo si guardava da vicino non vi era la minima traccia di innocenti lentiggini o amorevoli rossori dovuti all’imbarazzo o alla vergogna.  Zayn era il ritratto del ragazzaccio, del teppista. Chiunque sarebbe stato d’accordo.
Zayn e Niall erano rispettivamente il bene e il male, la notte e il giorno. Solo che nella loro stramba relazione dietro il chiarore del giorno si celava il male e dietro le tenebre, il bene.
 
“Dove andiamo adesso?” domandò Zayn dopo poco. Erano nei corridoi deserti e bui, camminavano rasente i muri e con gli occhi puntati al soffitto in cerca di qualche telecamera. 
“In sala professori” rispose Niall “il signor Mitchell lascia sempre lì le fotocopie dei compiti in classe”
Passarono accanto alla teca dei trofei dove,  esposti in modo ordinato, tutti i riconoscimenti vinti dagli studenti più meritevoli brillavano illuminati da qualche psichedelico faretto. Niall si fermò  addirittura, giusto qualche secondo,  il tempo necessario per alzare il dito medio davanti al nome Liam Payne inciso sotto quasi tutte le coppe delle gare di spelling.
“Coglione” aggiunse anche, giusto per rafforzare il concetto.
Qualche minuto dopo si stavano intrufolando furtivamente in sala professori.
L’odore di caffè e fogli di carta fece storcere il naso Zayn sotto i ricordi delle innumerevoli ore di punizione passate lì dentro, tutto per colpe di Niall, si intenda.
“Eccolo il figlio di puttana” sorrise Niall con la torcia puntata sulla cassettiera in metallo. L’etichetta Mitchell non lasciava alcun dubbio.
“Bingo” sorrise Zayn avvinandosi.
Il loro tentativo di aprire il cassetto si risolse in una buona dozzina di imprecazioni e in una solenne promessa: “ammazzerò Liam Payne” sibilato a mezza voce da Niall
Liam era l’unico a sapere del loro piano, l’unico che era entrato a conoscenza del fatto che sarebbero entrati a scuola di notte per rubare il compito.
E, nonostante avessero anticipato il piano rispetto alla data che Liam era riuscito a carpire, a quanto pareva il giovane Payne aveva fatto la spia e messo il professor Mitchell in allerta. Risultato? Cassetto chiuso a chiave.
 “Non ne vale la pena” disse Zayn “correrebbe dal prof, lo convinco ad aiutarci nel compito, vedrai... con le cattive ma senza ammazzarlo”.
Niall sorrise malefico: “va bene” stava dicendo spegnendo la torcia “io parlo lo stesso con Louis però, in caso il tuo piano fallisse lo ammazziamo di botte e facciamo divertire un po’ anche Lou”.
 
 
Louis Tomlinson, per tutto il liceo di Doncaster, era il male fattosi persona. Era un misto esplosivo e micidiale. I colori del bene si combinavano sul suo esile corpo come per incanto donandogli un aspetto attraente e pericoloso. Occhi come il giacchio e pelle chiara, capelli color caramello, labbra sottili e rossissime su lineamenti perfetti e regolari. Guardandolo ci si convinceva alla svelta fosse adorabile come tutto quello che lo riguardava nell’aspetto; era proprio a quel punto che subentrava il suo essere diabolico. Louis sarebbe stato in grado di convincere qualsiasi secchione a fargli un compito da cima a fondo, semplicemente con un sorriso. Avrebbe potuto farsi cedere un posto nella fila al self service solo con un leggero tossicchiarsi nel pugno, era stato in grado di ottenere ben cinque armadietti semplicemente fingendo problemi in famiglia e dicendo di non poter tenere le proprie cose in casa. Zayn giurava addirittura di aver visto i bidelli commuoversi davanti a quella storia inventata dall’inizio alla fine.
E poi, se con le buone non ci riusciva, era il male ad avere la meglio.
La storia preferita di Louis era quella che vedeva protagonisti lui e Liam Payne, quest’ultimo con la testa premuta nella tazza del cesso.
“Forza, fai lo spelling di sono uno stupido coglione” gli aveva urlato Louis e quello lo aveva fatto davvero.
 Louis era il male, una forma di male celata dietro una magnifica presenza.
 
