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Autore: S t r a n g e G i r l    23/10/2013    1 recensioni
Tutti i bambini hanno paura di qualcosa, che solitamente poi si nasconde sotto il letto.
L'uomo nero, mostri, rapinatori...
Quel che spaventava me, ad esempio, era verde e aveva i tentacoli.
Ma quello da cui Isaac era terrorizzato, da cui si nascondeva e fuggiva non era nulla di simile; il suo, di mostro, aveva le fattezze di suo padre.
Quando me lo aveva raccontato, io avevo riso come se fosse stata una barzelletta e lui non mi aveva rivolto parola per mesi, fino a quando non ero andata a casa sua con un dolce fatto da mia madre per farmi perdonare e, dalla finestra, l'avevo intravisto anche io, il suo incubo.
E da allora in me era nato l'istinto di proteggerlo.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Pioggia Di Vetro

9. Pioggia d'acido.

- Did I do something wrong? -
- I dont' have anyone -


"Caro diario,
...
E' una frase classica che si usa quando, come nel mio caso, ci si ritrova a mettere pensieri casuali su carta.
Tuttavia non ho intenzione di tenere un diario, anche perchè in fondo non ne ho bisogno: non c'è nulla d'interessante che voglia raccontare.
Mi chiamo Violet ed ho una vita banale: due genitori assenti, tanti traslochi alle spalle da aver perso il conto -l'ultimo circa otto mesi fa-, una sola vera amica che ho lasciato nella città precedente ed una vita studentesca piatta e regolare.
Eccomi qui, riassunta in una o forse due righe.
Potrei aggiungere dettagli quali colore e lunghezza di capelli, sfumatura degli occhi, forma del naso, altezza e corporatura, ma a cosa servirebbe?
E cosa sto facendo, qui, ora?
Sono seduta scomposta alla scrivania ed è appena passata mezzanotte; mi ha svegliata un incubo ed allora, cuore sui polpastrelli e battito impazzito, mi sono messa a scrivere su un qualunque quaderno a righe cercando di ritrovarmi.
Mi sono persa, questa è la verità.
Violet è solo un nome. Quel che vedo nello specchio solo un riflesso esteriore.
Se ci fosse una qualche superficie in grado di mostrarmi ciò che celo nel petto, probabilmente vedrei un campo di fiori marci. O uno scheletro d'ossa rosicchiate dal tempo su cui si dondolano piccoli demoni ghignanti.
Ecco cosa sono. Cosa sono adesso. Cosa sono diventata. In cosa mi sono trasformata."

Mi alzo, mi trema la mano.
Sto piangendo di nuovo, come ogni sera da un mese e mezzo, ormai.
Sul letto sono sparsi dvd di film dell'orrore, libri di mitologia e decine di pagine scaricate da wikipedia e forum vari.
Non riesco a togliermi dalla testa quegli occhi d'oro liquido e la voce di Isaac -la sua voce- che confessa di essere un...
Con le dita malferme mi sfioro la gola, dove i lividi sono scomparsi e i tagli si sono richiusi.
Non c'è più alcuna traccia che testimoni che quello che è successo alla stazione abbandonata sia accaduto davvero... a parte la psicoterapia a cui si sta sottoponendo Mery.
Sospiro e alzo il viso, incontrando lo sguardo inquieto di una ragazza pallida e scarna nello specchio. Un fantasma traslucido, uno spettro senza pace.
Un nuovo mostro sorto dal tumulo sotto cui la ragazzina, ingenua ed innocente che ero, è stata sepolta quella notte a Beacon Hills.
Quella notte in cui tutto è cambiato e dove ogni cosa è stata messa in discussione, distorta, stravolta.
Alzo la mano, come se mi stessi salutando, e la mia immagine riflessa fa lo stesso.
Ciao, Violet.
Ciao, pulcino spaurito.
Mi sto dicendo addio? Sto accettando il cambiamento che è avvenuto in me, che io l'abbia voluto o meno?
Sospiro, mi asciugo il viso e torno alla scrivania.
Devo affrontare questi demoni, prima che mi spediscano k.o., ma so bene che per riuscirci la prima persona con cui devo fare i conti sono io stessa... e, quella, è una guerra persa in partenza.

