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Autore: Hermione93    11/04/2008    9 recensioni
NaruHina.
Hinata è stata rapita e con la sua assenza Naruto decide di partire alla sua ricerca.
Ma se ci fosse un complotto dietro quel rapimento?
Ambientata in Naruto Shippuuden.
Prima fic siate buoni... bacioni, Ten
Genere: Romantico, Commedia, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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16° cap Nuovo Nindo

Dopo mesi di pausa oggi mi sono rimessa in moto.
Ringrazio infinitamente: Beckill, eringad, Killkenny, annasukasuperfan, BAbyDany94, Michan, Elfetta93, naruto kun 91 e  Topomouse per le loro recensioni al capitolo precedente.

Un saluto anche al mio amico Patrizio che se non era per lui non pubblicavo stasera.

Dedicato a tutti "I duri che hanno due cuori", uno buono per amare e l'altro guasto per odiare di più.
Riparate il secondo cuore e usate il primo per chi vi vuole bene.





Non mi arrenderò mai


16° cap 
nuovo nindo



Naruto e Kabuto correvano tra le grandi cime nella zona della foresta centrale, da ormai qualche ora e lo sguardo saettante di Kyuubi che si rispecchiava negli occhi vispi del ragazzo biondo, osservavano la situazione senza perder segni di cambiamento.

“Quando
cazzo si arriva eh?!” Ringhiò all’altro che non si voltò, avanzando come nulla fosse e rispondendo solo dopo.

“Siamo quasi arrivati Naruto-kun…”

“Bene…” Con un passo più potente spezzò un ramo per la troppa quantità di chakra sui suoi piedi e si ricompose diminuendo la potenza.

La velocità dei loro passi e l’aria strozzata che opprimeva i polmoni di Naruto erano impregnate da un veleno fibroso che stava diffondendo la tensione del momento con maggior intensità avvolgendo il cuore del giovane in una ragnatela robusta.
La tensione era alle stelle e Kabuto cercando di perder tempo aveva esposto Kyuubi più di una volta ai suoi tentativi di evasione usando anche un genjutsu credendo potesse ingannare la sua astuzia, peccato che gli occhi sangue non si erano fatti scappare i movimenti delle mani dell’altro e l’avevano bloccato afferrandolo per il collo.

Non aveva più provato a intralciargli la strada.
Tanto a quel punto il piano del suo padrone sarebbe stato ultimato in poco tempo.

E io ne ero consapevole… almeno per metà.

Nella cella sentivo freddo sulla superficie della pelle, come se fossi stata appoggiata e premuta su una lastra di vetro.
Ma a differenza dell’epidermide in quel momento col mio calore corporeo, avrei potuto confermare che dentro di me vi risiedeva un demone di Fuoco, dalle grandi ali che mi rinchiudevano senza lasciarmi via di fuga.

Il mio respiro era frettoloso e dopo la prima ora di attesa venne nella cella un ninja che mi si avvicinò con qualcosa sotto il braccio.
Alzai il volto con sforzo stando con la pancia a contatto col pavimento.
La sagoma scura faceva contrasto con la poca luce che vidi entrare dalle sbarre dietro di lui.

Genjutsu?

La osservai meglio come se in quel momento il mal di testa mi avesse permesso di fermare tutto e lasciandomi concentrare sui particolari.
Le sue forme erano lineari e fini, (avrei osato dire delicate), e mi accorsi che di certo non erano una figura maschile quella che si erigeva davanti a me.

Si chinò su di me poggiando i vestiti che aveva sotto il braccio a terra e un ginocchio davanti a se come appoggio.

“che spreco di tempo… si vede lontano un miglio che non resisterebbe mai, una bambolina fragile come te, qua dentro… e in più con un simile fardello addosso…”

La ragazza davanti a me mi squadrava schifata ma non potetti far nulla per contraccambiare le parole che una fitta mi colpì di nuovo il collo piegato fino a costringermi a tornare stesa.

“sei fortunata che il padrone abbia scelto te… chissà perché poi…”

Mi prese per un braccio tirandomi su di forza e facendomi sedere poi sul pavimento.
Tirò fuori un kunai e gemetti cercando di indietreggiare impaurita.
Lo avvicinò al collo e con uno strappò mi tolse i vestiti di dosso lasciandomi senza fiato.
Mi sentivo nuda sotto il suo sguardo e mi tolse il braccio dalla vita per sorreggermi, prendendo i vestiti che aveva portato nella cella e lanciandomeli in viso.
Li afferrai digrignando i denti e sentendo quel piacevole freddo intorpidirmi sempre più i muscoli.