Harry Styles, invece, era Dio. Attraente come una cheerleader e venerato come il capitano della squadra di football. Era il bene e la gioia in ogni sua forma. Era l’estate, la primavera, qualsiasi cosa racchiudesse in sé colore, profumi e musica. Occhi verdi e profondi, labbra rosse come ciliegie, ricci scomposti e intricati come i rami di un albero in fiore. Procedeva per i corridoi con un ancheggiare sinuoso e per niente casuale, alto e dannatamente perfetto. Era il bene semplicemente perché tutto in lui sembrava creato apposta per donare amore. Che poi il suo concetto d’amore si risolvesse in pompini e seghe nei bagni della scuola, quello era un altro conto o, a voler essere onesti, l’unica cosa su cui Louis avrebbe potuto essere in accordo con lui.
Harry e Louis erano quanto di più lontano potesse esistere. Erano due pianeti diversi e il resto del mondo,  ad osservarli nel loro ambiguo rapporto, era finito con l’essere solo un insulso satellite.
Polo positivo e polo negativo e, proprio per questo, destinati a congiungersi.
 
E, infatti, quel giorno, congiungersi era proprio quello che avevano in mente di fare. Si erano chiusi nei bagni del secondo piano del Liceo. Harry si era seduto sul bordo del lavandino a gambe aperte mentre Louis, in piedi davanti a lui, gli baciava piano il collo.
“Sei bellissimo” stava sussurrando Louis
“Tu lo sei di più” ansimava Harry di rimando.
Quel martedì mattina, suo malgrado, il satellite che era finito nell’orbita dei loro pianeti portava il nome di  Liam Payne.
In piedi sulla tazza del cesso per non far vedere i piedi da sotto la porta pregava dio e tutti i santi che Harry Styles e Louis Tomlinson non si accorgessero della sua presenza.
 “Passo le mie giornate in attesa di questi momenti” mugugnava Louis e Liam, davvero, avrebbe preferito non sentirlo. La risposta di Harry probabilmente fu un bacio o qualcosa di simile a giudicare dai suoni umidi che iniziarono a riempire l’aria.
Il resto, da quel momento in avanti fu solo un alternarsi di vari mugolii e versi strani, di baci sonoramente schioccati e lo sbattere della porta di una delle cabine. Il rumore della tavoletta di un water che si chiude di botto e poi: “Sì, ancora” stava sospirando Louis.
Erano nella fottutissima cabina accanto alla sua. Doveva uscire, subito. Era il momento, pensò Liam, per questo scese della ceramica dei sanitari e poggiò una mano sulla maniglia.
Sospirò un paio di volte, per farsi coraggio, lanciò un’ultima occhiata al water dietro di lui sperando vivamente di non doverlo rivedere con la testa pucciata in quell’acqua putrida.
Fece forza sulla maniglia e poi... poi il suo cellulare iniziò a vibrare.
No. No. NO. Ti prego signore NO!
Sentì Louis sibilare uno Sshhh e poi il silenzio.
Liam cercò di spegnere il telefono. Che cazzo voleva Zayn? Perché dannazione lo stava chiamando?
“Chi c’è?” domandò Harry ad alta voce.
Liam si rintanò nuovamente nella cabina. O forse doveva uscire correndo?
Sentì la porta dell’altra cabina aprirsi e vide le scarpe di Harry spuntare da sotto la propria.
“È occupato?” lo sentì domandare dopo aver bussato leggermente
“Ehm...” iniziò Liam “Sì” disse cercando di camuffare la voce.
Sentì la risata di Louis e poi “Payne”lo sentì dire divertito e disgustato insieme.
E, mentre Liam tornava a guardare la tazza con sguardo sconfitto, sospirando, sentì la porta della sua cabina aprirsi.
“È proprio lui” confermò Harry
“Payne, non farmi venire lì dai, fai da solo?” stava domandando Louis
Liam guardò gli occhi verdi di Harry con sguardo implorante, mimò anche un “ti prego” congiungendo le mani. La risposta dell’altro fu un’alzata di spalle e un sorrisino incerto.
“Non rispondi perché hai già la testa nel cesso, vero?” domandò Louis a quel punto proprio mentre Harry si scostava per fare uscire Liam.
“Corri, molto veloce” gli sussurrò.
L’ultima cosa che Liam Payne sentì mentre correva fuori dal bagno fu: “regoliamo i conti la prossima ora, sfigato”.
 
