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Autore: Beatrix    21/10/2013    3 recensioni
[Dal capitolo 2]
- Noi esistiamo anche per questo.
Gli occhi chiari e arrossati di Maxime, incontrarono quelli tristi di James.
- Non privarci di questa cosa, Shepard… Tu ci hai dato ciò che nessuno poteva darci: la speranza. Lasciaci ricambiare anche solo per un momento ciò che tu ogni giorno fai per noi, te ne prego… Dacci solo questa piccola possibilità - aggiunse, mentre lei nascondeva il viso nuovamente tra le ginocchia e stringeva forte la sua mano, in un gesto di assenso, sconfitta da tutto e tutti.

Il mio primo ingresso nella sezione di Mass Effect, che seguo ormai da un annetto: principalmente è una missing moments, con le dovute eccezioni. Ambientata esclusivamente in Mass Effect 3, tratta come tema principale la romance con Thane, sullo sfondo generale della guerra intergalattica e la preparazione ad essa... Ma in un modo un po' diverso. Personaggi principali: James, Steve e Shepard.
Hope you like it. ;)
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Comandante Shepard Donna, Thane Krios
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 – Hangar d’attracco D24.



Osservava le navi passare, con i gomiti appoggiati al davanzale: il suo riflesso appariva flebile nella spessa vetrata rinforzata, mentre il suo respiro l’appannava sensibilmente.

Le mani gelide, le dita intrecciate tra loro, lo sguardo che fin troppo presto aveva perso il bersaglio ed ora era fisso su un’inferiata in lontananza, spento. Quasi vacuo. Le nocche sbiancavano ad intervalli più o meno regolari, le unghie incidevano quasi la carne, mentre sia la sua psiche che il suo cuore erano davvero ad un passo dal cedere.

Steve era appena giunto in corsa sfrenata, al corridoio che portava al molo d’attracco della Normandy. Si era catapultato fuori dall’ascensore, quasi prendendo a spallate le porte: non gli era piaciuto quello sguardo, anche se capiva benissimo lo stato d’animo. Ma quello sguardo non doveva appartenerle.

Non al Comandante Shepard, non in quel preciso frangente. Non quando hai una galassia da salvare e stai camminando bendata su di una fune, sospesa su un ipotetico Gran Canyon. Aveva scosso la testa, poco dopo che lei si era diretta verso l’ascensore che collegava l’Huerta Memorial Hospital al resto della Cittadella.

Aveva scosso la testa, spaventato. Preoccupato.

Shepard aveva abbandonato il gruppo, riunitosi poco prima nello stretto corridoio che portava alla degenza. Giustamente, era entrata solo lei in quella maledetta stanza – quella prossima alla camera ove settimane prima aveva vegliato sul Maggiore Alenko, praticamente devastato – tra il mutismo dell’equipaggio. Nessuno aveva osato proferir parola, né alla sua entrata, né alla sua uscita.

Non c’erano cose da dire. Qualsiasi cosa sarebbe risultata inutile e fuori luogo. Era una di quelle situazioni in cui potevi stare fermo a pensare senza riuscire a spiccicar parola, oppure la tua mente avrebbe viaggiato a velocità così elevata che avresti potuto vomitar fuori una miriade di concetti, ma non adatti.

Nella prima situazione stazionavano rispettivamente Garrus e Liara. Quest’ultima aveva la mano premuta sulla bocca, la schiena parzialmente rivolta all’entrata della camera, la mano sinistra stretta in quella rispettiva del Turian. Gli occhi chiusi, bagnati da una lacrima che non era riuscita a trattenere.

Nella seconda situazione stazionava James.

Un veloce sguardo spento, privo di emozioni – distrutta nel corpo e nello spirito – si era diretta verso l’uscita, le labbra serrate in un mutismo assoluto, disorientata – quasi il suo corpo si muovesse per inerzia. Un Geth sarebbe stato più espressivo e fu questo pensiero a mettere in moto le gambe di Cortez, veloci, passo dopo passo.

James gli aveva urlato qualcosa, che lui non ascoltò, limitandosi a liquidare il tutto con un braccio teso verso di loro e uno sguardo duro.


Era convinto che si fosse diretta alla Normandy, nel suo appartamento, ma un fugace sguardo l’aveva scoperta in quel particolare posto, sulla destra della struttura. Nel vederla laggiù, gli si strinse il cuore e le sue gambe tremarono per quell’istante esatto da farlo appoggiare al pilastro immediatamente accanto al suo passaggio.

