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Autore: Harriet    12/04/2008    2 recensioni
[Il giorno dell'inizio del mondo]
Hikari è un ragazzino fragile, alle prese con un potere che non sa controllare. Shuichi è un tipo solitario, sensibile a suo modo, ma fondamentalmente poco interessato ai rapporti umani. Il loro incontro porterà cambiamenti inaspettati.
La realtà non è così semplice. Ci sono cose nascoste dietro ciò che vediamo, e i ricordi, i desideri e le storie sono molto più reali di quanto si pensi...
CAPITOLO X Online: EPILOGO!
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci al gran finale! Chi sarà Matsui Murasaki? E soprattutto, apprezzerete l’idea o mi manderete a quel paese?XD

Spero di no, spero che vi piaccia e la consideriate una conclusione degna. (Dopo questo capitolo ci sarà l’epilogo, quindi è il nostro penultimo appuntamento.)

Intanto, GRAZIE per essere arrivati fin qui! Grazie a Mia, Shu, Eriol, Melchan, Renki, Jucchan, Kairi, Wren, Dira Real, che seguono e commentano la storia. Grazie alle adorabili persone che l’hanno preferitata. Grazie ai lettori (che, se il contatore del sito ha ragione, sono davvero tanti! ç_ç

Dunque, on with the story!

Citazione musicale iniziale: Honoo no Tobira, Fiction Junction.





IX – The face of a faded dream




Kitsuzuita yubi de akatsuki no door wo hiraku yo

Ashita wo kono te de erabitoru to kimeta kara


(Aprirò la porta dell’alba, con le dita ferite,

perché queste mani sono quelle che sceglieranno il domani)






Era buio, ma lo vedevano benissimo. Hikari pensò che era davvero come in qualche puntata di un anime, quando il fatto che sia notte non impedisce agli spettatori – e ai personaggi, spesso – di vedersi senza alcun problema.

Già, e doveva smetterla di fare questi paragoni con gli anime e i manga, perché lì almeno un deus ex machina dell’ultimo minuto era sempre assicurato, mentre per loro la faccenda era un po’ più complicata.

- Continuo a chiedermi come degli idioti come voi siano riusciti a mandare a monte un piano progettato piuttosto bene...- disse Matsui Murasaki, frugando in tasca, per tirarne fuori sigaretta e accendino. Non sembrava particolarmente arrabbiato. Più che altro seccato. E curioso.

- Ti riferisci al fatto che hai cercato di farci portare un piromane in biblioteca?- domandò Hikari, che si sentiva un po’ il portavoce del gruppo, e non ne era molto felice. Di solito il cattivo se la prende per primo con chi sta parlando.

- Esatto. Quel piromane, me lo ero lavorato bene. Non è molto diverso da voi, a dire il vero. Fa disegni per hobby, legge manga, le solite storie. Entrare nella sua mente è stato semplice, e ancora di più convincerlo a incendiare qualcosa. E’ già un po’ fuori di testa di suo, poveretto. Però mi serviva qualcuno che lo accompagnasse in biblioteca. Non sono riuscito a farglielo fare. Sono bravino, nelle possessioni, ma non perfetto, purtroppo. Oh, beh, è solo questione di tempo!

Ma soprattutto, mi divertiva troppo l’idea di impiegare qualcuno di voi! Era un’idea splendida: i difensori della città, causa della sua distruzione!-

Hikari osservò per un attimo i volti degli altri tre, e capì tutti si stavano chiedendo la stessa cosa. Così si rassegnò al suo ruolo di interprete dei dubbi di tutti, e continuò a parlare.