Ed è tutta una questione di ruoli, di apparenza, stava pensando l’ora successiva appunto, con una mano di Louis premuta sulla nuca, in ginocchio in quegli stessi bagni.
Per rendere tutto ancora più umiliante (come se l’avere la testa ficcata nell’acqua di un water non lo fosse già abbastanza), Louis nel frattempo parlottava al telefono Harry mentre Zayn filmava la scena con il suo stupido iPhone pieno di adesivi.
“No Harry davvero, te lo giuro, lascerò in pace Liam... figurati, mica lo picchio sul serio” stava dicendo Louis.
E l’apparenza stava proprio lì.
Louis, con Harry, era la dolcezza in persona. A parte i pompini e tutto il resto.
Li aveva visti in giro, insieme, per mano. Sapeva che spesso erano andati al cinema solo loro due ed era convinto che il misterioso individuo che aveva lasciato delle rose davanti all’armadietto di Harry il giorno del suo compleanno altro non fosse che Louis Tomlinson.
Ruoli. Ecco tutto. Sono i ruoli che definiscono le relazioni e questo succede anche se non vuoi. Louis era un bullo, uno stronzo, un bastardo e un figlio di puttana, senza ombra di dubbio. Comandava senza il minimo problema, dava ordini a chiunque tranne che ad Harry. Louis, tra le mani perfette di Styles era creta nelle mani di uno scultore. Si lasciava modellare e prendeva la forma che il ricciolo chiedeva.
E persino lui, Liam Payne, lo sfigato numero uno sapeva quanto importanti fossero i ruoli. Dopo tutto, stava pensando proprio in quel momento, mentre Louis chiudeva la chiamata e la risata di Niall si univa a quella di  Zayn, anche la sua relazione sentimentale era tutta giocata sull’importanza dell’apparire.
 
 
“Sei un bastardo” disse Liam quel pomeriggio spingendo Zayn sul proprio letto.
“Non potevo fare altro, lo sai”
“Sì invece, potevi dire dai lascialo stare
Zayn sospirò distogliendo lo sguardo dagli occhi di Liam in piedi davanti a lui.
“Come facevo? Louis mi avrebbe ammazzato...”
“Ah certo, allora lasciamo pure che quello che viene ucciso sia Payne, certo” sibilò Liam incrociando le braccia al petto.
Zayn provò ad alzarsi ma Liam lo rimise a sedere.
“Senti mi dispiace, va bene?” iniziò “sai che li avrei fermati se le cose fossero degenerate”
“DEGENERATE?” domandò Liam alzando la voce “hanno tirato lo sciacquone!!!!”
“Sì, ma quando Niall ha proposto di pisciarti addosso io mi sono opposto”
“Hai detto: lo facciamo la prossima volta”
“Beh, comunque non lo hanno fatto” disse Zayn alzando le spalle
“Non puoi semplicemente dire che siamo amici... o amanti” propose invece Liam avvicinandosi al letto.
Zayn sorrise “amanti suona meglio”
Liam sorrise di rimando prima di assestare una sonora sberla sulla guancia dell’altro.
Ruoli. Apparenza.
Zayn si massaggiò la faccia e poi tornò a sorridere sospirando “suppongo che la meritassi” disse poi sdraiandosi e trascinando Liam con sé che: “Decisamente” rispose “sai cosa mi scoccia di più?”
“Cosa?” domandò Zayn iniziando a dare piccoli baci sul collo scoperto di Liam
“Che tu vada in giro a fare il bullo quando tra me e te” disse facendo voltare Zayn e appoggiando il proprio petto alla sua schiena “quello che comanda sono io. Ho le redini del gioco, diciamo così”.
E mentre Liam premeva la propria erezione sul culo di Zayn questi realizzava che: “e sai a me cosa piace? Che alla fine tu non ti ribelli a Louis perché ti eccita sapere che poi me la farai pagare”
“Taci Malik” concluse Liam prima di calarsi i pantaloni.
 
