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Autore: smarties89    21/10/2013    6 recensioni
Durante una delle solite visite in ospedale dopo i problemi al cuore, Slash incontra una donna, Lyla. Tra i due si instaurerà subito un legame forte, fatto di fisicità e disperazione.
Ma Lyla nasconde un segreto: forse non sarà fortunata come il chitarrista e non riuscirà a cambiare il suo destino.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Matt Sorum, Nuovo personaggio, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando quella mattina Lyla aprì gli occhi, la prima cosa che fece fu lanciare uno sguardo al calendario che teneva, da vera masochista, accanto al letto.

Sette mesi.

Sette mesi mancavano nel suo conto alla rovescia.

Ne erano quindi passati due da quando aveva ricevuto la fatidica notizia e, nonostante le visite di controllo settimanale, nulla era cambiato: il cuore non si era trovato e l’ottimismo iniziale del medico scemava ogni giorno di più. A lei ovviamente non lo aveva detto in maniera esplicita, ma Lyla conosceva ormai le espressioni dei medici, dato che ne visitava da tutta la vita. L’unica nota positiva era che non c’era stato peggioramento, le aveva detto, facendola quasi scoppiare a ridere per l’assurdità di quella frase: come poteva andare peggio di così?

Si alzò, decisa a farsi una doccia per scacciare via i brutti pensieri e anche quel maledetto profumo di Slash che le era rimasto addosso dalla sera precedente: lui era stato da lei, infatti. Avevano ordinato cinese e iniziato a guardare un film, che ovviamente non avevano finito dato che si ero saltati addosso come due adolescenti in preda agli ormoni.

Le cose tra loro andavano…bene, se così si poteva definire. Continuavano a vedersi quasi tutti i giorni, o a casa sua o in quella di Slash, l’aveva invitata a sentire altre prove di quel gruppo che tentava di formarsi ma che non riusciva a trovare un cantante, ed una sera avevano persino mangiato al Canter’s con Marc e sua moglie.

Ovviamente non era stata una cosa programmata: l’avevano incastrata. Ma, una volta finita la cena, Lyla aveva sottolineato per bene al suo amante che non sarebbe stata quella cena a renderli una coppia vera e propria.

Slash, dall’alto della sua convinzione sul non innamorarsi, l’aveva tranquillizzata.

Quando chiuse l’acqua per uscire dalla doccia, i brutti pensieri erano stati sostituiti da quello di quanto fosse entusiasmante il sesso con il chitarrista: era ogni volta una novità e, a causa della foga, una sera le era persino venuta la tachicardia e una mezza crisi respiratoria. La spacciò per asma e, con le sue pillole grosse come proiettili, si riprese senza che fosse necessaria una bella gita al pronto soccorso.

Slash se l’era bevuta, o aveva fatto finta di farlo, e non erano più tornati nel discorso.

Lyla si stava preparando il caffè quando sentì il cellulare emettere un suono. Proprio vero che quando parli del diavolo spuntano le corna: Slash le aveva appena mandato un sms. ‘Ciao bimba. Ti va di fare colazione insieme? Ci vediamo tra mezz’ora allo Starbucks sulla trentaquattresima.’

Lyla alzò gli occhi al cielo leggendo quello stupido soprannome, anche se ormai ci aveva fatto l’abitudine: aveva un nome, perché non era in grado di usarlo?!

‘Ok, a dopo. E comunque ho un nome!’

Decise di non smentirsi mai lanciandogli una bella frecciatina e, spenta la caffettiera, mise la giacca ed uscì di casa verso la fermata della metropolitana.

C’era tantissima gente quella mattina: in effetti era ora di punta e lei non era abituata ad uscire di casa così presto. Quel maledetto chitarrista le stava anche facendo cambiare abitudini…male, davvero molto male.

Arrivò un po’ in anticipo alla caffetteria, ma lui era già lì e, suo malgrado, si ritrovò a sorridere come una sciocca.

 

“Buongiorno, bellissima.” Le disse Slash, calcando sul nomignolo.

 

“Buongiorno, rockstar.”

 

“A me piace che mi si chiami rockstar!”

 

“Sei un montato, lo sai?” gli disse, aprendo la porta del locale.

 

Slash le rispose con una linguaccia, mentre si accomodavano a un tavolino e si nascondevano dietro al menù.

Ordinarono la colazione e ripresero a chiacchierare del più e del meno.

Slash aveva preso qualcosa come due muffin, una ciambella e un cupcake, ma lo stomaco era sigillato: non aveva chiesto a Lyla di fare colazione così, senza un motivo.

La sera precedente, dopo essersene andato da casa della donna, aveva trovato un messaggio in segreteria: era Izzy Stradlin, il suo vecchio collega, che lo invitava alla sua festa dei quarant’anni. Si era stupito non poco sentendo quell’invito: l’amico era sempre stato molto riservato e non immaginava che organizzasse una festa di compleanno in grande stile.

