Libri > Orgoglio e Pregiudizio
Segui la storia  |       
Autore: theredrobin    22/10/2013    3 recensioni
Il primo inverno di Darcy ed Elizabeth a Pemberley promette tanta passione quanta angoscia.
Traduzione di "In the Depth of Winter" di theredrobin, di cui trovate il link all'interno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Jane Bennet
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo I - Sorprese


Quella che segue è la traduzione di una storia scritta in lingua inglese e pubblicata su Fanfiction.net da theredrobin. Potete leggere l'originale, "In the Depth of Winter", cliccando qui. Al momento in cui pubblico, la storia originale ha collezionato 185 recensioni, 97 seguaci e 339 preferitori ed io personalmente credo che meriti il successo ottenuto. Spero che apprezzerete anche voi. Se sì, all'autrice va ogni plauso, le eventuali critiche invece - specie se inerenti allo stile - vanno addebitate alle mie scarse capacità da traduttrice.



Note dell'autrice: non avrei mai pensato di poter osare scrivere a proposito di questo libro, eppure eccoci qui. Questa storia si comporrà di quattro capitoli. Probabilmente un po' fuori stagione, ma quando mai le mie idee sono state logiche?



 


- Capitolo I -


Sorprese




Ci sono tanti generi diversi di sorprese.

Ci sono tipi piacevoli, che ti fanno arrossire per il calore e ti lasciano percorrere da un formicolio che nasce dalla punta delle dita e va dritto fino al cuore. Ci sono quelli che ti lasciano momentaneamente pietrificato mentre cerchi di realizzare cosa, in nome del cielo, sia effettivamente avvenuto. Ma ci sono anche quei generi di sorprese che sono semplicemente le più indesiderate cose al mondo e si propagano dentro di te in uno shock che è quasi troppo da tollerare.

Elizabeth era eccitata e nervosa fino all’impazienza mentre sedeva in biblioteca in attesa di Darcy, di fronte a un fuoco scoppiettante.

Questo sarebbe stato il primo inverno con lui a Pemberley, e desiderava preparargli qualcosa di speciale. L’idea le era sorta circa tre settimane prima, proprio dopo che la prima spruzzata di neve era scesa a gelar il terreno, ed ella si era immantinente messa a lavoro per riuscire a realizzare i suoi piani in tempo. Con somma delizia di Elizabeth, ogni cosa sembrava andare a suo favore.

Da allora, aveva nevicato due volte, l’ultima delle quali era stata solo la sera prima, sicché tutta Pemberley era coperta di bianco.

Questo era il giorno in cui avrebbe finalmente potuto svelare quel che aveva pianificato per lui. Solo un’ora prima, era andata da Darcy, nel suo studio, e lo aveva persuaso ad andare con lei, avvalendosi di un sorriso civettuolo e la promessa di una sorpresa. Un ampio sorriso gli aveva piegato le labbra alla vista di lei, ed egli le aveva promesso di raggiungerla non appena avesse potuto, visto che affari urgenti non glielo permettevano al momento.

Elizabeth era a questo punto abbastanza irrequieta per tutto il tempo che lo sbroglio di questi affari stava richiedendo, e stava già per alzarsi e andare a chiamarlo, che una mano le toccò il braccio. Lei si alzò dal divano e poi arrangiò il viso ad un insolito cipiglio.

“Davvero, Fitzwilliam!” disse, una rabbia simulata nel tono . “Pensavo che non saresti mai venuto.”

Darcy, comprendendo che la sua irritazione era fittizia, decise di stare al gioco. “Elizabeth, non è con me che dovresti essere arrabbiata, ma con gli avvocati a Londra. Se dipendesse da me, preferirei pure vedere la casa di città distrutta, se significasse venir prima da te.”

Lei rise, ma riassunse in fretta un’espressione altezzosa ed irritata per continuare la farsa. “Molto bene. Ti perdonerò ad una condizione.”

“Che sarebbe?”

“Per le prossime ore, tu mi ascolterai totalmente ed obbedirai a qualunque cosa io dica.”

Il sorriso di Darcy sorse allora ampio e spontaneo, mentre faceva un cenno d’assenso col capo. Elizabeth, interrompendo finalmente la messinscena, si alzò sulle punte per baciarlo, ed egli rispose nel momento stesso in cui le labbra di lei toccarono le sue.

