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Autore: BlackPaperMoon    20/10/2013    0 recensioni
Sasame Fuuma, un personaggio poco importante nella storia di Naruto, viene completamente rivalutato in una storia tutta nuova dedicata a lei in cui si intrecciano coraggio, ammirazione, romanticismo e paura. Il tutto ovviamente decorato da vari colpi di scena. Una storia inedita, in cui ai personaggi normali ne vengono aggiunti alcuni a cui non è stata data importanza. Sasame farà ritorno al villaggio, dove rincontrerà Naruto, e da li prenderà via tutta la storia. Farà una serie di incontri che l'aiuteranno a crescere sia come persona che come Ninja e a comprendere i valori importanti della vita, conoscendo anche sentimenti nuovi, come l'amore.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Angolo dell'autrice:
Salve!^^ Perdonatemi se ci ho messo molto a pubblicare il nuovo capitolo, è che ultimamente ho motlo da fare >< Vorrei dedicare più tempo alla scrittura, ma purtroppo non posso. Maledetta scuola T.T 
In ogni caso spero che questo capitolo vi piaccia!^^
Fatemi sapere se è di vostro gradimento, buona lettura a tutti! 




Lui fu il mio passo avanti.

Il sole era già alto nel cielo e fece capolino dalla finestra illuminandomi il viso. Aprii lentamente gli occhi, per poi richiuderli immediatamente, accecata da tale bagliore. Mi portai le mani al viso stropicciandomi delicatamente gli occhi: era mattina. Mi alzai dal letto lentamente, con aria al quanto assonnata, dirigendomi verso la finestra con i capelli piuttosto disordinati. Ma non ci feci caso più di tanto: ero a casa mia no? Mi affacciai alla finestra aprendo gli occhi e fissando il paesaggio, mentre una leggera brezza mi accarezzava il viso e i miei occhi si coloravano di verde. Ricordavo vagamente ciò che era successo la notte prima: quell’uomo misterioso, Shisui Uchiha. Avevo la sua immagine impressa nella mente. Soprattutto l’istante in cui mi aveva sorriso… Quell’uomo era riuscito a infondermi sicurezza, nonostante io fossi sempre stata un po’ diffidente per proteggere la mia enorme ingenuità. Ricordo anche di aver rivissuto i miei ricordi, uno per uno, in uno stato di semi-coscienza  e di averglieli raccontati spontaneamente, come se la bocca parlasse da sola. ‘Dopo devo aver perso i sensi.. Perché i ricordi si fanno più confusi…’ Pensai tra me e me portandomi una mano al mento. ‘Chissà magari è stato tutto frutto della mia immaginazione e tutto questo l’ho solo sognato…’ formulo questa riflessione, ma con poca convinzione dato che tutto ieri notte sembrava  così dannatamente reale. Abbandonai per cui quest’ultima  teoria e scossi la testa. ‘Non intendo soffermarmi a pensare a questo, non adesso almeno. È giunta l’ora di fare una delle mie passeggiate nel bosco!’ dissi a voce alta precipitandomi immediatamente in bagno. Pr prima cosa, ovviamente, mi sistemai i capelli, poi mi tolsi il pigiama per  vestirmi normalmente subito dopo. La mia solita felpa lilla leggermente tagliata dietro, quella che mi rifiutavo categoricamente di riparare, e i miei pantaloni verde militare che si intonavano coi miei occhi quando permettevo ai caldi raggi del sole di penetrare nelle mie iridi e fargli cambiare colore. Infine, allacciai i sandali beige e mi precipitai giù dalle scale frettolosamente, stando però attenta a non inciampare.  Entrai in cucina e aprì la credenza afferrando subito dopo un pezzo di pane. Mi incamminai verso il portone di bambù mangiando a piccoli morsi la mia colazione.  Uscì in cortile scendendo la scalinata sopra la quale si ergeva la casa di bambù, dimezzata dall’attacco di Kagero Fuuma.  Arrivata alla fine della scalinata, mi sorse un dubbio. [Avrò chiuso la porta di casa?] Pensai fra me e me. Mi voltai un attimo di riflesso, guardando verso il portone che pareva chiuso. [Ma si, tanto faccio due passi e torno. Chi vuoi che passi di qui..] in quello stesso istante, non appena quel pensiero mi attraversò la mente, qualcosa mi saltò addosso. Arrivò correndo a grande velocità alla mia sinistra, per poi saltare atterrarmi. Finì a terra girata di lato. Pensando fosse un attacco nemico, mi voltai a pancia in su infilando velocemente la mano nel borsellino posizionato vicino alla natica sinistra afferrando il manico di un kunai, pronta a estrarlo per difendermi. Finché quel ‘qualcosa’ non mi leccò interamente la guancia con la sua grande lingua.
