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Autore: Rurue    22/10/2013    1 recensioni
Akemi è un'infermiera giovane, ma sveglia. Resa tale da una famiglia di maghi purosangue che la disprezza per il suo essere Maganò e da una società in piena Seconda Guerra Mondiale che la evita per la sua lontana, ma abbastanza evidente, discendenza giapponese.
La ragazza si incontrerà con un Tom Riddle giovane, ma già prepotente. Instaurerà con lui un rapporto particolare; visto da fuori parrebbe solo astioso ma, per lei, è molto profondo.
Che ruolo potrebbe avere una semplice maganò nel passato del Signore Oscuro?
Akemi, grazie al suo lavoro, incontrerà anche i fratelli Pevensie, che riusciranno a sconvolgerle completamente la vita scaraventandola affettuosamente ma con prepotenza nella loro famiglia particolare e mostrandole un mondo diverso da quello a cui è abituata.
Attenzione: la storia seguirà, in gran parte, il filo della storia presente nei libri di Lewis, per questo potrebbero esserci possibli spoiler per chi ha visto solo i film.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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I wish I was strong enough

to lift not one

but both of us,

Someday i will be strong

to lift not one

but both of us.
 
                - Both of us; Taylor Swift ft BoB -
                                                                             
                                                       
                                                              Capitolo Decimo

 

 

 

 

Nonostante gli avessi precedentemente inviato un rapporto di sei pagine e nove righe, a Tom non era bastato, quindi mi costrinse nuovamente a raccontargli la mia avventura con i fratelli Pevensie a Narnia. E dire che, a guardarlo in faccia, non sarebbe mai venuto in mente a nessuno l’idea che Tom Riddle fosse curioso. Neanche poco, tra l’altro.

Mancava una settimana a Natale e gli insegnanti, aiutati da qualche studente, stavano finendo di addobbare la scuola a festa.

Conobbi Irma Pince, una ragazza che doveva essere da poco uscita dalla scuola e che adesso stava facendo un apprendistato presso mia madre per diventare bibliotecaria.

Era una ragazza rigida e irritabile, ma la trovai una buona compagna per palare di testi non esclusivamente presenti nella scuola ma anche babbani. Mi fece piacere scoprire che, nonostante fosse ‘allieva’ di mia madre, non si fermasse esclusivamente sui libri dei maghi e che ampliasse i suoi orizzonti. Anche perché, per quanto interessanti, trovavo che la qualità dei libri babbani fosse migliore.

Irma mi rivelò che Josephine non le aveva mai detto di avere una figlia, e che quindi era rimasta molto stupita quando io mi ero presentata come tale. Invece, a me, la cosa non stupì per niente. Josephine era fatta così e io, nonostante ci avessi provato per anni, non ero riuscita a cambiare le cose.

Ricordavo perfettamente che una volta mi aveva urlato contro tutta la sua frustrazione, dicendomi che le avevo rovinato la vita e che non avrebbe mai avuto il coraggio neanche di provare ad avere un altro figlio per il terrore che venisse fuori “come me”. Ricordo anche che in quel momento avrei tanto desiderato essere al posto di quel figlio mai nato.

Mi fermai in mezzo al corridoio che stavo percorrendo per tirare le mani fuori dal maglione e starnutire.

Nonostante mi fossi sempre coperta come fossi al Polo Nord (ci andavamo vicini) ero riuscita a raffreddarmi.

Quando feci per riprendere a camminare, qualcuno mi diede un’amichevole pacca sulla schiena. Mi girai, già sapendo chi fosse il nuovo avventore, tirandomi dietro l’orecchio una ciocca della frangia, che andava decisamente tagliata.

<< Ciao Em! >> mi salutò allegramente Septimus Weasley rifilandomi un altro paio di pacche sulla spalla sinistra.

Sospirai rassegnata

Ma perché questo ragazzo deve essere così iperattivo?

Spetimus era il ragazzo che avevo visto cinque anni prima alla stazione, quando avevo accompagnato Tom per la prima volta.