Mentre le sue dita affondavano nei riccioli della nuca, ella si chiese pigramente perché mai si fosse disturbata a cercarsi qualche altra attività quando era perfettamente contenta di continuare così per tutto il pomeriggio. Prima che lui potesse attirarla a sé e distrarla interamente dai suoi propositi per la mattina, a fatica ella se ne distaccò per sussurrare, con accenti da cospiratrice: “Va’ a prendere il cappotto.”

Ciò detto, si allontanò di corsa, lasciandosi dietro un Darcy in stato di leggero stupore.



***



Darcy indugiava di fronte alle porte d’ingresso aspettando che Elizabeth facesse la sua ricomparsa.

In uno slancio compulsivo, aveva afferrato anche sciarpa e cappello quando ero andato a prendere il cappotto, come lei aveva richiesto, per farsi trovar preparato nel caso qualunque cosa Elizabeth avesse in mente li costringesse a stare nella fredda aria invernale per qualche tempo.

Darcy fu felice di averci pensato perché quando Elizabeth arrivò infagottata all’ingresso, vide che anche lei si era munita di cappello guarnito di pelliccia e sciarpa… due, in effetti.

Osservò la sciarpa in più che reggeva in mano, e lei si accorse di aver catturato la sua attenzione. Sorrise allora maliziosamente.

“Piegati, Fiztwilliam. Sei troppo alto perché io riesca altrimenti.”

Cautamente, egli si abbassò verso di lei. Con pochi, lesti movimenti, gliel’arrotolò intorno alla testa, coprendogli gli occhi. Gli rubò un bacio veloce prima di dirgli che poteva rialzarsi.

“Riesci a vedere qualcosa?” venne  la voce di Elizabeth da qualche parte alla sua sinistra.

“Niente.”

“Perfetto. Resta fermo lì, mi prenderà solo un momento.”

Sentì i passi di lei mentre si precipitava altrove e, dopo un minuto, tornava di nuovo. Poi la sua piccola, guantata mano s’insinuò dentro la sua ed egli l’avvolse fra le dita.

Il rumore delle grandi porte di quercia che si aprivano cigolando fu accompagnato dallo spiffero gelido che s’intrufolò attraverso la fessura.

Elizabeth lo stava ora tirando per la mano, ma si fermò. “Sei abbastanza al caldo così?”

“Sì.”

“Bene. Non sbirciare.”

Senz’altro aggiungere, lo fece uscire tirandoselo dietro, e virò a destra, verso il bosco.

Stava molto attenta a guidarlo fra gli alberi e i banchi di neve. Quasi mai gli esili rami dei cespugli e della bassa vegetazione gli raschiavano il cappotto, giacché ella prestava molta attenzione nell’allontanarli da Darcy perché non lo graffiassero. Bendato e guidato da Elizabeth, egli si sentiva sicuro come se fosse lui stesso a poter vedere e guidare i propri passi.

Avevano vagato a questa lenta ma costante velocità per quasi un’ora e mezza quando lei lo fece fermare e lasciò la sua mano.

“Puoi guardare adesso,” disse la sua voce da dietro. “Siamo arrivati.”

Darcy allentò il nodo che aveva dietro la testa e si tolse la sciarpa.

Si trovavano nel mezzo di una radura abbastanza grande, che gli era particolarmente familiare. Doveva essere alle estremità dei terreni di Pemberley.  Gli alberi che gli si accalcavano d’intorno e creavano quasi un sipario di fitta vegetazione erano vecchi e robusti, ma qui e lì piccoli, giovani ramoscelli spuntavano fuori come per reclamare un posto per sé. Era un luogo molto silenzioso, ogni suono era attutito dallo strato di neve che scintillava su ogni cosa e faceva apparire tutto immacolato e puro. Proprio nel centro della radura c’era una polla d’acqua, che raggiungeva quasi la Sala da Ballo di Pemberley per lunghezza e larghezza, ed era tutta gelata.

Tutto a un tratto Darcy ricordò.

