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Autore: 9Pepe4    22/10/2013    4 recensioni
Il Maestro Qui-Gon Jinn non ha nessuna intenzione di prendere un nuovo apprendista… Ma l’incontro con Obi-Wan Kenobi, un Iniziato di sette anni, potrebbe cambiare le cose.
Peccato che il passato, in un modo o nell’altro, trovi sempre la maniera di fare lo sgambetto al presente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Yoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 08 – Amicizia

Il giorno dopo, l’uomo si recò a cercare Obi-Wan.
Non fu un’impresa molto facile: il Tempio era immenso, e la presenza del bambino nella Forza non era facilmente rintracciabile come quella del Maestro Yoda.
Riuscì a trovarlo solo a mezzogiorno, e lo intercettò all’uscita del refettorio.
Nel vederlo, il bambino sgranò gli occhi come se l’uomo fosse stato un’apparizione… Si bloccò proprio di fronte a lui, mentre altri Iniziati sciamavano fuori dalla mensa e li superavano.
«Possiamo parlare?» chiese Qui-Gon, semplicemente.
Obi-Wan esitò. I suoi occhi guizzarono verso gli altri ragazzini, poi tornarono sull’uomo. «Va bene».
Seguì Qui-Gon lungo i corridoi, ma teneva gli occhi bassi. Accorgendosene, l’uomo si sentì dolere il petto.
«Che ne dici?» domandò. «I giardini potrebbero essere il posto giusto?»
Il bambino azzardò un cenno affermativo.
Il Maestro Jedi, allora, lo guidò sino ai giardini del Tempio… Non c’era tanta gente, poiché molti erano ancora a mangiare.
«Sai, Obi-Wan» esordì Qui-Gon. «Quel che ho detto l’altro ieri… non significava che tu non potessi più venire a lezione da me».
Il bambino alzò di scatto la testa. Sembrava confuso. «Ma io… credevo… avevo capito…»
«Lo so» disse Qui-Gon. «Ma, vedi, il fatto che tu non sia il mio Padawan non ti vieta di parlare con me… né di essere mio amico».
Si erano fermati in mezzo al viale. Obi-Wan doveva tenere il viso inclinato verso l’alto per guardare in faccia l’uomo.
Notando una volta di più la loro differenza d’altezza, Qui-Gon ammise tra sé che era bizzarro, che un quarantaduenne chiedesse ad un bambino di sette anni di essere suo amico.
«Davvero?» domandò alla fine Obi-Wan.
Qui-Gon annuì. «Davvero».
Il bambino rifletté. «Ma io sono solo un Iniziato e tu un Maestro» disse poi, «sei sicuro che non ti annoierai, ad avermi come amico? Sai molte più cose tu di me».
Qui-Gon si concesse un breve sorriso. «Non mi annoierò, ne sono certo». Trasse un respiro. «E come amico, presumo di doverti delle scuse. Non sono stato molto gentile con te, l’alta sera».
Obi-Wan sbatté le palpebre. «Maestro Jinn, non devi. Non erano affari miei, io…»
L’uomo lo fermò con un gesto della mano. «Obi-Wan. Dimmi solo se accetti le mie scuse».
Il bambino chiuse le labbra e annuì. «Sì, Maestro Jinn».
Qui-Gon gli rivolse un cenno del capo. «Ti ringrazio».
Obi-Wan sorrise, e ripresero a camminare.
«Maestro Jinn?» chiese il bambino dopo un po’. «Tu hai mai visto un Sarlacc?»
L’uomo gli gettò un’occhiata in tralice, un po’ sorpreso dalla domanda, e congiunse le mani dietro la propria schiena. «No, non ne ho mai visto uno» ammise. «Ma dopotutto è una bestia molto rara. Gli esemplari di cui si sa qualcosa sono uno su Felucia ed uno su Tatooine…»
«Tatooine?» domandò Obi-Wan, in tono perplesso. «Che pianeta è?»
Qui-Gon fece un gesto vago. «Non ci sono mai stato» rispose, «ma so che si trova nell’Orlo Esterno».
«Oh». Il bambino tacque per un istante. «Sul Sarlacc… sai com’è fatto?»
L’uomo annuì. «Ne ho visto delle immagini… È una creatura dotata di tentacoli, con un’enorme bocca e denti affilati».
Obi-Wan aggrottò la fronte. «E come vive?»
«Be’, dato che sono molto pericolosi e vivono in zone inospitali, non se ne sa molto. È una bestia onnivora, che scava dei nidi a forma di pozzo… e attende che un animale cada nel buco per poter mangiare».
«Ma se vivono in zone inospitali, non ci devono essere molti animali pronti a cadere nel suo buco» obiettò Obi-Wan.
Sì, pensò Qui-Gon, osservando il bambino, la Maestra Yula aveva ragione. Chiunque avrebbe preso Obi-Wan come Padawan, sarebbe stato davvero soddisfatto dalla sua intelligenza.
«A questo proposito» rispose, «mi sembra di ricordare che il Sarlacc abbia sviluppato un sistema digestivo che fa sì che una singola preda gli sia sufficiente per migliaia di anni…»
Obi-Wan sembrò rimuginare su quelle parole, poi si fermò e scosse la testa con aria confusa. «Non capisco» borbottò.