- Ma che accidenti stai blaterando? Come pensi che un incendio in biblioteca potesse distruggere la città?-

- Quest’ultima domanda ha una risposta molto semplice. Questa zona, un tempo, era periferia, e qui non c’erano parchi o biblioteche, c’erano solo fabbriche. Lo sviluppo della città ha trasformato questo posto. Però una fabbrica è rimasta, e in attesa di essere trasferita, non è che la manutenzione sia granché. E’ la Atsugawa Farmaceutica, ed è separata dalla biblioteca solo da un cortiletto e una rete metallica. Le tubature di gas della biblioteca passano dal quel cortiletto e procedono verso la fabbrica. Un bell’incendio in biblioteca si sarebbe propagato verso la fabbrica, e un bell’incendio nella fabbrica avrebbe creato danni di non poco conto alla città. Fuoriuscita di composti chimici tossici, ad esempio. Una città velenosa come questa, avvelenata. Era un bel piano.-

- Potevi convincere quel tipo a incendiare direttamente la fabbrica!- ribatté Hikari, dimenticandosi per un attimo che quella era la realtà e che non si stava discutendo della solidità o meno di una trama.

- Sì, lo so.- rispose Murasaki, tirando una boccata dalla sigaretta. – Ma mi attraeva l’idea di distruggere la biblioteca.-

- Perché?-

- Perché quarant’anni fa dove ora c’è la biblioteca c’erano dei pulciosi alloggi per gli operai delle fabbriche, quelli meno abbienti, quelli che erano in cerca di una casa decente, di una sistemazione dignitosa. Ed è il posto dove sono nato.-

I quattro rimasero in silenzio per qualche istante, per rimettere insieme i frammenti dell’immagine che le parole di Murasaki avevano creato.

- Ma tu chi sei?- mormorò infine Shuichi. Murasaki rise, gettò il mozzicone di sigaretta a terra e ne accese un’altra.

- Io? Non è così facile dirlo. La definizione migliore, secondo me, è il volto di un sogno svanito.-

- Non che abbiamo capito meglio, ora...- borbottò Tsugumi.

- Per colpa di questa città e di quel dannato idiota, non sono altro che un sogno.- riprese Murasaki, facendosi improvvisamente rabbioso. Sembrava che quelle parole fossero più rivolte a se stesso che ai suoi avversari. Poi tornò a guardarli, sorridendo come prima. – In realtà è molto semplice. E voi dovreste capire bene. Io sono un personaggio.-

- Che cosa?- Questa volta Hikari non ebbe bisogno di guardare nessuno, per capire che quella era l’unica reazione di tutti.

- Un personaggio. Un gran bel personaggio, decisamente. Quell’idiota del mio autore era in gamba, aveva stoffa, e con uno sceneggiatore come si deve io sarei diventato uno splendido personaggio. Aveva poche idee, quell’idiota, ma erano buone. Con qualcuno che lo aiutasse... avrebbe conquistato il mondo dell’editoria! E invece no! No, perché lui aveva paura. Del mondo, del fallimento... Non lo so. Così non ha mai tirato fuori la mia storia dal cassetto. Ha continuato a lavorare in questa zona, ed è morto giovane e triste, senza mai aver provato a fare qualcosa di diverso. Per colpa sua, della sua vigliaccheria, ma anche per colpa di questa città! Questa città è triste e grigia, ti ingloba l’anima, ti succhia le idee e la fantasia e ti prosciuga del tutto! E io, per colpa sua e di questa città, sono rimasto come uno spettro, a vagare in questo posto orribile, senza potermi esprimere in alcun modo!-

- E perché ti sei accanito contro di noi?- gridò Iori.

- E noi che c’entriamo con le tue sfighe?- domandò Tsugumi, infuriata.

- Ah, perché quella che vi ho raccontato era solo la prima parte della storia.- rispose lui, riassumendo la sua aria sicura di sé e quasi allegra. – Per vent’anni ho fatto il fantasma triste, tra i cortili delle fabbriche, osservando i cambiamenti fisici della città, ma senza vedere alcun miglioramento nel suo cuore marcio. E poi, all’improvviso, ebbi un’idea. Sono un personaggio, e ho molte più possibilità di voi, sotto certi punti di vista. Provai ad entrare nella mente di qualcuno. Non è facile, e ci vuole molto tempo per imparare la tecnica. E poi, ovviamente, deve essere una mente che si presta a queste cose. Vale a dire, la mente di uno che inventa storie, o di un disegnatore, o anche di un appassionato ossesso di fumetti e libri, che non si spaventa di trovare un personaggio in giro tra i suoi pensieri.