Sapeva perché quel posto gli sembrava familiare: c’era già stato prima, molte volte in effetti. I suoi genitori lo avevano portato lì per pattinare sul ghiaccio quando era un ragazzo, e più tardi con loro venne anche Georgiana. All’epoca, lei era appena capace di stare in piedi sulle sue paffute, instabili gambe sul solido terreno, figuriamoci sulla scivolosa superficie di ghiaccio. Ricordava il giorno in cui Georgiana era sfuggita dalle braccia di loro madre e aveva spiccato una corsa sul ghiaccio da sola, come per provare che anche lei poteva farlo, come il resto di loro, solo per poi scivolare e cadere e sbucciarsi considerevolmente le ginocchia. Non era stato nulla che una tazza di cioccolata calda, una volta tornati a casa, non aveva potuto riparare, ma quel giorno, per un’altra ragione, sarebbe sempre rimasto scolpito nella sua memoria, come un ricordo dal gusto ad un tempo dolce e amaro. Era stata l’ultima volta che la sua famiglia si era ritrovata lì per intero, e lui non era più tornato da allora.

Egli si voltò per guardare Elizabeth.

Lei lo fissò a sua volta ansiosamente, studiandolo come se lui fosse disgustato da qualcosa. “Sei adirato con me? Non intendevo rattristarti.”

Darcy si decise a muoversi e andò a prenderle la mano. “Adirato? No. È solo che… come hai…?”

“La signora Reynolds,” concluse per lui, un’espressione imbarazzata sul viso. “Mi è venuta l’idea, e lei mi ha raccontato che venivi qui un tempo con tua madre e tuo padre e tua sorella. L’ho mandata a Londra per noi perché potessimo…” Mostrò due scatole che stavano per terra, proprio dietro di lei. Sollevò il coperchio di quella più alta e rivelò, nascosto in una nuvola di carta velina, quel che sembrava un paio di stivali da equitazione con lame sottili installate sulle suole.

Egli realizzò che doveva esser questo quel che lei era andata a prendere dopo averlo bendato a casa.

Nel frattempo, Elizabeth lo studiava da sotto le sue ciglia, mentre lui guardava dentro la scatola. “Pensavo che fosse un piano meraviglioso all’inizio, ma dopo, ho iniziato a pensare che forse non era il luogo ada─ mph!”

Era stata senza tante cerimonie interrotta quando Darcy era accorso per baciarla risolutamente sulla bocca, effettivamente quietando ogni dubbio così come la necessità di finire la frase.

“Grazie, Elizabeth,” disse lui, distaccandosi, ma reggendola ancora a sé.

Gli occhi di lei sfavillarono quando gli sorrise, rassicurata ed eccitata che lui fosse felice per il suo regalo.

“Vieni!” gridò, ruotando poi su se stessa per liberarsi delle scarpe ed indossare i pattini ed allacciarseli stretti ai piedi. Quel tono accattivante che lui amava così tanto sentire rintoccava di nuovo nella voce di lei, mentre si faceva strada verso il ghiaccio. “Sei pronto per mostrarmi come si fa?”

“Sono pronto, dopo anni di totale mancanza di pratica, a provare a mantenermi in equilibrio sul ghiaccio solo per sembrare un infante ai suoi primi passi?” Sorrise. “Solo se lo fai anche tu con me.”

La risata di Elizabeth risuonò come uno scampanellio, alto e spensierato per tutta la radura, e talmente contagioso che Darcy vi si unì mentre si piegava per indossare i pattini e la raggiungeva sul ghiaccio.

Lei non aveva mai udito lo schiocco affilato del ghiaccio che si spezza e, ignara dell’ammonimento, si ritrovò improvvisamente immersa nelle nere acque ghiacciate dello stagno.

Ci sono tanti generi diversi di sorprese.

E nel giro di dieci secondi, Darcy li sperimentò tutti.








---
Questa storia è menzionata nelle Community di FFNet "The Best Funny and Romantic Fanfiction", "Age of Romance", "Regency Era", "Closet Stories", "My Favourite Pride and Prejudice Fanfiction", negli archivi della community "Femme Malheureuse's Wash List", e su Jane Austen FanFiction Index.


  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Orgoglio e Pregiudizio / Vai alla pagina dell'autore: theredrobin