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Autore: Layla    21/10/2013    1 recensioni
“Vattene via, Hao!
Non voglio più avere a che fare con te!”
Per tutta risposta mi bacia con passione.
“Vuoi che me ne vada?”
“S-sì!”
Mi ribacia di nuovo e questa volta è quasi certo che cederò.
“Vuoi che me ne vada?”
“No.”
Lui sorride, ha vinto anche questa volta.
Anche questa volta la preda è sua, inizia di nuovo a baciarmi e presto i nostri vestiti sono sul tatami.
Mi porta in camera mia e mi adagia sul futon e poi ci sono i nostri respiri, ansiti e gemiti mischiati.

{MathildaxHao. MathildaxNuovo personaggio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hao Asakura, Nuovo personaggio, Trio Hanagumi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1) Gli occhi del serpente.

Ci sono persone che entrano come meteore nella tua vita.
Un attimo prima non le conoscevi, poi la mano crudele del destino ti spinge inesorabilmente verso di loro, a rischio di bruciarti e perdere te stessa.
Hao Asakura è una di queste persone.
Non ci vuole molto a capire che lui sia speciale, emana un’aura do potere – carisma – che è impossibile ignorare. Con i suoi lunghi capelli castani, gli occhi profondi color cioccolato, i vestiti eleganti e le uniche note di stravaganza costituite da un poncho e da orecchini vistosi è un tizio che non si dimentica.
Solitamente la gente quando incrocia il suo sguardo ne rimane affascinata e lo ascolterebbe parlare per ore, esattamente com’è successo a me.
Mi chiamo Mathilda Matisse e sono una strega inglese, le ragazze di qui guardano con invidia i miei capelli arancio e i miei occhi viola, ma nel mio paese non sono poi così strani.
Ci sono tante persone pel di carota, ma poche streghe.
Quando sono morti i miei sono dovuta scappare dal mio villaggio perché – pur essendo in pieno ventesimo secolo – la gente aveva ancora paura di quelle come me.
È dispostissima a festeggiarle per Halloween, ma non devono essere nella loro comunità, portano male.
Mi raccolse un’ altra strega, era vecchia e perciò iniziai a considerarla come una nonna. Fu lei a insegnarmi tutto quello che sapeva e che so e fu la prima a capire che in una secolare famiglia di streghe come la mia era nata una sciamana.
Non sapeva cosa fare, così si limitò a insegnarmi quello che sapeva sulle pozioni e sulla magia in generale, mi voleva molto bene, ma le persone se ne vanno sempre. A volte per loro volontà, a volte perché il Grande Spirito le reclama e nessuno può dirgli di no.
Morì che ero molto giovane e fu in quel momento che arrivò lui e mi portò via da quello sconosciuto villaggio inglese verso le foreste del Giappone. Fu lui a dirmi cosa ero e dirmi come utilizzare il mio potere, fu lui a donarmi la zucca intagliata – Jack – che poi sarebbe diventata il contenitore del mio furyoku. Fu lui a donarmi una nuova vita in cui sapevo con precisione cos’ero e in cui non mi sentivo una rinnegata.
Fu lì che trovai quelle che sono le mie compagne di team, le mie sorelle: Kanna e Marion.
Abbiamo iniziato a obbedire a Hao, soggiogate dal loro potere e a fare amicizia, tutte e tre avevamo storie simili.
Kanna è tedesca e ha lunghi capelli azzurri, un tatuaggio e una sigaretta perennemente tra le labbra; Marion è italiana, bionda e sempre priva di espressione. Lei non ride mai, non ce la fa, so che si esercita da sola in segreto; ma finora non l’allenamento non ha dato frutti.
In ogni caso, stasera non ho voglia di pensare a loro o a Hao, voglio solo bere pensando a come la mia vita sia costellata di perdite.
I miei, la mia nonnina, la mia vita, Hao…
Sono morta anche io in un’occasione e non è stato bello. A Hao serviva del furyoku e si prese la mia vita e quella delle mie amiche.
Eravamo state tradite un’altra volta e se non fosse stata per la moglie dello Shaman King, Anna Kyoyama, saremmo rimaste per sempre dei tristi spiriti vaganti.