Scoprii che potevo manovrare, entro un certo limite, queste persone. Oh, e allora cominciai a divertirmi! Era l’occasione di vendicarmi di questa città, e di dimostrare al mondo il mio valore. Non ero potuto diventare l’eroe di un manga, ma sarei diventato un cattivo indimenticabile!-

- Ah sì?- lo interruppe Hikari, seccato. – Cos’hai fatto, hai tentato di conquistare il mondo?-

- Niente di così banale. Almeno, non per ora. Non ne ho ancora le forze. Però mi sono dato da fare. Per esempio, il 90% dei crimini commessi qui attorno, è tutta opera mia. Penetro nelle menti disponibili, spingo persone qualunque a fare cose orrende. Non avete idea del numero di persone che sono seppellite qua sotto. Quelli che hanno ritrovato... sono meno della metà.-

Iori si lasciò sfuggire un gemito. Hikari sentì che Shuichi, accanto a lui, si irrigidiva e tratteneva il respiro. Poi vide gli occhi di Murasaki posarsi sul viso dell’amico.

- Lo so a cosa stai pensando, ragazzino. Stai pensando alla tua amica, vero? Esatto, hai indovinato. Vi ricordate quando quel giovane disegnatore, Kai Asuna, si è suicidato, un paio d’anni fa? Ecco, si è suicidato quando si è reso conto che aveva strangolato una ragazzina che passava di qui...

In realtà, si trattava di un caso molto particolare. La ragazzina ce l’avevo portata io, qui. Sai, anche lei scriveva storie. Non te l’aveva mai detto? La sua presenza accanto a te, un disegnatore, era pericolosa per me. Dovevo toglierla di mezzo. Così l’ho portata qui, e ci ho portato anche l’altro. Preso da un raptus improvviso, l’ha uccisa. E io stavo vedendo tutto, ed ero molto, molto compiaciuto.-

Shuichi scattò in avanti e fece per gettarsi contro Matsui Murasaki, ma l’uomo fece uno strano gesto, e il ragazzo dovette fermarsi, scivolando a terra sulle ginocchia, incapace di muoversi.

- Non dimenticare che sono ancora nella tua mente!- gli gridò. – E non pensare di potermi fare qualcosa! Posso entrare in voi e costringervi ad uccidervi a vicenda!-

- Perché ci hai divise?- lo interruppe Iori. – E perché ritenevi l’amica di Shuichi pericolosa per te? Perché hai tentato di fare del male anche a questi ragazzi?-

- Perché tu, piccola stupida, hai fatto un disegno che la tua amica non ha mai interpretato, ma io sì!- le rispose il personaggio, che stava lentamente perdendo il suo sorriso fascinoso, per assumere un’aria sempre più cattiva e adirata.

- Che significa?-

- Che io tengo d’occhio tutti i disegnatori e gli inventori di storie di questa dannata città. Per possedere le loro menti, ma anche perché ho sempre sperato di trovarne uno abbastanza all’altezza da inventarmi una storia. Una notte, girovagando tra i tuoi pensieri, ho visto quel disegno e ho capito subito il pericolo. Tu avevi fatto una previsione su di me! Avevi disegnato me, proprio me... Sconfitto da un altro personaggio! Un personaggio, lo compresi subito, che tu avresti disegnato, un frutto dell’alleanza tra te e quella ragazza così poco femminile!-

- Ehi, razza di esaltato senza un minimo di gusto estetico, come ti permetti?- ribatté Tsugumi.

- Ehi, senti un po’, riprovati a dire una cosa del genere su Tsugumi e ti... ti... ti cancello!- strillò Iori, contraendo il bel visino in una smorfia particolarmente cattiva.

Murasaki, per tutta risposta, rise.

- Comunque, non potevo permettere di essere sconfitto da un personaggio qualunque disegnato da due bambinette qualunque. Così pensai di uccidervi. Ma... scoprii che non potevo. Perché ormai le vostre menti erano connesse, i vostri poteri si erano incontrati, e vi proteggevate a vicenda da me. Non potevo più penetrare liberamente nelle vostre testoline di ragazzine stupide. Ero molto, molto arrabbiato. Sapete, mentre voi due diventavate amicone, ho fatto morire molte più persone del solito, e ho anche convinto un pazzo a far saltare la diga del fiume. Un’inondazione davvero graziosa, vero?-

- Piantala con l’esaltazione della tua pazzia e vieni al punto!- rispose Tsugumi.

