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Autore: fly_with_1D    22/10/2013    0 recensioni
La mia mano tremante raggiunse la sua.
Lo guardai in quei suoi profondi occhi verdi, non sapendo cosa dirgli.
Una lacrima solitaria scese lentamente lungo la sua guancia perfetta, la asciugai.
Non mi sono mai sentita così male in tutta la mia vita.
In mezzo al mio petto c’era nuovamente quella voragine, lo guardai di nuovo negli occhi. Lo avrei amato per sempre, ne ero sicura. Ma non potevo dirglielo, non dopo quello che mi aveva fatto.
Per l’ennesima volta quella che soffriva ero io.
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Una raggazza, Elizabeth, che dopo la morte di sua madre entra in brutti giri. si trasferisce, dall'America, per l'estate a casa di sua zia Jenna, a Londra con la sua migliore amica, Queen.
L'incontro con cinque magnifici ragazzi riuscirà a cambiarla? ci sarà il lieto fine per la nostra protagonista?
leggete e fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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9. The Sketch



 
Flashback
 
Un’accennata smorfia di dolore fece largo sul viso di Zayn.
Non aveva ancora detto una parola da quando eravamo andati via dal locale.
 
Una parte di me voleva sapere a tutti i costi la ragione della scazzottata che c’erra stata tra i due amici pochi istanti prima, ma quello che più comunemente è chiamato orgoglio mi impediva di saziare la mia curiosità.
 
Ci misi una mezz’ora buona per ripulire il viso del ragazzo dalla pelle ambrata.
Una volta finito mi accorsi che non era messo così male come pensavo.
Il taglio vicino al sopracciglio e quello sul labbro erano quasi invisibili e lo zigomo si era sgonfiato lasciando il posto a una grande macchia rossa, tendente al viola, come l’occhio.
Sentivo lo sguardo di Zayn sul mio corpo a ogni movimento che compivo.
Poggiai l’ovatta e il disinfettante sul ripiano dello specchio del bagno, lanciai un’occhiata al moro e poi uscii.
 
 – Te l’hanno mai detto che sei davvero brava a letto? – disse Zayn rompendo il silenzio.
 
Mi fermai sulla soglia della porta girando la testa di lato per guardarlo in faccia.
Un sorrisetto malizioso, che lo rendeva ancor più provocante del solito, si dipinse sul suo viso.
 
– Me lo avevano accennato – risposi io, maliziosamente.
 
Lui si avvicinò a me, con passo lento e sensuale. I suoi occhi ancora puntati nei miei. Poggiò una mano sul mio fianco per avvicinarmi al suo petto, insinuò la mano sotto il mio vestitino, cominciando a disegnare cerchi immaginari sulla pelle dell’interno coscia.
Un brivido di eccitazione percorse la mia schiena.
 
 – Sai, potremmo divertirci davvero molto insieme… e non per forza dopo qualche bicchierino di troppo – sussurrò al mio orecchio.
 
– Mi stai proponendo di venire a letto con te quando cavolo ne avrei voglia, Malik? – chiesi, con la voce rotta dall’eccitazione.
 
– Può darsi – sussurrò lui al mio orecchio, prima di far incontrare le sue labbra con le mie. Fu un bacio lento, desiderato, passionale, ma soprattutto eccitante.
 
Quando interrompemmo quel contatto, così intimo e differente dai baci che ci eravamo scambiati appena qualche ora prima, le labbra pulsavano e il respiro era corto per entrambi.
 
– Buona notte, Malik – sussurrai sulle sue labbra.
 
Lui ammiccò e si diresse lentamente verso la sua camera. Prima di varcare la porta si voltò verso di me, che ero rimasta a fissare la sua ampia schiena come un’ebete, e mi sorrise. Un sorriso sincero, senza malizia, senza impegno, uno di quelli che vengono dal cuore, che per pochi istanti fece accelerare il mio battito cardiaco.
Quella notte non dormii.


 
 
Cosa stavo facendo in quel momento?
 
Ero su un autobus.
 
Da quanto?
 
Si e no 3 ore.
 
Perché?
 
È una mia abitudine, di quando sono confusa, uscire di casa e passare il pomeriggio su un autobus o sulla metro. Mi piace molto analizzare la gente, osservare\ i loro comportamenti, inventare le loro storie.. Ma soprattutto mi rilassa e in questo periodo ne ho bisogno. Mille pensieri vorticano nella mia mente: il sesso con Zayn, le botte tra quest'ultimo e Harry, il fatto che Zayn mi avesse detto che avrei potuto andare a letto con lui ogni volta che ne avevo voglia.
 
Insomma, molto a cui pensare, e quel pomeriggio oltre ad aver trovato una soluzione alla maggior parte dei mie problemi, trovai anche un paio di personaggi interessanti su quell'autobus.
Una signora sulla cinquantina d'anni.
Abbastanza alta, il viso sciupato dalla stanchezza.
Indossava un completo, pantalone e giacca, blu notte.
Una camicetta bianca le fasciava gli esili fianchi, il tessuto leggero e semi trasparente lasciava intravedere il reggiseno di pizzo nero.
Un’innumerevole quantità di perle le decoravano il collo, conferendole un’aria regale.
I grandi occhi azzurri erano spenti, contornati da piccole rughe che si accentuavano al minimo movimento delle palpebre. Saettavano ogni qual volta le porte dell’autobus si aprivano per vedere chi varcava la soglia, probabilmente in cera di uno sguardo che le avrebbe rubato il cuore, le avrebbe mozzato il respiro per quanto basta per rendersi conto che QUELLO era la persona giusta, l’anima gemella.
 