Ci ha riportate in vita e ci ha detto di aspettare il suo segnale, quando sarebbe arrivato avremmo cominciato a lavorare nelle terme di Funbari.
Il segnale è arrivato e noi ci siamo messe a lavorare come cameriere, con la nostra divisa composta da un kimono arancio decorato di fiori nessuno direbbe che siamo state così infelici in passato.
Kanna si è raccolta i capelli in uno chignon da cui scappano molte ciocche e da qualche mese si vede con Ryu, il cuoco delle terme.
Mari ha iniziato a portare i suo codini bassi in modo che ricadessero sul kimono, è la mascotte del hotel e per ora so che si vede con Lyserg Diethel, ma non si sbilancia più di tanto.
Io invece sono sola.
“Un bicchiere di vodka, per favore.”
Chiedo alla cameriera al bancone che guarda con un misto di stupore e orrore il teschio che ho in testa e che copre il mio chignon.
“Subito.”
Poco dopo arriva con il bicchiere e io lo vuoto in un colpo solo.
Oggi mi sento davvero uno schifo, sola come non mai. Le altre stanno tentando di andare avanti, vogliono dimenticarsi di Hao e delle sue promesse, vogliono una vita normale e forse ci stanno riuscendo: Kanna e Ryu sono molto affiatati.
Io invece sto rimanendo indietro, vedo solo le loro schiene e non sono al loro fianco come al solito e la ragione è una sola: sento ancora il richiamo di Hao Asakura, nonostante tutto il male che ci ha fatto.
È orribile, a volte mi sveglio la notte per smettere di sentire la sua voce ammaliante nei miei sogni, non lavorerei mai più per lui, ma qualcosa mi attira verso di lui come la limatura di ferro è attratta dalle calamite.
È un qualcosa di viscerale a cui ho paura di dare un nome, forse perché mi sento quella che è stata più salvata da lui. Non è che sia una gara tra vite di merda, ma Kanna aveva i suoi amici di strada e Marion una famiglia che, pur considerandola strana e inquietante, comunque la cresceva.
Io ero sola, una foglia in balia del vento che non vedeva l’ora di trovare un posto in cui posarsi e che credeva di averlo trovato in Hao.
Mi sbagliavo, lui non era mio.
Ho deliberatamente ignorato la sua crudeltà, il suo usare gli altri come pedine, la facilità con cui si liberava degli elementi inutili.
Visto che per una volta la crudeltà non era rivolta verso di me ho provato un piacere sadico nel vedere gli altri soffrire per causa sua, non ho mai pensato – nemmeno per un attimo – che lui potesse essere così anche con noi.
Quando sono morta si è infranta in me un’intima certezza, qualcosa di così radicato che anche adesso sento un pezzo di cuore che manca.
Mi ero semplicemente affezionata alla persona più sbagliata del mondo.
Cinico, menefreghista, ammaliatore, Hao somiglia più a un serpente che a una persona.
“Un altro bicchiere di vodka per la signorina e uno per me.”
Il suo arrivo mi giunge talmente inaspettato che il bicchierino che ho in mano sfugge al controllo delle mie dita e si infrange per terra, seminando polvere scintillante.
“Hao.”
Cerco di dire il più freddamente possibile.
“Mathilda.”
Il suono della sua voce è dolce, morbido, qualcosa su cui è facile adagiarsi.
“Come mai da queste parti?
Pensavo che fossi tipo da posti più sofisticati.”
Lui ride divertito, io ho ritrovato la mia parlantina e un minimo di controllo della situazione.
“Sì, di solito mi piacciono altri posti, ma immergersi nel popolo a volte può essere un piacevole diversivo.”
Eccolo, lo stronzo cinico.
Non ho mai sentito un tizio essere così pieno di sé e sembrare seducente allo stesso tempo, è l’esatto contrario del suo gemello.
Yoh è una persona calma e gentile, soprattutto è molto umile. Se un estraneo vedesse come Anna conduce le terme e la famiglia potrebbe pensare che sia privo di spina dorsale, ma Yoh Asakura è molto forte. Così forte da sciogliere il cuore di Anna ed essere lo Shaman King che comanda tutti con un pugno di velluto.
Yoh è forza calma, Hao è fuoco distruttivo.
