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Autore: Lulyblu_    19/10/2013    1 recensioni
Isabelle chiuse gli occhi e per un attimo soltanto s’immaginò stretta fra quelle braccia, assaggiata da quelle labbra, circondata dal suo calore. Quando li riaprì notò che il suo sguardo stava ancora vagando per la mensa, finché non si posò su di lei. Lucas spalancò impercettibilmente la bocca e Isabelle si sentì arrossire quando lo vide ruotare leggermente la testa di lato, con espressione curiosa. Non seppe quanti secondi o addirittura minuti passarono a guardarsi ma fatto sta che nessuno dei due fu disposto a girarsi dall’altra parte e ad interrompere quel filo conduttore. E, Dio, avrebbero potuto continuare per chissà quanto se la campanella non fosse suonata. Isabelle imprecò mentalmente e, risvegliatasi dal suo stato di trans, fu immediatamente trascinata via da Emma ma, con i libri stretti al petto e il corpo a fuoco, non poté evitare di lanciare un’ultima occhiata a Lucas. Gli sorrise timidamente, senza sapere neanche il perché, e le girò quasi la testa quando constatò che lui la stava seguendo con lo sguardo.
Isabelle e Lucas sono diversi e incompleti. Hanno aspettato tanto e una volta insieme potranno ricongiungere le loro metà mancanti.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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12 settembre 2013, Spring Street

A thousand kisses under the stars

“Ripetimi di nuovo perché sono qui.” Si lamentò per, forse, la centesima volta in cinque minuti, Isabelle.

“Perché Lucas ti ha invitata alla festa sulla spiaggia e il tuo guardaroba non contiene niente che possa essere usato per questa occasione.” Le ripeté Emma, con voce cantilenante.

“Tu a cosa avevi pensato?”

“Beh, innanzi tutto ci vuole un costume. Ne hai uno decente?”

Isabelle scosse il capo, rammentando che l’unico costume da bagno che le stesse fosse rimasto a Cleveland.

“Bene, quindi ci serve un bikini e un vestito” la afferrò per un braccio e la trascinò nel camerino, mentre Isabelle sbuffava irritata, completamente contraria all’idea di passare le due ore successive a fare da manichino ad Emma.
 
**
Dire che Isabelle si sentisse terribilmente in imbarazzo con quel mini abito indosso era riduttivo, in realtà aveva voglia di scappare a gambe levate mentre raggiungeva l’area della spiaggia in cui era stata allestita la festa, gli occhi della maggior parte delle ragazze fissi su di lei, invidiosi e derisori. Cercò di calarsi ulteriormente il vestito ma, ad ogni passo, esso risaliva di nuovo. Emma l’aveva abbandonata un’ora prima per andarsi a preparare e adesso lei si ritrovava da sola a camminare in mezzo a gente sconosciuta –o appena intravista a scuola- senza sapere dove dirigersi. Cavolo, avrebbe dovuto fare conoscenza con qualcuno. Tuttavia la sua ancora di salvezza arrivò proprio in quell’istante, dietro di lei.

“Temevo non venissi.” Lucas era l’incarnazione della tentazione in persona, con i capelli mori scompigliati, gli occhi azzurri splendenti di chissà quale emozione, i primi tre bottoni della camicia aperti, i jeans stretti e le vans scure. Sì, era proprio la tentazione. 

“Perché?” gli chiese, dopo un istante di esitazione. Isabelle era l’incarnazione della bellezza, con i capelli raccolti in una treccia laterale, gli occhi verd’azzurri luminosi, le labbra più rosse del solito, il vestito bianco e le gambe scoperte.

“Perché non ci siamo visti durante la settimana.”

“Beh, io c’ero. Eri tu a mancare.”

Rise. “Touché. Sono stato fuori.” Anche la ragazza aveva avuto lo stesso timore, andando avanti con i giorni e notando la sua continua assenza. Non era neanche sicura che si sarebbe presentato alla festa.

“Una vacanza?”