La sorellina, April, era diventata esattamente come lui: una Septimus Weasley in versione femminile e in miniatura. Da lì avevo dedotto che fossero caratteristiche di famiglia.

Sorrisi << Sept, se non la pianti di darmi pacche sulle spalle giuro, e stavolta lo faccio sul serio, che ti faccio ingoiare il secondo volume di Storia di Hogwarts, però per verticale, così fa più male. >>

Lui si accigliò, salvo poi scoppiare a ridere << Mi sei mancata anche tu Em! >>

Alzai gli occhi al cielo.

<< Lascia perdere Weasley. Dovresti aver imparato che Em non è per le cose affettuose. Lei è quella cinica e acida. >>

Ci voltammo entrambi, trovandoci davanti a Noel Carrow. Noel veniva da una famiglia purosangue serpeverde ma, a differenza del fratello Ambrose, il cappello parlante lo aveva spedito a Grifondoro.

Stavolta fui io ad accigliarmi << Non è vero! >> mi lamentai.

<< Allora perché ogni volta che ti saluta lo minacci do morte? >>

La mia espressione prese una nota assorta, piegai la testa di lato, pensandoci.

<< Ma che ne so! La faccia di Sept mi ispira violenza verbale. >> sbottai alla fine, ficcandomi le mani in tasca.

Entrambi risero << Non ha senso! >> esclamò il rosso.

<< Beh, un po’ si. >> ribattei.

<< Ma guarda un po’.. >> Esther Dorsey staccò la schiena dalla colonna cui era appoggiata.

Non l’avevo vista, probabilmente era arrivata da poco.

Alzò maliziosamente un angolo delle labbra << La nostra carissima Lady che fraternizza non con uno, bensì due traditori del proprio sangue. >>

Noel e Sept fecero una smorfia gemella, contrariata.

Mi limitai ad alzare un sopracciglio. Lei mi si avvicinò, anche troppo, per i miei gusti, posandomi una mano sulla spalla.

<< Questo Riddle lo sa? Ne sarebbe molto deluso.. >> fece, con voce dispiaciuta.

Mi scansai, facendole cadere la mano dalla mia spalla.

<< Come lo conosci poco, Dorsey. >> le risposi con lo stesso tono.

<< A Tom interessa molto poco quello che faccio io. E comunque non ho bisogno del suo permesso per fare qualsiasi cosa. Questo è quello che fanno i cani. >> feci una pausa << E te. >> aggiunsi, sogghignando.

Come previsto, lei fece una smorfia << Sei una lurida sgualdrina. >> sibilò.

Scoppiai a ridere << Questo per cos’era? >>

<< Solo perché tu hai dai privilegi non significa che sei migliore di me, Aramaki. È inutile che ti atteggi a questo modo. >>

Noel fece una passo in avanti per dirle qualcosa, ma lo fermai facendogli cenno di no con la testa.

<< Noel, lascia stare, ho sentito di peggio da gente che neanche conoscevo. >> poi rivolsi nuovamente lo sguardo verso Esther

Le parlai lentamente, come soppesando le parole << Dorsey, capisco che tu sia gelosa, ma vedi, cara, io non posso farci nulla. E, sinceramente, anche potendo fare qualcosa, non lo farei. Io sarò anche una.. come mi hai chiamata? Ah, si sgualdrina. Ma tu sei una persona senza carattere e.. ridicola. >> mi voltai, segno che quella conversazione mi aveva stufata, ma la voce della ragazza mi fermò ancora.

<< lo sai cosa dice di te Riddle? Che sei una stupida e si chiede perché spreca ancora il suo tempo con “una come te”. >> mi voltai per osservare la sua espressione soddisfatta. Feci un sorrisetto che, ne ero consapevole, era odioso. << Oh, Esther! È proprio qui che non conosci Tom. Lui esprime tranquillamente questi suoi pensieri anche in mia compagnia. >> Detto questo mi voltai, stavolta definitivamente, e me ne andai.

Druella Rosier ed Olivia Bulstrode chiacchieravano allegramente sul muretto di uno dei numerosi cortili interni del castello e, quando mi videro, mi invitarono ad unirmi a loro. Non rifiutai e le raggiunsi.