“e adesso vestiti stronzetta…non ho tempo da perder con te.”

La guardai con astio alzando gli occhi lilla verso di lei.
Quella sbarrò gli occhi sorpresa e poi sorrise chinandosi su di me e afferrandomi per i capelli dalla frangia mi strattonò all’indietro facendomi gemere con forza per il dolore.

“Non sei la favorita del mio signore questo lo sai vero? Non sai di quante cose vorrei parlarti…”

“A volte il commento più intelligente è il silenzio…”

Ringhiai a denti stretti mentre quella con una botta mi lasciava cadere a terra e mi sfotteva con una risata psicopatica.
Sentii in quel momento il nero avvolgermi e urlai di nuovo sentendo la fitta al collo propagarsi come un fuoco che avvolge le carni e le brucia purificandole da tutto e lasciandole volare poi come ceneri.

Quando il fuoco si affievolì i miei occhi persero il loro colore rossastro e iniziarono a lacrimare tornando del loro colore lilla e osservando quelli verdi della ragazza che cadeva morta vicino a me.
Alzai le mani tremando e vidi il sangue scivolare denso, fino ai gomiti.

La morsa al collo sembrava essersi assopita e decisi anche se barcollante di vestirmi velocemente, per quanto mi fosse possibile, e uscii dalla cella guardandomi intorno per assicurarmi che fossi sola.
Sentivo il respiro che risuonava nei miei timpani come fosse un fruscio pesante.
Come delle foglie scosse in autunno dal vento proveniente da Suna.

L’adrenalina pulsava nelle tempie e gli occhi socchiusi dalla fatica scattavano terrorizzati alla ricerca di un punto che mi avrebbe indotto sicurezza.

Nulla.

Sentivo ancora l’odore di sangue arrivare pungente alle narici.
Prima di vestirmi mi ero pulita frettolosamente le mani sui vecchi vestiti e mi ero cambiata con ciò che mi era stato consegnato.
Un pantalone a mezza-gamba nero e una casacca beige con sopra il simbolo di una nota musicale.
Lo stemma del Suono.

E sentii la testa scoppiare mentre qualche ricordo cercava di riaffiorare alla mente.
E più provavo dolore più le uniche parole e offese subite per tutta una vita, mi tornavano in cuore ordinandomi di sfogare finalmente la mia ira.
Finalmente, dopo tanto, avrei assaporato la giustizia col sangue di chi mi odiava.

Ispirata osservai le mani in alcuni punti ancora sporche di residui di sangue non mio.
Sì, avrei iniziato da capo.
Lei mi aveva offesa, odiata e toccata in malo modo.
Era un mostro come tutti gli altri e adesso io avrei solo raggiunto la gloria liberando il mio odio e infliggendo colpi mortali a chi mi avrebbe intralciato.

L’odio che mi attanagliava le viscere sarebbe presto stato sprigionato, lo sentivo potente in me questo desiderio, e sapevo, lo credevo, lo speravo con tutta me stessa che alla fine la mia lunga giustizia sarebbe durata finché non avrei dato fine a ogni tassello che oscurava i miei ricordi o sentimenti.

Peccato non sapessi che sopra tutto ciò un muro rinchiudeva il mio cuore e le mie emozioni.
Il segno maledetto aveva corroso il mio animo fino a trasformare in un mostro la mia personalità e aveva avviluppato i miei sentimenti tirando fuori solo ciò che più nascondevo.

Ghignai infine voltandomi verso l’altro lato del corridoio correndo a perdifiato verso quella direzione.

Adesso sapranno veramente chi sono…
Adesso…chi intralcerà la mia strada conoscerà il dolore e l’agonia.
Dovranno soffrire quanto io ho subito… questo sarà il mio nuovo credo.







Fine capitolo.
Non di mio gradimento aggiungerei ma diciamo che per essere stato scritto in fretta e furia in un ora penso possa andare.
Lascio a voi il giudizio, e fatemi sapere che ne pensate.


baci Ten


ps. scusate s'è corto ma ho troppi casini in testa e non mi veniva proprio altro. ^^''

  
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