‘Ma cosa cavolo…?!’
Affermai in tono confuso per poi sgranare gli occhi e vederlo. Un grosso cagnolone bianco dalle orecchie marroncine stava comodamente seduto sul mio ventre e mi fissava, con la lingua di fuori e l’aria che pareva vagamente divertita.
 ‘E tu che ci fai qui?! Da dove spunti fuori?!’
Chiesi rivolgendomi al cane per poi scoppiare a ridere.
‘AKAMARU MA CHE FAI?!’
Si sentì urlare da dietro. Mi sporsi a sinistra, avendo quell’enorme cane seduto sul mio stomaco non potevo vedere chi avesse parlato. Una figura si stava avvicinando velocemente.
‘Un ragazzo…’
Sussurrai appena.
Il cane drizzò le orecchie marroncine e ,all’udire quella voce, iniziò a scodinzolare.
‘E’ il tuo padrone vero?’
Chiesi sorridendo.
Subito dopo, sentii i passi del ragazzo fermarsi esattamente davanti al cane che gli dava le spalle, seduto sopra di me.
‘Ti prego di perdonarlo! Non so che gli sia saltato in mente! Akamaru… Vuoi scendere di li per favore?!’
 Affermò con voce un po’ stridula e leggermente scocciata. Il cane si tolse da sopra di me abbassando le orecchie e io cacciai un sospiro di sollievo, per poi alzarmi in piedi.  Mi ripulii velocemente i vestiti dalla polvere e alzai lo sguardo verso il ragazzo. Fu allora che riuscì a vederlo chiaramente: Un ragazzo alto, dai capelli castani e corti incorniciati dal coprifronte della foglia, sulle guance aveva dipinti dei triangoli rossi al contrario, i canini leggermente aguzzi e gli occhi scuri con la pupilla di poco  allungata che parevano  quelli di un lupo. Quest’ultimo particolare attirò la mia attenzione e mi soffermai più sui suoi occhi che sul resto del corpo.
-Che carino però..-
Pensai tra me e me poggiando le mani lungo i fianchi. Lui mi fissò per un attimo intontito, poi scosse la testa:
‘Chi sei? Non mi pare di averti mai vista…’
Domandò continuando a fissarmi e sbattendo ripetutamente gli occhi, come fa chi non crede a ciò che vede e pensa sia tutto frutto di un sogno.  Sorrisi di riflesso.
‘Sono arrivata da poco, nemmeno io ti ho mai visto… Sei un amico di Naruto?’
Parve piacevolmente sorpreso dal fatto che io conoscessi il biondino, ma nonostante questo annuì rimanendo in silenzio. Se era amico di Naruto potevo certamente fidarmi. Così, tesi poi la mano verso di lui continuando a sorridere.
‘Mi chiamo Sasame Fuuma, sono una Kunoichi ancora inesperta. Mi sono trasferita a Konoha da poco con l’intento di migliorare le mie capacità di ninja.’  