Qui-Gon si fermò a propria volta. «Che cosa non capisci?» chiese.
«Non capisco perché la prima forma di combattimento con la spada laser sia chiamata anche via del Sarlacc» rispose il bambino. «Non potevano scegliere un altro animale?»
Qui-Gon sbatté le palpebre. Per un istante, sentì quasi l’impulso di mettersi a ridere.
In effetti, lo Shii-cho, la prima forma di combattimento, quella dalla quale derivavano tutte le altre e che veniva insegnata agli Iniziati, era chiamato anche via del Sarlacc.
«Hai ragione» concesse Qui-Gon, «è stata una scelta infelice».
Obi-Wan scosse di nuovo la testa. «Almeno non hanno chiamato così un clan» disse poi, con aria estremamente seria. «Non penso che mi piacerebbe, far parte del Clan del Sarlacc».
Qui-Gon si lasciò sfuggire un sorriso. «Sono d’accordo».
Il bambino esitò un istante, poi domandò: «Tu in che clan eri, Maestro Jinn?»
«Nel Clan dello Heliost» replicò l’uomo.
«Oh» disse Obi-Wan, con un’espressione che il Maestro Jedi non seppe decifrare.
Quel momento di silenzio, però, ebbe vita breve, e Obi-Wan – con fare un po’ cauto, come se temesse di infastidirlo – pose all’uomo alcune domande sui pianeti su cui era stato.
Qui-Gon fu più che lieto di rispondere, e finì per raccontare al bambino una delle missioni che aveva portato a termine molti anni prima.
Obi-Wan era un ottimo ascoltatore, ma rimase piuttosto basito quando l’uomo ammise di non aver seguito alla lettera le disposizioni dategli dal Consiglio.
«E perché no?»
«Perché era meglio così» rispose l’uomo.
«Ma il Consiglio ti aveva chiesto di comportarti in un altro modo» obiettò il bambino.
Qui-Gon annuì. «È vero. Però, vedi, quando mi sono ritrovato sul pianeta, ho scoperto che avrei fatto meglio ad agire diversamente. Spesso, in missione, si scopre che le direttive del Consiglio non sono la soluzione più adatta».
«Ho capito» disse Obi-Wan, ma non sembrava molto convinto.
Si guardarono un po’ attorno, poi il bambino trasalì. «Maestro Jinn» chiamò.
L’uomo si voltò verso di lui. «Sì, Iniziato Kenobi?»
«Mi sono appena ricordato che adesso ho lezione col Maestro Kun…» rispose Obi-Wan, con aria imbarazzata.
«Non preoccuparti» disse l’uomo, «va’ pure. Ci vediamo stasera nel mio alloggio».
Quelle parole fecero sorridere un poco Obi-Wan. «Ci vediamo stasera» confermò. «Che la Forza sia con te, Maestro Jinn».
L’uomo annuì. «Che la Forza sia con te, Iniziato Kenobi».
Il bambino fece un inchino, poi scappò via.
Rimasto solo, Qui-Gon trasse un profondo respiro. Ora che le cose erano sistemate, si sentiva meglio.
«Un buon Maestro, tu sei».
Quel commento parve giungere dal nulla, ma l’uomo non ebbe neanche un sussulto. Si limitò a voltarsi, scoprendo il Maestro Yoda a qualche passo di distanza, intento a fissarlo.
Il vecchio troll si trovava tra due cespugli, ed aveva un’espressione impensierita.
«Mi stavi spiando, mio Maestro?» domandò Qui-Gon, inarcando un sopracciglio.
Yoda scosse la testa, unendo le mani sul proprio bastone. «Meditando poco lontano, stavo» rispose. «Sentito le emozioni del piccolo Obi-Wan, io ho».
«Capisco» disse Qui-Gon, senza aggiungere altro.
In effetti, non c’era bisogno di ulteriori spiegazioni. Le aveva sentite anche lui, quelle emozioni…
«Ciò che col tuo allievo successo è, colpa tua non è stata» disse Yoda.
Qui-Gon sbatté le palpebre. Aveva già sentito quelle parole, e in passato aveva reagito con un’occhiata muta e con l’andarsene. Stavolta, rimase dov’era.
«Aveva talento» disse, «sarebbe potuto diventare un gran Cavaliere Jedi».
«Con le congetture, nulla si ottiene» replicò Yoda. «Di fatto, un Cavaliere diventato non è».
«Di fatto» rispose Qui-Gon, «non ho saputo insegnargli. Non mi sono reso conto di quanto la sua frustrazione stesse crescendo… O meglio, ho chiuso gli occhi davanti alla sua insoddisfazione. Mi sono detto che doveva essere un malumore passeggero… Non è stato così».
«La causa del suo malumore, tu non sei stato» affermò il Maestro Yoda.
L’uomo sospirò. «Lui ha sostenuto il contrario» rispose. «Quando è esploso, alla fine… Mi ha detto che era stata colpa mia. Che non avevo saputo insegnargli. Che ero stato un cieco davanti alle sue esigenze».