Nel messaggio aveva specificato che sarebbe stata una festa riservata, nella sua casa a Lafayette, senza giornalisti o gente fuori dal loro giro; in ogni caso, si cagava addosso. E per un motivo ben preciso: Axl Rose.

Sospettava che ci sarebbe stato anche lui a questa festa di compleanno e ciò gli metteva non poca agitazione; avrebbe dovuto rifiutare, ma…aveva subito mandato un sms a Izzy confermandogli la presenza sua e della sua accompagnatrice.

Ed era proprio per quello che aveva accettato: Lyla.

Le voleva chiedere se lo avrebbe accompagnato a questa festa perché era certo che, anche ci fosse stato Axl, sarebbe stato più semplice con lei al suo fianco.

Peccato che aveva realizzato solamente dopo che Lyla non era il tipo da quelle feste, né tanto meno che voleva ufficializzare la loro relazione. Contando che relazione, poi, era davvero una parola grossa.

Senza aver ascoltato una sola parola di quello che la donna gli stava dicendo, deglutì rumorosamente e lanciò la bomba.

 

“Lyla, ti ho chiesto di vederci stamattina per un motivo preciso.”

 

L’aveva interrotta, ma nemmeno se ne era accorto. E lei decise di non farglielo notare, vedendo il suo viso così teso e preoccupato.

 

“E’ successo qualcosa?”

 

“No…cioè sì. Ieri sera, quando sono arrivato a casa, ho trovato un messaggio in segreteria del mio amico Izzy Stradlin. Ricordi, il mio chitarrista nei Guns ‘N Roses.”

 

Lyla annuì: dato che lei non era mai stata molto patita o esperta di musica, Slash le aveva fatto un corso accelerato. Partendo dalla sua vecchia band, ovviamente.

 

“Mi ha invitato alla sua festa di compleanno, questo sabato. Io ho accettato senza riflettere sul fatto che ci sarà anche Axl…” non era propriamente vero, ma non poteva certo confessare che aveva dato per scontata la sua presenza. “E, siccome avrò bisogno di supporto morale e psicologico, ti volevo chiedere se ti andava di accompagnarmi.”

 

Lyla sbarrò gli occhi leggermente, senza dire nulla. Quella proprio non se l’aspettava: la loro non era una vera relazione, e se lo erano sempre detti.

 

“Slash, non so se è il caso…”

 

“Non lo sto facendo per…ufficializzare qualcosa. Ti presenterei come un’amica e non ti sfiorerei con un dito per tutta la sera. Però da solo non ce la posso fare e ho bisogno di qualcuno che mi stia vicino.”

 

Lyla sospirò e si passò le mani sul viso. “Non posso.”

 

“Ma perché? Ti ho detto che non è un’uscita di coppia. Saremmo solo due amici.”

 

“E pensi che i presenti se la berrebbero? Pensi che la stampa non pubblicherebbe subito fotografie su tutte le riviste?”

 

“Non ci sarà la stampa. Izzy non è il tipo. Ha detto che sarà una cosa molto semplice, con qualche amico del nostro giro e basta.”

 

“Oh, dio! Perché hai pensato a me? Non hai qualche altra amica o amante che non vede l’ora di finire su giornaletti di gossip?”

 

“Ti ho già detto che nessuno finirà su nessun giornale di gossip. E comunque no…amiche non ne ho, a parte le mogli dei miei amici. E amanti…al momento ho solo te.”

 

“Tu non eri contro la monogamia?”

 

“Sì, ma…” avrebbe voluto dirle che lei gli bastava, che il sesso con lei era talmente incredibile che non sentiva il bisogno di altre donne, che lei era talmente incredibile da non aver bisogno di altro. Ma mandò giù tutto, ancora, perché altrimenti non l’avrebbe mai accompagnato alla festa…e magari nemmeno più voluto vedere. “Col gruppo a mezzo e la ricerca di un cantante, un’amante mi basta e mi avanza.”

 

Si stampò sul viso un sorriso da grand’uomo che parve funzionare, dato che Lyla rilassò le spalle, irrigiditesi improvvisamente a quel ‘sì, ma’.

Sospirò e lo guardò negli occhi, quei due occhi neri che l’avevano convinta in troppe occasioni a fare cose che non la convincevano. Ma non gli disse di sì, quella volta. Doveva pensarci bene.

 

“Senti, devo rifletterci, ok? Dammi un po’ di tempo.”

 

“Quello che vuoi. Grazie…”

 

“Non ringraziarmi, non ti ho ancora detto di sì.”

 

“Grazie per averlo almeno preso in considerazione.”

 

“Devo andare al lavoro.” Disse Lyla dopo qualche istante di silenzio. “Ci vediamo domani, ok?”

 

“Stasera no?”

 

“No, stasera no.” Tagliò corto lei, posando una banconota sul tavolino e andandosene senza nemmeno salutarlo.

  
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