- Va bene, va bene... Insomma, l’unica cosa che potevo fare era attingere ai miei poteri. I poteri di cui quel maledetto stupido del mio autore mi aveva dotato. Scoprii che potevo lanciare maledizioni. E ne scelsi una proprio carina, per voi due!-

- Tanto l’abbiamo aggirata, per ben quindici anni!- ribatté Iori.

- Eh, lo so. E non credere che non mi bruci. Però almeno avevo scampato il pericolo del vostro personaggio. Poi però... E’ successo ancora qualcosa di imprevisto. Già. Quelle maledette impiccione, pericolose anche da morte...-

- Stai parlando dell’amica di Shuichi?- domandò Tsugumi.

- E della nonna di Hikari.- rispose Murasaki.

- Mia nonna?-

- Sì, impiastro, non ascolti quando parlo?- si stizzì Murasaki. – La sua amichetta e tua nonna. Pericolose anche da morte!-

- Mia nonna... Mia nonna è morta investita da un’auto, in una zona non lontana da qui. Sei stato tu?-

- Certo che sono stato io!- sospirò Murasaki. – E’ un incubo spiegare la trama di questa faccenda a degli idioti come voi! Tua nonna era una mezza maga. E’ lei che aveva raccontato a Eiko tutte le faccende del mondo spirituale che quella ragazzina sfoggiava sempre. Quella maledetta strega di tua nonna sapeva che questa città è speciale. Che ci nascono persone speciali, di quando in quando. E voleva fare la guardiana, lei. Voleva aiutare i supereroi cittadini. Oh, ma non c’è riuscita! Il primo automobilista con la mente malleabile che è passato di qui, io ho...-

- BASTA!- Shuichi lo interruppe, sollevandosi in piedi con sforzo. – Non mi interessa cosa hai fatto. Non mi interessano le tue vanterie. Vai avanti, spiegami cos’altro hai fatto a noi!-

- Insomma. La tua amichetta e la nonna del tuo amico, ovunque siano, spero siano all’inferno, anche se ne dubito, si sono messe a mandare sogni, dall’aldilà. Sogni, a queste due. Perché voi due vi incontraste e diventaste amici. E ci sono riuscite. Dannate, più pericolose da morte che da vive!-

Questa volta non ci furono risposte. Di nuovo, avevano avuto una tale quantità di informazioni sconvolgenti che era difficile riuscire a rimetterle tutte insieme, per creare una storia sensata.

- E tu hai pensato che anche questi due ragazzi avrebbero potuto inventare un nemico per te?- domandò Iori.

- Non è che l’ho pensato. Lo sapevo.- puntualizzò lui, con aria saccente. – Ve l’ho detto, io tengo d’occhio tutti, qua. Soprattutto quelli che hanno un qualche genere di potere. Appena si sono conosciuti, tempo di un quarto d’ora... E già avevano profetizzato guai a venire. Hanno pensato che i guai riguardassero solo loro, ma non era così. I guai erano anche per me. Non a caso, il disegno esplicativo di quella profezia...-

- Moyashi.- concluse Hikari. – Moyashi è il personaggio destinato a sconfiggerti?-

- Nemmeno per sogno!- gridò Matsui Murasaki, risentito. – Sarebbe potuta esserlo, certo, ma ci avete lavorato troppo poco! Non vale nemmeno la metà di me, non ha poteri definiti, ha un’arma che fa ridere, è una ragazzina! Io vi ho tormentati a tal punto che per salvarvi a vicenda avete perso tempo, e quel dannato personaggio non è mai stato finito in maniera soddisfacente!-

- Come mai sei così forte, ora?- domandò Shuichi. – C’entra qualcosa il fumetto che ho disegnato ieri notte?-

- Certo!- Murasaki sorrise, compiaciuto. – Manovrando Hikari nel sogno, e te nella veglia insonne, mi stavo costruendo nuove energie, nuove possibilità. Una volta sono riuscito ad entrare nella mente di un tipo, costringendolo a pedinare Hikari. Credo tu ti sia sentito male su un tram, una volta. Ero piuttosto fiero di me, sì. Non è durato molto, purtroppo. C’è stato l’episodio dell’ascensore, lì avevo pasticciato con i pensieri di Hikari. Mi sembrava deboluccio al punto giusto.

