Fanfic su attori > Jared Leto
Segui la storia  |       
Autore: Sherit Maatkara    12/04/2008    1 recensioni
"Erano passati un paio d'anni o forse più... ne aveva perso il conto. Nei suoi ricordi era come se fosse stato ieri."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un altro passo in ciò che è successo tre anni prima. Non sono mai stata ad un concerto prima d'ora, quindi se la descrizione non può corrispondere alla realtà chiedo perdono per la mia assoluta ignoranza. Quest'anno aspettavo con trepidazione il concerto dei Thirty Seconds a Milano, ma sono venuta a conoscenza delle date solo un paio di settimane prima. Ed era già tutto esaurito... ='( Bene ^^ A parte questo, eccovi il quarto capitolo di "All I left." Non dimenticatevi di recensire!!

See you again

 

«Scusi, le serve aiuto?»

Elisabeth trasalì quando la commessa le comparve improvvisamente accanto ponendole quella domanda con un chiaro finto sorriso stampato in faccia. Solo allora si accorse che da qualche minuto era stupidamente ferma davanti ad uno degli scaffali stracolmi di cd, alcuni dei quali minacciavano di caderle addosso. Si senti profondamente imbarazzata e si chiese per l’ennesima volta come diavolo avesse fatto a entrare in quel negozio di cd, dove mai in vita sua aveva messo piede. Se c’era qualcosa che non sopportava, era proprio la musica rock e quel negozio ne era strapieno. Ovunque, i poster dei cantanti del momento, foto con autografi per via dei numerosi concerti che si tenevano in quella città. Evidentemente chiunque gestisse quell’impresa, aveva partecipato a tutti i concerti negli ultimi dieci anni.

«Veramente… sì», rispose Elisabeth, incrociando le braccia. «Stavo… ehm, cercando… il cd dei Thirty Seconds to Mars. Li conosce?»

La commessa le sorrise. «Come non conoscere i Thirty Seconds to Mars?», disse, indicando uno dei poster appesi alle pareti. «Eccoli alle origini.»

Elisabeth si avvicinò alle pareti. C’erano quattro ragazzi ritratti nella foto, il primo riconobbe essere il fratello di Jared, poi altri due ed infine lui, in secondo piano. Aveva lo sguardo serio e concentrato rivolto verso chiunque li avesse fotografati, i capelli in parte biondi e in parte neri spostati da un’unica parte. Era ben diverso dall’ultima volta che lo aveva visto, i capelli erano neri e più corti di quanto non li avesse in quella foto.

«Faranno altri concerti?», chiese Elisabeth, voltandosi verso la commessa che nel frattempo era scomparsa dietro al bancone e stava rovistando tra gli scaffali alle sue spalle.

«In questa città l’ultima data sarà proprio stasera, ma… temo i biglietti siano andati a ruba. Anzi, tutto il tour è andato sold out, questi sono concerti che hanno voluto fare in più. Oh, eccolo!» La commessa trovò finalmente il cd che trovava e lo posò sopra il banco. «Anche se molte volte, vedendo il tutto esaurito, qualche ora prima dell’inizio del concerto rilasciano biglietti extra. Magari puoi tentare la fortuna.»

«Non credo lo farò», disse Elisabeth, avvicinandosi al bancone e prendendo tra le mani il cd. La copertina era in bianco e nero, eccetto la scritta in rosso “30 SECONDS TO MARS” e c’era raffigurato un bambino che imbronciato guardava dritto davanti a sé. Accanto al numero, quattro simboli posti l’uno sotto l’altro. “Sono proprio pazzi, questi…”, pensò Elisabeth, quindi alzò lo sguardo. «Quanto costa?»

 

 

Kate era rimasta incredula quando, tornata dal suo turno di lavoro nella pizzeria dell’angolo, aveva sentito la musica dei Thirty Seconds to Mars provenire dalla stanza della coinquilina. Era rimasta ancora più incredula quando Elisabeth, spenta improvvisamente la musica, era piombata nel corridoio gridando di voler andare al concerto di quella sera della band.

«Tu al concerto di stasera?!» Era rimasta paralizzata alla proposta della collega che fino alla sera prima aveva definito le canzoni dei Thirty Seconds “prive di senso” e “già sentite”.

«Andiamo, Kate, avevi detto di avere due biglietti!», aveva sbuffato Elisabeth, incrociando le braccia. «Ti prego, dimmi che non hai già trovato qualcuno con cui andarci.»

«Beh, veramente…» Kate aveva sospirato, abbassando il capo.

«Veramente cosa?» L’altra aveva cominciato ad agitarsi. «Kate

Kate aveva rialzato il capo. «Veramente… no! Il biglietto è tuo Liz, se solo vuoi veramente venire con me al concerto!»

Ed ora entrambe erano lì, in prima fila, pressati dalle parti e da dietro dalla moltitudine di gente che acclamava l’inizio del concerto. L’ambiente dal palasport era insopportabilmente chiuso, si faceva fatica a respirare. Elisabeth, non andata mai ad un concerto in vita sua, continuava a chiedersi cosa diamine ci facesse in quel luogo. Ma, come quella mattina, non seppe darsi risposta. Da quando aveva visto Jared sorriderle, non era più riuscita a levarselo dalla testa. “Esattamente come tutte le fan riunite qui, a quanto pare”, pensò, sentendo un coro di ragazze acclamare il nome del cantante. «Jared! Jared! Jared

«Non sei eccitata all’idea di essere in prima fila?», le urlò Kate che, nonostante le fosse a pochi centimetri dall’orecchio, riuscì a malapena a sentire.

