Ed eccoci al gran finale!
Chi sarà Matsui Murasaki? E soprattutto, apprezzerete l’idea o mi manderete a
quel paese?XD
Spero di no, spero che vi
piaccia e la consideriate una conclusione degna. (Dopo questo capitolo ci sarà
l’epilogo, quindi è il nostro penultimo appuntamento.)
Intanto, GRAZIE per
essere arrivati fin qui! Grazie a Mia, Shu, Eriol, Melchan, Renki, Jucchan, Kairi, Wren, Dira Real, che
seguono e commentano la storia. Grazie alle adorabili persone che l’hanno
preferitata. Grazie ai lettori (che, se il contatore del sito ha ragione, sono
davvero tanti! ç_ç
Dunque,
on with the story!
Citazione musicale
iniziale: Honoo no Tobira, Fiction
Junction.
IX – The face of
a faded dream
Kitsuzuita yubi de akatsuki
no door wo hiraku yo
Ashita wo kono te de
erabitoru to kimeta kara
(Aprirò la porta dell’alba,
con le dita ferite,
perché queste mani sono
quelle che sceglieranno il domani)
Era buio, ma lo vedevano
benissimo. Hikari pensò che era davvero come in qualche puntata di un anime,
quando il fatto che sia notte non impedisce agli spettatori – e ai personaggi,
spesso – di vedersi senza alcun problema.
Già, e doveva smetterla
di fare questi paragoni con gli anime e i manga, perché lì almeno un deus ex
machina dell’ultimo minuto era sempre assicurato, mentre per loro la faccenda
era un po’ più complicata.
- Continuo a chiedermi
come degli idioti come voi siano riusciti a mandare a monte un piano progettato
piuttosto bene...- disse Matsui Murasaki, frugando in tasca, per tirarne fuori
sigaretta e accendino. Non sembrava particolarmente arrabbiato. Più che altro
seccato. E
curioso.
- Ti riferisci al fatto
che hai cercato di farci portare un piromane in biblioteca?- domandò Hikari, che
si sentiva un po’ il portavoce del gruppo, e non ne era molto felice. Di solito
il cattivo se la prende per primo con chi sta parlando.
- Esatto. Quel piromane,
me lo ero lavorato bene. Non è molto diverso da voi, a dire il vero. Fa disegni
per hobby, legge manga, le solite storie. Entrare nella sua mente è stato
semplice, e ancora di più convincerlo a incendiare qualcosa. E’ già un po’ fuori
di testa di suo, poveretto. Però mi serviva qualcuno che lo accompagnasse in
biblioteca. Non sono riuscito a farglielo fare. Sono bravino, nelle possessioni,
ma non perfetto, purtroppo. Oh, beh, è solo questione di
tempo!
Ma soprattutto, mi
divertiva troppo l’idea di impiegare qualcuno di voi! Era un’idea splendida: i
difensori della città, causa della sua distruzione!-
Hikari osservò per un
attimo i volti degli altri tre, e capì tutti si stavano chiedendo la stessa
cosa. Così si rassegnò al suo ruolo di interprete dei dubbi di tutti, e continuò
a parlare.
- Ma che accidenti stai
blaterando? Come pensi che un incendio in biblioteca potesse distruggere la
città?-
- Quest’ultima domanda ha
una risposta molto semplice. Questa zona, un tempo, era periferia, e qui non
c’erano parchi o biblioteche, c’erano solo fabbriche. Lo sviluppo della città ha
trasformato questo posto. Però una fabbrica è rimasta, e in attesa di essere
trasferita, non è che la manutenzione sia granché. E’
- Potevi convincere quel
tipo a incendiare direttamente la fabbrica!- ribatté Hikari, dimenticandosi per
un attimo che quella era la realtà e che non si stava discutendo della solidità
o meno di una trama.