Le due ragazze erano parte del gruppo di Tom e per questo avevamo iniziato a parlarci, scoprendo tra l’altro di starci simpatiche l’un l’altra. A volte capitava che mi inviassero una lettera, cosa che mi faceva sempre piacere. Non ignoravo il fatto che sicuramente, se non fossi stata tanto vicina a Tom, mi avrebbero tenuta lontana. Ma a me non importava; in quel caso non le avrei neanche conosciute, visto che l’unica ragione delle mie frequenti visite alla scuola era Tom.

Raccontai loro il mio precedente incontro ed entrambe storsero il naso.

<< Esther Dorsey.. >> sospirò Druella << I primi due anno era così timida e carina. Sinceramente non sappiamo proprio cosa l’abbia fatta diventare così irritante. Tra l’altro è anche molto ricercata tra i ragazzi. >>

Olivia si sistemò a gambe incrociate e appoggiò la schiena alla colonna di pietra << A me non era mai piaciuta. >> precisò.

Mi voltai verso la Rosier << Ella, eppure quando sono arrivata ti ho vista parlarci tranquillamente. >> lei scrollò le spalle, pacata

<< Stavamo parlando del professor Lumacorno, ci chiedevamo se avrebbe indetto un’altra festa di Natale, quest’anno. >>

A quelle parole Olivia si imbronciò << Non vale! Anche io voglio partecipare alle sue feste! >> Ella ridacchiò << Allora impara per prima cosa a fare una Pozione Dilatante senza far saltare in aria mezzo castello, poi a non commentare ad alta voce le sue spiegazioni. >>

<< Ah! >> ricordai improvvisamente, mi alzai sulle ginocchia, sporgendomi verso Druella << Tom mi ha detto che ti sei messa con Black! >>

La ragazza aprì di poco la bocca, stupita e seccata allo stesso tempo << Avrei voluto dirtelo io! Riddle parla troppo per i miei gusti! >> scoppiai a ridere anche per il commento sarcastico di sottofondo di Olivia << Se Riddle parla troppo il professor Rüf che fa? >>

Sghignazzai ancora assumendo una faccia oltraggiata e prendendo uno stampo di voce in falsetto << “Io non lo sopporto! Lui e quell’idiota di mio fratello sono così infantili!” >> Ella mi diede una giocosa gomitata.

<< Beh che è un idiota lo penso anche adesso. La settimana scorsa si è fatto il bagno nel Lago Nero! >>

<< E quindi? >> domandai, leggermente confusa.

<< Em, è dicembre! >>

Mi imbronciai << Ma che ne so io! Siete maghi, potete fare tutto voi. Magari aveva riscaldato l’acqua.. >> le due scoppiarono a ridere, me ne vergognai un po’.

<< Rimane il fatto che io non l’avrei mai fatto comunque. >> puntualizzai, alle occhiate interrogative delle due spiegai << Non so nuotare. >>

Liv mi guardò stupita << Come no? >>

<< Nnah.. >> increspai le labbra, poi mi strinsi nelle spalle << Liv sai, non ho una piscina in casa come te. Vivo in un dormitorio. >>

Lei si accigliò << Questo non va bene. Ella, dobbiamo assolutamente insegnarle a nuotare! >>

<< Perché? >> domandò l’amica rubandomi le parole di bocca.

<< Perché è fondamentale! >>

Nonostante le nostre occhiate perplesse, Olivia Bulstrode decise che avrei imparato a nuotare. Anche se, credo, mi sarebbe servito a molto poco, nella vita.

<< Akemi! >> mi sentii chiamare. Mi voltai, perfettamente cosciente di chi fosse il proprietario di quel tono perennemente studiato e penetrante. Infatti, Tom era dall’altra parte del cortile con le mani abbandonate nelle tasche dei pantaloni, la schiena perfettamente dritta, che guardava pigramente nella direzione mia e delle ragazze.

<< Il tempo è giunto al termine. >> sentenziai, scherzosamente, faci un breve saluto con la mano ad Ella e Liv << Mi richiamano all’ordine. >> ridacchiai, saltando giù dal muretto e andando verso il serpeverde.

