Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: N a s h i r a    21/10/2013    2 recensioni
Harry, Ron ed Hermione sono prigionieri a Villa Malfoy, quando Dobby giunge in loro soccorso, ma qualcosa va storto nella fuga. Hermione rimane indietro. Imprigionata e torturata da Bellatrix, viene ridotta ad una pallida ombra di quella che era un tempo. Dopo le terribili sevizie subite, però, ecco il contrordine: la Mezzosangue deve vivere. Così a Draco Malfoy viene ordinato di prendersi cura di lei, e quello che per Hermione era stato, fino a poco prima, un nemico, diviene il suo unico contatto umano, colui che (volente o nolente) veglia su di lei. Un Draco diverso dal tracotante serpeverde che spadroneggiava per i corridoi di Hogwarts, un ragazzo che, suo malgrado, ha scoperto che il mondo è molto diverso da come gli era stato dipinto che nella guerra, nell'infliggere morte e seminare distruzione, non c'è niente di glorioso.
Ma perché Voldemort decide di tenere in vita Hermione?
Che piani ha in serbo per la giovane Mezzosangue?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 


 


 


 

Capitolo Quarto


 


 

La libertà non è che una possibilità di essere migliori.

A. Camus


 


 

Draco scendeva come di consueto le scale che portavano al sotterraneo. Teneva sospeso davanti a sé il vassoio con la colazione della ragazza e un paio di boccette di pozione ricostituente (che continuava a darle giusto per precauzione).

Come di consueto, per allentarsi un po' i nervi, aveva sbraitato contro gli elfi domestici della cucina quando era andato a prendere il suddetto vassoio (era compito suo controllare che nessuno introducesse oggetti sospetti nella cella della Mezzosangue) e, dopo aver seminato un pizzico di terrore, aveva eseguito i consueti incantesimi di rilevazione sul cibo (la prudenza non era mai troppa) e si era diretto verso le anguste e buie scale.

Tuttavia quella mattinata sarebbe stata tutto tranne che consueta.

Era riuscito a mantenere la calma fino a che non aveva scorto la porta della cella. Lì aveva finalmente realizzato che quello che stava accadendo era vero, reale e mortalmente pericoloso. Non che prima non lo sapesse. Non che fosse la prima volta che sentiva l'alito putrescente della morte sfiorargli la nuca. No.

Ormai si era quasi abituato a convivere con quell'olezzo.

Ma questa volta era diverso.

Era sempre stata la volontà di altri a guidare i suoi passi, che fosse o no verso il pericolo. Faceva ciò che gli veniva detto. Nessuna discussione e meno pensieri possibile.

Per quanto fosse orribile la situazione in cui si trovava poteva sempre aggrapparsi a quella parte di lui che gli sussurrava “non è colpa tua, non sei tu che l'hai voluto”.

Ma questa volta no.

Questa volta suo padre non aveva ordinato. Aveva condiviso con lui le sue opinioni. Aveva discusso. Aveva chiesto.

Lui, Draco Malfoy, aveva liberamente scelto di appoggiare suo padre in quel folle, disperato tentativo di liberarli tutti dal giogo di un'oscurità che diventava ogni giorno più fitta e, se le cose fossero andate diversamente da come previsto, non ci avrebbe avuto nessuno da incolpare se non lui stesso.

Si stava gettando nel dirupo di sua iniziativa, senza avere la certezza di saper volare. Poteva benissimo precipitare rovinosamente e allora non avrebbe avuto alcuna speranza di salvarsi.

E in realtà non aveva poi molto da perdere.

Anche uno stolto avrebbe capito che il Signore Oscuro cercava solo il pretesto adatto per spazzarli via con eleganza, visto che la loro utilità per lui era, ormai, agli sgoccioli.

Se l'Inferno lo attendeva comunque, tanto valeva andarci con stile. “Un Malfoy che attende mestamente di essere travolto dalla bufera non è un Malfoy”pensò, ripetendoselo quasi per convincersene, mentre deglutiva rumorosamente.

E comunque non è oggi il giorno più pericoloso!” si disse mentre apriva la porta. Aveva la mano sudata ed era una cosa che odiava. Voleva calmarsi.

No... ma oggi tutto avrà inizio!” bisbigliò malevolmente in risposta una vocina dentro di lui.

-Hei! Mi chiedevo dove fossi, iniziavo ad avere davvero fame- disse allegra Hermione mentre lui si richiudeva la porta alle spalle. Allegra per quanto poteva esserlo una incatenata alla parete di una cella da tempo immemore.