- Sì, lo so.- rispose
Murasaki, tirando una boccata dalla sigaretta. – Ma mi attraeva l’idea di
distruggere la biblioteca.-
-
Perché?-
- Perché quarant’anni fa
dove ora c’è la biblioteca c’erano dei pulciosi alloggi per gli operai delle
fabbriche, quelli meno abbienti, quelli che erano in cerca di una casa decente,
di una sistemazione dignitosa. Ed è il posto dove sono
nato.-
I quattro rimasero in
silenzio per qualche istante, per rimettere insieme i frammenti dell’immagine
che le parole di Murasaki avevano creato.
- Ma tu chi sei?- mormorò
infine Shuichi. Murasaki rise, gettò il mozzicone di sigaretta a terra e ne
accese un’altra.
- Io? Non è così facile
dirlo. La definizione migliore, secondo me, è il volto di un sogno
svanito.-
- Non che abbiamo capito
meglio, ora...- borbottò Tsugumi.
- Per colpa di questa
città e di quel dannato idiota, non sono altro che un sogno.- riprese Murasaki,
facendosi improvvisamente rabbioso. Sembrava che quelle parole fossero più
rivolte a se stesso che ai suoi avversari. Poi tornò a guardarli, sorridendo
come prima. – In realtà è molto semplice. E voi dovreste capire bene. Io sono un personaggio.-
- Che cosa?- Questa volta Hikari non ebbe
bisogno di guardare nessuno, per capire che quella era l’unica reazione di
tutti.
- Un personaggio. Un gran
bel personaggio, decisamente. Quell’idiota del mio autore era in gamba, aveva
stoffa, e con uno sceneggiatore come si deve io sarei diventato uno splendido
personaggio. Aveva poche idee, quell’idiota, ma erano buone. Con qualcuno che lo
aiutasse... avrebbe conquistato il mondo dell’editoria! E invece no! No, perché lui aveva paura. Del mondo, del fallimento... Non
lo so. Così non ha mai tirato fuori la mia storia dal cassetto. Ha continuato a
lavorare in questa zona, ed è morto giovane e triste, senza mai aver provato a
fare qualcosa di diverso. Per colpa sua, della sua vigliaccheria, ma anche per
colpa di questa città! Questa città è triste e grigia, ti ingloba l’anima, ti
succhia le idee e la fantasia e ti prosciuga del tutto! E io, per colpa sua e di
questa città, sono rimasto come uno spettro, a vagare in questo posto orribile,
senza potermi esprimere in alcun modo!-
- E perché ti sei
accanito contro di noi?- gridò Iori.
- E noi che c’entriamo
con le tue sfighe?- domandò Tsugumi, infuriata.
- Ah, perché quella che
vi ho raccontato era solo la prima parte della storia.- rispose lui, riassumendo
la sua aria sicura di sé e quasi allegra. – Per vent’anni ho fatto il fantasma
triste, tra i cortili delle fabbriche, osservando i cambiamenti fisici della
città, ma senza vedere alcun miglioramento nel suo cuore marcio. E poi,
all’improvviso, ebbi un’idea. Sono un
personaggio, e ho molte più possibilità di voi, sotto certi punti di vista.
Provai ad entrare nella mente di qualcuno. Non è facile, e ci vuole molto tempo
per imparare la tecnica. E poi, ovviamente, deve essere una mente che si presta
a queste cose. Vale a dire, la mente di uno che inventa storie, o di un
disegnatore, o anche di un appassionato ossesso di fumetti e libri, che non si
spaventa di trovare un personaggio in giro tra i suoi
pensieri.
Scoprii che potevo
manovrare, entro un certo limite, queste persone. Oh, e allora cominciai a
divertirmi! Era l’occasione di vendicarmi di questa città, e di dimostrare al
mondo il mio valore. Non ero potuto diventare l’eroe di un manga, ma sarei
diventato un cattivo indimenticabile!-
- Ah sì?- lo interruppe
Hikari, seccato. – Cos’hai fatto, hai tentato di conquistare il
mondo?-
- Niente di così banale.
Almeno, non per ora. Non ne ho ancora le forze. Però mi sono dato da fare. Per
esempio, il 90% dei crimini commessi qui attorno, è tutta opera mia. Penetro
nelle menti disponibili, spingo persone qualunque a fare cose orrende. Non avete
idea del numero di persone che sono seppellite qua sotto. Quelli che hanno
ritrovato... sono meno della metà.-
Iori si lasciò sfuggire
un gemito. Hikari sentì che Shuichi, accanto a lui, si irrigidiva e tratteneva
il respiro. Poi vide gli occhi di Murasaki posarsi sul viso
dell’amico.