Quando lo raggiunsi, unii i piedi << Soldato al rapporto. >> lo presi in giro, guadagnandomi uno scappellotto. La accolsi con una smorfia divertita.

<< Ho scoperto una cosa. >> mi rivelò con voce strascicata, lanciando qualche occhiata furtiva alle due che, però, avevano ricominciato a chiacchierare tra loro.

Mi bastò guardarlo con aria interrogativa per fargli capire di continuare. Lui mi prese il gomito e mi trascinò nel castello. Si fermò in un corridoio che non avrei saputo riconoscere e lo percorse una volta, ne seguì una seconda e, alla terza, non potei non chiedere che diamine stesse facendo. Ovviamente, mi rispose con una brusca intimazione di stare zitta.

Gradualmente, una porta comparve al posto del muro.

<< Cos’è? >> domandai incuriosita. Tom aprì la porta e mi fece cenno di entrare.

<< Benvenuta nella Stanza delle Cose Nascoste >> feci per chiedere il motivo di quel nome, ma ebbi la risposta quando, entrando, mi ritrovai davanti agli occhi migliaia e migliaia di oggetti, ammassati e impilati per tutta la superficie della stanza.

<< Wow.. >> riuscii a commentare. Non mi sfuggì l’espressione soddisfatta che fece Tom prima di sedersi su una poltrona rosso-marroncina imbottita.

<< è questo che hai scoperto? >> gli chiesi, continuando a osservarmi intorno col naso all’insù.

<< Anche. >> mi porse un libro, che presi << Vai a pagina quattrocentoventidue. >>

Prima di aprirlo ne lessi il titolo: non era il libro sui rettili che stava leggendo l’altro giorno, bensì uno sugli oggetti leggendari del mondo magico. Aprii il libro alla pagina che mi aveva detto e lessi ad alta voce << “Il diadema di Priscilla Corvonero”. >> alzai lo sguardo su Tom << è per questo che mi hai portato qui? >>

Fece cenno di no con la testa << Così ho fatto due cose in una. Continua a leggere. >>

<< “Il diadema di Priscilla Corvonero era un oggetto magico che è appartenuto originariamente proprio alla co-fondatrice della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Il diadema aveva il potere di trasmettere l’intelligenza a chi lo portava.

<< Helena Corvonero, figlia di Priscilla, lo rubò per ragioni sconosciute ma, dopo la morte della ragazza, il diadema scomparve nel nulla. Una sua possibile riproduzione è presente ad Hogwarts nella Sala Comune della Casa di Priscilla Corvonero.” >>

Chiusi il libro e lo restituii a Tom, che intuì la mia tacita domanda << Ho intenzione di trovarlo. >>

<< Sei già intelligente, non hai bisogno di quell’affare. >> considerai << Anche se immagino che non sia quello, lo scopo per cui lo desideri. >>

<< Soddisfazione personale. >> confermò lui. Mi studiò per qualche secondo, poi disse << Vorrei che tu mi dia una mano. >>

Alzai un sopracciglio, scettica << Da quando mi informi di quello che fai? >> la realtà era che, dentro di me, ero stupita e contenta. E Tom, questo lo sapeva.

<< Ho bisogno di una persona di cui sono sicuro potermi fidare. >>

Travestii il mio sincero sorriso con un ghigno ironico << In questo momento le considerazioni cattive che potrei fare sono un numero periodico. Ma io sono una brava persona, quindi non commenterò. >>

Tom decise di ignorare l’affermazione.

<< Va bene, va bene. >> sospirai << Ma solo perché me lo chiedi tu. >>

Il ragazzo prese un’espressione vittoriosa << Non cercare in biblioteca, il massimo che ho trovato è stato quel misero testo. >>

Sorrisi << Ho i miei metodi, Tom. Tu intanto cerca di avvicinare la cara Helena-Dama Grigia. Non è famosa per la sua affabilità. >> gli dissi. Mi ripresi il libro di Tom, e andai via.

 

 

 


  
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