"Ho sempre desiderato avere un fratellino o una sorellina di cui prendermi cura, ma i miei genitori non avevano tempo per me, figurarsi per mettere al mondo un'altra vita.
A volte mi chiedo se io stessa non sia il risultato di una disattenzione.
Ho iniziato a prendere lezioni di autodifesa qui a Sacramento non appena tornata dal breve weekend a Beacon Hills.
Volevo sentirmi meno fragile, meno impotente... meno umana.
Ero stata ad un passo dal morire soffocata e dal vedere la mia migliore amica fare la stessa fine e non avevo quasi opposto resistenza.
Odiavo la sensazione di debolezza che mi aveva intorpidito gli arti e anche la cieca fiducia riposta in qualcuno che speravo accorresse, ci salvasse.
Quando era, infine, giunto, non aveva le spoglie di un eroe. Era solo un secondo mostro.
Ed i mostri non sono capaci di amare.
Ma forse possono essere amati."

Blocco la penna sul foglio e la stringo con forza fra le dita livide.
Le immagini confuse dalla paura di quella notte ancora popolano i miei incubi e se non sono capace di affrontarle nel dormiveglia, come posso illudermi di essere in grado di tenergli testa da sveglia?
Ero partita con l'intento di scrivere di me, di ricordarmi chi ero e di cosa ero capace, ma sto solo tentando di tralasciare una grossa parte.
Una parte che reca un nome maschile e senza cui non posso esistere.
Perchè Violet -pulcino- è viva solo se lo è anche lui. Soltanto grazie a lui.
Respiro piano, come se non volessi svegliare altri demoni appisolati chissà dove, e ricomincio.

"Mi chiamo Violet, vivo attualmente a Sacramento.
Da piccola desideravo un cucciolo, ma i miei genitori sono allergici al pelo animale quindi la sola compagnia che io abbia mai avuto, quando loro erano lontani, è stata quella dei peluche.
Ne avevo a dozzine, di ogni forma e dimensione, ma il mio preferito era Lilly, un piccolo orsacchiotto rosa con il tutù da ballerina.
Quando mi svegliavo la notte dopo un brutto sogno, non chiamavo mai a gran voce mamma o papà; stringevo quel peluche e mi rintanavo sotto le coperte, piangendo in silenzio e pregando che i mostri non riuscissero a vedermi.
Quelli che più mi terrorizzavano avevano tentacoli viscidi o lunghe zampe da ragno pelose. Si nascondevano sotto il mio letto e ascoltavano il mio respiro, per sapere con certezza quando dormivo e potevano così attaccare in tranquillità.
Poi avevo conosciuto Isaac e lui mi aveva mostrato che esistevano diversi altri tipi di mostri.
Mostri strani, che a primo impatto non incutevano alcun timore. Mostri celati dalla pelle umana, che indossavano come fosse un vestito e dismettevano quando non c'erano occhi estranei a sbirciare.
Isaac conosceva bene quel genere di creature spaventose: una abitava sotto il suo stesso tetto. "

Sospiro e faccio per accartocciare la pagina del quaderno, poi ci ripenso.
E' un mese e mezzo che vado avanti così e sono stanca.
Non dormo, non mangio, non so nemmeno più dire con certezza se respiro oppure no.
Non riesco a pronunciare quella parola -ciò che lui è davvero- e di conseguenza sono immobile.
Non sono in grado di andare oltre, di camminare per strada senza sbirciare alle mie spalle ad ogni minimo fruscio.
Mi sento costantemente minacciata e a nulla serve stringere nella tasca del giacchetto la bomboletta di spray al peperoncino ed il coltello retrattile acquistato qualche settimana fa.
Nulla mi da più sicurezza.
Tutte le mie certezze sono evaporate e ne è rimasta solo una: i mostri sono ovunque. Potrebbero essere chiunque. Nessuno è più al sicuro.
Il cellulare vibra sulla scrivania, attirando la mia attenzione; il display illuminato segna un messaggio non letto da parte di Mery.
Fisso la bustina lampeggiante e di nuovo la penna fra le mie mani.
Mi mordo il labbro inferiore, indecisa, poi riprendo a scrivere da dove mi sono interrotta, seguendo un attorcigliato filo emozionale.