Poi, però, avete sfoderato i vostri trucchetti: disegni, storie, cartine... Stucchevoli tentativi di proteggervi a vicenda, insomma.

Oh, ma la fortuna è tornata dalla mia parte, alla fine. Tu eri di nuovo insonne e debole. Sono entrato nella tua mente e ti ho spinto a disegnarmi. Tu l’hai fatto, e io ho acquistato potere. Sono riuscito a prendere possesso delle tue abilità e di quelle di Iori, manomettendo le loro predizioni, e spingendo Tsugumi a mettere in moto quella catena di eventi che avrebbe dovuto portare con l’incendio della Atsugawa Farmaceutica!-

- Ma noi siamo stati più forti!- gridò Iori, che sembrava trattenesse a stento il desiderio di correre da quel pazzo e prenderlo a schiaffi.

- Non ci conterei. Ricordatevi, vi sto ancora controllando. Shuichi mi ha disegnato, e io sono nella sua mente. Posso scatenarlo contro di voi. Posso indebolirvi a tal punto da far sì che vi uccida tutti. Posso farlo e lo farò, restando a guardare con immenso divertimento! Posso anche...-

- Non puoi fare niente, invece!- rispose Shuichi. – Non te lo lascerò fare.-

- Ah no?-

Un attimo dopo Shuichi gridò, avvertendo una volontà estranea alla sua che controllava i suoi movimenti. Si gettò a terra, per sfuggire a quella forza, ma un attimo dopo era di nuovo in piedi, e puntava Hikari.

- Fai qualcosa, ti prego!- gemette il ragazzo. – Non rimanere lì! Non voglio farti del male!-

- Non avere paura, Shuichi.- rispose Hikari, senza spostarsi. – Noi il personaggio l’abbiamo inventato, no? Che ne sa, lui, dei suoi poteri? Non ne ha idea. Non sa quanto è davvero forte. Non conosce il suo passato. Io sì. So cos’ha attraversato. Ha già combattuto con gente più forte e più esaltata di questo qua! E ha vinto.-

- Cosa vai blaterando, stupido?- chiese Murasaki. – Spostati, se non vuoi morire!-

Shuichi raggiunse Hikari e gli si gettò contro. Hikari lo afferrò al volo, stringendolo in un abbraccio.

- Moyashi può benissimo farcela a sconfiggerti! Sarai anche un cattivo da manga, ma non mi sembra tu conosca bene le storie degli eroi dei manga. La maggior parte dei cattivi è più forte degli eroi, e allora perché gli eroi vincono?-

- Perché l’editore altrimenti straccia il contratto dell’autore, razza di ingenuo!- rispose Murasaki, scoppiando in una risata sguaiata. – Ma qui, come vedi, non ci sono editori o correttori di bozze, e la fine la decido io!-

- Non è vero. Non illuderti di aver vinto!- ribatté il ragazzo. – Gli eroi vincono perché hanno una forza di volontà immensa! Vincono perché sono temerari, perché hanno un cuore puro, perché non hanno paura di sacrificarsi per gli amici.-

- Sai, penso che tu sia un po’ troppo idealista per fare il mangaka.- ribatté Murasaki, sprezzante. – Oggi vanno di moda manga molto più cinici...-

Fece un gesto, e Iori lanciò un grido, seguito da un ansimare penoso: qualcosa le stava togliendo il respiro. Bloccato tra le braccia di Hikari, Shuichi tentò di liberarsi, ancora sotto il controllo di Matsui Murasaki. Tsugumi si guardava attorno, angosciata, come se cercasse di sollevare il velo della maledizione per ritrovare Iori. Ma Hikari rimaneva immobile, gli occhi fissi sul suo avversario. Sembrava non avesse più nemmeno paura.