“Una specie.” E la mezza risposta che diede le fece capire che volesse chiudere l’argomento. Si grattò la nuca, per un attimo leggermente confuso, e poi le si avvicinò, per farsi sentire al di sopra della musica alzata al massimo “ti va di ballare?”

Isabelle annuì, nonostante il ballo non fosse proprio una delle cose che amasse fare, ma non ebbe tempo per riflette su questo piccolo particolare perché Lucas, inaspettatamente, la prese per mano e la condusse al centro della pista, riparandola da chi, ad inizio serata, era già ubriaco fradicio. E la gente continuava a parlare e a creare fandonie e pettegolezzi alla vista di Lucas Williams mano nella mano con la nuova arrivata, di cui nessuno sapeva niente, se non che, in pochissimi giorni, fosse riuscita a conquistare il ragazzo più ambito del liceo, che d’interesse particolare per qualcuna non ne aveva mai mostrato. E che invece, adesso, a due settimane dall’inizio della scuola, non riusciva a far altro che guardare sempre Isabelle Logan. La portò al centro della pista e immediatamente l’adrenalina li invase e cominciarono a muoversi a tempo, ancheggiando e saltando, stretti tra duecento corpi sudati, legati ognuno agli occhi chiari dell’altro, come sempre. E l’eccitazione che si respirava non poté graziarli, tanto che anche loro cominciarono a mettersi più in mostra, Isabelle con il cuore che batteva all’impazzata e un sorriso gigante sul suo volto, Lucas con la sua altezza torreggiante, un’erezione che stava nascendo e un senso di pace che da tempo non sentiva. Inutile dire che il merito fosse di Belle. Si strinsero maggiormente, accostando i bacini che sfregavano fra di loro, mentre Lucas la prendeva per la vita e Isabelle gli cingeva il collo con le braccia e nascondeva il viso in esso per respirare il suo profumo… il migliore che avesse mai sentito. La musica fu un continuo crescendo e i due ragazzi ballarono per un tempo indefinito, estranei a tutto ciò che li circondasse, restii di una settimana impegnativa e pronti per una notte di puro divertimento e, sicuramente, cambiamenti. Isabelle non si accorse nemmeno dell’arrivo di Emma e la rossa non glielo fece nemmeno notare, sicura di rompere il magnetismo appena creatosi sennò.

“Balli così con tutte le ragazze che conosci appena?” gli chiese, un po’ affaticata e accaldata da tutti quei passi di danza.

“In realtà non l’ho mai fatto, questa è la prima volta.”

“E questo dovrebbe spingermi a sentirmi lusingata?”

“Ovviamente. Non accade tutti i giorni.”

“E come mai questa cosa sta accadendo proprio con me?” sondò il terreno, curiosa e preoccupata dalla risposta che Lucas le avrebbe potuto dare.

“Perché penso che ne valga la pena.” Belle avrebbe voluto che continuasse, che le spiegasse il significato di quella risposta vaga e troppo generica, voleva che le confidasse i suoi pensieri e le motivazioni del perché avesse scelto di conoscere proprio lei, che si era sempre sentita un po’ troppo diversa dalle altre. Ma Lucas abbandonò i suoi fianchi e la prese nuovamente per mano, allontanandola –così come l’aveva portata- dalla calca. Era un’emozione strana quella s’impossessava di Belle quanto toccava Lucas, non riusciva a spiegarsela o a darle un significato, nonostante il fatto che tutto ciò fosse avvenuto solo un numero ristrettissimo di volte. Tutto ciò che riusciva a dire era che lui le trasmetteva tranquillità, magari attraverso la sua statura che riusciva a farla sentire al sicuro, o attraverso i suoi modi di fare sempre seri e un po’ misteriosi.                                                                                                                       
Allontanarsi dalla pista le permise di prendere un po’ d’aria e di guardarsi intorno ma non riuscì ad identificare la maggior parte dei volti presenti, un po’ per le scarse conoscenze, un po’ per la testa in subbuglio e per le dita ancora saldamente intrecciate a quelle di lui. Non ne voleva proprio sapere di mollare la presa.