"Isaac ha la pelle nivea, così chiara che quando è infreddolito sembra fatto di cristalli di neve. I suoi occhi sono pennellate d'azzurro di un pittore che abbonda sempre col colore: quando è felice ha le iridi celesti come l'acqua delle sorgenti cristalline di montagna; quando è triste o arrabbiato il suo sguardo sembra provenire dalle profondità di un pozzo oscuro, in cui ogni particella di luce è ingoiata dal nero.
Ha i capelli mossi e perennemente scompigliati. A volte dal vento, a volte dal cuscino... e spesso dalle mie dita scherzose.
Le sue labbra sono sempre rovinate dai denti, che affondano nella carne senza pietà, e quando sorride incurva prima il lato sinistro della bocca.
Mi chiamo Violet e sono innamorata di Isaac, del ragazzo appena descritto.
Per anni è stato vittima delle violenze di un mostro... fin quando lui stesso non è diventato tale.
Quella notte -quella maledetta notte- alla stazione abbandonata di Beacon Hills, Erica ha aggredito me e Mery a causa di una frase un po' cattiva, che le era stata rivolta dalla mia amica nel misero tentativo di metterla a tacere e dare a me e Isaac la possibilità di parlare.
Fatico a ricordare ogni istante ed ogni dettaglio, in realtà.
E' come se la mia mente avesse calato un velo di foschia sull'intera scena per mascherare i particolari più cruenti.
Ricordo bene, però, il viso deformato di Erica; un viso trasformato in quello di una bestia.
E le mie grida di terrore e le lacrime di Mery e l'aria che non rientrava nei miei polmoni una volta uscita e i ringhi animaleschi che saturavano l'ambiente.
E, infine, Isaac. "

Il cellulare vibra di nuovo, insistentemente.
Gli dedico appena un'occhiata, tirando su con il naso e asciugandomi un poco il viso con la mano.
Devo andare fino in fondo; devo sviscerare la mia paura, estirparla dal mio petto definitivamente.

"Il licantropo, detto anche uomo lupo o lupo mannaro, è una delle creature mostruose della mitologia e del folclore poi divenute tipiche della letteratura dell'orrore e successivamente del cinema dell'orrore.
Secondo la leggenda, il licantropo è un essere umano condannato da una maledizione a trasformarsi in una bestia feroce ad ogni plenilunio.

***
Wikipedia riporta ciò sotto la voce "Licantropo", che io ho imparato a memoria.
E' questo essere che io ho visto quella notte, lo so.
Isaac è un licantropo, divenuto tale chissà come, chissà quando, chissà perchè.
Isaac è un licantropo, munito di zanne, artigli, occhi di canide e movimenti animaleschi.
Isaac è un mostro ed allora per quale motivo mi ha salvato la vita?
Le bestie come lui dovrebbero essere macchine programmate per uccidere, questo insegnano i film dell'orrore e i libri di mitologia.
E poi quella notte non c'era la luna piena in cielo, ne sono certa.
Come diavolo funziona, allora, questa specie di licantropia da cui è affetto Isaac?
Come posso... farlo guarire? E' auspicabile una simile speranza?
Io lo so che lui è ancora lì, rintanato da qualche parte dove spera di non essere visto, impaurito e raggomitolato su se stesso.
Si nasconde dietro i ringhi e ciuffi di pelo, forse per sentirsi meno vulnerabile una sola volta nella vita, ma c'è.
E se è così... io allora non ho paura. Non posso averne.
Lo amo e anche se i mostri non sanno amare, posso spendere una vita a tentare di insegnarglielo.
Lui mi ha salvato come ha sempre fatto.
E' ancora buono, è ancora il ragazzo fatto a pezzi dalla pioggia di vetro dei bicchieri che il padre gli lanciava addosso.
Dentro al licantropo, Isaac vive e non c'è motivo di temere, allora, perchè ha ancora umanità in sè e non mi ferirebbe mai.
Ha sempre e solo cercato di proteggermi.
Io -sciocca umana intimidita da leggende- mi sono ritratta quando si è avvicinato, quando tentava di spiegare e di calmarmi.
Avevo bisogno di tempo, avevo bisogno di capire, di scavare a fondo e far piovere acido sui miei demoni cosicchè di loro non rimanessero che pozzanghere melmose di timore e follia.
Ora posso guardarmi allo specchio di nuovo senza essere aberrata da ciò che vi vedrò riflesso. Ora posso di nuovo affrontare il mondo. E, soprattutto, posso andare a salvare il ragazzo che amo. "