Mi presentai al moretto di Konoha  un po’ sfacciatamente, lo ammetto, ma che ci posso fare se adoro fare amicizia? Soprattutto coi ragazzi carini! L’unico che mi mette a disagio però è Naruto e… Ormai sappiamo tutti perché. Anche se io arrossisco per un nonnulla  in generale… Se qualcuno mi fa un complimento, dice cose imbarazzanti o si comporta in modo strano con me, le mie gote si colorano automaticamente di rosso. Ma quel ragazzo aveva un nonsoché… Mi ispirava. Appariva così solare e impacciato. L’aria che emanava mi trasmetteva voglia di conoscerlo.
‘Io sono Kiba Inuzuka, del Clan Inuzaka.’
‘Mai sentito.’
Affermai in tono scherzoso.
‘C-come mai sentito?!  Il mio Clan è conosciuto da tutti per l'uso dei cani nel combattimento! Andiamo, non hai mai visto una persona con un marchio rosso sugli zigomi che raffigura due zanne, occhi animaleschi e grandi canini, proprio come i miei?!’
Mi rispose quasi esasperato indicandosi.
‘Scherzavo, ovvio che ne ho sentito parlare! Arashi era molto informato e mi parlava spesso dei vari Clan che c’erano a Konoha, più o meno li conosco tutti.’
Ammisi.
‘Piuttosto.. Sarò poco informato io, ma non mi sembra di conoscere il tuo Clan. Fuuma, Fuuma… Non ricordo di averlo mai sentito.’
Abbassai il capo a quelle parole, accennando un sorrisetto. Il Clan Fuuma… Fino a che punto potevo definirlo il mio Clan?
‘Ecco vedi… E’ complicato da spiegare…’
Cominciai a dire, grattandomi la nuca e guardando il terreno. Ci fu un minuto di silenzio mentre pensavo alle parole da usare per spiegare a Kiba la mia situazione. Lui teneva gli occhi puntati su di me, attendendo una risposta.
‘Il Clan Fuuma è un clan di ninja che vivono nel Paese delle Risaie. Alcuni dei suoi membri più potenti erano stati ingannati da Orochimaru, che aveva promesso di ristabilire il loro clan, e furono usati come cavie per i suoi esperimenti. Tra di loro c’era mio cugino Arashi, che abbandonò il nostro Clan convinto che Orochimaru lo riportasse all’antico splendore. Cosa che purtroppo, lui non fece mai.’
Sospirai sonoramente, per poi continuare.
‘Ma vedi, la mia situazione è un po’ diversa. Io non sono sicura di far parte del Clan Fuuma. Devi sapere che….’
Raccontai a Kiba la mia storia e tutto ciò che avevo passato, dall’inizio alla fine. Gli raccontai tutto ciò che avevo detto involontariamente a Shisui la sera prima, sogno o non. E lui ascoltò ogni parola che dissi, talvolta prendendo anche parte al discorso. Era interessato, voleva sapere. Glielo leggevo negli occhi. Sentivo che mi potevo fidare di lui, mi ispirava fiducia. Involontariamente, iniziai a volerli anche bene in quell’istante, forse.
‘Caspita, Sasame… La tua è una storia piuttosto triste…’
Affermò non appena ebbi finito di parlare.
‘Lo è sempre stata… Ma spero che ora che sono qui a Konoha le cose vadano diversamente…’
Alzai lo sguardo verso il cielo, lasciando che la luce del sole colorasse le mie iridi di verde. Le mie erano parole piene di speranza, poiché desideravo davvero con tutta me stessa che la mia vita avesse una svolta. Era stato il mio modo di cambiare pagina creando un’ondata di rivoluzione. E in cuor mio sentivo di aver fatto la scelta giusta.
‘Piuttosto.. Parlami meglio di te, Kiba.’
Feci cadere lo sguardo vitreo verso di lui, abbandonando i miei pensieri. Ero piuttosto curiosa di sapere.
‘Non c’è molto da dire, Sasame… Sono un membro del Inuzuka, il mio fedele compagno è Akamaru che tu stessa hai avuto il piacere di conoscere visto che ti è saltato addosso!’