Malfoy non le rispose. Velocemente depose il vassoio a terra, prese una delle due boccette e la lanciò contro la porta. Un fumo argenteo si sollevò denso andando a formare una sorta di gelatina lungo tutta l'entrata.

-Macchè...- tentò di dire Hermione ma, fulminata da un'occhiata del giovane, si azzittì subito. Una volta uno sguardo del genere sarebbe riuscito solo a farla partire alla carica, ma dopo tutto quel tempo che aveva passato rinchiusa lì (quanto ne era passato? Settimane? Mesi? Anni?) aveva preso a considerare Draco Malfoy come qualcosa di simile ad un amico. Era il suo carceriere certo, questo lo sapeva, ma si era dimostrato molto più umano lì in quella cella che in tutti gli anni che avevano passato a ricoprirsi di insulti. O, più che altro, aveva dimostrato di sapere che anche lei era un essere umano.

Draco nel frattempo aveva aperto la seconda boccetta di (evidentemente) finta pozione ricostituente e con un incantesimo aveva fatto evaporare il contenuto, riempiendo l'angusto spazio di una leggera nebbiolina verdastra.

La sua fronte era imperlata di sudore per lo sforzo. Non era uno sforzo fisico quello che stava sostenendo, ma una vera e propria battaglia interiore. Draco Malfoy non era nato con un cuor di leone, questo era fuor di dubbio, e ogni cellula del suo essere gli gridava di mollare tutto e andarsene, di parlare a suo padre e di convincerlo a lasciar perdere, di strisciare via e andare a nascondersi sotto una pietra e al diavolo la bufera e al diavolo tutto.

Ma Draco Malfoy aveva altresì deciso che, questa volta, non sarebbe scappato. Aveva preso una decisione e non avrebbe permesso alla sua paura di avere la meglio su di lui. Questa volta aveva scelto lui non avrebbe permesso a nessuno, nemmeno lui stesso (per quanto idiota potesse suonare) di costringerlo a invertire la rotta.

Attese che la nebbia verdognola si diradasse mentre un'attonita Hermione Granger lo fissava senza riuscire a spiegarsi la situazione. I loro sguardi si incrociarono.

-Mia zia ci ha fatto l'enorme gentilezza di imperturbare questa cella a regola d'arte, ma non potevo rischiare ed affidarmi solo al suo incantesimo per mantenere segreta la conversazione che sta per avere luogo in questo posto- disse il ragazzo a mo' di scusa. Aveva recuperato il controllo e la sua voce non tremò.

-Quale conversazione?- chiese Hermione. Iniziava a temere che le intenzioni di Malfoy non fossero poi così nobili. Si era forse sbagliata sul suo conto?

-Granger,- fece stancamente lui -togliti dalla faccia quell'espressione sospettosa. Nessuno di noi due ha tempo da perdere, quindi questa partita la giocheremo a carte scoperte.-

Draco rimase un attimo con lo sguardo perso nel vuoto, mentre cercava di ordinare i suoi pensieri secondo un filo logico per spiegarle nel modo più esaustivo e veloce quale era il piano.

-Allora? Sto aspettando, Malfoy.- lo incalzò lei, offesa dal tono del ragazzo che aveva percepito come “di sufficienza”.

Draco non gradì il suo tono. La situazione per lui restava comunque pressante, e il fatto che quella stupida Mezzosangue avesse deciso proprio quel giorno di riprendere il suo vecchio atteggiamento da insopportabile so-tutto-io lo fece irritare.

Le lanciò un'occhiata assassina in perfetto stile Malfoy.

-Perdonami Mezzosangue se ti sto facendo perdere tempo, immagino che tu sia molto impegnata!- sibilò.

Hermione incassò il colpo stringendo le labbra e abbassò la testa. Non poteva mettersi a discutere con lui. Era l'unica persona che vedeva e l'unica, da quando era stata fatta prigioniera, che non sembrava considerarla un essere immondo. Non poteva permettere che il suo orgoglio finisse per rendere anche lui apertamente ostile.

Draco si sentì leggermente in colpa ma non ritrattò. Dopotutto stava rischiando l'osso del collo per tirarla fuori di lì.

Decise che la cosa migliore era continuare come se niente fosse.

Si sedette per terra davanti a lei e iniziò a parlare.

-Immagino che avrai notato quando siete arrivati che la mia famiglia non è più... diciamo... nelle grazie del Signore Oscuro.-

-Non ho notato niente quando sono arrivata. Ricorderai che sono stata... distratta.- disse lei, abbozzando un sorrisetto.