Poggio la penna mangiucchiata dal nervosismo accanto alle pagine scritte e le fisso con un pallido sorriso sulle labbra.
Bentornata, pulcino.
Mi pare di sentire la sua voce mentre lo penso e sorrido più forte, con più convinzione.
Ci hanno abituato sin da piccoli ad accettare l'idea che mostri, streghe, vampiri, mummie e simili esistano davvero, perciò qual'è la novità?
Ognuno di questi esseri ha un punto debole ed io ho trovato quello della bestia che bestia non è: il suo cuore.
Prendo in mano il cellulare e compongo il numero di Mery a memoria, d'improvviso curiosa di sapere cosa ci faccia sveglia a quest'ora e perchè mi stia così insistentemente cercando.
« Ciao! Che ci fai in piedi a ques...? »
« Non riesco a far finta di niente, ok? » la mia amica è agitata e quasi mi grida nell'orecchio, coprendo la mia voce.
« Calmati, di cosa stai parlando? » le chiedo, accarezzando la superficie ruvida delle pagine dentro cui Violet ha ritrovato il coraggio di vivere.
Chissà se anche lo psichiatra di Mery le fa scrivere di continuo ciò che pensa, come una specie di autoanalisi terapeutica.
« Quanto ti ci vuole per arrivare qui con l'aereo? » domanda lei diretta ed io tremo.
« Perchè? » riesco a chiedere in un soffio.
« Io... io non lo so di preciso. Non ci capisco niente e ho provato ad ignorare tutto perchè ne sono terrorizzata, ma non ci riesco. »
« Mery, ti prego... »
« Ero alla partita di Lacrosse e Scott McCall era in panchina e stavamo perdendo. Fin qui, nulla di così strano, no? Poi è arrivato Isaac e ha iniziato a mettere k.o i nostri stessi giocatori, finchè in uno scontro non è rimasto a terra e l'hanno portato via in barella. Credo... credo non sia nulla di grave ma... abbiamo vinto lo stesso. Stiles Stilinski ha segnato diverse volte ed eravamo tutti allibiti, compreso suo padre, lo sceriffo, comunque... alla fine della partita si sono spenti i riflettori e siamo rimasti al buio per un po' e quando...quando la luce... Oddio, oddio Violet, corri qui ti prego. Jackson Whittermore è morto, Stiles Stilinski è scomparso ed io ho paura che... »
« No! » esclamo, balzando in piedi e battendo una mano sulla scrivania. « Dammi un paio d'ore, al massimo. Arrivo. »




Non credevo avrei aggiornato così in fretta, ma Madre Ispirazione ha avuto pietà di me e non mi ha abbandonato, perciò eccoci qui.
Siamo agli sgoccioli, la storia volge al termine ed io spero vivamente che non mi abbandoniate proprio ora.
Mi scuso per la pallosità e ridondanza di questo capitolo, ma mi serviva un'escamotage per far affrontare a Violet la questione "licantropo" e pensa, che ti ripensa, che ti ripensa... questo è quanto di meglio sono riuscita a sfornare.
La parte finale vi sembrerà un deja-vù -capitolo 4- ma Mery è l'unico collegamento di Violet con Beacon Hills ed era giusto fosse lei ad informarla.
Ve l'avevo detto che avrebbe avuto un ruolo di non poco conto!
Curiose del finale? Spero di sì.
Cercherò di non impiegarci secoli ad aggiornare. Nel frattempo vi bacio ed abbraccio tutte.
Se mi lasciate due paroline mi fate felice. Su, è la vostra buona azione giornaliera :3


Strange.

   
 
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