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Autore: Jasmine_W    20/10/2013    1 recensioni
Mi butto sul divano, come dopo una giornata intensa di lavoro e mi rannicchio su me stessa, per godermi la scena, Liam si siede proprio vicino a me, mettendo un braccio attorno alle mie spalle e stringendomi forte a se, proprio come un tempo, solamente che prima le domande erano:’ Dirai a Harry che hai una cotta per lui?’ ora era:’ Dirai a Harry che ha un figlio?’
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Selena
 
S: Ho paura Liam.
Dissi abbracciandolo, mentre ripensavo a tutto ciò che mia madre aveva fatto a me e mia sorella.
Le mani adosso, le urla, il dolore eppure Jasmine sembrava essersene dimenticata.
 
Flash back
S: Lasciami perfavore
Conitnuavo a urlare dimenandomi, il dolore continuava a sentirsi.
Era ubriaca, come sempre, ma non era una cosa tollerabile, non più dato che il controllo in lei era
sempre di meno.
G: Zitta, troia.
Urlava mentre continuava a sbattermi contro il muro. ero piena di lividi, quei lividi che cercavo disperatamente
di coprire ogni mattina, prima di uscire di casa.
 
Una lacrima percorre il mio viso, paura avevo davvero paura. Liam continuava a tenermi stretta a sè, era l'unico modo che aveva per rassicurarmi, anche se impossibile, ma era comunque qualcosa di più efficace rispetto alle parole, che in momenti come quello, sarebbero servite ancora meno.
Non volevo che mia madre osasse solamente toccare Joele. Jasmine non avrebbe dovuto portare suo nipote così lontano, senza che io ne fossi al corrente, ma sopratutto, portarlo dall'ultima persona che avrei voluto conoscesse.
Era colei che ci aveva sempre fatto stare male. Poteva essere cambiata adesso, magari non faceva più uso di alcool, ma a me non importava, aveva reso quel periodo della mia vita qualcosa di detestabile, qualcosa che continuava a far male, giorno dopo giorno, qualcosa che sarebbe rimasta impressa nella mia mente, in qualunque caso.
Era orribile pensare mio figlio vicino a quella donna. Volevo solo andarlo a riprendere.
 
L: Piccola, chiama Jas, fatti passare Joele, credo sia la cosa migliore.
Ero in grado di sentire nel suo tono di voce, lo stesso terrore che avevo io. Probabilmente aveva ragione, l'avrei chiamata, senza dubbio, ma prima volevo solamente mettermi in viaggio per andare in Svizzera, volevo mio figlio accanto a me in quel momento, più di qualsiasi altra cosa al mondo.
S: Prendi le chiavi della macchina, voglio andare a prenderlo, ora.
Affermai con la voce che mi tremava e le lacrime agli occhi, mi guardò per un'istante, capì che qualsiasi cosa avesse detto non sarebbe servita a niente, prese le chiavi della macchina e uscimmo di casa.
Chiusi la porta alle mie spalle, mentre prendevo il cellulare per chiamare mia sorella.
Il telefono continuava a squillare e quei pochi secondi, sembravano eternità.
 
Jas: Pronto?
S: Dov'è Joele?
Jas: è qui con me e la mamma, tranquilla Sel è tutto ok.
come potevo stare tranquilla sapendo che mio figlio era in mano a una persona del genere, una persona che poteva cambiare umore da un momento all'altro e compiere azioni del quale non era consapevole e in più, come potevo stare tranquilla, se mia sorella, come se niente fosse, pur sapendo ciò che volevo, si era comportata come se il mio parere non contasse nulla.
S: Passamelo, ora.
J: Hei, mamma.
Sentire la sua voce, mi fece star bene per un'istante. Sembrava tranquillo e io non dovevo fargli sentire la mia ansia, anche se difficile.
S: Ciao amore. Va tutto bene?
J:Si, stiamo giocando con la nonna.
Con la nonna? L'aveva conosciuto solo da pochi minuti, non si era mai presentata per conoscerlo, mai una chiamata o un solo messaggio e si era presentata come 'la nonna', a stento riuscivo a crederci.
S: Passami la zia.
Jas: Sel..
Disse tranquilla, come se quello che aveva fatto, fosse la cosa più normale del mondo. Probabilmente lo sarebbe stata, se solo le cose in passato fossero andate diversamente.
S: Non so come tu abbia potuto, sapevi benissimo che non volevo che conoscesse mio figlio.
Dissi marcando la parola:' mio', per poi continuare:
s: Mettiti in viaggio, adesso. Riportami Joele. Ti veniamo incontro.
 
Harry:
 
Vidi Zayn al quanto preoccupato, non riuscivo a capire cosa avesse, ma Selena non stava bene, ero in grado di capirlo dalla sua voce, quella voce che mi era mancata per tanto, troppo tempo.
Appoggia il telefono sul tavolo e si siede, senza osar dire una sola parola.
Sapevo benissimo il rapporto che aveva con la madre e solo il fatto che c'entrasse lei, mi preoccupava, ma credo che ciò che stava succedendo era qualcosa di molto più grave. Jasmine aveva portato in Svizzera qualcuno insieme a lei, qualcuno per cui Sel, era in pensiero, ma chi?
 