- Gli eroi vincono perché nonostante siano piccoli e fragili si sforzano fino al limite!-

In quell’istante qualcosa si materializzò davanti a loro. Una luce bianca, accecante, e poi una sagoma distinta. Una sagoma umana, una figura longilinea, vestita con una tunica. Era azzurra e bianca, i capelli azzurri e la pelle bianca, e aveva in mano una spada. I tratti della spada erano appena accennati, e così anche alcuni dei particolari del vestito e del corpo.

Ma il viso era disegnato perfettamente, ed era splendido. I grandi occhi azzurri erano seri, la bocca serrata, tutto il volto era teso e concentrato. La ragazza riluceva di mille sfumature di bianco e azzurro. La spada era fine e lunga. La teneva ferma, come cercando la posizione di attacco migliore.

- Se l’avessimo progettata meglio, quella spada...- mormorò Shuichi, completamente in preda al panico.

- Andrà bene. Ce la farà. Non è una novellina. Lo so.-

- Quando l’hai inventato il suo passato?-

- Adesso.-

- Adesso?-

Improvvisamente la spada si trasformò: divenne più precisa, più lunga e scintillò, come se un raggio di luce si fosse riflesso e spezzato sul filo temibile dell’arma.

- Non male.- commentò Hikari. – Non male davvero.-

- Cosa credete, che mi lasci impressionare da questa maghetta?- urlò Matsui Murasaki, allargando le braccia e creando una sorta di vortice nero.

- Non sono una maghetta, sono una guerriera.- rispose Moyashi, prima di scagliarsi contro di lui.

Nessuno dei presenti avrebbe mai dimenticato quel che seguì. Era come se il più incredibile e fantasioso dei duelli su carta fosse stato animato, ma in maniera di gran lunga più perfetta rispetto a qualsiasi anime mai sognato. Moyashi manovrava la spada con maestria, Murasaki rispondeva giocando con l’energia nera del suo vortice, facendole cambiare forma per difendersi dagli attacchi della guerriera o per attaccarla a sua volta. Lui era sicuro di sé e subdolo, lei era precisa e fulminea. Murasaki era attorniato dalle ombre, Moyashi risplendeva di più ad ogni colpo.

La spada luminosa era affilatissima, ma lo erano anche le armi che si formavano di volta in volta grazie alla magia maligna di Matsui Murasaki. Il rosso del sangue di entrambi macchiò quell’incredibile tavola a colori che aveva preso vita davanti ai loro occhi.

- E’ un personaggio da shoujo manga, non può avere possibilità contro di me!- urlò ad un tratto Murasaki, ferendo la ragazza a una spalla, in maniera apparentemente grave.

- Ehi, stupido, cos’hai contro gli shoujo?- si ribellò Iori.

- Secondo me il tuo autore voleva ficcarti in uno shoujo, in realtà.- commentò Tsugumi.

- Cosa? Ma non pensateci nemmeno!-

In quel momento Moyashi ferì Murasaki nello stesso punto in cui l’aveva colpita lui.

- Devi aver paura degli shoujo, allora.- rispose la guerriera.

- Ehi, Shuichi, ma tu volevi metterla in uno shoujo?-

- Sei tu lo sceneggiatore. Per me, basta sia una bella storia.-

- Lo sarà.- rispose Hikari, fissando con fiducia la loro creatura che combatteva per loro. – Lo è.-

- Non è alla mia altezza!- gridò Matsui Murasaki, dopo averla colpita di nuovo.

- Forse no...- rispose Hikari. – Ma ti sconfiggerà comunque!-

- E perché, perché nei manga vincono sempre i buoni?-

- Anche. Ma è molto più semplice, in questo caso. Perché tu non hai un creatore, mentre lei sì. Mentre combatte con te io e Shuichi stiamo aggiungendo particolari. Diventa più forte di te ad ogni colpo. Non puoi competere con lei. Sei tu che non sei alla sua altezza, adesso!-

- Che cosa?-

L’espressione stupita di Murasaki si trasformò all’istante in una smorfia di dolore e sgomento. Moyashi estrasse la spada dal petto dell’uomo, schizzando gocce rosse ovunque.

