Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
Segui la storia  |       
Autore: Ely79    19/10/2013    1 recensioni
Il novilunio, la notte più difficile per un lupo mannaro. Ma come vive invece queste notti la compagna umana di un licantropo, un donna che sogna di poter diventare parte del clan?
Seguito di "Due Lune".
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Beauty of the Beast - La Bellezza della Bestia'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Midnight Cheesecake - Cap. 2
2

«Helios» sussurro, avvicinandomi con cautela.
Evito di guardarlo in faccia, non cerco il suo volto. Potrebbe interpretarlo come una sfida e reagire aggredendomi. È diffidente, nervoso. Studia questa figura che avanza verso di lui e che all’improvviso fatica a riconoscere, osservandola muoversi con una postura che non le appartiene. Se penso che non ho neppure gattonato… ed ora, a trentaquattro anni sto recuperando per amore del mio compagno.
Ginocchia e caviglie bruciano di dolore, costrette ad inclinazioni che ancora non appartengono loro. Mi sembra di fare un baccano infernale, nemmeno stessi battendo un martello su ogni piastrella. Mi vergogno della mia goffaggine: quando Helios si muove è molto difficile riuscire a sentirlo, e lui è più grande di me. Per non parlare di quando la Grande Madre gli dona fattezze animali, rendendo il suo passo lieve e silenzioso nonostante la mole.
La sua mano piomba sul pavimento, a pochi centimetri da me. È contratta, pallida, l’embrione di un artiglio.
«Vattene» ringhia.
Deglutisco a vuoto. Inspiro profondamente mordendomi le labbra. Vorrei parlare, dirgli che è tutto a posto, che la notte passerà presto, ma mi impongo di tacere. Devo dargli tempo. Tempo per accettare la mia presenza nel suo spazio, per capire che non corre pericolo, per leggere il mio silenzio.
«Va’ via, S-selene» sospira affranto.
Si è calmato o forse la parte umana ha preso il sopravvento per un attimo; comunque, è stato sufficiente ad appianare un poco le cose. Rilassa le dita ma non cambia idea, vuole che mi allontani. Ne sono certa perché se così non fosse, ora sarei schiacciata sul pavimento, stretta in un potente abbraccio e solleticata ovunque dal suo respiro. Invece, Helios è immobile e nel linguaggio dei licantropi è un avvertimento preciso.
Sorda alla richiesta, mi chino fino a sfiorarlo con il naso.
«Vai» supplica.
So che sta facendo un’enorme fatica nel dominarsi mentre lecco piano il dorso della sua mano. È un atto di sottomissione, reverenza, umiltà. Sto tentando di far comprendere al lupo dentro il suo corpo che lo riconosco come essere dominante, che gli attribuisco una posizione gerarchica superiore in virtù della sua natura e del suo essere guardiano del confine che ho oltrepassato.
Stringe il pugno, sento i tendini vibrare sotto la lingua. La sua pelle è fredda, percorsa da ondate di brividi.
«Vat... tene» insiste, alzando minaccioso la voce.
Non mi muovo. Respiro lentamente. So che è pericoloso, potrebbe cedere all’istinto di difesa e farmi del male. È già successo, la mano destra me lo ricorda di continuo, ma lui deve capire. Io voglio imparare a comportarmi nella maniera giusta. Se mai riuscirò a farmi accettare dal clan, se avrò l’onore di diventare un licantropo, dovrò sapere sempre cosa fare, prima che le cose accadano. Anche - e soprattutto - in momenti come questi, quando i nervi sono tesi allo spasmo e le zanne pronte a scattare.
E poi non ho intenzione di distruggere la cucina per un fraintendimento culturale. Con quello che è costata…
«Non posso lasciarti solo stanotte» sussurro, strusciando la tempia contro il suo braccio.
La zampa del manto stregato si posa sulla mia testa, donandomi la carezza che lui sta negando. Un artiglio passa tra i miei capelli, un ammonimento all’oltrepassare il limite, a non sfidare la sua ferocia.
«Sele… ene… la… sciami in p-pace» uggiola esasperato.
Quando riesco ad insinuarmi fra le sue braccia, si ritrae con un guaito acuto. Il suo corpo è gelato al punto che persino le ciocche della pelliccia sembrano rizzarsi quanto i capelli, la barba o la peluria sul torace. Devo sembrargli rovente.
Mi appoggio alla sua spalla spingendo con la fronte, facendolo dondolare prima di alzare la faccia e mordicchiargli la mascella. Grugnisce cercando di sottrarsi, ma io insisto, lo cerco, e i morsi si trasformano in brevi tocchi di lingua. Inutile abbracciarlo: nel suo stato lo scambierebbe per un attacco. I lupi mannari non usano gli arti anteriori per gesti di questo tipo, non fanno parte del loro linguaggio.
Un gemito mi sfugge dalle labbra nell’attimo in cui riconosco lo spuntino: è la cheesecake al prosciutto che ho preparato nel pomeriggio. Del bel disco roseo che ricordavo, solo un terzo è ancora integro; il resto è ridotto ad un ammasso informe. Ore di fatica tra i banchi del mercato e in cucina, spazzate via in un baleno. La voracità di un licantropo è impareggiabile, a prescindere dal momento in cui si manifesta.
Per un attimo levo lo sguardo su Helios, badando che non se ne accorga. Il suo viso è tirato, stravolto, dolente. Sta cercando la Luna fuori della finestra, forse la implora di tornare alla svelta da lui per alleviare la sua sofferenza o per non farmi del male.