- Lo so a cosa stai
pensando, ragazzino. Stai pensando alla tua amica, vero? Esatto, hai indovinato.
Vi ricordate quando quel giovane disegnatore, Kai Asuna, si è suicidato, un paio
d’anni fa? Ecco, si è suicidato quando si è reso conto che aveva strangolato una
ragazzina che passava di qui...
In realtà, si trattava di
un caso molto particolare. La ragazzina ce l’avevo portata io, qui. Sai, anche
lei scriveva storie. Non te l’aveva mai detto? La sua presenza accanto a te, un
disegnatore, era pericolosa per me. Dovevo toglierla di mezzo. Così l’ho portata
qui, e ci ho portato anche l’altro. Preso da un raptus improvviso, l’ha uccisa.
E io stavo vedendo tutto, ed ero molto, molto
compiaciuto.-
Shuichi scattò in avanti
e fece per gettarsi contro Matsui Murasaki, ma l’uomo fece uno strano gesto, e
il ragazzo dovette fermarsi, scivolando a terra sulle ginocchia, incapace di
muoversi.
- Non dimenticare che
sono ancora nella tua mente!- gli gridò. – E non pensare di potermi fare
qualcosa! Posso entrare in voi e costringervi ad uccidervi a
vicenda!-
- Perché ci hai divise?-
lo interruppe Iori. – E perché ritenevi l’amica di Shuichi pericolosa per te?
Perché hai tentato di fare del male anche a questi
ragazzi?-
- Perché tu, piccola
stupida, hai fatto un disegno che la tua amica non ha mai interpretato, ma io
sì!- le rispose il personaggio, che stava lentamente perdendo il suo sorriso
fascinoso, per assumere un’aria sempre più cattiva e
adirata.
- Che
significa?-
- Che io tengo d’occhio
tutti i disegnatori e gli inventori di storie di questa dannata città. Per
possedere le loro menti, ma anche perché ho sempre sperato di trovarne uno
abbastanza all’altezza da inventarmi una storia. Una notte, girovagando tra i
tuoi pensieri, ho visto quel disegno e ho capito subito il pericolo. Tu avevi
fatto una previsione su di me! Avevi disegnato me, proprio me... Sconfitto da un
altro personaggio! Un personaggio, lo compresi subito, che tu avresti disegnato,
un frutto dell’alleanza tra te e quella ragazza così poco
femminile!-
- Ehi, razza di esaltato
senza un minimo di gusto estetico, come ti permetti?- ribatté
Tsugumi.
- Ehi, senti un po’,
riprovati a dire una cosa del genere su Tsugumi e ti... ti... ti cancello!-
strillò Iori, contraendo il bel visino in una smorfia particolarmente
cattiva.
Murasaki, per tutta
risposta, rise.
- Comunque, non potevo
permettere di essere sconfitto da un personaggio qualunque disegnato da due
bambinette qualunque. Così pensai di uccidervi. Ma... scoprii che non potevo.
Perché ormai le vostre menti erano connesse, i vostri poteri si erano
incontrati, e vi proteggevate a vicenda da me. Non potevo più penetrare
liberamente nelle vostre testoline di ragazzine stupide. Ero molto, molto
arrabbiato. Sapete, mentre voi due diventavate amicone, ho fatto morire molte
più persone del solito, e ho anche convinto un pazzo a far saltare la diga del
fiume. Un’inondazione davvero graziosa, vero?-
- Piantala con
l’esaltazione della tua pazzia e vieni al punto!- rispose
Tsugumi.
- Va bene, va bene...
Insomma, l’unica cosa che potevo fare era attingere ai miei poteri. I poteri di
cui quel maledetto stupido del mio autore mi aveva dotato. Scoprii che potevo
lanciare maledizioni. E ne scelsi una proprio carina, per voi
due!-
- Tanto l’abbiamo
aggirata, per ben quindici anni!- ribatté Iori.