Riprese un’andatura stabile e misurò il passo: era silenzioso come un gatto, quando voleva.

-Shepard… - aveva sussurrato, lasciando quasi morir l’ultima parte del suo cognome, in una nota dolce.

Il Comandante non gli aveva rivolto lo sguardo: continuava ad osservare un punto fisso non meglio definito al di là della vetrata, distaccata dal mondo esterno. Non aveva tradito nessun sussulto quando la sua voce le era giunta all’orecchio.

Cortez la osservò come se fosse un fantasma, le spalle che si abbassarono maggiormente, assumendo una posizione ancor più di resa. Era una situazione difficile, terrificante.
Ma era una situazione che lui stesso aveva sopportato duramente, aveva provato sulla sua pelle e che stava metabolizzando pian piano – sebbene una cosa del genere la si impara a gestire nell’arco di anni e anni – solo grazie a lei.

Maxime era riuscita a farlo aprire, era riuscita a far sbocciare tutto il suo sconforto. Non che fosse difficile farlo, Cortez era sì una persona riservata ma sapeva molto bene che in quel determinato frangente aveva un estremo bisogno di aiuto. James – persona più vicina all’essere il suo migliore amico – aveva tentato con i piedi di piombo, mille volte, a farlo sfogare, ma mai nessuno aveva saputo toccare il suo cuore come il suo Comandante.

Perché con una semplicità disarmante, l’aveva preso, più e più volte, inaspettatamente. Passo dopo passo, con una giusta faccia tosta – ma che mai cadeva nell’inopportuno – era riuscita a farlo parlare e sfogare. Si era trovato a pensare molte volte al come realmente ci fosse riuscita, ma con Shepard era così: non potevi dirle di no, non potevi negarle qualcosa. A pelle si erano trovati subito, complice anche una leggera adulazione reciproca.

E Shepard adorava i suoi piloti. Steve sapeva che il primo posto nel suo cuore era occupato da Joker – anche perché quell’uomo era un mostro ai comandi – ma aveva avuto modo di notare con quale sguardo lasciava ogni volta la Kodiak: uno sguardo di apprensione. E quello brillante di orgoglio, quando lui riusciva a fare cose assurde con quella scatola di sardine che si trovava sotto ai loro sederi.


Non vedendola voltare, si avvicinò di qualche passo, fino a raggiungerla. Era pronto a maledirsi fino in fondo per il gesto che stava per fare, era pronto anche a prendersi uno strattone e qualche insulto. Allungò la mano, appoggiandola leggermente sulla sua spalla destra, stringendo poi piano, ma con franchezza.
Al tocco Maxime si raddrizzò con lentezza, lasciando che la sua mano scivolasse un po’ più indietro, prima che la raggiungesse, intrecciando le dita con le sue.

Sussultò, sorpreso, ma stette in silenzio, ricambiando quella stretta. La sentì tremare per un istante. Una visione fugace attraversò la sua mente, la visione di un palloncino ad elio in balia di un uragano forza cinque.

- Non funziona, Esteban - esordì lei a bassa voce, gli occhi sempre fissi in un punto a caso nel panorama della Cittadella. Rimase un attimo interdetto, al sentire quelle parole.
-Non funziona cosa? - replicò qualche secondo dopo, mal celando un istante di smarrimento.

Shepard si girò a guardarlo, rivelando uno sguardo lucido e disperato. Stringeva la mascella con forza.
- Quello - e indicò le navi che sfrecciavano innanzi a loro - Quest’andirivieni mi rende isterica. Non funziona con me - aggiunse voltandosi e lasciando la presa. Un singhiozzo la scosse come un terremoto scuote un palazzo di dieci piani.

- Shepard, non- ribatté al volo, colmando la distanza, ma lei lo spinse via, portandosi le mani al viso per poi farle scivolare verso i suoi capelli corvini. Un sospiro che assomigliava ad un rantolo, le dita che andarono a stringere le corte ciocche del ciuffo nero, quasi a volerle strappare.

- Non doveva morire così - ringhiò tra i denti, tirando con decisione perché il dolore fisico superasse quello che da dentro la stava dilaniando.
- NON DOVEVA MORIRE COSI’! - urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, con le lacrime che eruppero dagli occhi serrati e gli incisivi che penetravano nel labbro per la disperazione, fino a che due mani la presero con forza e la tirarono a sé, strattonandola per evitare che si autoinfliggesse dolore gratuito e privo di senso.