Abbasso la testa, rannicchiandomi contro il suo petto nudo e agitato. L’accenno di un’erezione oscilla contro il mio braccio. Non riesco a staccare gli occhi dalla torta devastata. Qualcosa dentro di me dice che dovrei provare solo il desiderio di farmi valere e portarne via una parte anche piccola, rivendicando il mio ruolo di compagna. Non avremo partecipato ad un caccia, ma chi ha fatto in modo che questo bel bocconcino invitante fosse in bella vista nel frigorifero, pronto per essere divorato, sono stata io. Quindi mi spetta una razione.
C’è però un’altra voce che insiste a farsi strada e si mescola all’altra: è la mia. La voce umana che strilla isterica nella mia mente per la fatica e l’impegno sprecati, che lotta per non essere messa a tacere di fronte al disastro di impronte, poltiglia spiaccicata e avanzi che circondano il piatto. Per non parlare della maleducazione insita nel mangiare sul pavimento, benché sia pulito.
Sento il suo respiro posarsi sulla mia nuca passando tra i capelli, dietro le orecchie. Una parte di lui mi sta ancora esaminando, cerca di riconoscermi e scoprirmi.
«Tua sorella me l’aveva chiesta per la festa di domani sera. Di questa sera» mormoro abbattuta, raccogliendo con le dita un po’ dell’impasto prima di porgerglielo, anche se noto la sua mano piena di torta salata. «Mi azzannerà le caviglie alla prima occasione, se non gliela porto».
Soppeso il boccone, premendo col pollice per saggiarne la consistenza. La gelatina l’ha fatto rapprendere abbastanza da non cedere sotto il suo stesso peso, ma mi pare comunque troppo morbido. Domani mattina dovrò correre al mercato a comprare quello che serve per rifarla daccapo. Stavolta dovrà essere perfetta, un gioiello di gastronomia lupesca. Forse non è un male che Helios la stia divorando: sa quanto posso essere critica riguardo le mie produzioni in cucina e se potesse rendersi conto della mia insoddisfazione, mi prenderebbe in giro. Dice sempre che il peggiore dei miei pasti non riuscirebbe a causare neppure un blando mal di pancia.
«Vuoi mangiarla tutta?» domando perplessa. «È per dodici persone, è troppa anche per te. Ed è fredda di frigo».
Mi fissa aggrottando la fronte. Per un attimo ho l’impressione non abbia capito quel che ho detto. Invece, subito dopo guaisce abbassando colpevole lo sguardo sul piatto. Non è un’espressione di dispiacere per un danno procurato ma di chi è deluso dal non aver portato a termine l’impresa prima di essere scoperto.
Gli mostro di nuovo il boccone, conciliante. Non se lo fa ripetere e lo addenta con delicatezza. Arriccia il naso soddisfatto: l’ha fatta franca e se ne compiace.
Povero il mio tesoro, pensa sul serio di passarla liscia. Deve solo aspettare di recuperare le forze e si accorgerà quanto sono stata brava nell’apprendere usi e costumi delle femmine di lupo mannaro.
«È buona?» sussurro.
Mastica con voracità e inghiotte. Sorride imbarazzato, un sorriso che non è più umano ma neppure da lupo. Annuisce rigido e la testa dell’animale sulla sua spalla lo imita, pare darmi la sua benedizione.
«C’è… t-tanta… carne» commenta assestando un morso poderoso alla porzione che tiene in mano.
La sua voce è roca e molto più bassa del solito. Comincia ad assomigliare al verso di un animale, anche se per questa notte gli ululati rimarranno confinati nella bocca vuota del manto stregato.
«Prosciutto cotto, mortadella e fegato» elenco con calma, parlando sottovoce. «Qualcuno mi ha fatto notare che l’altra sapeva troppo di ricotta».
Helios lecca famelico le labbra e si rituffa sul boccone. Quando il richiamo della Luna prende il sopravvento, portandolo alla sua forma completa, predilige spuntini più vivi e sanguinolenti, ma la confusione nella sua mente è tale da fargli apprezzare persino una pietanza umana.
«Piace» latra beato e prende un altro morso.
Alcuni pezzi cadono nel piatto con un suono soffice. Cerco di non pensare alle condizioni del pavimento - che pure mi ostino a fissare rammaricata - e di concentrarmi maggiormente sul suo appetito.
«C’è que… lla cooosa b… b-bian-nca» ciancica, le mascelle che si muovono con un ritmo forsennato ed ipnotico.
«Deve esserci. Hai mai visto una cheesecake senza formaggio?» obbietto sottovoce, tentando di ricomporre un lato della torta franato dopo i suoi affondi.
Mi solleva il viso con il polso, concedendomi il privilegio di poterlo guardare senza timore. Inclina la testa da un lato, studiandomi con la stessa attenzione che impiega nell’assaporare il boccone. Socchiude gli occhi iridescenti, annusandomi. Arriccia le labbra scoprendo i denti in un ghigno famelico.
«V-voglio… c… c-car… rrrne» insiste.
La fatica nell’articolare le sillabe sta aumentando: la Luna sta raggiungendo l’apogeo per questa notte e non mi resta molto tempo, prima che Helios cerchi di allontanarmi un’altra volta.
Sorrido sporgendomi verso di lui, leccando via un po’ di torta dall’angolo della sua bocca.
«Mangia me» suggerisco.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Licantropi / Vai alla pagina dell'autore: Ely79