Non ho mai creduto nell’amore a prima vista.
Non ho mai creduto nell’amore in generale.
 
Mi è capitato solo una volta di innamorarmi, e da quella volta ne sono uscita devastata.
Ecco a cosa serve l’amore, è un sentimento che ti distrugge, ti fa soffrire e io di stare male ne avevo piene le scatole.
Ma a quanto pare quella signora non ne aveva abbastanza.
 
La seconda persona che vidi era un ragazzo.
Teneva tra le mani un album da disegno, dalla copertina nera in pelle più consumata e rovinata agli angoli, aperto a metà. Le pagine tendenti al giallo accoglievano il delicato tocco della matita, spinta dalla mano del ragazzo, indaffarato e concentrato a disegnare.
 
Il capo era chino sul blocco dei disegni, i biondi capelli corti leggermente mossi gli ricadevano sulla fronte, le spalle larghe e muscolose erano fasciate da una maglietta bianca che metteva in evidenza i muscoli dell’addome, non eccessivamente delineati.
 
Ad un certo punto mi accorsi che anche il ragazzo mi stava studiando da lontano. Quando incrociai il suo sguardo, riuscii a vedere il colore dei suoi occhi.
Verdi. Avevano qualcosa di speciale che non riuscivo a spiegarmi, delle striature azzurre e alcune ambrate circondavano la pupilla, rendendo il suo sguardo magnetico.
Le labbra carnose e rosee si aprirono in un sorriso, mostrando una fila di denti bianchi e perfetti.
Fu in quel momento, su quel fottutissimo autobus, che tutto si fermò per un istante interminabile.
Quel sorriso, così sincero, così puro, innocente e senza malizia, mi fece sentire bene. Come una semplice e felice ragazza di diciotto anni.
Non riuscii a trattenere un sorriso.
 
Era tanto che non mi accadeva.
Sorride dall’imbarazzo.
Perché si, quando quel ragazzo mi sorrise, le mie guance si colorarono, anche se impercettibilmente, leggermente di rosso.
 
Passarono ancora un paio di minuti quando il pullman si fermò alla mia fermata.
Lentamente scesi. Lanciai uno sguardo all’interno del bus, dove doveva esserci seduto il ragazzo dal nome a me ignoto, ma non lo vidi.
Mi girai nella direzione opposta a quella della mia strada, vedendo le sue spalle larghe allontanarsi sempre di più da me.
Mi rigirai.
Un altro sorriso si dipinse sul mio volto, questa volta però scomparve subito dopo.
La consapevolezza che non lo avrei più rivisto fece bloccare qualsiasi tipo di emozione positiva che stavo provando in quell’istante.
Infilai la mano nella borsa, estraendo il pacchetto delle mie adorate sigarette, ma inaspettatamente la mia mano venne a contatto con una superficie ruvida.
Un foglio.
Lo estrassi, era piegato in due parti.
Lo aprii.
Vi erano disegnati sopra un paio di occhi. I miei.
Sotto il disegno una frase:
 
“L'anima di una persona è nascosta nel suo sguardo,
per questo abbiamo paura di farci
guardare negli occhi.”
 

 
Jim Morrison.
Sapevo che era una sua citazione.
Ammirai per un’ultima volta il ritratto identico dei miei occhi, sorridendo tra me e me.
Recuperai il pacchetto di sigarette, ne estrassi una e l’accesi.
Rimisi il foglio in borsa e, lentamente, mi incamminai verso casa.
 
Quando varcai la porta trovai tutti i ragazzi in salone.
Cercai un paio di occhi scuri, incorniciati da folte ciglia.
Mi avvicinai a lui con passo svelto.
Il ragazzo dalla pelle ambrata era seduto comodamente sull’unica poltrona del salotto.
Sotto lo sguardo sbigottito di tutti mi misi a cavalcioni su di lui, facendo scontrare le nostre labbra in un bacio tutt’altro che casto e dolce, ma violento e bisognoso.
Inizialmente rimase interdetto dal mio gesto, ma dopo poco rispose al bacio, poggiando una mano sulla mia schiena per avvicinare maggiormente il mio corpo al suo.
 
– Deduco che sia un si – sussurrò sulle mie labbra, sorridendo malizioso.
– Tu dici!? – risposi, con la voce rotta dall’eccitazione.
 
– Ti aspetto in camera mia stanotte – gli sussurrai all’orecchio prima di alzarmi per andare a prendere un bicchiere d’acqua, incurante degli sguardi sconvolti di tutti gli altri.
 



*spazio per me*

ciao bellissime!
che dire... ringrazio per le recensioni che mi avevte
lasciato hai capitoli precedenti.
scusate per il lungo periodo tra un capitolo e l'altro 
ma ultimamente non ho molta immaginazione.

questo capitolo è più un capitolo di passaggio, non molto seguito,
non molto interessante secondo me!
scusate per eventuali errori di scrittura...

fatemi sapere cosa ne pensate! 
un bacio 

S.
   
 
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