“Interessante, peccato che io non possa dire il contrario, non ho il piacere di frequentare la creme di Tokyo.”
“Potresti, in fondo hai lavorato per me e questo potrebbe aprirti molte porte.”
“Sì, suppongo di sì, ma non ho intenzione di farlo. Le porte possono richiudersi e lasciarti morire d’inedia in una stanza.”
“Non mi hai ancora perdonato per quel piccolo incidente.”
La vodka arriva e ne bevo un sorso.
“No, direi di no. È tutta una questione di prospettiva, sai Hao Asakura?
Quello che per te può essere piccolo per un’altra persona può essere molto importante.”
“Capisco. Sì, può essere.”
Vuoto il mio bicchiere e lo appoggio al bancone.
“Grazie per avermi offerto da bere e per la piacevole chiacchierata, se così si può definire, ma ora devo andare.
Domani devo alzarmi molto presto.”
Faccio per allontanarmi, ma lui mi afferra per un polso: la sua stretta è calda e piacevole.
Ho dei piccoli brividi lungo tutto il corpo, non posso essere innamorata di lui! Non  posso!
Il mio corpo dice il contrario, però e questo è un bel problema.
“Non puoi fare un’eccezione per un vecchio amico?”
Io lo guardo ironica.
Vecchio amico, è così che si definisce uno che ti ha preso la vita solo perché gli serviva?
“Ho qualche altra scelta?”
“C’è sempre un’altra scelta, ma direi che in questo caso faresti meglio a venire con me.”
“D’accordo.”
Usciamo insieme dal bar, l’aria è leggermente frizzante così rabbrividisco e lui mi  mette la sua giacca sulle spalle.
“Come siamo galanti, cosa ne pensa Tamao a riguardo?”
“Oh, è a casa a scrivere canzoni e a tenere a bada quei suoi due spiriti volgari, non credo che soffrirà se non saprà nulla, no?”
“Questo è mentire, ti è sempre venuto particolarmente bene.”
“E voi apprezzavate le mie bugie, vero?”
Io lascio cadere la sua domanda nella fresca aria autunnale e guardo le foglie cadere sui viali di Tokyo.
“Come ci si sente?”
Chiedo all’improvviso.
“A fare cosa?”
“A essere dei perdenti. A vedersi strappare all’ultimo secondo la vittoria proprio da una delle tue vittime, la vittima principale per essere precisi. Come ci si sente a sapere che non solo non hai assorbito Yoh, ma ti ha addirittura battuto?”
Questa volta è la mia domanda che si perde nel vento, per la prima sul suo volto si incrina il sorrisetto sarcastico per fare spazio a un’espressione quasi addolorata.
Sicuramente non gli fa piacere ricordare quei momenti, a nessuno piace perdere, soprattutto se ci si considera invincibili.
Un punto per me.
 

Casa mia è un piccolo appartamento vicino alle terme, un appartamento tradizionale – con tanto di tatami per terra – per cui pago un affitto basso.
Non so come siamo finiti qui io e Hao.
Abbiamo passeggiato un po’ per le vie della città, osservato le vita animata dei caffè, i ragazzini in skate, i gruppetti di punk e quelli che si divertivano con le macchine truccate.
Ci siamo scambiati impressioni e battute sulla nostra vecchia vita.
“Torneresti a lavorare per me?”
Mi ha chiesto a un certo punto.
“No, non lo farei per nessuna ragione al mondo.”
Deve essere stato a questo punto che lui ha deciso di venire al mio appartamento, qui l’elettricità che è corsa tra di noi per tutta la sera è diventata più forte.
Mi sento imprigionata in una tela di ragno e non mi piace per niente.
Odio me stessa che gli serve un the, impeccabile come ho imparato a esserlo sul lavoro.
Maledizione, così non va bene!
Quel ragazzo deve essere sbattuto fuori di qui!
“Non credo proprio che mi sbatterai fuori di qui Mathilda.”
Lo guardo sconvolta, mi ero dimenticata che lui è in grado di leggere nella mente altrui.
“Perché? Pensi che non sia capace?”
Lui si alza e mi prende entrambi i polsi, è troppo vicino.
