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Autore: Book boy    22/10/2013    1 recensioni
Una raccolta di racconti, storie, storielle tutte improntate sugli zombie!!! Un viaggio attraverso il tempo e lo spazio per vedere un'apocalisse zombie in tutte le sue sfaccettature e le sue forme. Buona lettura!!!
Genere: Azione, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il cellulare
 
Germania, sette giorni dopo l’inizio dell’infezione.
-Mi stai dicendo che devo legarmi questi giornali al braccio?-
-Sì, una volta l’ho visto fare in un film- rispose il giovane ragazzo. Si posizionò un giornale leggermente piegato contro ad un avambraccio e poi lo fissò con del nastro isolante, così che la rivista facesse da protezione contro eventuali morsi. –D’accordo.- Rispose la ragazza imitandolo. Una volta portato a termine il lavoro si guardarono intorno: si trovavano all’interno di un appartamento del palazzo dove abitavano, erano fratello e sorella e si trovavano a casa da soli quando i morti giunsero anche in quella città. Il ragazzo aveva diciassette anni mentre la ragazza ventuno. Stavano tentando di raggiungere i soccorsi per uscire da quell’inferno e scappare via da lì, ma non sarebbe stato facile, per niente. I morti avevano invaso le strade, ostruendole e facendo strage di tutti coloro che erano sopravvissuti al primo attacco. I militari avevano tentato un’estrema difesa, ma dopo poco tempo dovettero ritirarsi per non subire perdite inutili, cercando di evacuare la maggior parte della popolazione. Ma non tutti erano riusciti a salvarsi, e in quel gruppo di persone vi erano anche i due ragazzi: Karla e Adolf.
Adolf guardò sua sorella: l’aveva sempre trovata molto bella. Impugnava un coltello da cucina mentre il ragazzo imbracciava un bastone da passeggio appartenuto a suo nonno. Si erano difesi con quelle armi di fortuna dagli attacchi di quelle bestie. Ora il loro obbiettivo era trovare una pattuglia di militari o comunque qualcuno che li potesse salvare. Proseguirono il loro cammino uscendo dall’appartamento. Lo fecero con cautela assicurandosi che sul pianerottolo non vi fossero dei morti viventi. Si guardarono intorno poi iniziarono a salire una rampa di scale, per andare al piano superiore, dove avrebbero cercato negli appartamenti un telefono funzionante per avvertire le autorità. Oltrepassarono la prima porta e si guardarono intorno pronti a difendersi da qualsiasi pericolo. Avanzarono nel corto corridoio e giunsero in una specie di salottino dove vi era, ritto in piedi al centro della stanza, un uomo. Era di spalle ma si poteva capire indubbiamente che si trattava di uno zombie: I suoi vestiti erano completamente imbrattati di sangue. Karla gli si avvicinò con cautela, tenendo saldamente in mano il coltello pronta a farlo guizzare verso la testa dell’uomo per poterlo uccidere una volta per tutte. Adolf invece rimaneva fermo. Forse spaventato. La sorella si trovava ad un passo dall’uomo quando questi si girò di scatto e, vedendola, le si avventò contro. Lei istintivamente alzò il braccio per difendersi e la mandibola dello zombie si chiuse sulla rivista assicurata all’avambraccio. Però la foga con cui attaccò mandò a terra la ragazza che iniziò a urlare tentando di difendersi con il coltello. Adolf nel frattempo corse in soccorso di Karla, alzando il bastone e facendolo ricadere con forza sulla testa del non-morto. Poi ancora e ancora, fino a che il cranio non si frantumò. Il cadavere cadde di peso sulla ragazza che urlò per il dolore. Il diciassettenne l’aiutò a liberarsi spostando la salma di lato. –Ora troviamo quel cazzo di telefono!- Sbottò la ragazza. Entrambi cercarono fra i cassetti e le varie stanze dell’appartamento ma non trovarono nulla. Allora Adolf disse –Potrebbe avere in tasca un cellulare- e indicò il cadavere disteso a terra –Io non ci controllo!- Disse la ragazza facendo una smorfia di disgusto –Va bene, ci penso io- Rispose il ragazzo. Si avvicinò al corpo e vi inginocchiò di fianco. Deglutì e iniziò a cercare prima nelle tasche del maglione di lana passando poi a quelle dei pantaloni. Niente. Poi però cercò nel taschino della camicia e lì le sue dita incontrarono qualcosa di duro: un cellulare. Lo estrasse e lo mostrò a sua sorella con felicità –L’ho trovato! Ho trovato un cellulare! Yuuhu!-
-Grande Adolf, forza chiama i soccorsi!- Il ragazzo compose il numero 112 per il soccorso pubblico e attese mentre la chiamata rimaneva sospesa: “tuuu”… “tuuu”…”tuuu” il suono si ripeté per alcune volte ma poi finalmente qualcuno rispose: -Qui polizia, con chi parlo?-
-Mi chiamo Adolf shfretz, io e mia sorella siamo sopravvissuti, abbiamo bisogno di aiuto, dovete salvarci!-
-Okay, stai calmo, dove ti trovi? E quanti anni avete?-
-Ci troviamo in un palazzo al numero 34 di Ervin  Straße, nella città di Kosh. Io ho diciassette anni mentre mia sorella ventuno!-
-Puoi passarmi tua sorella per piacere?-
-Certo- Passò il telefono cellulare a Karla –Agente, la prego ci deve salvare!-
-Stia calma, andrà tutto bene, vi tireremo fuori di lì, ora manderemo un elicottero a prendervi, sul tetto di quel palazzo, il numero 34 di Ervin Straße. Dovrete aspettare circa un’ora, potete farcela?-
-Certo, diamine, non le saremo mai grati abbastanza! Grazie!- Iniziò a piangere per la felicità, passò il telefono a suo fratello che ringraziò e chiuse la chiamata. Entrambi si abbracciarono euforici. Ora dovevano salire sul tetto e assicurarsi che la zona fosse sicura per l’atterraggio dell’elicottero. Iniziarono subito a salire le scale verso la sommità dell’edifico.
Da ogni appartamento provenivano lamenti e ringhi di qualche zombie isolato. Salirono ancora e poi giunsero alla porta che dava sul tetto. Uscirono fuori e controllarono la zona: era libera, completamente. Chiusero la porta dietro di loro e la sbarrarono con una spranga di ferro appoggiata lì vicino. Adolf controllò il suo orologio al polso e constatò che mancavano poco più di tre quarti d’ora. Perciò si sedettero con la schiena contro il muro e iniziarono a parlare –Ehi, certo che è strano…-
-Cosa?- chiese Adolf –Che ci vengono a prendere. Secondo te verranno per salvare noi due?!-
-Certo che verranno! Staranno cercando sopravvissuti e noi abbiamo avuto la fortuna di comunicargli la nostra posizione. Vedrai che entro poco saranno qui- Poi abbracciò sua sorella e rimasero stretti in attesa dell’elicottero.
Karla aprì gli occhi con calma. Si era appisolata contro il muro. Davanti a lei, in piedi vi era Adolf sorridente –Lo senti?!- Le chiese. Lei socchiuse gli occhi concentrandosi sull’udito: in lontananza proveniva il rumore di un elicottero in movimento. Stavano venendo a salvarli! Si alzò di scatto e guardò nella direzione da cui proveniva il rumore. Vi era un puntino nero in avvicinamento, che dopo pochi minuti si distinse nitidamente: erano arrivati i soccorsi. Era un elicottero della polizia. A bordo vi erano un pilota e due agenti delle forze speciali armati di mitraglietta. Vi erano anche quattro altri sopravvissuti, sicuramente tratti in salvo da qualche tetto come Adolf e Karla. Uno degli agenti si avvicinò ai ragazzi e li esortò –Forza, muoversi, muoversi! Salite a bordo!- Li aiutarono e in un attimo furono sopra al velivolo da trasporto. Questo decollò iniziando a tornare verso il punto da cui era venuto. Erano salvi. Ce l’avevano fatta. E tutto grazie a un cellulare.
 