“Vuoi qualcosa da bere?” domandò, giocando con l’estremità della sua treccia.

“Sì, quello che prendi tu.”

Annuì. “Okay, aspettami qua.” Isabelle lo guardò allontanarsi, con la mano improvvisamente infreddolita, e si morse un labbro davanti alle sue spalle larghe e il busto stretto, il fisico da nuotatore. A Cleveland non aveva mai incontrato qualcuno bello come lui o anche minimamente interessante, non che lei fosse Megan Fox in carne ed ossa, ma nella sua vecchia scuola i ragazzi erano tutti degli idioti, malati di sesso ed egoisti, dediti agli sport violenti e a passatempi poco raccomandabili. Ovviamente parlare in generale sarebbe stata una carognata da parte sua, poiché certa che l’idiozia non si fosse impossessata di proprio tutto il genere maschile ma i numerosi soggetti che le si erano presentati, nel corso dei tre anni precedenti, erano finiti col fare un buco nell’acqua ed essere etichettati come “pericolo sopravvivenza umana.” Di bravi ragazzi non aveva mai avuto il piacere di conoscerne, aveva sempre creduto che si nascondessero e che non volessero dare nell’occhio, perché il detto era risaputo: in natura vince il più forte. E Belle forte non lo era mai stata, non ci era nata e non lo era diventata col tempo: era stata costretta a crescere velocemente, con i continui trasferimenti di sua madre, le abitudini diverse da imparare, le amicizie mancate, i ricordi non troppo allegri. Si poteva quasi dire che avesse condotto una vita di solitudine fino alla settimana prima e aver trovato Emma l’aveva stupita all’inizio, poiché si considerava incapace di avere amicizie e di legare con qualcuno, ma la presenza della rossa diventava ogni giorno sempre più importante. Sperava solo di non dover andare via nuovamente perché, in caso, questa sarebbe stata la volta buona per soffrire davvero e il dolore era una prospettiva aberrante ai suoi occhi. Isabelle voleva solo un po’ di amore, quello che sua madre le aveva dato con fin troppa premura ma che non aveva mai ricevuto da un fratello, amico o fidanzato; voleva qualcuno che l’abbracciasse nelle giornate di pioggia perché aveva una gran paura dei temporali, qualcuno che le tenesse compagnia nelle giornata noiose, qualcuno che potesse dipendere da lei. Isabelle aveva tanto bisogno di calore, perché non ne aveva mai ricevuto e, a dirla tutta, aveva fatto in modo di non riceverne più da quando l’unico punto fermo della sua vita l’aveva lasciata all’età di otto anni.

Un urlo la ridestò e immediatamente si chiese dove fosse finito Lucas, ormai sparito da un bel po’ di tempo. Si guardò in giro numerose volte prima di intravederlo accanto al banco degli alcolici in compagnia di… Jacquiline. Lei era vicina –troppo vicina- e con un mano gli accarezzava i capelli scuri, mentre sporgeva il seno in avanti per metterlo in risalto e Lucas non faceva niente per allontanarla o fermarla. Quando lui si girò nella sua direzione era troppo tardi perché Belle era già corsa via, verso la parte opposta. Correre sulla sabbia si rivelò un’impresa straziante ma non poté farne a meno: era troppo arrabbiata, e gelosa, e doveva assolutamente scappare. Sentì dei passi veloci dietro di lei e poi venne afferrata e girata, Lucas in prima visuale.

“Non so cos’hai visto, ma non è successo assolutamente niente!”

“Oh non dirlo! Io so cos’ho visto. Ho visto lei e ho visto te. Vicini. E sai cosa? Non so neanche perché me la sto prendendo così tanto! Noi due…”

Lucas la baciò, tacendola, stordendola. Le circondò il viso con le mani morbide mentre la sua bocca sfiorava gentile la sua, come se temesse di farle male, in un minimo contatto. E Isabelle si sentì mancare al punto che dovette aggrapparsi alle sue spalle per non cadere. Non aveva esperienza, non sapeva cosa fare e seguì l’istinto quando sentì la lingua di Lucas spingere per farle aprire le labbra. Il bacio divenne più profondo, disperato, accanito mentre le lingue si attorcigliavo e si muovevano in una danza frenetica e instabile, duellando e lambendo, in un unico intreccio di sentimenti che ancora non avevano un nome ben preciso ma che stavano già cominciando a delinearsi. Lucas se la spinse contro il petto, allietato dall’idea di essere riuscito a baciarla, la cosa che desiderava ormai da due settimane. Ma Belle pensò che fosse durato troppo poco quando lui si staccò con le mani incrociate poco sopra il suo sedere.