 
Harry Styles poteva affermare con assoluta certezza che i ruoli sociali fossero una benedizione.
L’apparenza poi era il suo nutrimento quotidiano. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa in quel liceo e nessuno avrebbe mai osato dirgli che il suo modo di fare fosse fuori luogo o inadatto.
Ma, per essere onesti, non era sempre stato così. La sua popolarità ha una data di inizio, precisa e indimenticabile e persino un nome.
1 febbraio 2008. Era il suo quattordicesimo compleanno nonché primo giorno nella squadra di calcio della città. Una partitella amichevole per verificare se fosse portato per quel gioco e se prenderlo o meno in squadra.  E lui aveva provato a ribellarsi a dire al padre che no, lui non era affatto portato per giocare a pallone, che i ragazzi più grande lo avrebbero preso in giro, picchiato, umiliato. Non c’era stato verso.
Ad un certo punto si era anche convinto di essersi sbagliato che forse non sarebbe andata poi così male.
Corse dietro al primo pallone che gli era stato passato, superò brillantemente due avversari, stava correndo verso la porta. Oddio e se avesse segnato? Forse non stava andando poi così male...
Pochi secondi dopo stava inciampando nelle proprie stringhe. Il resto in realtà non lo ricorda. Quello di cui è assolutamente certo è che mentre era ancora in volo iniziò a considerare due cose: che la caduta avrebbe fatto malissimo e che avrebbe subito bullismo da lì al per sempre. Cadde. Anche di questo è certo. Fece malissimo, aveva ragione e sì, avrebbe subito bullismo.
“Attento a dove metti i piedi frocio” gli stava dicendo un suo compagno di squadra, Niall Horan, maglia numero 13. Quel 13, quel nome, divennero il suo incubo per i mesi successivi poi, finalmente, arrivò l’estate.
Convinse il padre a non farlo mai più giocare a pallone. Aveva ragione dopo tutto, lo sport non era il suo forte.
Il settembre successivo poi, mentre scorreva il dito sull’elenco degli iscritti al Liceo di Doncaster, scoprì che Niall Horan avrebbe frequentato con lui bene quattro lezioni. Tremò, quel giorno, sotto il peso di quella rivelazione. Il ruolo dello sfigato era ben lontano dall’abbandonarlo pensò. Si sbagliava.
Ecco infatti una cosa che non sapeva: i ruoli sociali non sono eterni.
Il 13 settembre, (come il numero di maglia di Horan, all’epoca gli sembrò un macabro scherzo del destino) quando fece il suo ingresso a scuola, fu ben chiaro a chiunque lo conoscesse che la pubertà stava decisamente facendo un ottimo lavoro sul suo corpo.
Per questo “Styles” gli disse in tono quasi amichevole Niall “come ci siamo fatti carini”
“Grazie” gli aveva risposto.
 Al biondo bastò una sola occhiata in giro per capire che Harry era appena diventato il fulcro dell’attenzione di chiunque fosse presente in quel corridoio. Ragazze e ragazzi fissavano i ricci che Harry, durante quell’estate, aveva imparato a domare con una buona dose di gel. Gli occhi verdissimi sembravano più vivi del solito, più adulti, magnetici. Anche i vestiti erano cambiati. Jeans aderenti e camicia un po’ aperta sul petto.
“Diventiamo amici, sotterriamo l’ascia di guerra?” domandò Niall malizioso tendendogli una mano
Harry aveva solo risposto di sì, forse aveva annuito, fatto sta che la sua vita cambiò, di colpo.
Qualche giorno dopo, al quadro di perfezione che già aleggiava intorno a lui, Harry aveva aggiunto la sicurezza,  la molla che fece scattare l’effetto domino della sua popolarità.
Niall e Harry si baciarono nei parchetti dietro la scuola ogni pomeriggio, di ogni giorno, di ogni mese per quasi un anno. Avevano entrambi 15 anni quando Harry scoprì che avere le redini del gioco era quanto di più inebriante potesse accadergli. Fecero sesso per la prima volta a casa di Niall. Fu Harry a volerlo e fu lui a far sdraiare il biondo sotto di sé, fu lui ad infilarsi il preservativo e a condurre quel momento.
Venne dopo poco, sì, ma lo fece in modo sublime e liberatorio, si sentì finalmente libero dal peso di quei mesi terribili in cui il gioco l’aveva condotto Niall, di quei giorni in cui aveva il terrore persino di uscire di casa, la paura di essere picchiato o chiuso negli spogliatoi. Libero.
Un mese dopo Harry aveva ufficialmente chiuso con Niall ed aveva gettato al vento la sua voglia di supremazia. Louis Tomlinson era entrato nella sua vita e mai, mai avrebbe creduto sarebbe stato così piacevole donarsi completamente, senza dignità persino, a qualcun altro.
A quel punto Zayn Malik aveva fatto capolino nelle loro vite. Un bullo in apparenza che era quanto di meglio Niall potesse sperare. Iniziarono ad uscire insieme quando Niall si accorse di poter far valere su di lui il bisogno di dominare che Styles gli aveva sottratto.
 
 
 Louis era un bullo ma amava Harry, in modo bizzarro forse ma era così. Anche Harry amava Louis. Harry poi aveva guadagnato il proprio ruolo sociale dopo aver subito bullismo per mesi rivalendosi sul proprio tiranno: Niall. Questi a sua volta era stato bullo e vittima della propria vittima. Aveva dunque trovato qualcuno sul quale riversare la propria voglia di rivalsa e auto affermazione: Zayn Malik.
Lui, in apparenza il più cattivo, il più sovversivo era diventato il capro espiatorio di colui che era riuscito a subire bullismo praticamente da chiunque: Liam Payne.
 
E proprio lui, quella sera, seduto in camera sua cercava di trovare una morale a tutta questa storia.
L’apparenza non è tutto?



NOTE: Il delirio signore e signori!!!!!! ahahah non so dirvi da dove dannazione sia nata l'ispirazione per questa storia. Non ne ho assolutamente idea. Boh, è nata così, forse dal bisogno fisico di far subire bullisimo a Liam? No dai, in realtà lo amo... è solo un rapporto conflittuale a tratti il nostro <3
Anzi, la dedico a lui la ff ahah KoalaTea mi scuserà, di solito le dedico a lei u.u

Dedica a Liam Payne <3 con amore.
  
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