“Perché tu non vuoi affatto che me ne vada, tu vuoi che io rimanga.”
“N-no!”
Nego poco convinta, facendolo ridere.
“Oh, sì che vuoi che rimanga!
Tutto il tuo corpo lo vuole e anche la tua mente!”
Io mi sento improvvisamente fragile e in balia di lui e del suo potere.
“Smetti di leggere nella mente della gente!
Anna Kyoyama ti ha insegnato come si chiude la mente, mettilo in pratica!”
Lui ride.
“Ah! Inizi a sentirti fragile!”
Le lacrime minacciano di scendere.
“Vattene via, Hao!
Non voglio più avere a che fare con te!”
Per tutta risposta mi bacia con passione.
“Vuoi che me ne vada?”
“S-sì!”
Mi ribacia di nuovo e questa volta è quasi certo che cederò.
“Vuoi che me ne vada?”
“No.”
Lui sorride, ha vinto anche questa volta.
Anche questa volta la preda è sua, inizia di nuovo a baciarmi e presto i nostri vestiti sono sul tatami.
Mi porta in camera mia e mi adagia sul futon e poi ci sono i nostri respiri, ansiti e gemiti mischiati.

 

La mattina dopo il posto sul futon accanto al mio è vuoto.
Non che aspettassi di trovarlo occupato, questo è il genere di cose che non prevedono un uomo al tuo fianco dopo che ti sei svegliata.
Mi faccio una doccia, faccio colazione e vado al lavoro.
Devo dimenticarmi dell’accaduto se voglio sopravvivere, altrimenti rischio di andare in para e non mi servirebbe a niente.
“Tutto bene, Mathilda?”
Mi chiede Kanna, notando la mia faccia sovrappensiero.
“Sì, ho solo dormito male questa notte. Niente di grave.”
“Ok, stanotte cerca di dormire.”
“Puoi giurarci!”
Ci mettiamo al lavoro e la giornata passa velocemente. Finito il nostro turno Yoh ci invita a cena, il che non è poi così insolito, in fondo a lui stiamo simpatiche, lui trova quasi tutti simpatici.
Anna brontola tutto il tempo, dicendo che la pensione potrebbe renderle di più anche se sappiamo tutti che non è vero. Lei brontola perché le piace farlo, non perché c’è un reale motivo.
“Dai, Anna. Abbiamo abbastanza soldi per farci una vacanza come si deve dopo Ferragosto. Magari in quell’isola tropicale che ti piace tanto.”
“Sei troppo conciliante, Yoh!”
Lui ride sotto i baffi e la lite è sedata.
Sta per essere servito il caffè quando si spalanca la porta sul retro ed entrano Tamao e Hao mano nella mano.
Il mio cuore finisce sotto i piedi, cosa ci fa qui con lei?
E poi perché sembrano così felici?
Ieri sera sembra non sia mai successa e a me sta venendo da vomitare.
“Ciao, Hao, Tamao!
È raro vedervi qui a quest’ora!”
Lei sorride.
“Sì, lo so che è un po’ tardi, ma dovevamo dirvelo.”
“Dirci cosa?”
Chiede spiccia Anna.
“Sono incinta, presto sarete zii di un bambino o di una bambina!”
Il mio volto diventa verde all’improvviso e scappo in bagno, lì posso vomitare in liberta e a maledirlo. Mi ha scopata sapendo che le cose con Tamao andavano bene.
Non ha avuto rispetto né di me né di lei!
Cosa potevo aspettarmi da lui?
Ha preso la mia vita e avrebbe preso anche quella di suo fratello se solo gli fosse andata bene.
Una volta ripresa torno in cucina, Tamao è radiosa e Hao sembra contento, stronzo.
“Non è una notizia meravigliosa, Mathilda?”
Mi chiede Anna.
“Sì, molto bella.
Complimenti e tanti auguri a entrambi.”
Rispondo con la voce più normale che riesco a produrre.
“Sapete già il sesso?”
Hao sorride a suo fratello.
“No, l’abbiamo scoperto solo ieri, è troppo presto per saperlo.”
Ieri, eh?
Prima scopre di diventare padre e poi si scopa me, che gran bastardo!
