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Autore: Lynx96    22/10/2013    1 recensioni
Questa storia è nata come una Denley, poiché scarseggiano in italiano.
Partendo dal presupposto che la vita - e l'amour - siano pieni di magia, attraverso intricati giochi temporali, si sviluppa la storia dei due protagonisti secondo i punti di vista di tutti e quattro i Cavalieri (sebbene in particolare di Henley e di Atlas).
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henley Reeves, J. Daniel Atlas, Jack Wilder, Merritt McKinney
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui il terzo capitolo, spero sia di vostro gradimento.
Mi piacerebbe molto se qualcuno recensisse i miei scritti, anche se in negativo, perchè sarebbe davvero molto gratificante e costruttivo per me, che temo sempre di sbagliare.
Con ampia speranza,
L.


 

Quando uno ha avuto una volta la fortuna di amare intensamente,

passa la vita a cercare di nuovo quell'ardore

    e quella luce”

A. Camus

 

 

24 dicembre 2012

Ontario, Canada

 

Un giovane mago di successo stava completando il suo miglior spettacolo. Si poteva leggere sul suo viso quanta bravura emanasse. Bastava guardarlo per credere in ciò che diceva.

Finito lo spettacolo avrebbe fatto colpo su una ragazza qualsiasi con un trucco qualsiasi; dal più banale al più complesso la scala era lunga, ma la solfa sempre la stessa.

Avrebbe accompagnato la ragazza nel suo appartamento, avrebbero avuto una notte agitata e la mattina dopo l'avrebbe mollata senza ritegno per poi rimanere con la bocca amara senza conoscere niente di quella ragazza, né il nome né il colore dei suoi occhi, e senza ricordarne nemmeno gli attimi passati insieme.

Dopo tutto ciò avrebbe aperto una bottiglia di qualche super alcolico, se la sarebbe scolata in breve tempo crogiolandosi nella sua muta sofferenza.

Ma quel giorno non ne era in vena. La gioia che il giorno di Natale porta con sé lo schiacciava come un verme. La solitudine, l'apatia, l'insofferenza. Questo era diventata la vita di J. Daniel Atlas: un profondo senso di impotenza, odio per se stesso e pentimento celati sotto un velo d'arroganza.

Non gli era mai piaciuto perdere il controllo, ne aveva molta paura. Per questa ragione mal sopportava avere rapporti umani duraturi.

Un'assistente valeva l'altra.

Il fatto che tormentasse Henley con l'anonimato sul suo sito internet non significava che fosse ossessionato da lei, ma che voleva dimostrarle il suo bisogno di lui. Perchè Henley doveva aver bisogno di lui. Il fatto che si fosse fatta una carriera da discreta escapologa, che avesse dei gusti, delle idee e dei rapporti personali indipendenti dai suoi, che non si fosse mai presentata alla sua porta per chiedere di lui, magari di riprenderla a lavorare con lui erano solo una facciata, un'illusione.

Presto sarebbe accorsa, lui avrebbe fatto il prezioso e poi sarebbe tornato tutto come prima.

Non le mancava Henley, assolutamente no. Lo destabilizzava, ecco tutto.

Da maniaco del controllo quale era non riusciva ad accettare di buon grado, e senza un arco di tempo notevole, i cambiamenti. E questo era un cambiamento importante.

Il fatto che ormai fossero passati anni non significava niente.

 

-Non ti annoi a fare sempre lo stesso numero?- Anonimo.
 

Atlas era tornato a casa da poco e si stava assaporando con mesta soddisfazione il suo brandy.

 

-Prego?- H.


La sua vita era segnata dall'apatia, dall'indifferenza, dall'infelicità.

 

-Sei un'escapologa. In ogni numero riesci a fuggire da qualche gabbia, ogni numero è uguale ad un altro, cambiano le circostanze, ma è sempre lo stesso modus operandi- Anonimo.

 

Un sorriso patetico gli trafisse il viso.

 

-Vale lo stesso per gli illusionisti: non fanno altro che rigirare sempre le stesse carte e gli stessi trucchetti. Invece l'escapologia è un'arte molto più raffinata! Tutti fuggono da qualcosa mio caro Anonimo e credere in qualcosa che appare impossibile è l'elemento fondamentale per il pubblico- H.

 

Un brivido gli attraversò la schiena e il suo cuore perse un battito.

Glielo aveva insegnato lui cosa desiderava il pubblico.

Gabbia...Si sentiva in gabbia.

Mentiva a se stesso.

Tutto quello in cui credeva: un'illusione che lui stesso aveva creato.

 

Mi stai mancando Henley.

  
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