- Eh, lo so. E non
credere che non mi bruci. Però almeno avevo scampato il pericolo del vostro
personaggio. Poi però... E’ successo ancora qualcosa di imprevisto. Già. Quelle
maledette impiccione, pericolose anche da morte...-
- Stai parlando
dell’amica di Shuichi?- domandò Tsugumi.
- E della nonna di
Hikari.- rispose Murasaki.
- Mia nonna?-
- Sì, impiastro, non
ascolti quando parlo?- si stizzì Murasaki. – La sua amichetta e tua nonna.
Pericolose anche da morte!-
- Mia nonna... Mia nonna
è morta investita da un’auto, in una zona non lontana da qui. Sei stato
tu?-
- Certo che sono stato io!- sospirò
Murasaki. – E’ un incubo spiegare la trama di questa faccenda a degli idioti
come voi! Tua nonna era una mezza maga. E’ lei che aveva raccontato a Eiko tutte
le faccende del mondo spirituale che quella ragazzina sfoggiava sempre. Quella
maledetta strega di tua nonna sapeva che questa città è speciale. Che ci nascono
persone speciali, di quando in quando. E voleva fare la guardiana, lei. Voleva
aiutare i supereroi cittadini. Oh, ma non c’è riuscita! Il primo automobilista
con la mente malleabile che è passato di qui, io ho...-
- BASTA!- Shuichi lo
interruppe, sollevandosi in piedi con sforzo. – Non mi interessa cosa hai fatto.
Non mi interessano le tue vanterie. Vai avanti, spiegami cos’altro hai fatto a
noi!-
- Insomma. La tua
amichetta e la nonna del tuo amico, ovunque siano, spero siano all’inferno,
anche se ne dubito, si sono messe a mandare sogni, dall’aldilà. Sogni, a queste
due. Perché voi due vi incontraste e diventaste amici. E ci sono riuscite.
Dannate, più pericolose da morte che da vive!-
Questa volta non ci
furono risposte. Di nuovo, avevano avuto una tale quantità di informazioni
sconvolgenti che era difficile riuscire a rimetterle tutte insieme, per creare
una storia sensata.
- E tu hai pensato che
anche questi due ragazzi avrebbero potuto inventare un nemico per te?- domandò
Iori.
- Non è che l’ho pensato.
Lo sapevo.- puntualizzò lui, con aria saccente. – Ve l’ho detto, io tengo
d’occhio tutti, qua. Soprattutto quelli che hanno un qualche genere di potere.
Appena si sono conosciuti, tempo di un quarto d’ora... E già avevano
profetizzato guai a venire. Hanno
pensato che i guai riguardassero solo loro, ma non era così. I guai erano anche
per me. Non a caso, il disegno esplicativo di quella
profezia...-
- Moyashi.- concluse
Hikari. – Moyashi è il personaggio destinato a
sconfiggerti?-
- Nemmeno per sogno!- gridò Matsui
Murasaki, risentito. – Sarebbe potuta esserlo, certo, ma ci avete lavorato
troppo poco! Non vale nemmeno la metà di me, non ha poteri definiti, ha un’arma
che fa ridere, è una ragazzina! Io vi ho tormentati a tal punto che per salvarvi
a vicenda avete perso tempo, e quel dannato personaggio non è mai stato finito
in maniera soddisfacente!-
- Come mai sei così
forte, ora?- domandò Shuichi. – C’entra qualcosa il fumetto che ho disegnato
ieri notte?-
- Certo!- Murasaki
sorrise, compiaciuto. – Manovrando Hikari nel sogno, e te nella veglia insonne,
mi stavo costruendo nuove energie, nuove possibilità. Una volta sono riuscito ad
entrare nella mente di un tipo, costringendolo a pedinare Hikari. Credo tu ti
sia sentito male su un tram, una volta. Ero piuttosto fiero di me, sì. Non è
durato molto, purtroppo. C’è stato l’episodio dell’ascensore, lì avevo
pasticciato con i pensieri di Hikari. Mi sembrava deboluccio al punto giusto.