Preghiera
 
Perché succede tutto questo? Perché mi chiedo. Perché ogni giorno dobbiamo combattere per sopravvivere ad una piaga mai vista prima. I morti ritornano in vita. Niente di tutto questo può essere umanamente concepito, fa tutto parte di un tuo progetto superiore ma ti prego aiutaci a comprenderlo! Perché ogni giorno io stesso vedo persone morire come mosche, sbranate da quei demoni che un tempo erano i nostri cari? Perché?! Ti prego aiutaci, non abbandonarci! Siamo in balia delle tue decisioni, come piccoli granelli di sabbia in balia delle onde. Ti prego mio Dio fa si che da questa piaga l’uomo rinasca diventando più forte di prima, e che creda ancora in te, unico vero Dio. Ti prego. Fa che la mia preghiera si realizzi. Amen.
 
Vaccino
 
Lo scienziato stava chino sul tavolo, su cui erano appoggiate varie boccette e microscopi. Indossava una tutta protettiva per non entrare in contatto fisicamente con i campioni del virus. Il tanto temuto virus “Z” che faceva tornare in vita i morti. Da alcuni studi che avevano compiuto sui campioni che gli erano stati inviati in precedenza, avevano constatato che il virus infettava le persone vive e sane nello stesso modo in cui infettava la rabbia. –Ehi Jess vieni qui- disse all’altra scienziata vicino a lui –Guarda all’interno di questo microscopio…- Lei lo fece e vide che all’interno del sangue si muoveva un agente patogeno esterno di colore nero pece. Si muoveva nella cellula del sangue come se vi stesse pattinando sopra. –Non capisci?- Chiese il medico retoricamente –Il virus “Z” si comporta esattamente come il virus della rabbia. Se un vivo viene infettato da un morto attraverso un morso, l’infezione arriva al cervello e lo infetta, trasformandolo in una bestia che, come i non-morti, ha il solo scopo di infettare altri vivi. È esattamente come la rabbia, soltanto che, anziché spostarsi di circa cinque centimetri al giorno all’interno delle fibra muscolari, si sposta in una decina di secondi raggiungendo immediatamente il cervello!- Jess rimase di stucco. Era una notizia semplicemente fantastica –Perciò, dottore, per la rabbia c’è un vaccino… perciò…-
-Già, se riusciamo ad isolare gli agenti patogeni del virus dalla cellula di sangue, cosa non particolarmente complicata, possiamo creare un vaccino!-
-Ma è meraviglioso!- Si abbracciarono felici. Il loro lavoro, durato molte settimane, finalmente aveva dato i suoi frutti, portando dei risultati concreti che avrebbero potuto usare per debellare il virus. Subito Lo scienziato si mise al lavoro per isolare il virus mentre Jess uscì dalla stanza per comunicare agli altri i loro progressi. Ce l’avevano fatta. Potevano creare un vaccino, potevano far sì che tutti i sopravissuti avessero la possibilità di rimanere immuni dall’infezione portata dai non morti, rimanere immuni al virus “Z”. Avevano vinto, si erano assicurati la salvezza. Il genere umano per l’ennesima volta dall’inizio dei tempi aveva fatto in modo che la sua specie non si estinguesse.
 
FINE

 
  
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