«Penso solo che ho fatto un errore a venire qui!» rispose Liz. «Fa caldo, c’è troppo casino. I concerti non fanno per me!»

Kate le diede un buffetto sulla schiena. «Rilassati, Liz, e goditi quest’atmosfera. Dovresti sentirti fortunata di essere nelle prime file. Oh, guarda! Stanno per cominciare, finalmente!»

Elisabeth non si sarebbe mai più scordata il momento in cui vide Jared fare la sua apparizione sul palco, accompagnato dalla batteria di Shannon che, posto in fondo, agitava in modo quasi innaturale le bacchette. La musica le risuonava forte nelle orecchie, cosa che in altri momenti e in altri occasioni le sarebbe sembrato insopportabile e le avrebbero fatto perdere la ragione, ma allora non le importava niente. I suoi occhi erano fissi solo sul cantante, forse nella speranza che lui le sorridesse ancora.

“È ovvio che non si ricorda di me, dannazione!” si rimproverò, improvvisamente, rendendosi conto che stava fissando Jared. “Sono come queste scimmie urlatrici che mi sono accanto, completamente assorta da un uomo irraggiungibile. Il suo impulso fu quello di voltarsi e andarsene, ma la folla la premeva contro le sbarre che separavano di qualche metro i fan dal palco. “Voglio andarmene, dannazione, voglio andarmene!” Non riusciva nemmeno a muoversi. Dopo un paio di tentativi falliti cercando di farsi largo tra le persone, rinunciò e rimase immobile, fissando a malincuore il palco. “Voglio andarmene. Non partecipò con gesti o grida, a differenza di Kate, al concerto. Jared seguitava a cantare e, come raccomandatogli dal fratello, molte volte rivolgeva il microfono verso il pubblico e dava il tempo muovendo la testa o la mano libera.

Il caldo all’interno dell’edificio crebbe sino a diventare insopportabile. Elisabeth avrebbe dato qualsiasi cosa per andarsene, qualsiasi cosa per non vedere più quel cantante, per cancellare tutto quello che aveva fatto quel giorno. “Ma cosa mi salta in testa? Io ho sempre odiato i concerti!”

All’improvviso, Jared scese le scalinate del palco e si avvicinò alle sbarre, salutando i fan, fermati in parte dai bodyguard. Le note della canzone risuonavano così limpide dalle sue labbra, si poteva notare che amava quella canzone dalla prima all’ultima nota.

«Tell me, did you see her face? Tell me, did you smell her taste? Tell me, what’s the difference? Don’t they all just look the same inside

Cantando, si avvicinava sempre di più. Elisabeth smise di lottare contro la folla. Era come incantata dai suoi movimenti, dai suoi gesti. Come non esserlo?

«Buddha for Mary, here it comes! Buddha for Mary, here it comes

Elisabeth ricordò che quelle erano gli ultimi versi della canzone. Per un attimo temette che Jared si voltasse e tornasse sul palco, ma fortunatamente per lei proseguì il cammino, certe volte fermandosi per farsi una foto con i fan che si erano portati dietro la macchina fotografica, per battere il cinque con altri.

«Here it comes

Le ultime parole. E finalmente Jared le passò di fronte. Vide con la coda dell’occhio Kate quasi svenire alla sua vista, continuando a scattare foto quasi fosse indemoniata. Elisabeth, invece, non fece niente. Rimase pietrificata, mentre alle sue spalle, mani si allungavano superandola per incontrare quelle del cantante.

Questi alzò il microfono in alto e si fermò davanti a lei. Se non fossero state per le luci, non l’avrebbe certamente vista in quella marmaglia di gente. Rimase qualche istante a guardarla, prima di riconoscerla. E un sorriso comparve sul suo volto.

«Spero mi darai l’occasione di chiederti scusa per quanto è successo ieri», disse.

Elisabeth non sapeva cosa dire. Si guardò attorno, non riuscendo a comprendere se stesse parlando proprio a lei. Come poteva averla riconosciuta? «D... dici a me?»

Jared alzò le mani al cielo. «Chi altri ho urtato ieri sera provocando un’incredibile caduta di fogli a terra?»

“Se ne ricorda!” Elisabeth era forse più scioccata di prima.

«Non penso di aver gridato molto questa sera, quindi… se riesco a vederti dopo il concerto, potrò chiederti scusa. Ho tentato di farlo ieri, ma avevo talmente poca voce che non mi hai sentito. Per me è una questione d’onore.» Il cantante scese dalle sbarre su cui si era arrampicato, chiudendo uno degli occhi in un’espressione complice. «Spero di scontrarti ancora per i corridoi.» Jared portò il microfono alle labbra e si voltò verso il palco. «Forza, Shannon, facci sentire la batteria di Echelon

«Aspetta…», gridò Elisabeth, ma la sua voce si perse tra le urla della folla.

 

Ovviamente nella realtà quello che accade a Elisabeth è a dir poco impossibile, ma questa è una fan fiction, no? XD XD XD XD

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Jared Leto / Vai alla pagina dell'autore: Sherit Maatkara