Due occhi color dell’oceano la stavano guardando con dolore e con una vena di rimprovero. Poteva supporre che Shepard fosse sempre stata destata in qualche modo quando si ritrovava in crisi, ma non poteva pretendere di fare determinate cose che non erano per nulla nel suo carattere. E anche perché quella figura disperata innanzi a lui era il suo Comandante.
Una strigliata in quel frangente avrebbe solo contribuito a farla cadere – e Steve capiva seriamente che Maxime si trovava ad un passo dal baratro. Di questo lui ne era fermamente convinto, ed era ciò che lo terrorizzava maggiormente.

Non si può essere forte per sempre. Anche le rocce prima o poi si crepano e una crepa, ora, era oltremodo evidente. Oltre al piccolo dettaglio che l’intera galassia contava su di lei e che solo parte dell’equipaggio della Normandy aveva afferrato il concetto che era fatta di carne ed ossa come tutti – checché ne dicessero gli impianti che Cerberus le aveva installato quando si era preoccupato di riportarla in vita e rilanciarla in quell’inferno che la Via Lattea era diventata, senza chiedere il suo parere.

Prima l’artigliere Williams, poi Mordin, ed ora Thane.
Thane.
E la sua, di morte. Ancora si domandava come fosse possibile che Shepard non fosse ancora impazzita, imbracciando un fucile e iniziando a sparare a caso, seminando terrore e morte sulla Normandy.


- Lo so… - le disse, abbassandole con forza le braccia, stendendole lungo i fianchi.
- Lo so -ribadì, avvolgendola in un abbraccio sincero, spingendole con forza la fronte contro la sua clavicola. Chiuse gli occhi, amareggiato e arrabbiato, mente per quell’istante Shepard cercò di articolare qualcosa, qualcosa che fu poi coperto dai singhiozzi, mentre sentiva le sue lacrime scivolare sul suo collo e le mani del Comandante andavano a stringere convulsamente il tessuto della sua divisa.

- Andiamo - sentenziò, trascinandola via e sorreggendola, mentre lei si imprimeva una mano sul viso per vergogna e il dolore, incapace di fermare le lacrime e i fremiti.

- James, raggiungimi sulla Normandy - concluse, abbassando la mano dall’auricolare, prima che le porte dell’ascensore si chiudessero.





Meanwhile, in Beatrix's Headquarter...
Buonasera, signore belle! (e signori, qualora ve ne fossero, ma non ho dati disponibili a riguardo!)
Eccomi qui, alla stregua di un porcino appena spuntato dopo la pioggia primaverile - in ritardo sulla tabella di marcia, per carità - con il mio ingresso nella sezione. Ebbene sì, prima fanfiction su Mass Effect e prima fanfiction dopo una lunga, interminabile, pausa durata qualche annetto. :) Ho trovato il tempo necessario di finire questa storia, ma soprattutto ho trovato il coraggio di pubblicarla. Grazie anche a qualcuna di voi, che ringrazio sentitamente per l'incoraggiamento - e anche velate minacce fisiche, aggiungo. xD
Questa sarà una fanfiction terribilmente... Depressa. Quindi preparate il coltellaccio da macellaio per tagliare l'atmosfera, oltre che una buona dose di xanax, perché non voglio nessuno sulla coscienza. :p Corbellerie a parte, diciamo che è una beta. Beta nel senso che il mio intento era quello di fare il mio ingresso con una trilogia dedicata alla mia coppia preferita, la Shakarian, tuttavia per impegni e mancanza di tempo, ho preferito iniziare da questa: al di là che Thane sia uno dei miei personaggi prediletti (siamo in fissa a livello Expert, visto che ci ho chiamato il gatto con il suo nome xD), ho colto al volo quest'opportunità per mettere nero su bianco la mia reazione a determinati avvenimenti presenti in Mass Effect 3.
In più, vi è il desiderio di vedere protagonisti personaggi di norma lasciati un po' in ombra, come James e Steve, i quali col tempo e le innumerevoli partite a Mass Effect, si sono guadagnati un posto speciale nel mio cuore - oltre che il posto fisso in squadra, per quanto riguarda il primo. :) Adoro leggere di loro, ma sono sempre troppo poche le storie che li vedono come protagonisti...
Vi libero del mio ciarlare alla stregua di una cicala, lasciandovi un paio di informazioni sulla mia Shepard (che è quella dell'avatar, per intenderci):

Maxime Shepard
Ricognitore
Terrestre (Cuba)
Eroe di Guerra
Paragade


   
 
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