“Noi due cosa?” le sussurrò

“Noi due non siamo niente.” Rispose, ancora stordita da quel cumulo di passione sperimentata per la prima volta.

Non avrebbe potuto desiderare un primo bacio migliore.

Lucas sorrise e si sedette sulla sabbia, trascinando Isabelle sulle sue gambe piegate. La ragazza lo assecondò carezzandogli le guance accaldate e scombinandogli i capelli.

“Voglio conoscerti” proferì lui, stringendola “voglio sapere chi è Isabelle Logan. E voglio che lei sia mia.”

“Isabelle vuole conoscere Lucas, solo Lucas.”

“Quindi non siamo ancora niente?”

Belle rise e si avvicinò un po’ di più, annuendo.

“In questo caso… mi piacerebbe proprio essere il tuo niente.” E la ribaciò di nuovo, con più passione di prima, come se fosse la cosa che desiderasse fare di più al mondo, senza se e senza ma. Con Isabelle si sentiva se stesso senza parlare, niente forzature o domande inopportune, perché Belle non aveva intenzione di mettergli fretta, anche se le cose da chiedergli erano tante, e sarebbe stata disposta ad aspettare che lui si confidasse con lei, per primo. Rimasero stesi sulla sabbia per ore a guardare il cielo scuro contornato di stelle farsi sempre più chiaro, fino a quando il sole non fece il suo timido ingresso alle sei del mattino; la voglia di dormire era andata a farsi fottere verso le tre, quando Belle aveva provato inutilmente a chiedere gli occhi, accucciata accanto a Lucas, ma il finale era stato ben diverso da quello previsto e molto più piacevole.

“Rimarrei così per ore.” Gli occhi di Lucas sembravano ancora più rilucenti grazie alla luce dell’alba e non smettevano di scrutare quelli di Isabelle, stretta fra le sue braccia, con la speranza di assorbire un po’ del suo calore.

“Mmm”

“Questo significa ‘oh lo penso anche io’?”

“Può darsi.” Borbottò, leggermente assonnata.

“Dovremmo tornare a casa.” Lanciò un’occhiata alle sue spalle, mentre gli ultimi superstiti della festa correvano verso le loro auto, un po’ brilli, ma ancora elettrizzati per la nottata.

“Tutti si saranno chiesti dove siamo finiti.” Rispose, allungando la mano dietro la nuca di Lucas per avvicinarlo a sé, mentre le loro labbra si incrociavano per la millesima volta in quella notte che era stato il primo passo verso un qualcosa da costruire e preservare.

“Non. Importa.” Mugugnò Lucas fra un bacio ed un altro.

E più i minuti passavano, più Isabelle si rendeva conto di perdere pian piano la testa per lui, irrimediabilmente. E se perdere la testa per lui significava farsi trafiggere dagli sguardi di tutta la scuola, di sopportare i suoi cambiamenti d’umore e le sue risposte vaghe… lei era più che disposta a farlo. Ma l’avrebbe pensata allo stesso modo quando sarebbe venuta a conoscenza del segreto che Lucas cercava in tutti i modi di nascondere? 

***
Il capitolo number three è arrivato e con esso il bacio. All'inizio pensavo fosse un po' prematuro metterlo già nel terzo ma mi è sembrato l'unico sbocco per mandare avanti la scena. Vi chiedo scusa per gli errori ma non l'ho riletto perchè devo scappare. Lo farò dopo. 
Al prossimo aggiornamento, 

kisses. 



 
  
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