“Direi che per un’occasione come questa va tirato fuori lo champagne. Ne abbiamo una cassa in dispensa, Hao mi aiuti a cercarla?”
I due fratelli Asakura lasciano noi ragazze da sole, Anna e Tamao cominciano immediatamente a parlare. Si scambiano consigli e sensazioni, noi rimaniamo un po’ in disparte, non facciamo parte della famiglia e vogliamo lasciare loro la giusta privacy.
“Mathilda, stai bene?”
Kanna me lo domanda di nuovo, credo non le sia sfuggito il fatto che io sia scappata dopo la lieta notizia.
“No, ma non è il caso di parlarne qui. Te lo dirò quando saranno finiti i festeggiamenti.”
Lei annuisce e mi batte una mano sulla spalla.
Poco dopo arrivano Hao e Yoh con lo champagne e il neopapà riempie a tutti i bicchieri e brinda a suo figlio. Rispondono tutti al brindisi con allegria, tranne me.
Rimaniamo ancora un po’, poi finalmente riusciamo a toglierci da questa festa che non è la nostra e tiriamo tutte e tre un sospiro di sollievo.
Mari sparisce subito con Lyserg, Kanna invece mi segue a casa mia per cercare di capire cosa stia succedendo: in fondo è ancora la sorella maggiore del gruppo.
Arriviamo a casa mia e noto che la casa non è molto ordinata.
“Scusa il disordine, ma…”
Lei scuote la testa.
“Lascia perdere queste smancerie e arriva al dunque.”
“Ieri sono uscita a fare un giro e mi sono fermata in un chioschetto, volevo bere.”
“Poi cosa è successo?”
“È arrivato Hao, mi ha offerto da bere e abbiamo iniziato a parlare dei vecchi tempi.
Poi siamo usciti e abbiamo fatto una passeggiata.”
Lei annuisce.
“Poi siamo arrivati a casa mia e abbiamo fatto sesso.”
Concludo piatta.
“Che bastardo! Ma perché ci sei stata sapendo com’è?”
Io non alzo lo sguardo e rimango in silenzio, sento Kanna avvicinarsi e poi mi costringe a guardarla negli occhi.
“Tu ami Hao.”
Io non dico nulla, non la smentisco e non le dico che ha ragione.
“Povera te, soffrirai le pene dell’inferno, ma ti passerà prima o poi.”
“E se non passasse?”
“Passerà. È l’ultimo rigurgito del passato e prima o poi riuscirai a tornare a vivere nel presente e a trovare un ragazzo che ti piace. È Hao il bastardo, povera Tamao.”
Io non riesco a provare pietà per Tamao, non ancora almeno, Kanna mi prende le mani.
“Stagli lontano! Mi prometti che gli starai lontano?”
“Sì, te lo prometto.”
“Sul serio, Mathilda! Torna in Inghilterra, parlerò io con Anna.”
Io annuisco, prenotiamo insieme un volo per Londra che partirà tra due giorni, il giorno dopo parla ad Anna e poi mi aiuta a fare le valigie la sera prima della partenza.
“Starai bene anche là, hai bisogno di cambiare aria.”
Io annuisco, chiedendomi se sia la cosa giusta.
Il giorno della partenza mi sveglio molto presto, Mari e Kanna mi accompagnano all’aeroporto di Narita in silenzio. Non ci siamo mai separate fino ad ora.
“Tornerai presto?”
Mi chiede con voce tremante Mari.
“Non lo so, spero di sì.”
Kanna mi guarda seria.
“Prenditi tutto il tempo necessario, quel ragazzo non deve rientrare nella tua vita.”
“Lo so, arrivederci a presto ragazze.”
Mi avvio verso le partenze internazionali,  mi fa strano tornare verso la mia terra d’origine e quasi non ricordarmela.
Kanna ha ragione, devo dimenticarlo.
Una volta partito il mio aereo mi perdo a guardare le nuvole bianche che circondano il velivolo e mi sento leggera, qualcosa è appena scivolato dalla mia schiena.
Il fascino che Hao continuava a esercitare su di me è finito, ora mi sento davvero libera.
Ho messo il passato nel passato e ora mi concentro sul presente.
Addio, Giappone.
Addio, Hao.
Benvenuta, nuova vita.

 

   
 
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