Poi, però, avete
sfoderato i vostri trucchetti: disegni, storie, cartine... Stucchevoli tentativi
di proteggervi a vicenda, insomma.
Oh, ma la fortuna è
tornata dalla mia parte, alla fine. Tu eri di nuovo insonne e debole. Sono
entrato nella tua mente e ti ho spinto a disegnarmi. Tu l’hai fatto, e io ho
acquistato potere. Sono riuscito a prendere possesso delle tue abilità e di
quelle di Iori, manomettendo le loro predizioni, e spingendo Tsugumi a mettere
in moto quella catena di eventi che avrebbe dovuto portare con l’incendio della
Atsugawa Farmaceutica!-
- Ma noi siamo stati più
forti!- gridò Iori, che sembrava trattenesse a stento il desiderio di correre da
quel pazzo e prenderlo a schiaffi.
- Non ci conterei.
Ricordatevi, vi sto ancora controllando. Shuichi mi ha disegnato, e io sono
nella sua mente. Posso scatenarlo contro di voi. Posso indebolirvi a tal punto
da far sì che vi uccida tutti. Posso farlo e lo farò, restando a guardare con
immenso divertimento! Posso anche...-
- Non puoi fare niente, invece!- rispose
Shuichi. – Non te lo lascerò fare.-
- Ah
no?-
Un attimo dopo Shuichi
gridò, avvertendo una volontà estranea alla sua che controllava i suoi
movimenti. Si gettò a terra, per sfuggire a quella forza, ma un attimo dopo era
di nuovo in piedi, e puntava Hikari.
- Fai qualcosa, ti
prego!- gemette il ragazzo. – Non rimanere lì! Non voglio farti del
male!-
- Non avere paura,
Shuichi.- rispose Hikari, senza spostarsi. – Noi il personaggio l’abbiamo
inventato, no? Che ne sa, lui, dei suoi poteri? Non ne ha idea. Non sa quanto è
davvero forte. Non conosce il suo passato. Io sì. So cos’ha attraversato. Ha già
combattuto con gente più forte e più esaltata di questo qua! E ha
vinto.-
- Cosa vai blaterando,
stupido?- chiese Murasaki. – Spostati, se non vuoi
morire!-
Shuichi raggiunse Hikari
e gli si gettò contro. Hikari lo afferrò al volo, stringendolo in un
abbraccio.
- Moyashi può benissimo
farcela a sconfiggerti! Sarai anche un cattivo da manga, ma non mi sembra tu
conosca bene le storie degli eroi dei manga. La maggior parte dei cattivi è più
forte degli eroi, e allora perché gli eroi vincono?-
- Perché l’editore
altrimenti straccia il contratto dell’autore, razza di ingenuo!- rispose
Murasaki, scoppiando in una risata sguaiata. – Ma qui, come vedi, non ci sono
editori o correttori di bozze, e la fine la decido io!-
- Non è vero. Non
illuderti di aver vinto!- ribatté il ragazzo. – Gli eroi vincono perché hanno
una forza di volontà immensa! Vincono perché sono temerari, perché hanno un
cuore puro, perché non hanno paura di sacrificarsi per gli
amici.-
- Sai, penso che tu sia
un po’ troppo idealista per fare il mangaka.- ribatté Murasaki, sprezzante. –
Oggi vanno di moda manga molto più cinici...-
Fece un gesto, e Iori
lanciò un grido, seguito da un ansimare penoso: qualcosa le stava togliendo il
respiro. Bloccato tra le braccia di Hikari, Shuichi tentò di liberarsi, ancora
sotto il controllo di Matsui Murasaki. Tsugumi si guardava attorno, angosciata,
come se cercasse di sollevare il velo della maledizione per ritrovare Iori. Ma
Hikari rimaneva immobile, gli occhi fissi sul suo avversario. Sembrava non
avesse più nemmeno paura.
- Gli eroi vincono perché
nonostante siano piccoli e fragili si sforzano fino al
limite!-
In quell’istante qualcosa si materializzò davanti a loro.