- Non è possibile...- mormorò il cattivo, indietreggiando. Le ombre si dissolsero, e rimase solo una piccola figura tremante, che diventava sempre più piccola. Matsui Murasaki stava svanendo, accartocciandosi su se stesso, perdendo i colori e l’anima – i colori sgargianti e impertinenti, l’anima nera, un condensato di malvagità.

- E’ la fine.- disse Moyashi.

Lo era davvero. In un attimo l’ultima macchia di colore che un tempo era stata Matsui Murasaki si cancellò per sempre dalla realtà. La battaglia era finita. La guerriera si voltò verso i suoi creatori e si inchinò a loro.

Dietro i ragazzi, due donne si stavano abbracciando, in lacrime.

Intanto il cielo si schiarì, tornando ad essere un semplice cielo di settembre, nell’ora del crepuscolo. C’era la luna, tre quarti di luna per illuminarli, e una manciata delle prime stelle. Attorno a loro, solo alcuni alberi vestiti di rosso e giallo, due panchine e una fontana. Però Moyashi era ancora lì, in ginocchio davanti a loro, a dimostrare che non era stato tutto un sogno.

- Grazie, Moyashi.- le disse Hikari.

La ragazza si alzò in piedi.

- C’è ancora qualcosa da fare.-

All’improvviso non era più solo una, ma c’era un’altra ragazza accanto a lei. I capelli erano diversi, ma i tratti del viso si somigliavano moltissimo.

- Eiko?- domandarono i due ragazzi, Hikari con stupore, Shuichi con appena un filo di voce.

- In un certo senso.- rispose la ragazza con i riccioli, sorridendo. – Hikari, quando ti sono comparsa davanti la prima volta, ti ho detto che una parte di me era ancora sulla terra, e per questo potevo apparire a voi. E’ la parte di me che Shuichi ha messo nel personaggio di Moyashi. Ci somigliamo molto, se guardi bene. Il ricordo di Shuichi, il suo amore e il suo desiderio di vedermi sono confluiti nel disegno di Moyashi. Per questo posso parlarvi. Però, la parte di me che veramente vi aiuta e vi protegge... è insieme a Megumi, tua nonna, Hikari. Io sono solo un ricordo. Ma la vera Eiko... è la protezione più importante che avete, e non vi lascerà.-

Shuichi fece un passo verso di lei, le prese le mani tra le sue e quelle divennero vere e reali per un istante. Sentì il tocco freddo e delicato delle mani di quella creatura che era un personaggio, un fantasma, un ricordo, un desiderio, e pianse in silenzio.

- Quello che di mio è in Moyashi non se ne andrà mai.- gli disse lei. – Così come quello che di mio è nel tuo cuore. E il mio cuore riposa in pace in un luogo dove può proteggervi. Non hai niente da lasciar andare, se non la tua tristezza.-

- Se avessi saputo... Avrei potuto...-

- Non avresti potuto. E nel male, c’è comunque qualcosa di buono: ho potuto aiutarvi. Non essere triste, ti prego. E tutti i ricordi che hai, usali come colori, e dai vita alle storie che ti verranno raccontate. Hikari è con te per questo. Per raccontarti storie. Voglio essere in tutte le storie, non come un’ombra triste, ma come un universo di colori. Lo farai, per me?-

- Va bene.-

Eiko sorrise, e anche Moyashi. Shuichi sollevò il viso, le guardò entrambe e sembrò accorgersi solo in quell’istante di quanto dell’una avesse messo nel disegnare l’altra.

Finalmente lasciò le mani di Eiko, e lei tornò a fondersi con Moyashi, nella luce bianca e azzurra che la circondava. Lentamente la luce divenne sempre più forte, e si infranse in una miriade di scintille candide. Moyashi svanì nella pioggia di luce.

- Io sono sempre qui, e la mia storia è appena cominciata.- disse, mentre il vento disperdeva le scintille nella notte, come fossero state fiocchi di neve.





...continua...

   
 
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