Affermò quest’ultima frase in tono di rimprovero voltandosi verso il suo cagnolino, che abbassò le orecchie marroncine con fare dispiaciuto. Sospirò poi sonoramente, voltandosi nuovamente verso di me e ricominciò a parlare:
‘Mi piace stare all’aria aperta e confrontarmi con gli altri. Sono impulsivo e piuttosto esagitato.  Inoltre, nonostante faccia tanto il duro, sono una persona molto sensibile e molto vicina ai miei compagni di squadra, forse anche troppo se consideriamo certi aspetti… Come avrei già potuto notare, ho ottimo rapporto con Akamaru, tanto da considerarlo il mio migliore amico. Lo proteggerei ad ogni costo, arriverei persino a sacrificare la propria vita. L’altra cosa a cui tengo parecchio sono i miei amici, specialmente Shino e Hinata…’
Fece una breve pausa quando nominò quella ragazza. Il viso le divenne immediatamente paonazzo, sapeva che lo stavo fissando. In quell’istante, senza bisogno di parole, compresi tutto. Era talmente evidente… Ma mi pareva troppo presto per prendermi questa confidenza con Kiba da domandargli apertamente ce ciò che avevo supposto era vero, dopotutto c’eravamo appena conosciuti e tra di noi non c’era alcun tipo di confidenza.
‘…C-credo sia tutto. Non c’è altro da dire.’
Aggiunse infine incrociando le braccia al petto e grattandosi la nuca con un certo imbarazzo.
‘Capisco.’
Affermai sghignazzando sotto i baffi.
‘Senti, Kiba…’
Mi sedetti al suo fianco, osservando il cielo: era ormai tarda sera.
‘Shisui Uchiha… è vivo?’
‘Perché questa domanda?’
Si sedette anche lui, incrociando le gambe a terra.
‘Perché.. Ieri sera ho incontrato un uomo. Diceva di chiamarsi Shisui Uchiha e di non essere in realtà mai morto, mi ha spiegato varie cose. Però non sono sicura di averlo incontrato sul serio, penso piuttosto che sia stato un sogno visto che a un certo punto il ricordo diventa sfuocato e non riesco a ricordare cosa succede dopo. Volevo essere sicura di averlo sognato o meno…’
‘Shisui è vivo.’
Rimasi di sasso. Allora non l’avevo sognato!
‘Si è presentato dall’Hokage qualche settimana fa e ha spiegato quanto è accaduto. Ha detto anche di voler tornare in carica presso Konoha per aiutarci contro l’uomo che ultimamente sta minacciando il villaggio.’
Il mio pensiero passò prima su Shisui, poi verso l’uomo che avevo incontrato nel bosco. Che fosse lui la minaccia?
‘Chi è che ha preso di mira Konoha?’
‘Più che Konoha, Naruto. Non penso tu lo conosca, si chiama Pain.’
‘C-Che vuole quell’uomo da Naruto?!’
Non riuscii a trattenermi dal dire. Kiba mi fissò in modo perplesso, non si aspettava questa mia reazione.
‘Ma come, non  lo sai? Naruto è la forza portante della Volpe a Nove Code. Chiunque vorrebbe impossessarsi della sua forza!’
Sussultai, spalancando la bocca e perdendo lo sguardo nel vuoto. Mi portai una mano alla bocca, non riuscivo a crederci. Sapevo che l’ultima forza portante stava nel Paese del Fuoco, ma non immaginavo minimamente che si trattasse di Naruto. Cacciai indietro le lacrime. Io che mi lamentavo della mio passato fatto di dolore, non mi ero mai resa conto che una persona così cara e vicina a me avesse sofferto molto di più di quanto l’avessi fatto io. Mi morsi il labbro nervosamente, stringendo i pugni.
‘Non lo sapevi..?’
Mi domandò Kiba visibilmente dispiaciuto. Scossi più volte la testa e pronunciai un ‘no’ secco. Mi accorsi di tremolare un poco per il nervoso e il moretto pareva essersene accorto.
‘Sasame…’
Voltò completamente il corpo verso di me.
‘Tieni molto a Naruto, vero?’