Una luce bianca, accecante, e poi una sagoma distinta. Una sagoma umana, una
figura longilinea, vestita con una tunica. Era azzurra e bianca, i capelli
azzurri e la pelle bianca, e aveva in mano una spada. I tratti della spada erano
appena accennati, e così anche alcuni dei particolari del vestito e del corpo.
Ma il viso era disegnato
perfettamente, ed era splendido. I grandi occhi azzurri erano seri, la bocca
serrata, tutto il volto era teso e concentrato. La ragazza riluceva di mille
sfumature di bianco e azzurro. La spada era fine e lunga. La teneva ferma, come
cercando la posizione di attacco migliore.
- Se l’avessimo
progettata meglio, quella spada...- mormorò Shuichi, completamente in preda al
panico.
- Andrà bene. Ce la farà.
Non è una novellina. Lo so.-
- Quando l’hai inventato
il suo passato?-
- Adesso.-
-
Adesso?-
Improvvisamente la spada
si trasformò: divenne più precisa, più lunga e scintillò, come se un raggio di
luce si fosse riflesso e spezzato sul filo temibile
dell’arma.
- Non male.- commentò
Hikari. – Non male davvero.-
- Cosa credete, che mi
lasci impressionare da questa maghetta?- urlò Matsui Murasaki, allargando le
braccia e creando una sorta di vortice nero.
- Non sono una maghetta,
sono una guerriera.- rispose Moyashi, prima di scagliarsi contro di
lui.
Nessuno dei presenti
avrebbe mai dimenticato quel che seguì. Era come se il più incredibile e
fantasioso dei duelli su carta fosse stato animato, ma in maniera di gran lunga
più perfetta rispetto a qualsiasi anime mai sognato. Moyashi manovrava la spada
con maestria, Murasaki rispondeva giocando con l’energia nera del suo vortice,
facendole cambiare forma per difendersi dagli attacchi della guerriera o per
attaccarla a sua volta. Lui era sicuro di sé e subdolo, lei era precisa e
fulminea. Murasaki era attorniato dalle ombre, Moyashi risplendeva di più ad
ogni colpo.
La spada luminosa era
affilatissima, ma lo erano anche le armi che si formavano di volta in volta
grazie alla magia maligna di Matsui Murasaki. Il rosso del sangue di entrambi
macchiò quell’incredibile tavola a colori che aveva preso vita davanti ai loro
occhi.
- E’ un personaggio da
shoujo manga, non può avere possibilità contro di me!- urlò ad un tratto
Murasaki, ferendo la ragazza a una spalla, in maniera apparentemente
grave.
- Ehi, stupido, cos’hai
contro gli shoujo?- si ribellò Iori.
- Secondo me il tuo
autore voleva ficcarti in uno shoujo, in realtà.- commentò
Tsugumi.
- Cosa? Ma non pensateci
nemmeno!-
In quel momento Moyashi
ferì Murasaki nello stesso punto in cui l’aveva colpita lui.
- Devi aver paura degli
shoujo, allora.- rispose la guerriera.
- Ehi, Shuichi, ma tu
volevi metterla in uno shoujo?-
- Sei tu lo
sceneggiatore. Per me, basta sia una bella storia.-
- Lo sarà.- rispose
Hikari, fissando con fiducia la loro creatura che combatteva per loro. – Lo è.-
- Non è alla mia
altezza!- gridò Matsui Murasaki, dopo averla colpita di
nuovo.
- Forse no...- rispose
Hikari. – Ma ti sconfiggerà comunque!-
- E perché, perché nei
manga vincono sempre i buoni?-
- Anche. Ma è molto più
semplice, in questo caso. Perché tu non
hai un creatore, mentre lei sì. Mentre combatte con te io e Shuichi stiamo
aggiungendo particolari. Diventa più forte di te ad ogni colpo. Non puoi
competere con lei. Sei tu che non sei alla sua altezza,
adesso!-
- Che cosa?-
L’espressione stupita di
Murasaki si trasformò all’istante in una smorfia di dolore e sgomento. Moyashi
estrasse la spada dal petto dell’uomo, schizzando gocce rosse
ovunque.