«Esigenze?» sbuffò Yoda. «Che esigenze? Un bambino, non era, ma un Padawan Jedi».
«Aveva ragione, dicendomi che sono stato un cieco» replicò Qui-Gon. «I segnali erano stati tanti, Maestro. Nel corso degli anni, ha persino ucciso due criminali – due persone – che invece avremmo potuto arrestare. So che nel primo caso la situazione era… critica, e nel secondo per catturarlo avremmo impiegato più tempo e fatica… ma cosa sono tempo e fatica, se evitano la morte di qualcuno? Quelle vite sono andate perse per colpa mia».
«Mmm» disse Yoda. «Grande frustrazione, dentro il ragazzo c’era. Troppo voleva. Impossibile era, che della vita di un Jedi si accontentasse… La sua indole, non i tuoi errori, la possibilità di diventare Cavaliere gli hanno precluso».
Qui-Gon scosse la testa, gli occhi puntati verso un albero poco lontano.
«Molto diversa, l’indole del giovane Obi-Wan è» aggiunse Yoda. «Grande desiderio di diventare un Jedi, il bambino ha. Il suo sentiero, questo è…»
L’uomo non rispose, ma aggrottò appena la fronte. «Cosa vuoi dirmi?» chiese, stancamente.
«Un tuo fallimento, non è stato» disse Yoda, pazientemente. «Un grande Maestro, tu sei. Esasperante, ma grande».
Ciò detto, si voltò e zoppicò via senza attendere una replica.
Qui-Gon sospirò e chiuse gli occhi.
Lui ed il suo secondo allievo avevano lavorato insieme per otto anni. Lo aveva visto crescere da un undicenne ad un diciannovenne.
E ricordava perfettamente il giorno in cui era finito tutto.
Ricordava che il suo apprendista aveva sgozzato quel nemico che stavano cercando di catturare… Ricordava di avergli rivolto parole dure, e di averlo punito col proprio silenzio durante il viaggio in astronave.
Poi, quando erano giunti al Tempio, nel loro alloggio, lo aveva rimproverato aspramente.
Il ragazzo era rimasto immobile ad ascoltarlo, ma i suoi occhi non avevano mostrato né vergogna né rimorso. Il suo sguardo era freddo e tempestoso.
Quando Qui-Gon aveva taciuto, era stato lui a parlare.
Si era alzato e aveva affrontato il suo Maestro. Lo aveva accusato di averlo addestrato male, di non avergli insegnato a controllare le proprie emozioni.
Ora non sarò mai un Jedi, ed è colpa tua, aveva sibilato.
Qui-Gon ricordava ancora il proprio shock di fronte all’espressione feroce del suo apprendista.
Aveva cercato di calmarlo, di parlargli, ma il ragazzo non aveva voluto ascoltarlo. Aveva continuato ad incolparlo, invece, poi era entrato come una furia nella propria stanza, aveva infilato tutti i suoi averi in una borsa… e se n’era andato.
Qui-Gon aveva cercato di farlo tornare, ci aveva provato davvero… Lo aveva persino visto piangere di rabbia in una stanza d’albergo, e non aveva desiderato altro che lenire quella pena… Ma tutti i suoi tentativi di riconciliazione erano andati a vuoto.
Il suo secondo apprendista si era presentato davanti al Consiglio, e aveva lasciato l’Ordine dei Jedi.
Circa una settimana più tardi, se n’era andato da Coruscant, senza nemmeno parlare un’ultima volta col suo vecchio Maestro.
Qui-Gon chiuse un istante gli occhi.
Le prime settimane, il vuoto lasciato dove un tempo c’era stato il suo legame con l’apprendista era stato… devastante.
Non riusciva a concentrarsi su nient’altro.
Poi aveva chiesto una missione al Consiglio. E, appena era rientrato, ne aveva chiesta un’altra. E un’altra. E un’altra ancora.
Erano passati tre anni, da quando il suo allievo se n’era andato.
E, in tutto quel tempo, l’unica persona che fosse riuscita a farlo fermare di sua volontà al Tempio… era stato Obi-Wan Kenobi.


























Note:
Capitolo un po’ corto, lo so… Prometto che mi rifarò col prossimo :)
Intanto mi auguro di non aver combinato pasticci con Yoda… il modo in cui parla è un attentato alla salute mentale di qualsiasi fanwriter… Ma bando alle ciance!
Vorrei ringraziare di nuovo Sylvia Naberrie, chi_lamed e ilgladiatore99 per le ultime recensioni con auguri di compleanno allegati ^^
E che altro? Grazie a tutti coloro che sono abbastanza coraggiosi da leggere questa storia, spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto!
A martedì 29 ottobre!
P. S. Oh, già. Il Sarlacc è quella creaturina adorabile che, ne “Il ritorno dello Jedi”, per poco non si mangia Luke e compagnia… E sul clan di Qui-Gon non abbiamo informazioni come su quello di Obi-Wan, così ho deciso io dove collocarlo (questo mi fa tanto Cappello Parlante).
  
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