-Ah. Già.- fece lui imbarazzato. Non era sua intenzione ricordarle i suoi primi giorni di permanenza al maniero, soprattutto perché non l'avrebbe aiutato a convincerla a fidarsi.

Decise di fare nuovamente finta di niente, sperando di azzeccare la frase seguente.

-Beh te lo dico io adesso. I Malfoy hanno perso quasi tutto il potere di cui godevano tra i Mangiamorte. E sappiamo bene come va a finire in questi casi, non è la prima volta che accade- sospirò e la guardò negli occhi -ci spazzeranno via. Non so quando né come, ma il nostro destino è segnato.-

Hermione corrugò le sopracciglia. Le dispiaceva per Malfoy, ma perché diamine stava facendo quella filippica a lei?

-Ho parlato a lungo con i miei genitori- continuò lui -e abbiamo deciso di proporti un patto.-

-Un patto?- fece la ragazza, improvvisamente attenta.

Malfoy sogghignò. Ora sì che la ragazza era interessata!

-Un patto. Noi possiamo portarti via da qui se tu ci garantisci la protezione dell'Ordine della Fenice. Andiamo via tutti.- spiegò lui.

Lo sguardo di Hermione si illuminò, ma per un attimo solo.

Il mutare della sua espressione fece irrigidire Draco.

-Aspetta. Voi non sapete dove trovare l'Ordine. Io non sono il custode segreto di nessuna delle sedi ma so dove trovarli fuori dai nascondigli. Come faccio a sapere che questa non è una trappola per piombare sui membri dell'Ordine che io posso trovare? E se voi vi portate una dozzina di Mangiamorte e prendete uno dei nostri custodi?- concluse fissandolo, gli ridotti a due fessure, il tono astioso.

-Devi fidarti.- rispose lui. Le cose stavano prendendo una piega che non gli piaceva. -E' l'unica possibilità che hai di uscire da qui!- aggiunse, sperando di liquidare così la faccenda.

Quando lei si gettò verso di lui, tendendo al massimo le catene comprese di aver detto di nuovo la cosa sbagliata.

-Preferisco morire in questo schifoso buco piuttosto che dare i miei amici in pasto a voi! Ti piacerebbe vero Malfoy? Sarebbe un bel modo di riabilitare la tua antica e nobile famiglia! Usiamo la schifosa Mezzosangue per fare fuori un po' di traditori!- rispose con quello che voleva essere un grido rabbioso ma risultò piuttosto un lamento di dolore.

Per un attimo gli aveva creduto! Per un unico, piccolo istante aveva riassaporato l'aria aperta, il sole, la libertà. Solo per farseli strappare via di nuovo.

-Hermione- disse Draco, con la voce che gli si strozzava in gola per la tensione -ti prego tu devi credermi! Devi fidarti di me! Sarà già difficile portarti via se tu collabori, se non lo fai ci condannerai tutti a morte!-

Preso dalla foga si era avvicinato a lei. La ragazza lesse la disperazione nei suoi occhi.

Singhiozzò. Sperava tanto che lui le stesse dicendo la verità, ma una mente razionale come la sua aveva bisogno di qualcosa di più concreto. Non avrebbe rischiato le vite dei suoi amici senza un motivo valido che la portasse a pensare di avere una possibilità.

Fortunatamente questo Draco Malfoy lo capì.

-Devi fidarti di me per due motivi. Il primo è che se ti salvo non lo faccio per te. Mi dispiace per te, ma non rischierei mai la mia vita per portarti fuori di qui. Sai che questa è la verità e non ho cercato di mentirti. Voglio portarti via perché voglio la tua protezione per me e per la mia famiglia. Il secondo è che se davvero sei riuscita a nascondergli qualcosa, se sai dove trovarli... beh posso assicurarti che prima o poi riusciranno a farti parlare. Se ho intuito io che non potevi non conoscere qualche luogo importante non ci metterà molto a capirlo mia zia. Forse, tra l'altro, lo sa già e ti ha lasciato il tempo di riprenderti solo perché eri al limite, e se doveva farti ancora parlare gli servivi viva. Tu non hai scelta Granger, così come non ce l'ho io: ti devi fidare di me.- concluse.

La ragazza rimase in silenzio per alcuni minuti.

Malfoy pensò che, nel peggiore dei casi, poteva schiantarla e poi vedere il da farsi.

-Verrò.- sussurrò lei, dopo quelle che a Draco parvero ore.

Che ragazza faticosa” pensò, mentre con un sospiro si accasciava esausto contro il muro.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: N a s h i r a