H: Mi dici cos'è successo?
Domandai, ero in ansia quanto lui, amavo sua sorella più di qualsiasi altra cosa al mondo e nonostante, tutti quegli anni passati così lontani, ho sempre pensato che io e lei siamo una cosa sola. Quando lei sta male, sto male anch'io.
Z: Non ho capito bene, ma c'entra la madre, ed è quello che mi fa preoccupare.
Affermò senza nemmeno guardarmi negli occhi. Mentiva e io lo sapevo bene, era il mio migliore amico e lo conoscevo, anche fin troppo. Balle, solo balle, ma ancora non riuscivo a capirne il motivo. C'era qualcosa o meglio qualcuno nella vita di Selena di cui io non ero a conoscenza?
 
Selena
 
J: Mammina!
Urlò venendomi incontro. Mi era mancato così tanto, anche se erano passate solo poche ore, quelle ore che a me sembravano un'eternità.
Solo adesso che lo guardo venire verso di me posso tirare un sospiro di sollievo.
S: Hei amore, mi sei mancato tanto, sai?
Dissi, cercando di rimandare indietro le lacrime.
L: Non vieni a salutare lo zio?
Aggiunse Liam. Era preoccupato quanto me. Avevamo passato l'intero viaggio senza dire una parola, ma era comprensibile in situazioni come questa.
 
S:Non so come tu abbia potuto.
Non volevo nemmeno sentire la sua risposta. Mi voltai e andai verso la macchina.
Lei diceva qualcosa, probabilmente cercava di scusarsi o di trovare un buon motivo per far apparire me, quella in torto, ma in quel momento, poco mi importava. Joele era con me, ed era tutto ciò che desideravo in quel momento.

Cinque giorni dopo:
 
L; Piccola, dobbiamo andare.
Ha Joele tra le braccia, che si è addormentato subito dopo aver fatto la doccia, ma non volevo svegliarlo, doveva dormire, almeno lui che poteva, anche io desideravo fortemente poter essere al suo posto.
S; Arrivo Payne.
Il cuore sembrava battere all’impazzata, al solo pensiero di rivedere Styles, dopo così tanti anni, ma ancora non sapevo come dirgli di quella peste che Liam teneva tra le braccia, la cosa più bella che Harry potesse regalarmi. Mi guardo  per l’ultima volta allo specchio, sperando di essere quella ragazza che Harry aveva sempre visto, questa volta erano cambiate un bel po’ di cose, ma comunque ero sempre io, Sel. Adesso era mamma, si, ma questo di certo non voleva dire che ero cambiata. Che poi ripensandoci in questo momento sarei una semplice ragazzina, che pensa solamente alle storie d’amore, se tali si potevano definire, alle nuove collezioni di vestiti e allo smalto messo perfettamente nelle unghie, invece adesso ero una ragazza madre, con una situazione realmente complicata, anche se sono io ad averla creata.
L; Sel, dai. Siamo in ritardo.
S; Arrivo scusa.
Sono pronta, o almeno per quanto riguarda l’aspetto estetico, perché se devo pensare a tutto ciò che sto andando incontro, non sono pronta per niente.
Chiudo la porta alle mie spalle, dando un ultima occhiata alla casa, che probabilmente, non avrei rivisto per chissà quanto tempo.
Una chiamata interrompe i miei pensieri:
L; Pronto?
Si, sono qui con lei, stiamo andando all’aeroporto.
Un attimo.
Mi porge il telefono, non dandomi come sempre, risposte su chi fosse.
S; Pronto?
x: Hey, Wood. Sono io, Niall mi ha detto che stai tornando in Inghilterra.
Ecco che il cuore sembra fermarsi un attimo, anche solo per un istante, un’ istante che sembrava quasi durare un’eternità. Ecco, che riprende a battere, ma questa volta più forte, poi le farfalle nello stomaco e tutto ciò solamente a sentire la sua voce.
S; St-Styles, sembra quasi strano, sentire la tua voce.
H; Ma dai, ahah. Dimmi, come mai rientri in Inghilterra?
Dio, non posso dirglielo adesso, al telefono, devo solamente fingermi tranquilla e mentire, o almeno in parte.
S; Ecco, mi mancavate un po’ tutti, ma soprattutto devo parlare con te.
H; Riguardo?
S; Ci sentiamo, devo andare. Ne parliamo, dopo.
Chiudo la chiamata, senza dare altre spiegazioni. Non volevo altre domande, alle quale molto probabilmente non avrei saputo rispondere. Sorrido, finalmente avevo sentito la sua voce, non posso negare che mi è mancato particolarmente in questi tre anni, ma adesso non stavo andando in Inghilterra per me, ma solamente per mio figlio, per nostro figlio, come deciso.
  
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