Annuii, senza riuscire a proferire parola e fissando le mie ginocchia, che avevo abbracciate al petto. Lui fece un sorrisetto malinconico.
‘Mi ricordi Hinata…’
Sussurrò poi. Avvertii tutta tristezza di quelle parole. Fu in quell’istante che compresi che la mia supposizione era giusta. Forse io e Kiba ci trovavamo esattamente sulla stessa barca, forse eravamo più simili di quanto credessimo. Sentivo di volerlo aiutare, di dargli conforto, di voler essere qualcosa per lui.
‘Kiba… Io…’
Mi azzardai a dire. Ma lui mi interruppe immediatamente:
‘Sasame, prima hai detto che speri che le cose a Konoha siano diverse rispetto alla tua vita passata. Beh.. Ecco io.. Ti prometto che cercherò di fare in modo che le cosa vadano diversamente per te, ora.’
Spalancai gli occhi. Le sue parole mi sorpresero enormemente, mi lasciarono di stucco. Ma, allo stesso tempo, mi fece piacere sentirle, mi riempirono il cuore di gioia. Lo abbracciai spontaneamente, stringendolo a me, e appoggiando il mento sulla sua spalla.
‘Grazie, Kiba-kun.’
Sussurrai al suo orecchio. Avvertii il suo viso avvampare improvvisamente.
‘O-ora si che mi ricordi Hinata… Figurati, sarà un piacere.’
Mi rispose. Rimanemmo abbracciati per qualche minuto e devo ammettere che fu davvero piacevole. Sentivo di aver trovato qualcuno su cui poter contare e ne ero immensamente felice. Io e Kiba parlammo di tante altre cose in seguito, finché non si fece notte e non venne per entrambi il momento di tornare a casa. Ci salutammo con un enorme sorriso sulle labbra, davanti alla scalinata su cui si ergeva la casetta di bambù. Accarezzai Akamaru un’altra volta, prima che Kiba ci salisse in groppa.
‘Domani vieni al villaggio?’
Domandò.
‘Ma certo, scendo sempre a Konoha la mattina. E poi ho intenzione di incontrare di nuovo Shisui.’
-E anche Naruto.-
Pensai fra me.
‘Allora potremo incontrarci in giro!’
‘Contaci!’
Risposi con una certa esuberanza.
‘Non vedo l’ora! Ci vediamo, Sasame!’
Affermò poi, voltando Akamaru e iniziando ad andare nella direzione opposta alla mia.
‘A presto!’
-Sarà ora che anche io torni a casa…-
Pensai voltandomi verso la scalinata, una volta che Kiba fu sparito dal mio campo visivo. Feci per fare il primo scalino, quando qualcosa mi toccò la spalla. Mi voltai immediatamente di scatto e persi l’equilibrio, cadendo seduta sul gradino. Alzai poi lo sguardo portandomi una mano tra i capelli e lo vidi: Occhi violacei incorniciati a cerchi concentrici, i vari piercing sul viso, i capelli rossi appunta sotto la quale era legato il copri fronte del Villaggio della Pioggia, con sopra il simbolo un profondo solco: voleva dire ‘traditore’. Il suo lungo mantello nero vibrava sotto il venticello leggero di quella notte, sentivo il suo sguardo freddo puntato sui miei occhi, spalancati per la paura. Il mio corpo tremava sotto quello sguardo: era lui. Era l’uomo che avevo incontrato nel bosco la notte del mio ritorno a casa. Mi sentivo come un coniglio in trappola, davanti al suo predatore.
-Corri. Scappa. Rifugiati in casa.-
Fu il mio primo pensiero.
Ma l’uomo, improvvisamente, tese la mano verso il mio corpo, che giaceva seduto su quel gradino freddo, tremante.
‘Vieni con me.’
Pronunciò poi, tenendo ancora il suo sguardo di ghiaccio incollato sui miei occhi spaventati. lu'unica cosa a brillare nel buio di quella notte, erano i suoi freddi e spaventosi occhi.





 
  
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