- Non è possibile...-
mormorò il cattivo, indietreggiando. Le ombre si dissolsero, e rimase solo una
piccola figura tremante, che diventava sempre più piccola. Matsui Murasaki stava
svanendo, accartocciandosi su se stesso, perdendo i colori e l’anima – i colori
sgargianti e impertinenti, l’anima nera, un condensato di
malvagità.
- E’ la fine.- disse
Moyashi.
Lo era davvero. In un
attimo l’ultima macchia di colore che un tempo era stata Matsui Murasaki si
cancellò per sempre dalla realtà. La battaglia era finita. La guerriera si voltò
verso i suoi creatori e si inchinò a loro.
Dietro i ragazzi, due
donne si stavano abbracciando, in lacrime.
Intanto il cielo si
schiarì, tornando ad essere un semplice cielo di settembre, nell’ora del
crepuscolo. C’era la luna, tre quarti di luna per illuminarli, e una manciata
delle prime stelle. Attorno a loro, solo alcuni alberi vestiti di rosso e
giallo, due panchine e una fontana. Però Moyashi era ancora lì, in ginocchio
davanti a loro, a dimostrare che non era stato tutto un
sogno.
- Grazie, Moyashi.- le
disse Hikari.
La ragazza si alzò in
piedi.
- C’è ancora qualcosa da
fare.-
All’improvviso non era
più solo una, ma c’era un’altra ragazza accanto a lei. I capelli erano diversi,
ma i tratti del viso si somigliavano moltissimo.
- Eiko?- domandarono i
due ragazzi, Hikari con stupore, Shuichi con appena un filo di
voce.
- In un certo senso.-
rispose la ragazza con i riccioli, sorridendo. – Hikari, quando ti sono comparsa
davanti la prima volta, ti ho detto che una parte di me era ancora sulla terra,
e per questo potevo apparire a voi. E’ la parte di me che Shuichi ha messo nel
personaggio di Moyashi. Ci somigliamo molto, se guardi bene. Il ricordo di
Shuichi, il suo amore e il suo desiderio di vedermi sono confluiti nel disegno
di Moyashi. Per questo posso parlarvi. Però, la parte di me che veramente vi
aiuta e vi protegge... è insieme a Megumi, tua nonna, Hikari. Io sono solo un
ricordo. Ma la vera Eiko... è la
protezione più importante che avete, e non vi lascerà.-
Shuichi fece un passo
verso di lei, le prese le mani tra le sue e quelle divennero vere e reali per un
istante. Sentì il tocco freddo e delicato delle mani di quella creatura che era
un personaggio, un fantasma, un ricordo, un desiderio, e pianse in
silenzio.
- Quello che di mio è in
Moyashi non se ne andrà mai.- gli disse lei. – Così come quello che di mio è nel
tuo cuore. E il mio cuore riposa in pace in un luogo dove può proteggervi. Non
hai niente da lasciar andare, se non la tua tristezza.-
- Se avessi saputo...
Avrei potuto...-
- Non avresti potuto. E
nel male, c’è comunque qualcosa di buono: ho potuto aiutarvi. Non essere triste,
ti prego. E tutti i ricordi che hai, usali come colori, e dai vita alle storie
che ti verranno raccontate. Hikari è con te per questo. Per raccontarti storie.
Voglio essere in tutte le storie, non come un’ombra triste, ma come un universo
di colori. Lo farai, per me?-
- Va
bene.-
Eiko sorrise, e anche
Moyashi. Shuichi sollevò il viso, le guardò entrambe e sembrò accorgersi solo in
quell’istante di quanto dell’una avesse messo nel disegnare l’altra.
Finalmente lasciò le mani
di Eiko, e lei tornò a fondersi con Moyashi, nella luce bianca e azzurra che la
circondava. Lentamente la luce divenne sempre più forte, e si infranse in una
miriade di scintille candide. Moyashi svanì nella pioggia di
luce.
- Io sono sempre qui, e
la mia storia è appena cominciata.- disse, mentre il vento disperdeva le
scintille nella notte, come fossero state fiocchi di neve.
...continua...